Adolescenza/età adulta

E' la prima volta che mi trovo a scrivere in un sito come questo, e non nascondo di avere molti dubbi riguardo questa mia decisione che ora, ad ogni parola che digito, mi appare sempre più strana. Se mi sono deciso a farlo è perché reputo insostenibile la situazione che sto vivendo, un disagio interiore che mi sta portando sempre più verso la Noia, intesa come alienazione ed impossibilità di raggiungere la realtà e non, come erroneamente si può credere, di una banale assenza di semplice divertimento.
Ho sempre creduto, con la naturale illusione dei ragazzi, di poter oscillare in eterno tra i diciassette e i diciotto anni. Ma inevitabilmente sono cresciuto e, come è giusto, devo pagare il prezzo doloroso del cambiamento. Il guscio di adolescente, già di per se piuttosto debole, si è infine spezzato. Finalmente sono conscio della mia debole identità di singolo, di individuo che vive secondo un insieme di valori, un'etica, degli ideali. Una persona che per la prima volta si affaccia veramente alla vita. Naturalmente questo processo non è stato così semplice e immediato, bensì lungo e doloroso. Guardandomi intorno non riuscivo a stabilire un rapporto con quelli che fino a poco tempo prima rappresentavano gli affetti della mia vita. Gli amici venivano lentamente inghiottiti da quel senso di irrealtà, di incomunicabilità che sembrava cancellare ogni altra cosa. Non riuscivo più a riconoscermi nei loro gesti. Mi sono trovato così davanti un muro, un ostacolo che non riuscivo a superare ma che, grazie ad una persona, sono riuscito almeno a scalare. Tra tutti coloro che, lentamente, si stavano allontanando dalla mia vita, solo la distanza da una persona mi provocava veramente dolore. Una ragazza, più piccola di me di un anno, con la quale vivo un rapporto di amicizia che non ho mai provato prima d'ora. E' un rapporto strano, "diverso", qualcosa di cui entrambi, in qualche modo, abbiamo paura. Tra noi non c'è mai stato niente di fisico, né un abbraccio, né una carezza, neanche il minimo tocco. Abbiamo bisogno di quello che siamo, del nostro rapporto, ce lo siamo detti molte volte e forse proprio è proprio questa consapevolezza a renderci così fragili. E' grazie a lei che ora, in qualche modo, mi trovo sulla sommità del muro. Ed è per colpa sua che adesso mi ritrovo bloccato sulla cima dello stesso, a metà di una condizione primitiva (adolescente) e una futura della quale riesco ad intuire solo le forme (uomo). Lei è cambiata, è diventata un'altra. O, forse, è semplicemente rimasta ferma, lasciandomi andare via. Il nostro rapporto è ora strutturalmente impossibile, eppure io non so rinunciarvi. Sento di aver bisogno di lei, di quello che eravamo, ma al contempo sono consapevole che solo riuscendo a liberarmene potrei finalmente superare questo muro che mi sta consumando. Non so più cosa fare.
Vogliate scusare la confusione, ma 3000 caratteri sono davvero troppo pochi per esprimere quello che provo. Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione.
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Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5
Gentile Utente
credo che sia un po' troppo severo nel modo di giudicare gli altri.
Molti adolescenti vivono quello che sta vivendo lei.
Lei dimostra una profonda consapevolezza di quanto sta attraversando in questa fase, ma ricordi che ognuno ha i suoi tempi, non è detto che la sua amica non possa in futuro recuperare il terreno che lei ritiene che stia perdendo, quindi perché pensare di rompere il rapporto? Eppoi ricordi, l'evoluzione di ognuno di noi non può dipendere dai rapporti con gli altri, la nostra maturazione dipende solo da noi: rapportarci agli altri ci permette di fare esperienze e queste sono sempre arricchenti.
Se ha altri dubbi o domande siamo qua, ma abbia maggiore pazienza e non bruci le tappe, viva i suoi 19 anni in modo più spensierato.

SALUTI
Dr. Carlo Conti

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 340 11
Gentile utente, i 19 anni sono l'età in cui si cominciano a fare alcuni "conti" più precisi riguardo la propria vita.

Facilmente corrispondono al periodo in cui si sceglie l'ultimo corso di studi, o si comincia a lavorare. In ogni caso ci si trova di fronte a un passaggio importante, che comincia a sancire la sempre maggiore autonomia che presto o tardi bisgona cominciare a gestirsi.

Anche la gestione dei rapporti umani più forti dell'adolescenza cambia, si evolve: non si possono più dare per scontati tanti aspetti su cui prima non ci si soffermava, ed è più facile che le strade da intraprendere si diversifichino.

Si tratta di un fisiologico processo di lutto: abbandonare uno stato precedente per muoversi verso qualcosa di nuovo, ma portandosi dentro qualcosa che arricchisce, e che mantiene un filo tra passato, presente e futuro.

Può essere, è vero, molto doloroso, ma è il passo necessario per costruire qualcosa di nuovo e continuare a crescere in maniera consapevole. Lei, d'altra parte, ha fatto un'analisi piutosto accurata di come si sente: mi fa pensare lei abbia delle discrete capacità di autoosservazione, che sono uno strumento fondamentale per affrontare i momenti belli e quelli più difficili.

Probabilmente la ragazza di cui ci ha scritto è stat importante per accompagnarla per un tratto, ma per come sono adesso le cose lei deve pensare di farcela da solo, o di trovare altre persone che possano sostenerla nel processo di cambiamento. In diverse fasi della vita può capitare che alcune persone diventino importanti per un periodo limitato e collegato a determinati eventi: non si tratta necessariamente di dipendenza, ma della possibilità di investire su di sè rispecchiandosi nell'altro.

Cordialmente,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
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