Sono stanca di vivere
Fin'ora la mia vita è stata un disastro.
I miei sono separati ed io non l'ho mai accettato.Da bambina passavo le giornate dai nonni e dagli zii perchè i miei genitori lavoravano tutto il giorno ed i fine settimana mio padre se ne andava a fare sport con gli amici mentre mia madre se ne stava a casa a svolgere i lavori domestici lasciandomi sempre agli zii che mi portavano fuori. Quando si sono separati avevo circa 11 anni e mio padre se n'è andato di casa. Subito dopo mia madre si è portata in casa un uomo violento, un parassita, che dopo averci "comprate" con tantissimi regali e viaggetti si è stabilito in casa passando le giornate tra divano e pc a spese di mia madre.
Lei non ne voleva sapere di mandarlo via perchè aveva paura,subiva minacce e qualche volta lui le metteva le mani addosso.
Io in quel periodo(11-13 anni) mangiavo tantissimo forse per sfogarmi, fino a diventare una ragazzina obesa che aveva il terrore di andare a scuola perchè veniva quotidianamente umiliata pesantemente dai compagni di classe.
Una mattina, dopo una notte di litigi e molestie subite da mia madre(non sessuali per fortuna), sono stata svegliata da un carabiniere che mi ha portata dai nonni e lui è stato portato via. Gli anni successivi li ho passati tra casa di mia madre e casa di mio padre e a circa 14 anni mi sono ammalata di anoressia e ho lasciato il liceo.
Fin'ora ho cambiato diverse scuole e ora mi ritrovo a 21 anni, ho mollato la scuoladi nuovo al 4 anno( ho lasciato la scuola privata perchè pur studiando molto essa ha avuto delle carenze nell'erogazione del servizio didattico che si sono ripercosse sul mio rendimento causandomi tanta delusione)sto a casa tutto il giorno da sola, piango sempre, la notte non dormo, sono sovrappeso ma mangio per non sentire la solitudine e la noia e ho tanta paura di uscire. Non sono capace di uscire da sola perchè ho paura della gente, ho paura di essere guardata e considerata goffa e inadatta soprattutto da vicini di casa, ex amici, ex ragazzi, ex professori, etcc...
Sono uscita una sola volta per cercare un lavoro in un'agenzia, ho mandato tanti curriculum dal pc ma spero non mi chiamino perchè avrei paura di affrontare un lavoro,una nuova esperienza.
Mio padre dice di essere stufo di mantenermi e viene a casa raramente a trovarmi perchè vive con una donna che io odio e non voglio andare a casa sua,mentre mia madre non sa come aiutarmi perchè ho cambiato molti psicologi e psicoterapeuti che non mi hanno mai aiutato veramente.
Nonostante tutto ho un ragazzo molto dolce ma che non riesce ad aiutarmi anche perchè io con lui non mi apro più di tanto.
Mi sento inferiore a tutti ed in particolare alle ragazze della mia età + carine di me, magre, alla moda, che vanno spensierate all'università e che si godono la vita, cosa che io non ho il coraggio di fare perchè ho paura di tutto.
Ho paura di uscire da sola con la macchina perchè potrei essere offesa perchè sono imbranata. Sono stanca di vivere e nn mi interessa + niente.
I miei sono separati ed io non l'ho mai accettato.Da bambina passavo le giornate dai nonni e dagli zii perchè i miei genitori lavoravano tutto il giorno ed i fine settimana mio padre se ne andava a fare sport con gli amici mentre mia madre se ne stava a casa a svolgere i lavori domestici lasciandomi sempre agli zii che mi portavano fuori. Quando si sono separati avevo circa 11 anni e mio padre se n'è andato di casa. Subito dopo mia madre si è portata in casa un uomo violento, un parassita, che dopo averci "comprate" con tantissimi regali e viaggetti si è stabilito in casa passando le giornate tra divano e pc a spese di mia madre.
Lei non ne voleva sapere di mandarlo via perchè aveva paura,subiva minacce e qualche volta lui le metteva le mani addosso.
Io in quel periodo(11-13 anni) mangiavo tantissimo forse per sfogarmi, fino a diventare una ragazzina obesa che aveva il terrore di andare a scuola perchè veniva quotidianamente umiliata pesantemente dai compagni di classe.
Una mattina, dopo una notte di litigi e molestie subite da mia madre(non sessuali per fortuna), sono stata svegliata da un carabiniere che mi ha portata dai nonni e lui è stato portato via. Gli anni successivi li ho passati tra casa di mia madre e casa di mio padre e a circa 14 anni mi sono ammalata di anoressia e ho lasciato il liceo.
Fin'ora ho cambiato diverse scuole e ora mi ritrovo a 21 anni, ho mollato la scuoladi nuovo al 4 anno( ho lasciato la scuola privata perchè pur studiando molto essa ha avuto delle carenze nell'erogazione del servizio didattico che si sono ripercosse sul mio rendimento causandomi tanta delusione)sto a casa tutto il giorno da sola, piango sempre, la notte non dormo, sono sovrappeso ma mangio per non sentire la solitudine e la noia e ho tanta paura di uscire. Non sono capace di uscire da sola perchè ho paura della gente, ho paura di essere guardata e considerata goffa e inadatta soprattutto da vicini di casa, ex amici, ex ragazzi, ex professori, etcc...
Sono uscita una sola volta per cercare un lavoro in un'agenzia, ho mandato tanti curriculum dal pc ma spero non mi chiamino perchè avrei paura di affrontare un lavoro,una nuova esperienza.
Mio padre dice di essere stufo di mantenermi e viene a casa raramente a trovarmi perchè vive con una donna che io odio e non voglio andare a casa sua,mentre mia madre non sa come aiutarmi perchè ho cambiato molti psicologi e psicoterapeuti che non mi hanno mai aiutato veramente.
Nonostante tutto ho un ragazzo molto dolce ma che non riesce ad aiutarmi anche perchè io con lui non mi apro più di tanto.
Mi sento inferiore a tutti ed in particolare alle ragazze della mia età + carine di me, magre, alla moda, che vanno spensierate all'università e che si godono la vita, cosa che io non ho il coraggio di fare perchè ho paura di tutto.
Ho paura di uscire da sola con la macchina perchè potrei essere offesa perchè sono imbranata. Sono stanca di vivere e nn mi interessa + niente.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente,
ho letto il suo post accorato e devo dire che mi ha molto colpito. La sua storia è molto toccante, e leggere di una ragazza così giovane in difficoltà non lascia certamente indifferenti.
A fronte del disagio e della sofferenza che esprime, ha però trovato la spinta e la motivazione per scrivere non in un forum qualsiasi, ma in uno in cui potesse essere accolta la sua richiesta d'aiuto. Questa scelta non è da poco: non ha cercato semplicemente lo "sfogo", bensì qualcuno che, oltre a comprenderla ed accoglierla, potesse anche aiutarla.
Il senso di timidezza, la paura di entrare in contatto con gli altri, la chiusura, il sentirsi "un'imbranata" sono sensazioni molto spiacevoli, che sicuramente influenzano il modo in cui lei si rapporta con sé stessa e con gli altri, e le possibilità che dà alla vita di fornirle occasioni positive: quando si indossano gli occhiali scuri, è difficile vedere il mondo in tinte pastello!
Non le proporrò ricette "miracolose" per cambiare la sua vita: mi limiterò a suggerirle il fatto che, a prescindere dagli eventi più o meno drammatici, dalle storie più o meno tristi e dalle frustrazioni più o meno grandi che si possono subire, l'essere umano può trovare il modo (ognuno il suo modo, da solo o con l'aiuto di altre persone) per trasformare quelle che sembrano cadute rovinose nella lezione di vita più grande che possiamo apprendere: rialzarci. E magari scoprire che il modo di affrontare e rappresentarci le situazioni ha un gran peso nel modificare non la realtà, ma il modo in cui la viviamo.
Ci dice di aver cambiato molti psicologi e psicoterapeuti: può darci qualche indicazione più precisa, per aiutarci a comprendere meglio i suoi tentativi per fronteggiare le sue difficoltà?
Cordialmente
ho letto il suo post accorato e devo dire che mi ha molto colpito. La sua storia è molto toccante, e leggere di una ragazza così giovane in difficoltà non lascia certamente indifferenti.
A fronte del disagio e della sofferenza che esprime, ha però trovato la spinta e la motivazione per scrivere non in un forum qualsiasi, ma in uno in cui potesse essere accolta la sua richiesta d'aiuto. Questa scelta non è da poco: non ha cercato semplicemente lo "sfogo", bensì qualcuno che, oltre a comprenderla ed accoglierla, potesse anche aiutarla.
Il senso di timidezza, la paura di entrare in contatto con gli altri, la chiusura, il sentirsi "un'imbranata" sono sensazioni molto spiacevoli, che sicuramente influenzano il modo in cui lei si rapporta con sé stessa e con gli altri, e le possibilità che dà alla vita di fornirle occasioni positive: quando si indossano gli occhiali scuri, è difficile vedere il mondo in tinte pastello!
Non le proporrò ricette "miracolose" per cambiare la sua vita: mi limiterò a suggerirle il fatto che, a prescindere dagli eventi più o meno drammatici, dalle storie più o meno tristi e dalle frustrazioni più o meno grandi che si possono subire, l'essere umano può trovare il modo (ognuno il suo modo, da solo o con l'aiuto di altre persone) per trasformare quelle che sembrano cadute rovinose nella lezione di vita più grande che possiamo apprendere: rialzarci. E magari scoprire che il modo di affrontare e rappresentarci le situazioni ha un gran peso nel modificare non la realtà, ma il modo in cui la viviamo.
Ci dice di aver cambiato molti psicologi e psicoterapeuti: può darci qualche indicazione più precisa, per aiutarci a comprendere meglio i suoi tentativi per fronteggiare le sue difficoltà?
Cordialmente
[#2]
Utente
Buon giorno,
anche io sono rimasta colpita perchè non pensavo che mi avrebbero risposto così presto.
Riguardo ai diversi psicoterapeuti, il mio percorso è stato questo: subito dopo la separazione dei miei sono stata portata da una psicologa senza però chiedermi prima consenso (forse sotto suggerimento dell'assistente sociale)poi perchè ero relativamente piccola e non capivo il motivo. Quando mi sono ammalata di anoressia, dopo aver peso tanto peso, sono stata portata al reparto disturbi alimentari di un istituto ospedaliero della mia città ma dopo circa 1 anno in cura lì la psicologa responsabile del centro mi ha detto che con me non sapeva più cosa fare e me ne sono andata.
A quel punto ero entrata nella fase praticamente bulimica ma non ricorrevo al vomito.
Sono stata ricoverata in 2 cliniche per i disturbi alimentari ma senza successo.
Dopodichè sono passata (sotto suggerimento di mia madre) da uno psicologo privato all'altro della mia città fino ad oggi (sono stata anche da qualche dietologo e nutrizionista).
Ora sono in cura da una psicologa della asl ma può ricevermi solo ogni 15 giorni ma non mi basta.
anche io sono rimasta colpita perchè non pensavo che mi avrebbero risposto così presto.
Riguardo ai diversi psicoterapeuti, il mio percorso è stato questo: subito dopo la separazione dei miei sono stata portata da una psicologa senza però chiedermi prima consenso (forse sotto suggerimento dell'assistente sociale)poi perchè ero relativamente piccola e non capivo il motivo. Quando mi sono ammalata di anoressia, dopo aver peso tanto peso, sono stata portata al reparto disturbi alimentari di un istituto ospedaliero della mia città ma dopo circa 1 anno in cura lì la psicologa responsabile del centro mi ha detto che con me non sapeva più cosa fare e me ne sono andata.
A quel punto ero entrata nella fase praticamente bulimica ma non ricorrevo al vomito.
Sono stata ricoverata in 2 cliniche per i disturbi alimentari ma senza successo.
Dopodichè sono passata (sotto suggerimento di mia madre) da uno psicologo privato all'altro della mia città fino ad oggi (sono stata anche da qualche dietologo e nutrizionista).
Ora sono in cura da una psicologa della asl ma può ricevermi solo ogni 15 giorni ma non mi basta.
[#3]
Utente
Buon giorno,
anche io sono rimasta colpita perchè non pensavo mi avrebbero risposto così presto.
Riguardo ai diversi psicoterapeuti, il mio percorso è stato questo: subito dopo la separazione dei miei sono stata portata da una psicologa senza però chiedermi prima il consenso (forse sotto suggerimento dell'assistente sociale)poi perchè ero relativamente piccola e non ne avrei capivo il motivo. Quando mi sono ammalata di anoressia, dopo aver perso tanto peso, sono stata portata al reparto disturbi alimentari di un istituto ospedaliero della mia città ma dopo circa 1 anno in cura lì la psicologa responsabile del centro mi ha detto che con me non sapeva più cosa fare e me ne sono andata.
A quel punto ero entrata nella fase praticamente bulimica ma non ricorrevo al vomito.
Sono stata ricoverata in 2 cliniche per i disturbi alimentari ma senza successo.
Dopodichè sono passata (sotto suggerimento di mia madre) da uno psicologo privato all'altro della mia città fino ad oggi (sono stata anche da qualche dietologo e nutrizionista).
Ora sono in cura da una psicologa della asl ma può ricevermi solo ogni 15 giorni e non basta.
Mio padre non si è mai interessato ed anzi è sempre stato contrario nel portarmi dallo psicologo e mia madre mi ha sempre spinto e ha pagato le mie sedute da sola.
Sembra che a lui non interessi di me e sia a posto con la coscienza se qualche volta viene a casa a parlarmi delle cose che fa con la sua compagna e che interessano a lui per un'oretta e poi se ne va,fa il finto tonto.
Ora mi trovo ad un punto della mia vita in cui mi si chiede di prendermi le mie respnsabilità e di essere matura ed autosufficiente ma non ne ho le facoltà.
Ho un grande rabbia, un vuoto dentro, un senso di abbandono e di grande insicurezza che non mi permette di vivere serenamente.
Sono stata usata e presa in giro da tante persone che credendo amiche,hanno approfittato della mia gentilezza e bontà e che mi hanno abbandonata e presa in giro.
Ora mi piacrebbe andarmene via, cambiare città o addirittura ritirarmi sulle montagne o in campagna e stare a contatto solo con la natura e gli animali che non ti feriscono emotivamente ma che danno gioia, senza macchine, senza palazzi e senza persone crudeli e opportuniste. Ho voglia di partire da zero fuori da questa città e da queste persone che ho sempre odiato.
Vorrei farla pagare ai miei genitori per tutto questo abbandono e per le promesse mai mantenute, per il fatto che stiano bene con loro stessi (almeno mio padre) solo perchè mi mantengono finchè ne ho bisogno, per il fatto che mia madre faccia finta di niente quando passo le giornate a letto a piangere.
Sento dire sempre le solite s*****ate come, il passato è passato, devi andare avanti, devi fare la tua vita, fregatene degli altri!Ma come si fa a rialzarsi quando ti hanno tagliato le gambe quando eri piccola?Quando il minimo sostegno, la forza e soprattutto l'affetto per costruirti la tua persona non l'hai mai ricevuto?
Ora sono stanca di tutto e di vivere, perchè non ho futuro e non voglio averlo così.La vita non fa per me.
anche io sono rimasta colpita perchè non pensavo mi avrebbero risposto così presto.
Riguardo ai diversi psicoterapeuti, il mio percorso è stato questo: subito dopo la separazione dei miei sono stata portata da una psicologa senza però chiedermi prima il consenso (forse sotto suggerimento dell'assistente sociale)poi perchè ero relativamente piccola e non ne avrei capivo il motivo. Quando mi sono ammalata di anoressia, dopo aver perso tanto peso, sono stata portata al reparto disturbi alimentari di un istituto ospedaliero della mia città ma dopo circa 1 anno in cura lì la psicologa responsabile del centro mi ha detto che con me non sapeva più cosa fare e me ne sono andata.
A quel punto ero entrata nella fase praticamente bulimica ma non ricorrevo al vomito.
Sono stata ricoverata in 2 cliniche per i disturbi alimentari ma senza successo.
Dopodichè sono passata (sotto suggerimento di mia madre) da uno psicologo privato all'altro della mia città fino ad oggi (sono stata anche da qualche dietologo e nutrizionista).
Ora sono in cura da una psicologa della asl ma può ricevermi solo ogni 15 giorni e non basta.
Mio padre non si è mai interessato ed anzi è sempre stato contrario nel portarmi dallo psicologo e mia madre mi ha sempre spinto e ha pagato le mie sedute da sola.
Sembra che a lui non interessi di me e sia a posto con la coscienza se qualche volta viene a casa a parlarmi delle cose che fa con la sua compagna e che interessano a lui per un'oretta e poi se ne va,fa il finto tonto.
Ora mi trovo ad un punto della mia vita in cui mi si chiede di prendermi le mie respnsabilità e di essere matura ed autosufficiente ma non ne ho le facoltà.
Ho un grande rabbia, un vuoto dentro, un senso di abbandono e di grande insicurezza che non mi permette di vivere serenamente.
Sono stata usata e presa in giro da tante persone che credendo amiche,hanno approfittato della mia gentilezza e bontà e che mi hanno abbandonata e presa in giro.
Ora mi piacrebbe andarmene via, cambiare città o addirittura ritirarmi sulle montagne o in campagna e stare a contatto solo con la natura e gli animali che non ti feriscono emotivamente ma che danno gioia, senza macchine, senza palazzi e senza persone crudeli e opportuniste. Ho voglia di partire da zero fuori da questa città e da queste persone che ho sempre odiato.
Vorrei farla pagare ai miei genitori per tutto questo abbandono e per le promesse mai mantenute, per il fatto che stiano bene con loro stessi (almeno mio padre) solo perchè mi mantengono finchè ne ho bisogno, per il fatto che mia madre faccia finta di niente quando passo le giornate a letto a piangere.
Sento dire sempre le solite s*****ate come, il passato è passato, devi andare avanti, devi fare la tua vita, fregatene degli altri!Ma come si fa a rialzarsi quando ti hanno tagliato le gambe quando eri piccola?Quando il minimo sostegno, la forza e soprattutto l'affetto per costruirti la tua persona non l'hai mai ricevuto?
Ora sono stanca di tutto e di vivere, perchè non ho futuro e non voglio averlo così.La vita non fa per me.
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, la sua storia clinica è abbastanza movimentata. Accolgo il suo invito a non fornirle i "soliti consigli da buoni amici", ne ha ricevuti abbastanza, sono importanti (perché possono significare che c'è qualcuno che almeno si preoccupa per noi) ma non risolvono i problemi.
Già, ma cosa risolve i problemi?
Giunta ad un momento della sua vita in cui, si sente spinta ad essere matura ed autosufficiente, avverte la mancanza di radici solide per affrontare le tempeste della vita, ed in questo le posso assicurare che è in ottima compagnia. Non voglio darle l'impressione di sottovalutare il suo dolore, i suoi dubbi e le sue emozioni, ma molte di queste la accomunano a chiunque stia percorrendo la strada di costruirsi la propria identità adulta.
In questo percorso, i vissuti che riferisce (e le etichette diagnostiche che la accompagnano) non sono i compagni di viaggio più auspicabili. Mi sembra che riflettano anche una certa sfiducia nelle possibilità di operare cambiamenti importanti nella sua situazione.
Qual è il suo punto di vista circa il cambiamento? Crede che tutte le cadute che ha fatto non le abbiano insegnato nulla? Che tutti gli incontri, le esperienze, i momenti (belli, brutti, così così) che hanno costellato la sua giovane vita non le abbiano lasciato qualche consapevolezza in più?
A volte lo sconforto può assalire chi abbia incontrato molti ostacoli nel suo cammino: siamo esseri umani. Fermarsi un pò per riprendere fiato, per schiarirsi le idee e per decidere in che direzione proseguire in questi casi può aiutarci a vedere le cose un pò meno grigie e tristi. Serve però un pò di determinazione
Mi riferisco alla determinazione tutta umana di farcela, di guardare con curiosità a ciò che potrà accaderci domani, dopodomani o tra un mese; agli incontri che possono essere dietro l'angolo, come le relazioni, anche brevi, in cui abbiamo il coraggio di buttarci anche se sappiamo che, sì, possono far stare male; alla sensazione di fare ogni giorno un passetto, anche uno solo, che la sera, prima di coricarci, ci faccia dire: "Oggi mi ha regalato...".
Il fatto che lei ci racconti una vita finora difficile non ci dice nulla sui suoi successi, sulle sue (anche piccole) vittorie, sui traguardi che ha raggiunto. E su quelli che può raggiungere. Come vorrebbe che cambiasse la sua vita? Cosa ha deciso di fare per farla andare nella direzione che spera? A chi ha scelto di rivolgersi per ottenere aiuto? Le risposte a queste domande non sono semplici, ma forse sono importanti.
La saluto con una frase che un Collega gentile ha condiviso, aiutandomi a dare forma ad un'idea che mi porto dentro da tanto tempo e che, forse, potrebbe esserle utile:
"Un lungo viaggio di mille miglia
si comincia col muovere un piede"
Lao-Tzu
Cordialmente
Già, ma cosa risolve i problemi?
Giunta ad un momento della sua vita in cui, si sente spinta ad essere matura ed autosufficiente, avverte la mancanza di radici solide per affrontare le tempeste della vita, ed in questo le posso assicurare che è in ottima compagnia. Non voglio darle l'impressione di sottovalutare il suo dolore, i suoi dubbi e le sue emozioni, ma molte di queste la accomunano a chiunque stia percorrendo la strada di costruirsi la propria identità adulta.
In questo percorso, i vissuti che riferisce (e le etichette diagnostiche che la accompagnano) non sono i compagni di viaggio più auspicabili. Mi sembra che riflettano anche una certa sfiducia nelle possibilità di operare cambiamenti importanti nella sua situazione.
Qual è il suo punto di vista circa il cambiamento? Crede che tutte le cadute che ha fatto non le abbiano insegnato nulla? Che tutti gli incontri, le esperienze, i momenti (belli, brutti, così così) che hanno costellato la sua giovane vita non le abbiano lasciato qualche consapevolezza in più?
A volte lo sconforto può assalire chi abbia incontrato molti ostacoli nel suo cammino: siamo esseri umani. Fermarsi un pò per riprendere fiato, per schiarirsi le idee e per decidere in che direzione proseguire in questi casi può aiutarci a vedere le cose un pò meno grigie e tristi. Serve però un pò di determinazione
Mi riferisco alla determinazione tutta umana di farcela, di guardare con curiosità a ciò che potrà accaderci domani, dopodomani o tra un mese; agli incontri che possono essere dietro l'angolo, come le relazioni, anche brevi, in cui abbiamo il coraggio di buttarci anche se sappiamo che, sì, possono far stare male; alla sensazione di fare ogni giorno un passetto, anche uno solo, che la sera, prima di coricarci, ci faccia dire: "Oggi mi ha regalato...".
Il fatto che lei ci racconti una vita finora difficile non ci dice nulla sui suoi successi, sulle sue (anche piccole) vittorie, sui traguardi che ha raggiunto. E su quelli che può raggiungere. Come vorrebbe che cambiasse la sua vita? Cosa ha deciso di fare per farla andare nella direzione che spera? A chi ha scelto di rivolgersi per ottenere aiuto? Le risposte a queste domande non sono semplici, ma forse sono importanti.
La saluto con una frase che un Collega gentile ha condiviso, aiutandomi a dare forma ad un'idea che mi porto dentro da tanto tempo e che, forse, potrebbe esserle utile:
"Un lungo viaggio di mille miglia
si comincia col muovere un piede"
Lao-Tzu
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 9.3k visite dal 01/03/2010.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.