Non riesco a trattenere l'ira
Salve,
ho 26 anni, il mio problema è vivere nella sensazione che le cose non dipendano da me. Quando sono lucido so perfettamente di essere sciocco a commettere determinati sbagli, ma poi ci ricasco puntualmente. Innanzitutto ho un'irascibilità fuori dal comune. Basta pochissimo per andare su di giri e iniziare a urlare e - ultimamente - a lanciare cose. Questo ovviamente mi porta ad avere frequenti scontri con la persona con cui convivo, che io giudico, quando sono lucido, nel mio intimo, una povera vittima del mio umore. C'è da dire che gli scatti d'ira non vengono dal "nulla", ma sono sempre provocati da cose che mi infastidiscono. Semmai è la tollerabilità che si è abbassata troppo: basta un niente per partire in quattro, minacciare di andare via, spaccare cose. Per fortuna riesco a trattenere la violenza fisica. Spero di riuscirci sempre.
Finita "la crisi", dopo poco, rifletto e penso di essere davvero stupido perché sono ricaduto nello stesso errore di cui conosco perfettamente le dinamiche. Come se in me convivessero due "anime", di cui una prende il sopravvento, quando vuole, ed è violenta, animale, incontrollabile.
Se le cose non vanno come io mi aspetto perdo il controllo. Ho notato che la cosa tende a cronicizzarsi in periodi di stress piu' acuto. Poi improvvisamente, invece, in altri periodi ritorno molto piu' tollerante.
Se guardo indietro al mio passato, gli episodi che potrebbero giustificare in qualche modo un disagio psichico sono essenzialmente due: ho avuto una lunga degenza in ospedale a 8 anni, in un ospedale orribile e sporco in cui un medico canticchiava allegramente mentre io soffrivo (lo ricordo come fosse successo ieri) e mi prendeva in giro per il mio sovrappeso. Un animale anche lui. Qualche anno dopo invece mia madre si è ammalata di cancro e ha trascorso diversi mesi lontano da casa per curarsi. E' guarita ma non è mai tornata sana al 100%, e questo ha portato anche a lei dei disagi "psicologici", poiché è diventata ossessiva (sebbene le fosse già precedentemente, in parte), ha preso a piagnucolare e ricattare arrivando a volte a offendere e augurarmi di passare "quello che aveva passato lei".
Insomma, immagino che ci vorrebbero anni di pallosissima analisi per cavare un ragno dal buco. La domanda infine, però, si riduce a questo: essendo io completamente CONSAPEVOLE di aver subito dei traumi e della sintomatologia che ne consegue, ed essendo perfettamente CONSAPEVOLE degli sbagli che compio personalmente ogni giorno, come faccio a sconfiggere questa sensazione di "inutilità" delle mie azioni? Qualsiasi cosa io faccia finisco sempre per ritrovarmi al punto di partenza, frustrato perché faccio soffrire la persona che mi ama, stressato, logorato dalla rabbia e dal disappunto verso me stesso.
Grazie se vorrete aiutarmi con una risposta più lunga delle canoniche: "ha bisogno di un consulto specialistico". Lo so bene.
ho 26 anni, il mio problema è vivere nella sensazione che le cose non dipendano da me. Quando sono lucido so perfettamente di essere sciocco a commettere determinati sbagli, ma poi ci ricasco puntualmente. Innanzitutto ho un'irascibilità fuori dal comune. Basta pochissimo per andare su di giri e iniziare a urlare e - ultimamente - a lanciare cose. Questo ovviamente mi porta ad avere frequenti scontri con la persona con cui convivo, che io giudico, quando sono lucido, nel mio intimo, una povera vittima del mio umore. C'è da dire che gli scatti d'ira non vengono dal "nulla", ma sono sempre provocati da cose che mi infastidiscono. Semmai è la tollerabilità che si è abbassata troppo: basta un niente per partire in quattro, minacciare di andare via, spaccare cose. Per fortuna riesco a trattenere la violenza fisica. Spero di riuscirci sempre.
Finita "la crisi", dopo poco, rifletto e penso di essere davvero stupido perché sono ricaduto nello stesso errore di cui conosco perfettamente le dinamiche. Come se in me convivessero due "anime", di cui una prende il sopravvento, quando vuole, ed è violenta, animale, incontrollabile.
Se le cose non vanno come io mi aspetto perdo il controllo. Ho notato che la cosa tende a cronicizzarsi in periodi di stress piu' acuto. Poi improvvisamente, invece, in altri periodi ritorno molto piu' tollerante.
Se guardo indietro al mio passato, gli episodi che potrebbero giustificare in qualche modo un disagio psichico sono essenzialmente due: ho avuto una lunga degenza in ospedale a 8 anni, in un ospedale orribile e sporco in cui un medico canticchiava allegramente mentre io soffrivo (lo ricordo come fosse successo ieri) e mi prendeva in giro per il mio sovrappeso. Un animale anche lui. Qualche anno dopo invece mia madre si è ammalata di cancro e ha trascorso diversi mesi lontano da casa per curarsi. E' guarita ma non è mai tornata sana al 100%, e questo ha portato anche a lei dei disagi "psicologici", poiché è diventata ossessiva (sebbene le fosse già precedentemente, in parte), ha preso a piagnucolare e ricattare arrivando a volte a offendere e augurarmi di passare "quello che aveva passato lei".
Insomma, immagino che ci vorrebbero anni di pallosissima analisi per cavare un ragno dal buco. La domanda infine, però, si riduce a questo: essendo io completamente CONSAPEVOLE di aver subito dei traumi e della sintomatologia che ne consegue, ed essendo perfettamente CONSAPEVOLE degli sbagli che compio personalmente ogni giorno, come faccio a sconfiggere questa sensazione di "inutilità" delle mie azioni? Qualsiasi cosa io faccia finisco sempre per ritrovarmi al punto di partenza, frustrato perché faccio soffrire la persona che mi ama, stressato, logorato dalla rabbia e dal disappunto verso me stesso.
Grazie se vorrete aiutarmi con una risposta più lunga delle canoniche: "ha bisogno di un consulto specialistico". Lo so bene.
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Gentile ragazzo,
la mia risposta purtroppo sarà proprio la risposta che ha già anticipato, ma cercherò anche di spiegarle il perchè secondo la mia opinione sarebbe opportuno che contattasse uno psicologo/psicoterapeuta.
Innanzitutto lei sembra abbia una buona consapevolezza dei suoi problemi e questo è un buon punto di partenza, anche se come ha potuto constatare lei stesso non è sufficiente per risolvere la situazione.
In secondo luogo riporta due episodi che ha vissuto come eventi traumatici. Purtroppo anche in questo caso, la sola consapevolezza non è sufficiente a trovare anche il modo per gestire le influenze che questi episodi hanno avuto o possono aver avuto su di lei. Inoltre è sì possibile che questi eventi abbiano contribuito in qualche modo a creare la situazione attuale ma non è detto che ne siano la sola causa o la causa diretta. Oltre a ciò sarebbe opportuno avere un quadro più approfondito della situazione, anche e soprattutto rispetto agli episodi di rabbia che riporta. Sembra, infatti, avere molta difficoltà nel gestire questi eccessi di rabbia e lei stesso ammette che possa esserci il rischio di non riuscire prima o poi a trattenersi dalla violenza ("Per fortuna riesco a trattenere la violenza fisica. Spero di riuscirci sempre").
E' evidente che sia lei che la persona con cui vive, stiate soffrendo per questa situazione e anche solo questo sarebbe un motivo valido per cercare l'aiuto di un professionista. Non è necessario sottoporsi a "anni di pallosissima analisi per cavare un ragno dal buco", esistono diversi orientamenti e alcune psicoterapie (cognitivo-comportamentale, strategica...) sono più brevi e più orientate sul sintomo.
Lei è già arrivato alla conclusione che da solo difficilmente riuscirà a uscire da questa situazione, ora deve "solo" maturare la motivazione giusta per fare il passo successivo e contattare un professionista.
Un cordiale saluto
la mia risposta purtroppo sarà proprio la risposta che ha già anticipato, ma cercherò anche di spiegarle il perchè secondo la mia opinione sarebbe opportuno che contattasse uno psicologo/psicoterapeuta.
Innanzitutto lei sembra abbia una buona consapevolezza dei suoi problemi e questo è un buon punto di partenza, anche se come ha potuto constatare lei stesso non è sufficiente per risolvere la situazione.
In secondo luogo riporta due episodi che ha vissuto come eventi traumatici. Purtroppo anche in questo caso, la sola consapevolezza non è sufficiente a trovare anche il modo per gestire le influenze che questi episodi hanno avuto o possono aver avuto su di lei. Inoltre è sì possibile che questi eventi abbiano contribuito in qualche modo a creare la situazione attuale ma non è detto che ne siano la sola causa o la causa diretta. Oltre a ciò sarebbe opportuno avere un quadro più approfondito della situazione, anche e soprattutto rispetto agli episodi di rabbia che riporta. Sembra, infatti, avere molta difficoltà nel gestire questi eccessi di rabbia e lei stesso ammette che possa esserci il rischio di non riuscire prima o poi a trattenersi dalla violenza ("Per fortuna riesco a trattenere la violenza fisica. Spero di riuscirci sempre").
E' evidente che sia lei che la persona con cui vive, stiate soffrendo per questa situazione e anche solo questo sarebbe un motivo valido per cercare l'aiuto di un professionista. Non è necessario sottoporsi a "anni di pallosissima analisi per cavare un ragno dal buco", esistono diversi orientamenti e alcune psicoterapie (cognitivo-comportamentale, strategica...) sono più brevi e più orientate sul sintomo.
Lei è già arrivato alla conclusione che da solo difficilmente riuscirà a uscire da questa situazione, ora deve "solo" maturare la motivazione giusta per fare il passo successivo e contattare un professionista.
Un cordiale saluto
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 5k visite dal 29/01/2010.
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