Amore malato
Gentili dottori,
sono 5 anni ormai che lo conosco, 5 anni in cui la sua presenza nella mia vita è diventata di fondamentale importanza, 5 anni in cui il suo giudizio conta più di quello degli altri, 5 anni in cui non riesco a voler bene ad una persona più di quanto ne voglia a lui.
Mi spiego meglio: ci siamo conosciuti 5 anni fa casualmente, lui era di qualche anno più grande di me, e abitava in un paese non distante dal mio, diciamo che all'incirca ci separano 15 minuti di macchina.
Non siamo mai stati insieme, non è mai neanche nata l'idea, almeno da parte sua, di stare con me.
Siamo usciti una decina di volte insieme, abbiamo fatto l'amore e per me è stata la prima volta. Durante questi 5 anni io però sono stata male, ho avuto una malattia che mi ha un resa ancora più fragile di quanto non lo ero già.
Oggi sto meglio anche se non del tutto, sembra quasi di non guarire mai, però i tempi duri li ho già affrontati e lui ( a modo suo) mi ha aiutata, mi ha fortificata, a volte si è comportato quasi da padre nei mie riguardi, facendomi capire qual era la cosa giusta da fare, aiutandomi in scelte importanti.
Oggi però mi chiedo se riuscirò mai a staccarmi da lui.E cosa trovo in lui che negli altri proprio non riesco a vedere.
Non sono riuscita a fare l'amore con nessun altro ragazzo, e solo il pensiero che qualcun altro possa toccarmi mi fa rabbrividire. In maniera del tutto illogica penso di essere sua, di appartenergli, di dovergli essere riconoscente per quello che ha fatto a me, lui nn lo sa ma a modo suo mi ha "salvato" dall'oblio. Negli anni della malattia ho sofferto di depressione, ho anche chiesto un aiuto psicologico ma essendo mio padre contrario ho dovuto interrompere i colloqui.
In ogni caso oggi, dopo 5 anni, entrambi abbiamo la nostra vita,seguiamo strade del tutto parallele...lui è fidanzato, ha i suoi amici, i suoi interessi..io ho un gruppo di amici che stravedono per me, che mi vogliono bene, che mi sostengono, e c'è anche un ragazzo a cui piaccio molto che cerca di farmi sentire importante ma io senza il ragazzo di cui vi ho parlato proprio non ce la faccio a sentirmi qualcuno, a sentirmi veramente importante..Senza di lui mi sento fallita, sconfitta..Pensare che lui non c'è nella mia vita mi fa sentire privata di una parte di me.
Grazie anticipatamente per l'attenzione.
sono 5 anni ormai che lo conosco, 5 anni in cui la sua presenza nella mia vita è diventata di fondamentale importanza, 5 anni in cui il suo giudizio conta più di quello degli altri, 5 anni in cui non riesco a voler bene ad una persona più di quanto ne voglia a lui.
Mi spiego meglio: ci siamo conosciuti 5 anni fa casualmente, lui era di qualche anno più grande di me, e abitava in un paese non distante dal mio, diciamo che all'incirca ci separano 15 minuti di macchina.
Non siamo mai stati insieme, non è mai neanche nata l'idea, almeno da parte sua, di stare con me.
Siamo usciti una decina di volte insieme, abbiamo fatto l'amore e per me è stata la prima volta. Durante questi 5 anni io però sono stata male, ho avuto una malattia che mi ha un resa ancora più fragile di quanto non lo ero già.
Oggi sto meglio anche se non del tutto, sembra quasi di non guarire mai, però i tempi duri li ho già affrontati e lui ( a modo suo) mi ha aiutata, mi ha fortificata, a volte si è comportato quasi da padre nei mie riguardi, facendomi capire qual era la cosa giusta da fare, aiutandomi in scelte importanti.
Oggi però mi chiedo se riuscirò mai a staccarmi da lui.E cosa trovo in lui che negli altri proprio non riesco a vedere.
Non sono riuscita a fare l'amore con nessun altro ragazzo, e solo il pensiero che qualcun altro possa toccarmi mi fa rabbrividire. In maniera del tutto illogica penso di essere sua, di appartenergli, di dovergli essere riconoscente per quello che ha fatto a me, lui nn lo sa ma a modo suo mi ha "salvato" dall'oblio. Negli anni della malattia ho sofferto di depressione, ho anche chiesto un aiuto psicologico ma essendo mio padre contrario ho dovuto interrompere i colloqui.
In ogni caso oggi, dopo 5 anni, entrambi abbiamo la nostra vita,seguiamo strade del tutto parallele...lui è fidanzato, ha i suoi amici, i suoi interessi..io ho un gruppo di amici che stravedono per me, che mi vogliono bene, che mi sostengono, e c'è anche un ragazzo a cui piaccio molto che cerca di farmi sentire importante ma io senza il ragazzo di cui vi ho parlato proprio non ce la faccio a sentirmi qualcuno, a sentirmi veramente importante..Senza di lui mi sento fallita, sconfitta..Pensare che lui non c'è nella mia vita mi fa sentire privata di una parte di me.
Grazie anticipatamente per l'attenzione.
[#1]
Gentile Utente,
partendo da ciò che Lei scrive ("lui nn lo sa ma a modo suo mi ha "salvato" dall'oblio.") vorrei chiederLe:
chi si ricorda di Lei? Se lui la fa sentire "visibile", chi è che la considera invisibile?
E questa riflessione credo sia strettamente legata a quanto Lei dice alla fine: "proprio non ce la faccio a sentirmi qualcuno, a sentirmi veramente importante..."
E' verosimile che ci siano diversi fattori che contribuiscono al Suo stato di malessere: una difficoltà relazionale, la malattia sopraggiunta in adolescenza, un tentativo di richiesta di aiuto.
Richiesta di aiuto, tra l'altro, ostacolata da Suo padre che era contrario e immagino che, visto che ne parla al passato, deve essere avvenuta quando era ancora minorenne.
Infine, la invito a riflettere sulla sua ultima frase:
"Pensare che lui non c'è nella mia vita mi fa sentire privata di una parte di me".
Che parte rappresenta lui?
Il consiglio è di valutare nuovamente la ricerca di un sostegno psicologico per affrontare meglio questi disagi.
Cordiali saluti
partendo da ciò che Lei scrive ("lui nn lo sa ma a modo suo mi ha "salvato" dall'oblio.") vorrei chiederLe:
chi si ricorda di Lei? Se lui la fa sentire "visibile", chi è che la considera invisibile?
E questa riflessione credo sia strettamente legata a quanto Lei dice alla fine: "proprio non ce la faccio a sentirmi qualcuno, a sentirmi veramente importante..."
E' verosimile che ci siano diversi fattori che contribuiscono al Suo stato di malessere: una difficoltà relazionale, la malattia sopraggiunta in adolescenza, un tentativo di richiesta di aiuto.
Richiesta di aiuto, tra l'altro, ostacolata da Suo padre che era contrario e immagino che, visto che ne parla al passato, deve essere avvenuta quando era ancora minorenne.
Infine, la invito a riflettere sulla sua ultima frase:
"Pensare che lui non c'è nella mia vita mi fa sentire privata di una parte di me".
Che parte rappresenta lui?
Il consiglio è di valutare nuovamente la ricerca di un sostegno psicologico per affrontare meglio questi disagi.
Cordiali saluti
Dr. Luca Pizzonia
Psicologo Psicoterapeuta
Napoli
www.lucapizzonia.com
[#2]
Utente
Gentile dottore,
la volevo innanzitutto ringraziare per l'attenzione, e poi rispondere alle sue richieste: non sono gli altri a farmi sentire invisibile, sono io che credo di esserlo, sono io che non mi ricordo di me, sono io che non soddisfo le mie esigenze. Io non mi do importanza, non mi do valore, a volte quando mi capita qualcosa di bello penso quasi di non meritarla.
Ho vissuto la malattia come una vergogna, ne ho sempre e solo parlato con lui, anche a casa mi riusciva difficile parlarne. Ho sempre voluto affrontare tutto da sola, c'era solo lui che ogni tanto mi dava qualche consiglio ma per il resto ho sempre fatto tutto io con il mio coraggio.
La mia famiglia in tutto questo è diciamo un pò assente, ormai si sono rassegnati con me. Per via di alcuni errori, non fanno che sentirsi in colpa nei miei riguardi e si trovano costretti sempre ad assecondarmi, anche se talvolta io non lo vorrei.
Infine lui rappresenta la parte di me pulita, la parte di me ingenua, pronta a "rischiare" tutto per un qualcosa. Lui è qualcosa in cui credo, una persona che stimo, che rispetto e che non farei mai soffrire.
Credo anche io di aver bisogno di un supporto psicologico, perchè davvero mi sento come bloccata in questa storia, in questo rapporto con lui e non riesco più a trovare un modo per uscirne.
la volevo innanzitutto ringraziare per l'attenzione, e poi rispondere alle sue richieste: non sono gli altri a farmi sentire invisibile, sono io che credo di esserlo, sono io che non mi ricordo di me, sono io che non soddisfo le mie esigenze. Io non mi do importanza, non mi do valore, a volte quando mi capita qualcosa di bello penso quasi di non meritarla.
Ho vissuto la malattia come una vergogna, ne ho sempre e solo parlato con lui, anche a casa mi riusciva difficile parlarne. Ho sempre voluto affrontare tutto da sola, c'era solo lui che ogni tanto mi dava qualche consiglio ma per il resto ho sempre fatto tutto io con il mio coraggio.
La mia famiglia in tutto questo è diciamo un pò assente, ormai si sono rassegnati con me. Per via di alcuni errori, non fanno che sentirsi in colpa nei miei riguardi e si trovano costretti sempre ad assecondarmi, anche se talvolta io non lo vorrei.
Infine lui rappresenta la parte di me pulita, la parte di me ingenua, pronta a "rischiare" tutto per un qualcosa. Lui è qualcosa in cui credo, una persona che stimo, che rispetto e che non farei mai soffrire.
Credo anche io di aver bisogno di un supporto psicologico, perchè davvero mi sento come bloccata in questa storia, in questo rapporto con lui e non riesco più a trovare un modo per uscirne.
[#3]
Cortese utente,
il sostegno le serve proprio per iniziare a guardare le cose in maniera diversa.
Vorrei però farle notare, anche se come lei stessa ammette le risulterà difficile, che lei è una donna coraggiosa e che ha fatto tutto da sola (parole sue).
Tenere duro, in determinati momenti critici della propria esistenza, non è da tutti.
E le riflessioni, che lei stessa fa, indicano una persona capace di identificare i propri limiti e anche le risorse alle quali può attingere.
Forse potrebbe iniziare semplicemente a riconoscersi questa forza e utilizzarla in maniera propositiva nel momento in cui deciderà di affrontare un lavoro su di sé.
Cordiali saluti
il sostegno le serve proprio per iniziare a guardare le cose in maniera diversa.
Vorrei però farle notare, anche se come lei stessa ammette le risulterà difficile, che lei è una donna coraggiosa e che ha fatto tutto da sola (parole sue).
Tenere duro, in determinati momenti critici della propria esistenza, non è da tutti.
E le riflessioni, che lei stessa fa, indicano una persona capace di identificare i propri limiti e anche le risorse alle quali può attingere.
Forse potrebbe iniziare semplicemente a riconoscersi questa forza e utilizzarla in maniera propositiva nel momento in cui deciderà di affrontare un lavoro su di sé.
Cordiali saluti
[#4]
Utente
Grazie per le parole, ha ragione la forza dovrei utilizzarla in maniera propositiva.
Il fatto è che quella forza me la proprio quella persona, mi fa sentire "viva", mi da la voglia di combattere.
Mi rendo conto però che non posso continuare così per sempre, è un rapporto che non porterà mai a niente, io sono "innamorata" di lui e non riesco a sbloccarmi con altri ragazzi soprattutto per quanto riguarda l'ambito sessuale.
L'ultima domanda che volevo porle era posso continuare con questo rapporto che, secondo me, è malato?
Lui è fermo sulla sua posizione: non può offrirmi niente, se non "divertimento", perchè ha la sua vita, ha fatto le sue scelte e non potremmo mai andare oltre.
Io a quell'oltre già ci sono, forse non è amore ma è ossessione, bisogno costante di lui, voglia di impegnarmi per lui, per essere più carina, per cercare di essere adatta.
Ma questo non accadrà mai...
Devo utilizzare la mia forza per chiudere definitivamente con questa persona?
Il fatto è che quella forza me la proprio quella persona, mi fa sentire "viva", mi da la voglia di combattere.
Mi rendo conto però che non posso continuare così per sempre, è un rapporto che non porterà mai a niente, io sono "innamorata" di lui e non riesco a sbloccarmi con altri ragazzi soprattutto per quanto riguarda l'ambito sessuale.
L'ultima domanda che volevo porle era posso continuare con questo rapporto che, secondo me, è malato?
Lui è fermo sulla sua posizione: non può offrirmi niente, se non "divertimento", perchè ha la sua vita, ha fatto le sue scelte e non potremmo mai andare oltre.
Io a quell'oltre già ci sono, forse non è amore ma è ossessione, bisogno costante di lui, voglia di impegnarmi per lui, per essere più carina, per cercare di essere adatta.
Ma questo non accadrà mai...
Devo utilizzare la mia forza per chiudere definitivamente con questa persona?
[#5]
Cortese utente,
non posso io darle il benestare sul prosieguo del vostro rapporto. E' una responsabilità che spetta soltanto a voi due.
Ciò che posso fare è invitarla a riflettere su alcuni aspetti del vostro legame.
Da ciò che lei scrive, lui sembra aver chiarito abbastanza la sua posizione: ha la sua vita, le sue scelte e le offre il "divertimento".
Lei può condividere la sua posizione e prendere ciò che c'è di buono in questo rapporto, divertirsi insieme a lui.
Oppure può decidere di voltar pagina.
In entrambi i casi è necessaria una presa di coscienza sulla decisione che prenderà, senza la consapevolezza della responsabilità della scelta continuerà ad essere confusa.
Cordiali saluti
non posso io darle il benestare sul prosieguo del vostro rapporto. E' una responsabilità che spetta soltanto a voi due.
Ciò che posso fare è invitarla a riflettere su alcuni aspetti del vostro legame.
Da ciò che lei scrive, lui sembra aver chiarito abbastanza la sua posizione: ha la sua vita, le sue scelte e le offre il "divertimento".
Lei può condividere la sua posizione e prendere ciò che c'è di buono in questo rapporto, divertirsi insieme a lui.
Oppure può decidere di voltar pagina.
In entrambi i casi è necessaria una presa di coscienza sulla decisione che prenderà, senza la consapevolezza della responsabilità della scelta continuerà ad essere confusa.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.5k visite dal 08/04/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.