Panico? depressione?

Gentilissimi medici,
a distanza di un anno sono costretto a riscrivervi per chiedervi nuovamente aiuto circa la mia situazione.

Il mio problema inizia l'anno scorso, in seguito ad un periodo "drammatico" per me e la mia famiglia. Tutto in una volta si erano sommati problemi di salute, di lavoro, economici. Cominciai a soffrire di attacchi di panico e di un'ansia micidiale, che tenevo sottocontrollo grazie al Lexotan.
Presto i miei sintomi si evolsero, e comincia a perdere l'interesse per qualunque cosa, lo studio, il tennis, il jujutsu e tutte quelle altre attività che praticavo quotidianamente.
Al culmine della disperazione mi sono rivolto ad uno psichiatra che mi ha prescritto della paroxetina, che tuttora assumo anche se in dosi ridicole (5mg al giorno).
L'inverno è stata una buona stagione per me, ho ripreso gli studi sostenendo ben 5 esami all'università, ho ripreso a fare sport perdendo anche quei 10 Kg che avevo accumulato, ma...

Adesso, dopo 4 mesi di psicoterapia i problemi si stanno ripresentando tutti in una volta. E tengo a sottolineare che quei problemi familiari che avevo sono scomparsi (si d'accordo, rimangono quelli economici, ma chi non ce li ha alla fine?) La notte dormo male, la mattina mi sveglio sempre ansioso e soprattutto ho la fastidiosissima sensazione di non riconoscermi più nei miei pensieri. Spesso durante la giornata ho la sensazione di non essere più lo stesso, che qualcosa mi manchi o che non vada bene. Non saprei descriverla meglio di così, ma ogni volta che mi guarda allo specchio non ci vedo più la stessa persona ed ho la sensazione di non riconoscermi in me stesso. Una sorta di depersonalizzazione che interviene spesso durante la giornata.
E' un problema che mi assilla ormai, e che non riesco a risolvere in nessun modo. Il primo psicologo che consultai mi disse che era effetto del normale processo di crescita e che mi serviva solo credere in me stesso; non so se avesse davvero capito il problema ma dopo il primo colloquio mi disse che non era il caso di intraprendere una psicoterapia.
Tuttora mi rivolgo ad un'altro terapeuta (sempre psicologo) ma non so capire se sto ottenendo risultati, anzi penso che l'unico effetto della psicoterapia è di occuparmi un'ora ogni giovedì e di alleggerirmi il portafogli...

Confesso anche di essere parecchio scoraggiato, perchè l'impegno per guarire io ce l'ho messo e ce lo metto tuttora (ho iniziato anche con la meditazione Zen, chissà se mi aiuterà...), e non so che pesci pigliare.

Cambiare psicologo? Aumentare la dose delle pillole? Rassegnarsi definitivamente a vivere con il problema? Tornerò mai ad essere sereno come un tempo?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

ci sono due considerazioni da fare.
Una in merito alla terapia farmacologica che sottodosata non ha dato gli effetti dovuti, pertanto andrebbe rivalutata e sistemata.
La seconda riguarda il suo percorso psicoterapeutico.
La psicoterapia può agire verso il miglioramento di alcune condizioni personali che pero' non costituiscono la cancellazione di quanto avvenuto fino ad ora.
La sua sintomatologia sembra essere orientata verso il polo depressivo e percio' il trattamento di elezione e' certamente la terapia farmacologica.
Probabilmente la valutazione del primo psicologo era giusta e da cio' che emergeva non era il caso di intraprendere un percorso psicoterapeutico.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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[#2]
Utente
Utente
Grazie mille della risposta Dottore!
Devo però aggiungere una cosa: prima assumevo regolarmente 20mg di paroxetina, ed ho iniziato a ridurre le dosi dopo Natale visto che mi sentivo bene e accusavo una sonnolenza strana durante tutta la giornata. Ho seguito i consigli del mio medico per la riduzione delle pillole, ed è per questo che è stata molto graduale e non è ancora terminata.

Ma a questo punto cosa mi consiglia di fare? Da quello che intuisco dal suo messaggio dovrei continuare a prendere degli psicofarmaci fino a quando il problema si risolverà da solo (se si risolverà...), o erro?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

il trattamento farmacologico secondo le linee guida internazionali prevede il prolungamento della terapia farmacologica fino ad oltre 24 mesi, variabili a seconda della valutazione, ma in ogni caso per un periodo non inferiore ad un anno.
La riduzione cosi' lenta non ha alcun senso.


Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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[#4]
Utente
Utente
Grazie ancora dottore Ruggiero!
Domani mattina stesso andrò dal mio medico di fiducia e mi farò fare l'impegnativa per rivolgermi nuovamente ad uno psichiatra per reimpostare da capo la terapia farmacologica.

Volevo solo chiederle se è il caso di continuare le sedute di psicoterapia che attualmente seguo, o è meglio ricominciare veramente da capo con lo psichiatra (che oltretutto non è lo stesso che mi ha prescritto la paroxetina).

I miei migliori saluti

Massimiliano

[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

la scelta di proseguire la psicoterapia e' certamente personale.
Se ritiene di aver ottenuto benefici da tali sedute puo' certamente scegliere piu' facilmente di proseguire, diversamente sarebbe il caso di interrompere anche in accordo allo psicoterapeuta.

La reimpostazione della terapia farmacologica potra' consenguentemente darle la possibilita' di rivalutare il percorso psicoterapeutico.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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