Cosa fare quando gli altri si allontanano
Ciao, ho 26 anni e con una vita di cui in fondo non mi lamento.
Procede tutto molto bene, ho un fidanzato adorabile e una famiglia che mi ama.
Amici non troppi, diciamo che non riesco ad avere tutta questa popolarità. Questo è il mio problema.
Ecco, sono selettiva, schiva ma estremamente sensibile.
Amo leggere, informarmi su ciò che mi circonda, fare sport, viaggiare, scoprire e fare sempre esperienze nuove.
Ma sento che devo smussare alcuni lati del mio carattere, questo lo so.
Ma da dove partire?
Quando ero piccola ero molto molto timida e sicuramente l'amore dei miei genitori non è mancato. Ciò che è mancata è stata la comunicazione, il dialogo per capire veramente cosa volessi. Non ho mai sofferto molto, ma ora comincio a capire che non sono più quella ragazza remissiva.
Mi sono trasformata. Ho paura.
Crescendo ho scelto amicizie sempre più affini a me, o a ciò che credo di essere. Sono diventata molto molto critica e selettiva nei confronti degli altri, se penso qualcosa sento il bisogno di dirlo, non riesco ad assentire e far finta di niente, prendo la parola e dico la mia. Preferisco rivoluzionare che accettare. Questo porta molti a dirmi che sono una persona arrogante e ad allontanarmi.
Il problema è che le mie amiche più care (le conosco da una vita) hanno cominciato a mettermi da parte. Io soffro molto, perchè non riesco a far capire loro che a me piace mettermi in discussione e che i miei non sono giudizi. Agli occhi degli altri posso sembrare arrogante, ma non è così.
Negli anni forse ho guadagnato un po' in autostima (anche se spesso ho dei momenti in cui vedo tutto nero) ma ho perso le amicizie a cui tenevo di più.
Mi sento sola, ma non lo sono.
Spesso non so con chi parlare, sembra che abbiano tutti paura delle mie parole, eppure non faccio discorsi pessimisti, anzi.
Vorrei il supporto degli amici, vorrei che mi stessero più vicino come io sostengo loro, vorrei che quando voglio fare un discorso serio (ultimamente sto per fare una scelta decisiva) ci sia qualcuno pronto ad ascoltarmi.
Mi piace ascoltare le persone, affrontare discorsi seri, comunicare le mie esperienze, stare con le persone.
A volte, lo ammetto, sono schiva per necessità.
Come lavorare su una "presunta arroganza"? Cosa fare per diventare meno critici e meno sensibili a ciò che ci circonda?
Procede tutto molto bene, ho un fidanzato adorabile e una famiglia che mi ama.
Amici non troppi, diciamo che non riesco ad avere tutta questa popolarità. Questo è il mio problema.
Ecco, sono selettiva, schiva ma estremamente sensibile.
Amo leggere, informarmi su ciò che mi circonda, fare sport, viaggiare, scoprire e fare sempre esperienze nuove.
Ma sento che devo smussare alcuni lati del mio carattere, questo lo so.
Ma da dove partire?
Quando ero piccola ero molto molto timida e sicuramente l'amore dei miei genitori non è mancato. Ciò che è mancata è stata la comunicazione, il dialogo per capire veramente cosa volessi. Non ho mai sofferto molto, ma ora comincio a capire che non sono più quella ragazza remissiva.
Mi sono trasformata. Ho paura.
Crescendo ho scelto amicizie sempre più affini a me, o a ciò che credo di essere. Sono diventata molto molto critica e selettiva nei confronti degli altri, se penso qualcosa sento il bisogno di dirlo, non riesco ad assentire e far finta di niente, prendo la parola e dico la mia. Preferisco rivoluzionare che accettare. Questo porta molti a dirmi che sono una persona arrogante e ad allontanarmi.
Il problema è che le mie amiche più care (le conosco da una vita) hanno cominciato a mettermi da parte. Io soffro molto, perchè non riesco a far capire loro che a me piace mettermi in discussione e che i miei non sono giudizi. Agli occhi degli altri posso sembrare arrogante, ma non è così.
Negli anni forse ho guadagnato un po' in autostima (anche se spesso ho dei momenti in cui vedo tutto nero) ma ho perso le amicizie a cui tenevo di più.
Mi sento sola, ma non lo sono.
Spesso non so con chi parlare, sembra che abbiano tutti paura delle mie parole, eppure non faccio discorsi pessimisti, anzi.
Vorrei il supporto degli amici, vorrei che mi stessero più vicino come io sostengo loro, vorrei che quando voglio fare un discorso serio (ultimamente sto per fare una scelta decisiva) ci sia qualcuno pronto ad ascoltarmi.
Mi piace ascoltare le persone, affrontare discorsi seri, comunicare le mie esperienze, stare con le persone.
A volte, lo ammetto, sono schiva per necessità.
Come lavorare su una "presunta arroganza"? Cosa fare per diventare meno critici e meno sensibili a ciò che ci circonda?
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, comunicare è una necessità dell'essere umano; ancor di più, comunicare (anche) cose importanti.
Da ciò che scrive ho tratto l'impressione che per lei esistano fondamentalmente due modi di comunicare: o essere acquiescente, assentire e tenersi per sè il suo punto di vista, i suoi pensieri e le sue emozioni o dirlo così come le viene, senza filtri, in un modo diretto che, agli occhi dei suoi amici, può apparire "arrogante" o "giudicante".
Esistono modi di comunicare che consentono di esprimere le proprie emozioni ed il proprio punto di vista (anche quando diverso da quello degli altri) che escono dalla logica "subisco oppure impongo": consistono nella capacità di entrare in relazione comunicativa con gli altri nel rispetto dei propri ed altrui diritti.
Questo modo di entrare in relazione con gli altri può essere "appreso" ed "allenato": provi a consultare un professionista, che sappia aiutarla a trovare la sua strada nel difficile equilibrio tra affermare sè stessi e conservare la relazione con gli altri.
Cordialmente
Da ciò che scrive ho tratto l'impressione che per lei esistano fondamentalmente due modi di comunicare: o essere acquiescente, assentire e tenersi per sè il suo punto di vista, i suoi pensieri e le sue emozioni o dirlo così come le viene, senza filtri, in un modo diretto che, agli occhi dei suoi amici, può apparire "arrogante" o "giudicante".
Esistono modi di comunicare che consentono di esprimere le proprie emozioni ed il proprio punto di vista (anche quando diverso da quello degli altri) che escono dalla logica "subisco oppure impongo": consistono nella capacità di entrare in relazione comunicativa con gli altri nel rispetto dei propri ed altrui diritti.
Questo modo di entrare in relazione con gli altri può essere "appreso" ed "allenato": provi a consultare un professionista, che sappia aiutarla a trovare la sua strada nel difficile equilibrio tra affermare sè stessi e conservare la relazione con gli altri.
Cordialmente
[#2]
Ex utente
Grazie per la sua risposta.
Quando esprimo un mio giudizio non voglio imporlo, ci mancherebbe. Vorrei solo dare vita a un dialogo, vorrei sapere cosa ne pensano gli altri. E invece passo sempre per la peperina o per una rompiscatole.
Cosa fare in concreto per trovare un equilibrio tra affermarsi e conservare gli affetti?
Quando esprimo un mio giudizio non voglio imporlo, ci mancherebbe. Vorrei solo dare vita a un dialogo, vorrei sapere cosa ne pensano gli altri. E invece passo sempre per la peperina o per una rompiscatole.
Cosa fare in concreto per trovare un equilibrio tra affermarsi e conservare gli affetti?
[#3]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, che lei voglia imporre o meno un suo giudizio o punto di vista, mi sembra che ciò che la preoccupa sia la reazione degli altri al suo modo di comunicare.
Esistono dei percorsi specifici per implementare le proprie abilità comunicative: ad esempio, esiste il "training assertivo", che può essere una buona risposta all'esigenza di coniugare espressione di sè e salvaguardia della relazione con l'altro.
Un buon inizio potrebbe essere la lettura di uno dei numerosi testi sull'argomento "assertività". Potrebbe trovare degli spunti interessanti, che potrebbero essere eventualmente l'inizio di un percorso di conoscenza e cambiamento.
Le abilità comunicative, infatti, non sono "abiti" che si indossano o dismettono semplicemente: sono profondamente intrecciate con la propria modalità di entrare in relazione con gli altri; con le idee che ci accompagnano in merito a ciò che valutiamo giusto o sbagliato, tollerabile o intollerabile, importante o secondario; con il nostro modo di interpretare le reazioni ed i comportamenti degli altri.
Lei ha focalizzato un aspetto legato al rapporto ed al dialogo con gli altri, e si è riconosciuta una difficoltà che vuole superare: questo è un primo, importante passo, che mette lei ed i suoi comportamenti, pensieri ed emozioni al centro della sua riflessione. Cosa pensa quando il suo parere si incontra/scontra con quello degli altri? Cosa prova? Come reagisce al dissenso del suo interlocutore?
Una valutazione di questi primi aspetti potrebbe suggerirle alcune aree su cui cominciare a riflettere.
Va da sè che questa indicazione è solo un esempio: la strada migliore per affrontare in modo efficace la questione rimane una accurata valutazione dei suoi obiettivi e dei suoi mezzi, effettuata con l'aiuto di uno specialista che possa aiutarla a delineare un percorso di cambiamento realistico, con obiettivi definiti ed in tempi ragionevoli.
Cordialmente
Esistono dei percorsi specifici per implementare le proprie abilità comunicative: ad esempio, esiste il "training assertivo", che può essere una buona risposta all'esigenza di coniugare espressione di sè e salvaguardia della relazione con l'altro.
Un buon inizio potrebbe essere la lettura di uno dei numerosi testi sull'argomento "assertività". Potrebbe trovare degli spunti interessanti, che potrebbero essere eventualmente l'inizio di un percorso di conoscenza e cambiamento.
Le abilità comunicative, infatti, non sono "abiti" che si indossano o dismettono semplicemente: sono profondamente intrecciate con la propria modalità di entrare in relazione con gli altri; con le idee che ci accompagnano in merito a ciò che valutiamo giusto o sbagliato, tollerabile o intollerabile, importante o secondario; con il nostro modo di interpretare le reazioni ed i comportamenti degli altri.
Lei ha focalizzato un aspetto legato al rapporto ed al dialogo con gli altri, e si è riconosciuta una difficoltà che vuole superare: questo è un primo, importante passo, che mette lei ed i suoi comportamenti, pensieri ed emozioni al centro della sua riflessione. Cosa pensa quando il suo parere si incontra/scontra con quello degli altri? Cosa prova? Come reagisce al dissenso del suo interlocutore?
Una valutazione di questi primi aspetti potrebbe suggerirle alcune aree su cui cominciare a riflettere.
Va da sè che questa indicazione è solo un esempio: la strada migliore per affrontare in modo efficace la questione rimane una accurata valutazione dei suoi obiettivi e dei suoi mezzi, effettuata con l'aiuto di uno specialista che possa aiutarla a delineare un percorso di cambiamento realistico, con obiettivi definiti ed in tempi ragionevoli.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 12.2k visite dal 07/04/2010.
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