Il piccolo ad oggi rifiuta ancora il cibo solido

Gentili dottori,
sono la mamma di un bimbo di tre anni che ha sofferto di un reflusso gastroesofageo patologico. A tre mesi ha avuto delle apnee importanti da soffocamento a causa degli acidi che gli tornavano in gola. Abbiamo iniziato una terapia che ha concluso solo a due anni e mezzo. Il piccolo ad oggi rifiuta ancora il cibo solido e mangia tutto frullato. Con la pasta siamo ancora a risoni e stelline. Di solido accetta solo biscotti e cioccolata. Il pediatra che ci ha curati dice di aspettare e che è una conseguenza del reflusso. Ho provato anche a lasciarlo a scuola ma davanti al piatto della mensa si rannicchiava su se stesso senza toccare nulla. A casa quando vede qualcuno mangiare ha dei conati di vomito. Potrebbe soffrire di anginofobia? E se sì cosa mi consigliate di fare? Io non so più se è giusto aspettare.
Grazia anticipatamente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, se il pediatra sospetta una conseguenza del reflusso, potrebbe essersi instaurata una paura nel bambino che gli fa evitare il cibo, avendolo associato con il disturbo.

Se questo è il caso potreste rivolgervi a uno psicologo dell'età evolutiva per un parere. È probabile tuttavia che evitando di dare eccessivo peso alla cosa questa si risolva da sola nel tempo.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio tantissimo. Effettivamente per me é diventato un problema e forse se lo superassi io per prima potrebbe essere più semplice anche per lui. Per me é difficile vedere tutti gli altri bambini che mangiano e io devo ancora frullare tutto. Proverò ad aspettare ancora un pò...
Grazie di cuore
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Effettivamente per me é diventato un problema e forse se lo superassi io per prima potrebbe essere più semplice anche per lui.
>>>

Esattamente. Ogni mamma vorrebbe che il proprio figlio non smettesse mai di mangiare con gusto, come sappiamo. Quindi è possibile che il recupero di suo figlio possa dipendere dalla sua capacità di gestire la sua stessa ansia, prima di tutto.

Un colloquio con un professionista potrebbe servirle anche a questo.

Cordiali saluti
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Utente
Utente
Grazie ancora per la sua celere risposta, magari la terrò informata sull'evolversi della situazione. Ne parlerò anche con il mio pediatra per sentire lui cosa ne pensa.

Cordiali saluti
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Signora,
quando il proprio piccolo sta male, al di là della patologia, un genitore si spaventa e soffre, forse più del bimbo stesso.

Questa sofferenza (e l'ansia che ne deriva) chiaramente viene trasmessa indirettamente al bambino.

Insomma, con moltà probabilità si è instaurato tra voi ed il bimbo un "sistema" psicologico in cui predomina l'incertezza e l'ansia.

E' chiaro quindi che l'intervento deve essere rivolto all'intero "sistema". Di solito si inizia dai genitori.

Ne parli con il pediatra, e decidete con questi di rivolgervi ad un centro di Neuropsichiatria Infantile in cui troverete tutti gli specialisti (psicologo compreso) che fanno al caso vostro.

Stia tranquilla, Signora, con un supporto adeguato tutti voi ritroverete la serenità che state cercando.
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Utente
Utente
Vi ringrazio veramente tanto

Cordiali saluti
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Grazie a Lei di averci scritto.
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