Fidanzata insicura e distacco.
Buongiorno a tutti,
sono fidanzato da 4 anni con una ragazza di 24 (io ne ho 28).
Quando ci siamo conosciuti mi attraevano la sua intelligenza, il suo affetto, la sua bellezza fisica, ma anche la sua timidezza e la sensazione che fosse avvolta da un "guscio" che mi sarebbe piaciuto rompere: ero il suo primo fidanzato, e, nonostante lei sia molto carina, mi sembrava imprigionata nell'incapacità di gestire relazioni sociali. Le sue amicizie, ad esempio, erano le amicizie del fidanzato della sorella gemella, e mi sembravano particolarmente formali e poco approfondite.
Io ero decisamente più sicuro, ho avuto molte amicizie e altre relazioni prima di lei, ho sempre goduto di molta libertà personale, con le relative felicità e sofferenze che questo comporta.
Iniziata la relazione, non ci è voluto molto prima che iniziassi a scontrarmi con la sua famiglia: io ero visto come "l'alieno", e non ho mai sopportato determinati atteggiamenti, come un loro continuo confrontare "le gemelle". La mia fidanzata, infatti, era descritta come la più "cicciotta" e l'altra la più "magra" (se le vedeste, ovviamente, non trovereste distinzione). La mia fidanzata era quella che alle superiori era uscita con un voto più basso (erano in classe assieme) e, benché nel loro settore lavorativo sia più capace, percepiva perfino uno stipendio più basso. Addirittura il giorno del nostro primo appuntamento i suoi genitori volevano incontrarmi per capire che persona fossi. Insomma: tanti giudizi, pochi corretti e ho individuato subito l'origine della sua insicurezza.
Purtroppo, col tempo, la sua insicurezza è aumentata assieme alla paura di perdermi. Molte gelosie (per le mie amicizie passate, ma anche per la mia tendenza a ritagliarmi del tempo per interessi personali), la sua sensazione di sentirsi una "ruotina" e conseguenti tentativi, a volte ruvidi, da parte mia di far maturare in lei una personalità più autonoma, indipendente e in grado di valutare meglio la realtà.
Il mio "tirare e strappare" ha generato in lei rabbia e un disastroso binomio: volermi molto bene, ma desiderio di "tranquillità" e di allontanamento.
Siamo stati assieme da una psicoterapeuta che, al primo incontro, mi ha consigliato di non forzarla, spiegando a lei alcune ragioni della propria indecisione. Lei è successivamente tornata da sola una seconda volta, ha ricevuto consigli su come comportarsi e formare un'individualità più autonoma e libera, senza però portare avanti una vera e propria terapia.
Il risultato è che è indecisa tanto quanto prima: sa che per stare con me deve "individuarsi" meglio, ma nel frattempo propende per mantenere le distanze.
Dall'altro lato io non vorrei perderla: è una persona veramente in gamba, intelligente e, in questi anni, ha aumentato sicuramente la propria "forza". Però non riesco a stare nell'indeterminazione: soffro per l'allontanamento e contemporaneamente mi capita spesso di cercarla. Come posso riacquistare la sicurezza che le ho ceduto?
sono fidanzato da 4 anni con una ragazza di 24 (io ne ho 28).
Quando ci siamo conosciuti mi attraevano la sua intelligenza, il suo affetto, la sua bellezza fisica, ma anche la sua timidezza e la sensazione che fosse avvolta da un "guscio" che mi sarebbe piaciuto rompere: ero il suo primo fidanzato, e, nonostante lei sia molto carina, mi sembrava imprigionata nell'incapacità di gestire relazioni sociali. Le sue amicizie, ad esempio, erano le amicizie del fidanzato della sorella gemella, e mi sembravano particolarmente formali e poco approfondite.
Io ero decisamente più sicuro, ho avuto molte amicizie e altre relazioni prima di lei, ho sempre goduto di molta libertà personale, con le relative felicità e sofferenze che questo comporta.
Iniziata la relazione, non ci è voluto molto prima che iniziassi a scontrarmi con la sua famiglia: io ero visto come "l'alieno", e non ho mai sopportato determinati atteggiamenti, come un loro continuo confrontare "le gemelle". La mia fidanzata, infatti, era descritta come la più "cicciotta" e l'altra la più "magra" (se le vedeste, ovviamente, non trovereste distinzione). La mia fidanzata era quella che alle superiori era uscita con un voto più basso (erano in classe assieme) e, benché nel loro settore lavorativo sia più capace, percepiva perfino uno stipendio più basso. Addirittura il giorno del nostro primo appuntamento i suoi genitori volevano incontrarmi per capire che persona fossi. Insomma: tanti giudizi, pochi corretti e ho individuato subito l'origine della sua insicurezza.
Purtroppo, col tempo, la sua insicurezza è aumentata assieme alla paura di perdermi. Molte gelosie (per le mie amicizie passate, ma anche per la mia tendenza a ritagliarmi del tempo per interessi personali), la sua sensazione di sentirsi una "ruotina" e conseguenti tentativi, a volte ruvidi, da parte mia di far maturare in lei una personalità più autonoma, indipendente e in grado di valutare meglio la realtà.
Il mio "tirare e strappare" ha generato in lei rabbia e un disastroso binomio: volermi molto bene, ma desiderio di "tranquillità" e di allontanamento.
Siamo stati assieme da una psicoterapeuta che, al primo incontro, mi ha consigliato di non forzarla, spiegando a lei alcune ragioni della propria indecisione. Lei è successivamente tornata da sola una seconda volta, ha ricevuto consigli su come comportarsi e formare un'individualità più autonoma e libera, senza però portare avanti una vera e propria terapia.
Il risultato è che è indecisa tanto quanto prima: sa che per stare con me deve "individuarsi" meglio, ma nel frattempo propende per mantenere le distanze.
Dall'altro lato io non vorrei perderla: è una persona veramente in gamba, intelligente e, in questi anni, ha aumentato sicuramente la propria "forza". Però non riesco a stare nell'indeterminazione: soffro per l'allontanamento e contemporaneamente mi capita spesso di cercarla. Come posso riacquistare la sicurezza che le ho ceduto?
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
La situazione sembra complessa.
Lei prima le ha insegnato come comportarsi come essere più sicura ecc,facendo questo adesso Lei si sente insicuro?
Ci chiede a quanto ho capito come può prendere ciò che lei le ha dato.
Vede nelle relazioni di coppia alle volte i problemi personali più che diminuire crescono mi spiego:
Tu sei Tu con la tua storia di vita buoni propositi ecc.
LA sua compagna è un altra da Lei anche lei con la sua storia di vita modello famigliare buoni proposito sofferenze ecc.
Da ciò nascono i primi guai (sempre se sono guai,dipende come le interprettiamo)
Ci si incontra ci si scambiano delle cose, parti di noi stessi si discostano da quelle dell'altro e altre ci avvicinano.
L'amore non è perfezione (tu a mia imagine e somiglianza),oppure il voler salvare l'altro, cosa che a me pare sia stato fatto sempre nel volere il bene dell'altro
(ma si ricordi sempre se l'altro vuole essere salvato)
io mi concentrerei più su di voi invece(...)Nel fare questo vorrei porLe domande
- Di Che sicurezza parla?
- Cosa lei ha dato che non riesce più a prendere?
- Se veramente eri cosi sicuro di Sè come mai adesso si sente svuotato e crede che invece qualcosa le è stato derubato?
Ovviamente queste sono solo delle domande che le pongo visto la richiesta fatta da Lei.
Provi a rispondersi se nel fare questa opera di bene invece di salvare Lei non voleva salvare se stesso.
Vi dono questa piccola preghiera molto emblematica ma incisiva da memorizzare nei rapporti di copia,spero farli cosa Gradita...
"Io sono io.
E Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare."
Da ciò si evince questa:
sarò con te. Sarò con te con il mio interesse, la mia noia, la mia pazienza, la mia rabbia, la mia disponibilità. Sarò con te [...] ma non ti posso aiutare. Sarò con te. Tu farai quello che riterrai necessario"
Cordialmente
[#2]
Utente
Dr Kazanxhi, la ringrazio innanzitutto per la risposta.
Condivido la supposizione per cui, nel tentativo di estrarla dal guscio, ho sicuramente proiettato su di lei una necessità mia.
Il fidanzamento con lei per me ha significato una svolta, l'individuazione di un obiettivo di vita, e di conseguenza ho caricato su di lei aspettative come quella di un rapporto "alla pari", che si evolvesse poi in una vita assieme.
Riconoscevo inoltre in lei un affetto profondo e spontaneo, da me corrisposto, che mi dava la sicurezza di aver trovato la persona giusta.
L'implosione da parte sua è nata per averle "imposto" la mia libertà, ovvero i miei interessi, il mio passato (ho, ovviamente, avuto altri affetti e amicizie) e il mio stile di vita (sempre rispettoso nei suoi confronti), e per averle contemporaneamente mostrato i limiti della propria.
Questo atteggiamento, invece che stimolarla ad andare avanti, le ha fatto fare marcia indietro (nonostante, effettivamente, ora abbia un'individualità più marcata rispetto all'inizio).
Riguardo alle sue domande, la sicurezza mi manca perché sono effettivamente innamorato di lei, vorrei continuare la relazione, ma la sua intenzione è passata dal "non so che fare" al "possiamo provarci, ma prima di ricominciare devo sviluppare un'individualità", cosa che notoriamente non avviene in 5 giorni, e nemmeno stando chiusi in casa senza parlarne con la propria famiglia perché potrebbe essere fonte di imbarazzo.
Quello che non riesco più a ottenere indietro, insomma, e di cui mi sento svuotato è l'amore. E non perché lei non lo provi, ma perché per lei è troppo difficile da affrontare nei termini sopra esposti (desidera soprattutto tranquillità).
Sono più di tre mesi ora che vivo in questa situazione di indeterminazione. Il mio dubbio originale era se è meglio cercare di mantenere l'affetto e continuare a sentirla o se dare un taglio netto e mandarla "a quel paese".
Poco fa ho optato per la seconda opzione. Rimane comunque un vero peccato.
Condivido la supposizione per cui, nel tentativo di estrarla dal guscio, ho sicuramente proiettato su di lei una necessità mia.
Il fidanzamento con lei per me ha significato una svolta, l'individuazione di un obiettivo di vita, e di conseguenza ho caricato su di lei aspettative come quella di un rapporto "alla pari", che si evolvesse poi in una vita assieme.
Riconoscevo inoltre in lei un affetto profondo e spontaneo, da me corrisposto, che mi dava la sicurezza di aver trovato la persona giusta.
L'implosione da parte sua è nata per averle "imposto" la mia libertà, ovvero i miei interessi, il mio passato (ho, ovviamente, avuto altri affetti e amicizie) e il mio stile di vita (sempre rispettoso nei suoi confronti), e per averle contemporaneamente mostrato i limiti della propria.
Questo atteggiamento, invece che stimolarla ad andare avanti, le ha fatto fare marcia indietro (nonostante, effettivamente, ora abbia un'individualità più marcata rispetto all'inizio).
Riguardo alle sue domande, la sicurezza mi manca perché sono effettivamente innamorato di lei, vorrei continuare la relazione, ma la sua intenzione è passata dal "non so che fare" al "possiamo provarci, ma prima di ricominciare devo sviluppare un'individualità", cosa che notoriamente non avviene in 5 giorni, e nemmeno stando chiusi in casa senza parlarne con la propria famiglia perché potrebbe essere fonte di imbarazzo.
Quello che non riesco più a ottenere indietro, insomma, e di cui mi sento svuotato è l'amore. E non perché lei non lo provi, ma perché per lei è troppo difficile da affrontare nei termini sopra esposti (desidera soprattutto tranquillità).
Sono più di tre mesi ora che vivo in questa situazione di indeterminazione. Il mio dubbio originale era se è meglio cercare di mantenere l'affetto e continuare a sentirla o se dare un taglio netto e mandarla "a quel paese".
Poco fa ho optato per la seconda opzione. Rimane comunque un vero peccato.
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
Ora la situazione sembra che le sia capovolta non crede anche lei?
La preghiera che le ho scritto sopra spero le abbia data la giusta importanza riguardo alla voce aspettative(...)
Visto che Lei le ha imposto le sue affermando che erano limitate... (lo scrive lei).
Ora la vs lei neccessità di altro cosi come lei neccessitava di altro visto che ha cercato di farla diventare in un rapporto alla pari(...) voleva dire che non era alla sua altezza?
Non corrispondeva al suo metro di misura?
Se ognuno di voi si assume la responsabilità di ciò che è di ciò che prova di ciò che sente e nel fare questo si diventa consapevoli allora il cammino che potreste fare assieme e un camino di crescita con l'altro non abusare dell'altro e cercare nel altro ciò che a LEi manca.
Quando afferma che ora invece di andare avanti come lei nutriva desiderio (Aspettative) la vs Lei va indietro forse per Lei sta andando indietro visto che non sta facendo quello ch lei si ASPETTAVA(...)
Ora la situazione e nuova sia per lei che per la sua lei.
BIsogna partire da ciò,nel fare questo ci vuole un riorientamento delle sue aspettative, spero che ciò avvenga presto(...)
Come vede le cose cambiano e non sempre come noi speriamo!!!
La rabbia che lei prova ne è la prova.
Cerchi di parlaLe vedrà certe cose meglio se si chiariscono,magari le dice come si sente lei adesso!!!
Affetuosamente
Dr. Kazanxhi
Ora la situazione sembra che le sia capovolta non crede anche lei?
La preghiera che le ho scritto sopra spero le abbia data la giusta importanza riguardo alla voce aspettative(...)
Visto che Lei le ha imposto le sue affermando che erano limitate... (lo scrive lei).
Ora la vs lei neccessità di altro cosi come lei neccessitava di altro visto che ha cercato di farla diventare in un rapporto alla pari(...) voleva dire che non era alla sua altezza?
Non corrispondeva al suo metro di misura?
Se ognuno di voi si assume la responsabilità di ciò che è di ciò che prova di ciò che sente e nel fare questo si diventa consapevoli allora il cammino che potreste fare assieme e un camino di crescita con l'altro non abusare dell'altro e cercare nel altro ciò che a LEi manca.
Quando afferma che ora invece di andare avanti come lei nutriva desiderio (Aspettative) la vs Lei va indietro forse per Lei sta andando indietro visto che non sta facendo quello ch lei si ASPETTAVA(...)
Ora la situazione e nuova sia per lei che per la sua lei.
BIsogna partire da ciò,nel fare questo ci vuole un riorientamento delle sue aspettative, spero che ciò avvenga presto(...)
Come vede le cose cambiano e non sempre come noi speriamo!!!
La rabbia che lei prova ne è la prova.
Cerchi di parlaLe vedrà certe cose meglio se si chiariscono,magari le dice come si sente lei adesso!!!
Affetuosamente
Dr. Kazanxhi
[#4]
Utente
Sono chiarissime le Sue considerazioni sul rapporto alla pari. Il rispetto per le esigenze di entrambi é un punto fondamentale su cui lavorare: spesso una sana discussione è inevitabile per determinare e analizzare le "esigenze" reciproche. Ma la mia fidanzata non sopporta discutere, non è di idee chiare, e questo complica non poco le cose.
La situazione si è capovolta in seguito ad un meccanismo di difesa della mia fidanzata. Sentendosi "sottoposta", avendo difficoltà di comunicazione, di controllo nei miei confronti, alla lunga mi ha "tagliato fuori".
Io mi rendo conto che la mia personalità si "impone" facilmente, a maggior ragione se lei ha meno capacità critica della mia, meno fiducia in sé stessa, meno autonomia, ma il mio comportamento non è mai stato dettato da reale volontà di "sottomettere", quanto piuttosto da quella di "stimolare alla crescita individuale", anche se è duro, soprattutto fuori dall'adolescenza.
Purtroppo credo che in effetti l'unico modo, ora, per darle la libertà di crescere sia smettere di influenzarla e lasciare a lei la scelta di come comportarsi.
Già da tre mesi lei ha manifestato l'intenzione di lasciarmi, senza però tenere un comportamento deciso in questo senso, e io per reazione ho iniziato a starle più addosso, manifestarle il mio affetto, cercare di spiegarle le cose e di trovare una soluzione. Ovviamente con grande sofferenza da parte mia e con nessun risultato pratico, se non quello di aumentare l'ansia da perdita e indeterminazione.
Ho deciso ieri, dopo aver elaborato ciò che lei mi ha raccontato dell'incontro con la psicoterapeuta, di manifestarle la rabbia, facendole capire pesantemente che non è maturo tenere una persona "in scacco", nonostante l'affetto reciproco, solo perché è più pratico stare tranquilli con le mani in mano piuttosto che inseguire un affetto di cui non si è "sicuri". Ma di nuovo non so più che fare per garantirle questa sicurezza!
Dovrà capirlo un momento o l'altro che non si può vivere di solo lavoro, palestra e di una famiglia con cui spesso non si riesce a parlare per imbarazzo e paura di essere contraddetti.
Di conseguenza l'unica mia via di uscita, ora, penso sia quella di "lasciarla andare", rispettare il suo silenzio e la sua voglia di tranquillità, senza però permetterle di calpestare i miei sentimenti in questo modo. Insomma: evitare di cercarla e lasciare che la mia rabbia mi aiuti in questo (senza esagerare con il rancore).
Spero di fare cosa giusta, anche se difficile.
Ringrazio ancora per le cortesi risposte e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
Con affetto.
La situazione si è capovolta in seguito ad un meccanismo di difesa della mia fidanzata. Sentendosi "sottoposta", avendo difficoltà di comunicazione, di controllo nei miei confronti, alla lunga mi ha "tagliato fuori".
Io mi rendo conto che la mia personalità si "impone" facilmente, a maggior ragione se lei ha meno capacità critica della mia, meno fiducia in sé stessa, meno autonomia, ma il mio comportamento non è mai stato dettato da reale volontà di "sottomettere", quanto piuttosto da quella di "stimolare alla crescita individuale", anche se è duro, soprattutto fuori dall'adolescenza.
Purtroppo credo che in effetti l'unico modo, ora, per darle la libertà di crescere sia smettere di influenzarla e lasciare a lei la scelta di come comportarsi.
Già da tre mesi lei ha manifestato l'intenzione di lasciarmi, senza però tenere un comportamento deciso in questo senso, e io per reazione ho iniziato a starle più addosso, manifestarle il mio affetto, cercare di spiegarle le cose e di trovare una soluzione. Ovviamente con grande sofferenza da parte mia e con nessun risultato pratico, se non quello di aumentare l'ansia da perdita e indeterminazione.
Ho deciso ieri, dopo aver elaborato ciò che lei mi ha raccontato dell'incontro con la psicoterapeuta, di manifestarle la rabbia, facendole capire pesantemente che non è maturo tenere una persona "in scacco", nonostante l'affetto reciproco, solo perché è più pratico stare tranquilli con le mani in mano piuttosto che inseguire un affetto di cui non si è "sicuri". Ma di nuovo non so più che fare per garantirle questa sicurezza!
Dovrà capirlo un momento o l'altro che non si può vivere di solo lavoro, palestra e di una famiglia con cui spesso non si riesce a parlare per imbarazzo e paura di essere contraddetti.
Di conseguenza l'unica mia via di uscita, ora, penso sia quella di "lasciarla andare", rispettare il suo silenzio e la sua voglia di tranquillità, senza però permetterle di calpestare i miei sentimenti in questo modo. Insomma: evitare di cercarla e lasciare che la mia rabbia mi aiuti in questo (senza esagerare con il rancore).
Spero di fare cosa giusta, anche se difficile.
Ringrazio ancora per le cortesi risposte e mi scuso per la lunghezza del messaggio.
Con affetto.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 19.8k visite dal 11/04/2010.
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