Separazione e paura della diagnosi
Buongiorno,
quasi due mesi fa sono stata lasciata dal mio ragazzo, dopo una relazione stabile di 14 mesi, praticamente senza preavviso (qualcosa, io credo la paura di affrontare il nostro rapporto sapendo che le differenze tra noi erano molte, lo ha spaventato, e la sua reazione è stata di lasciarmi, un po' come quando si dice "togliere il dente").
Quando dopo oltre un mese ho iniziato a sentirmi meglio e ho capito che non potevamo tornare insieme ma dovevo andare oltre, perché non riuscivo più a fidarmi di lui, sono stata spaventata (suggestionata?) da un articolo su un quotidiano che parlava di una MST, per la quale all'inizio del rapporto non avevo chiesto a lui di eseguire il test, ma mi ero "fidata" della sua parola (so che non si fa, ma in quei momenti non è facile, soprattutto se ti sei innamorata come una quindicenne). Quasi d'istinto, così, per tranquillità mia (e di chi spero verrà dopo), ho prenotatato un test per questa malattia. Da quel momento ha iniziato a montarmi il panico, riesco a pensare solo a questa cosa pur non essendo oggettivamente cambiato nulla da prima della prenotazione. A ciò si aggiunge il sapere che avrò i risultati solo tra 10 giorni, che per come sono stata in questi due giorni mi sembrano un'eternità. Non riesco a parlarne con nessuno, non voglio spaventare né amici né parenti per qualcosa che credo (spero) si risolverà con un nulla di fatto. Nei confronti dei miei genitori mi sento in colpa, perché loro mi avevano dato tutti gli strumenti necessari a non ritrovarmi in questa situazione, oltre che tutta la loro fiducia, e invece mi trovo qui lo stesso. Non mi sento di parlarne con amiche, perché temo che invece loro mi dicano che, al contrario mio, hanno adottato altri comportamenti più sicuri. So che se avessi fatto diversamente in passato ora non sarei con questo patema, e per questo mi sento male.
Vorrei chiedere se questa mia condizione e le mie paure sono normali, come si spiegano, e soprattutto se passeranno una volta risolta la situazione...o se comparirà qualche paura nuova...
Grazie
L.
quasi due mesi fa sono stata lasciata dal mio ragazzo, dopo una relazione stabile di 14 mesi, praticamente senza preavviso (qualcosa, io credo la paura di affrontare il nostro rapporto sapendo che le differenze tra noi erano molte, lo ha spaventato, e la sua reazione è stata di lasciarmi, un po' come quando si dice "togliere il dente").
Quando dopo oltre un mese ho iniziato a sentirmi meglio e ho capito che non potevamo tornare insieme ma dovevo andare oltre, perché non riuscivo più a fidarmi di lui, sono stata spaventata (suggestionata?) da un articolo su un quotidiano che parlava di una MST, per la quale all'inizio del rapporto non avevo chiesto a lui di eseguire il test, ma mi ero "fidata" della sua parola (so che non si fa, ma in quei momenti non è facile, soprattutto se ti sei innamorata come una quindicenne). Quasi d'istinto, così, per tranquillità mia (e di chi spero verrà dopo), ho prenotatato un test per questa malattia. Da quel momento ha iniziato a montarmi il panico, riesco a pensare solo a questa cosa pur non essendo oggettivamente cambiato nulla da prima della prenotazione. A ciò si aggiunge il sapere che avrò i risultati solo tra 10 giorni, che per come sono stata in questi due giorni mi sembrano un'eternità. Non riesco a parlarne con nessuno, non voglio spaventare né amici né parenti per qualcosa che credo (spero) si risolverà con un nulla di fatto. Nei confronti dei miei genitori mi sento in colpa, perché loro mi avevano dato tutti gli strumenti necessari a non ritrovarmi in questa situazione, oltre che tutta la loro fiducia, e invece mi trovo qui lo stesso. Non mi sento di parlarne con amiche, perché temo che invece loro mi dicano che, al contrario mio, hanno adottato altri comportamenti più sicuri. So che se avessi fatto diversamente in passato ora non sarei con questo patema, e per questo mi sento male.
Vorrei chiedere se questa mia condizione e le mie paure sono normali, come si spiegano, e soprattutto se passeranno una volta risolta la situazione...o se comparirà qualche paura nuova...
Grazie
L.
[#1]
Gentile ragazza, l'unica cosa certa in questo momento mi pare il fatto che lei è in ansia per la sua diagnosi. La sua sofferenza deriva principalmente da questa paura e non da altro.
Quindi, se ci fosse da effettuare una diagnosi oggi, bisognerebbe focalizzarsi più su questi sintomi che sulla possibilità di aver contratto una MST.
Non è possibile sapere se una volta saputo l'esito dell'esame la sua ansia cesserà o continuerà, ma di nuovo, se lei si preoccupa per questo vuol dire che è suscettibile all'ansia.
Io se fossi in lei aspetterei il responso e poi mi regolerei di conseguenza. Se il responso sarà negativo e l'ansia non sarà cessata, allora potrebbe essere il caso di rivolgersi a uno specialista psicologo/psicoterapeuta. Questo l'aiuterebbe anche a superare meglio la separazione, se ce ne fosse bisogno.
Cordiali saluti
Quindi, se ci fosse da effettuare una diagnosi oggi, bisognerebbe focalizzarsi più su questi sintomi che sulla possibilità di aver contratto una MST.
Non è possibile sapere se una volta saputo l'esito dell'esame la sua ansia cesserà o continuerà, ma di nuovo, se lei si preoccupa per questo vuol dire che è suscettibile all'ansia.
Io se fossi in lei aspetterei il responso e poi mi regolerei di conseguenza. Se il responso sarà negativo e l'ansia non sarà cessata, allora potrebbe essere il caso di rivolgersi a uno specialista psicologo/psicoterapeuta. Questo l'aiuterebbe anche a superare meglio la separazione, se ce ne fosse bisogno.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Gentile utente,
in questo momento mi sembra abbastanza fisologico che lei sia preoccupata per l'esito dei suoi esami: si tratta di una questione importante.
Per valutare se si tratti di ansia o meno, bisognerebbe innanzitutto approfondire l'entità dei suoi disturbi, e soprattutto verificarne la durata nel tempo. Concordo quindi con il collega nel dirle di aspettare l'esito degli esami clinici prima di immaginarsi scenari preoccupanti dal punto di vista psicologico.
In alcune situazioni, peraltro, può verificarsi un'accentuazione di un determinato stato emotivo dovuta alla "coda" dell'elaborazione di un avvenimento importante come una separazione. Cioè: potrebbe anche essere che in questo momento la preoccupazione fisiologica legata all'esito degli esami sia amplificata dalle emozioni che si collegano alla perdita del partner, che poi è anche il motivo per cui lei sta facendo gli accertamenti.
Cordialmente,
in questo momento mi sembra abbastanza fisologico che lei sia preoccupata per l'esito dei suoi esami: si tratta di una questione importante.
Per valutare se si tratti di ansia o meno, bisognerebbe innanzitutto approfondire l'entità dei suoi disturbi, e soprattutto verificarne la durata nel tempo. Concordo quindi con il collega nel dirle di aspettare l'esito degli esami clinici prima di immaginarsi scenari preoccupanti dal punto di vista psicologico.
In alcune situazioni, peraltro, può verificarsi un'accentuazione di un determinato stato emotivo dovuta alla "coda" dell'elaborazione di un avvenimento importante come una separazione. Cioè: potrebbe anche essere che in questo momento la preoccupazione fisiologica legata all'esito degli esami sia amplificata dalle emozioni che si collegano alla perdita del partner, che poi è anche il motivo per cui lei sta facendo gli accertamenti.
Cordialmente,
Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.6k visite dal 10/01/2010.
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