Una situazione che non cambia anche

Carissimo dottore le scrivo la mia storia non soltato per avere un suo parere professionale, ma anche e soprattutto perchè non nessuno a cui poterla raccontare. Da tempo mi porto questo fardello senza possibilità di potermene liberare. Ho 26 anni e da circa 7 anni sono fidanzata con un ragazzo. La nostra storia è sempre anadata a gonfie vele. Nonostante la lunga durata del nostro rapporto, riusciamo a combattere la routine e l'abitudine...insieme stiamo bene e nutriamo vicendevolmente un amore sincero. Tuttavia le difficoltà e i problemi non sono mai mancati anzi, proprio quelli, li abbiamo sempre affrontati e ogni volta sono stati motivo di crescita. Questa volta però è vermente difficile...Da circa un anno il mio ragazzo, come mai aveva fatto prima d'allora mi ha parlato del suo malessere che a quanto pare affonda le raici in un passato molto remoto. Per me è stato un fulmine a ciel sereno e soprattutto mi sono chiesta come mai, prima d'allora io non mi era mai accorta di nulla e anche, perchè, vista la profondità e la serietà del nostro rapporto il mio ragazzo avesse deciso di aspettare tanti anni prima di parlarne. Insomma mi sono sentita si in colpa, ma anche profondamente ferita dalla sua palese mancanza di fiducia nei miei confronti. Avevo sempre notato e per quel che potevo cercato di aiutarlo nei suoi periodi di depressione, ma credevo si trattasse di momenti transitori, quelli che capitano un pò a tutti e invece no...Credo che lui soffra di disturbi ossessivi compulsivi uniti ad una depressione.Mi ha spiegato che ha un'attenzione smisurata per il suo naso, che vede ovunque e la cui immagine interferisce in ogni azione quotidiana. Io non capisco se quest'immagine la vede davvero o è proiettata dalla sua mente. Ciò detto, può immaginare la sofferenza di quest'ultimo anno... lo vede soffrire di fronte ad una situazione che non cambia anche in terapia ed io mi sento letteralmente impotente...Mi preoccupo per lui e perchè negarlo mi preoccupo anche per me. Un paio di volte sbirciando (mi perdoni solo per capire) tra le sue cose ho letto frasi del tipo"vorrei che la morte sopraggiungesse presto perchè la mia non è vita", "Se avessi il coraggio mi toglierei la vita ma non ne sono capace", "per me non esiste futuro". Io vivo nell'angoscia, nella paura e soffro del fatto che neppure il nostro amore riesce a dargli un motivo per vivere per essere sereno. Che cosa posso fare per aiutarlo?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
il tuo ragazzo è già seguito da qualcuno? Cosa intendi quando citi "in terapia"?

In questi casi infatti la migliore soluzione sarebbe quella di avere sia un supporto psichiatrico che psicoterapeutico, meglio se ad indirizzo cognitivo-comportamentale, la cui associazione permette di ottenere i migliori risultati nel trattamento dei disturbi ossessivi.

Spesso queste condizioni sono associate a vissuti depressivi, che come tali riducono la probabilità che il soggetto decida autonomamente di farsi curare: in questo potresti essergli d'aiuto, cioè nel provare a parlargli della cura.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Utente
Utente
La ringrazio infinitamente per la sua risposta immediata. Quanto alla sua domanda si, è già seguito da uno psicoterapeuta e da uno psichiatra, assume dei medicinali ( un ansiolitico ed un antidepressivo). Il fatto è che sono passati forse più di sei mesi e per ora, anche a detta di lui non ci sono risultati.Il suo malessere, la sua depressione, il suo pessimismo la sua apatia continuano a persistere inesorabilmente. Lui pensa davvero di non avere più nessuna possibilità di guarigione... non c'è nulla che lo stimoli... Crede che potrbbe davvero arrivare a tentare il suicidio?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Non lo so, ma se temi il peggio ti consiglio di parlarne con lui, chiedendogli di contattare psicoterapeuta e psichiatra. Se dovesse rifiutarsi ti consiglio di confrontarti con i genitori.

La cosa più probabile è che il tuo ragazzo non dica esattamente allo psichiatra come evolve il suo umore: però se lo fa capire a te un motivo ci sarà.

Prova a parlare con lui.
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Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
Gentile ragazza,
dal suo racconto lei riporta alcuni sintomi del suo ragazzo che verosimilmente potrebbero fare pensare ad uno stato depressivo (umore depresso, pensieri di togliersi la vita, scarse aspettattive verso il futuro, pessimismo, apatia ecc.)ed anche la terapia farmacologica che assume potrebbe lecitamente confermare questo.
E' probabile, come avviene frequentemente, che questa sintomatologia sia secondaria al fatto che il suo ragazzo sia terribilmente preoccupato per il suo naso.
Ma può essere anche vero il contrario, cioè che la depressione abbia portato il suo ragazzo a sviluppare una sorta di pensiero ossessivo sul suo naso.
Queste dinamiche dovrebbero conoscerle i suoi terapeuti.

Ma, mi perdoni, quali sono i sintomi che le hanno fatto affermare che il suo ragazzo soffre di un disturbo ossessivo compulsivo?

è stata la diagnosi fatta dallo psichiatra e dal suo terapaueta?
ha letto qualcosa a riguardo ed ha pensato che potesse ben adattarsi al suo ragazzo?

Avere una ossessione altamente invalidante limitata ad una parte del proprio corpo così come lei ha scritto, potrebbe far pensare a disturbi diversi da quello che ha citato lei....anzi non potrebbe, dovrebbe.

Cosa puo fare per aiutarlo?
Se davvero teme che il suo ragazzo possa compiere un gesto estremo, la cosa migliore è chiederlo direttamente a lui. In questi casi la cosa migliore è parlare direttamente con l'interessato circa le sue intenzioni.
A parte questo, per terminare la risposta alla sua domanda, cerchi di motivare il suo ragazzo a continuare entrambi i percorsi terapeutici (tenendo cmq presente che non si può obbligare nessuno)e al massimo potrebbe fare uno di quei corsi che si fanno ai familiari di un paziente depresso che danno loro alcune informazioni di base sul disturbo fornendo anche indicazioni su come sia meglio comportarsi e comunicare con loro.

Cordialmente e a disposizione per altri chiarimenti

Dr. Massimo DAlessandro
Psicologo-Psicoterapeuta
www.massimo-dalessandro.com

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Utente
Utente
Innanzitutto scrivo per ringraziare infinitamente sia il dottor Bulla che il dottor D'Alessandro. Quanto a quello che ho scritto volevo precisare che la diagnosi non è quella riferitaci nè dallo psichiatra e nè dallo psicoterapeuta. Entrambi non si sono mai espressi in tal senso affermando l'inutilità di circoscrivere la situazione, il problema in unaclassificazione. All'inizio, infatti, ho pensato che il dottore preferisse non pronunciarsi sulla diagnosi per non spaventare il mio fidanzato ma, a questo punto questa tesi non sta in piedi. Devo dire che io mi fido molto dello psicoterapeuta...sicuramente nn ho le competenze per giudicare la sa professionalità, le sue capacità ma, dopo alcune sedute in cui ho accompagnato il mio fidanzato mi sono fatta una buona idea. Insomma mi ha fatto una buona impressioe. Cio' nonostante... non vedi nessun mglioramento. Non penso che il mio ragazzo possa davvero arrivare ad un gesto estremo anche se più volt mi ha espresso anche faccia a faccia il suo desiderio di farla finita nonche' la mancanza di coraggio nell'avverare questo desiderio. Quanto alla possibilità di parlarne con i genitori volevo dirle che l'ho fatto. Per la verità ho convinto lui a parlargliene... La risposta dei geitori è stata immediata, attenta... lo hanno incoraggiato a continuare il percorso che già aveva iniziato con lo psicoterapeuta anche se, er dirla tutta credo che sua madre sottovaluti molto il problema o forse cerca di minimizzare perchè ha paura. I rapporti del mio fidanzato con sua madre non sono buoni ed io ho la netta sensazione che anche questo centri qualcosa. Tuttavia le mie sono solo ipotesi...Mi creda è veramente difficile per me...cerco di capire, di tirargli fuori quanto più possibile (con molta fatica perchè non parla facilmente della sua interiorità come anche della sua famiglia. L'unica cooa che da poco ha preso a ripetermi insistentemente è che vorrebbe essere nato in una famiglia diversa dalla sua. Una famiglia, che almeno apparentemente è normale.); alle volte sono anche un po' dura con lui nel tentativo di scuoterlo, di farlo reagire. Mi chiedo se ne verremo a capo? Sa quale è il problema? Il problema è che io, quando sono con lui cerco in tutti i modi di farlo reagire, di trasmettergli quella positività e quella speranza che lui ha completamenteperso, ma quando torno a casa tutte quelle certezze e quella speranza che ceco di trasmettergli vengono a mancare.
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Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
Gentile ragazza,
se lo psichiatra e lo psicologo hanno deciso di non comunicare al suo ragazzo la sua diagnosi, o avranno i loro buoni motivi ovvero sono soliti lavorare in questo modo. Il suo ragazzo e nessun altro, ha comunque il diritto di chiedere tutti i chiarimenti che vuole. Se vuole esercitare questo diritto bene, altrimenti sarebbe meglio non avventurarsi in diagnosi fai da te.

Per il resto mi sembra di capire che il suo ragazzo è circondato da persone desiderose di aiutarlo. L'aiuto più concreto che potete offrirgli è quello di lasciarvi coinvolgere nel percorso terapeutico dai professionisti che lo hanno in cura, secondo i modi e tempi da loro indicati (tenga presente però che non tutti i professionisti hanno questa abitudine). Anche in questo caso l'ultima parola spetterebbe sempre al suo ragazzo.

Il fatto che lei dica "Cerco di tiragli fuori il più possibile", "cerco di capire", "provo a scuoterlo" "alle volte sono anche un po' dura... per farlo reagire" ecc, se da un lato mi conferma le vostre buone intenzioni ad aiutarlo dall'altro mi conferma l'idea che dovreste trovare dei modi più consoni per farlo, modi che possono essere suggeriti dai professionisti che si prendono cura del suo ragazzo.

Questi tentativi hanno pochi riscontri pratici sul piano terapeutico, mentre possono averne molti sul piano della vostra psiche "quando torno a casa tutte quelle certezze e quella speranza che ceco di trasmettergli vengono a mancare" e credo anche della salute mentale dei suoi genitori.

Cordialmente