Familiarità del bipolarismo

Buonasera,
Ringrazio in anticipo chi leggerà ed eventualmente risponderà al mio quesito.
Ho un parente di terzo grado con dei seri problemi di bipolarismo. Alcuni altri miei parenti dicono che io presento nel carattere molti aspetti simili a questa persona, che già mostrava segni di disagio prima che la malattia si manifestasse in forma acuta.
Gli aspetti sarebbero i seguenti:
- Periodi di esaurimento delle energie vitali.
- Periodi in cui mi "fisso" su un pensiero ossessivo come in una monomania; in alcuni casi perpetro dei rituali ossessivi per allontanare l'oggetto della mia paura o della mia fissazione (mi è successa una cosa del genere per la prima volta 10 anni fa; periodi simili si manifestano in media una volta ogni due anni e hanno durata variabile ma non inferiore al mese).
Tali periodi si alternano a fasi di condizioni psico-fisiche normali. E' possibile che, come suggeriscono i miei parenti, io debba provvedere a curarmi per evitare di avere lo stesso problema del parente di cui sopra?

Una seconda domanda. Sono andata da un terapeuta circa sei anni fa ma mi infastidiva terribilmente dover raccontare tutti i dettagli della mia vita personale ad una persona eatranea. All'inizio ero fiduciosa ed aperta poi ho iniziato a maltollerare sempre più questa forma di terapia. Mi sembrava che il terapeuta mi creasse problemi più che risolverli, e poi vivevo il suo lavoro come una forma di invadenza: una volta si è addirittura offeso perchè non gli ho raccontato una vicenda privata capitatami il mese prima. Eventualmente, esiste una forma di terapia in cui non si è obbligati a mettere lo psicologo a parte anche della vita sentimentale e familiare?
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile ragazza da quello che racconta sembra più che ci sia la presenza di una problematica legata ai disturbi ossessivi che non al disturbo bipolare.
inoltre ci sono delle problematiche psicologiche che possono essere strettamente legate a dinamiche famigliari ed è per questo che uno psicologo ha bisogno di consocerle così come ogni medico le chiederebbe una anamnesi per capire meglio una eventuale malattia e quindi curarla.
Se non da fiducia al suo curante (psicologo o medico) non permetterà a quest'ultimo di poterla aiutare.

saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr. Luca Martis Psicologo, Psicoterapeuta 153 4
"E' possibile che, come suggeriscono i miei parenti, io debba provvedere a curarmi per evitare di avere lo stesso problema del parente di cui sopra?"

Gentile Utente,

sicuramente ha descritto una serie di elementi che andrebbero approfonditi sia nel campo della professionalià psichiatrica:

a) valutare la specificità dele fenomeno, le incidenze di tipo fisiologico, metabolico ecc.

b) i rituali ossessivi

ed anche in quella psicologica/psicoterapeutica,

c) i rituali ossessivi ed eventualmente tutti gli aspetti psicologici per i quali neccessitò di un supporto psicologico anni fa.

Per quanto riguarda la seconda domanda:

"Eventualmente, esiste una forma di terapia in cui non si è obbligati a mettere lo psicologo a parte anche della vita sentimentale e familiare"

Non è chiarissima, ma la Psicoterapia può essere erogata anche dal Medico Psichiatra, che comunque entrerà nello specifico e nel dettaglio delle sue esperienze e della sua intimità come lo Psicologo.

Non esistono terapie che possano essere erogate da figure differenti da quelle citate precedentemente.

Come mai non lasciarsi andare durante una Psicoterapia?

Buona riflessione e


Cordiali saluti

Dr. Luca Martis



[#3]
Utente
Utente
Egregi medici,
come prima cosa mi scuso per aver dimenticato i saluti in calce al mio precedente messaggio.
Vi ringrazio inoltre per i pareri professionali che gentilemente avete voluto comunicarmi.
Quanto alla mia domanda formulata in maniera poco chiara, volevo sapere se è sempre e comunque necessario dover descrivere allo psicoterapeuta la propria situazione familiare, sentimentale etc. Capisco che la risposta è si.
Vi ringrazio ancora e vi porgo
Distinti saluti
[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazza, sono d'accordo con il collega De Vincentiis nel propendere più per un'ipotesi di tipo ossessivo che di altro tipo, nel suo caso, ma è solo un'ipotesi che andrebbe verificata e convalidata con colloqui di persona.

>>> Eventualmente, esiste una forma di terapia in cui non si è obbligati a mettere lo psicologo a parte anche della vita sentimentale e familiare?
>>>

Sì, diciamo che le varie forme di terapia investigano in modo diverso nel vissuto del paziente.

Ad esempio, molte forme di terapia breve approfondiscono solamente ciò che serve per poter agire sul disturbo. Per i disturbi d'ansia, come lo sono le ossessioni, non sono di solito necessari dettagli sulla vita sentimentale e familiare, ma più che altro sulle modailtà nelle quali il disturbo si manifesta e in cui il paziente vi risponde.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
Utente
Utente
Egregio dottor Santonocito,
Grazie anche a lei per i preziosi chiarimenti.
Cordiali saluti
[#6]
Dr.ssa Chiara Campadello Psicologo, Psicoterapeuta 13
Gentile ragazza,
ognuno di noi ha una sua storia che è unica, frutto di un corso di vita diverso da quello di chiunque altro, e avere un parente affetto da bipolarismo non è una condanna; forse la domanda che dovrebbe porsi non è se rischia di diventare come lui ma se questi segni di disagio che anche lei manifesta rendono la qualità della sua vita peggiore di come sarebbe se non li avesse, e se desidera comprenderne i motivi. Questo potrebbe essere un buon motivo per iniziare una terapia.

Riguardo al secondo quesito mi domandavo di che indirizzo teorico fosse il suo terapeuta precedente. A parte la comunicazione delle più generali informazioni riguardanti la propria vita, la psicoterapia non prevede l’”obbligo” di raccontare tutto, questo semmai è una possibilità che le offre: non succede tutti i giorni nella vita di trovarsi di fronte una persona che non la giudicherà né le dirà come deve comportarsi ma accoglierà le sue comunicazioni per aiutarla a trovare un senso. Ad ogni modo la condivisione di pensieri e sentimenti, specie quelli più intimi, non è un prerequisito del lavoro terapeutico anzi, spesso è una conquista, perché presuppone che si sia creata una fiducia tale da sentirsi sicuri ed accolti, cosa che evidentemente con il suo terapeuta non era successo. Niente le impedisce di riprovare.
Le faccio i miei più cari auguri

Dr.ssa Chiara Campadello
Psicoterapeuta dell'adolescenza e dell'età adulta
chiara.camp@inwind.it

[#7]
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
le porgo i miei ringraziamenti per la sua risposta.
Non so di che indirizzo teorico fosse il terapeuta, è un'informazione che non gli ho mai chiesto.
Il suo punto di vista è molto chiarificatore; l'idea di "prevenzione" che mi ero fatta, condizionata dai miei parenti, è probabilmente inadeguata alla natura delle problematiche psichiche.
Rinnovo i ringraziamenti e i saluti.
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