Un tempo non potevo fare
Dopo una terapia analitica durata sette anni, mentre ormai mi apprestavo a terminarla, incontro una persona diversissima da me che sconvolge completamente la mia vita emotiva. L'analisi infatti era iniziata per "far luce" sulla relazione complicata e sofferta con mia madre che mi aveva reso insicura e dubbiosa su me stessa e in particolare il forte rifiuto che sentivo da parte sua, una persona fredda, restia al contatto fisico sin da quando ero piccolissima. Iniziai a 39 anni l'analisi dopo una relazione lunga sedici anni che in parte aveva curato la mia carenza di affetto. Nel 2006 appunto incontrai un'altra persona. Da subito i problemi riguardarono la sua freddezza che si manifestava SOLO nell'intimità, non ci fu sintonia da subito, per quanto negli altri aspetti invece trovavo affinità. Dopo breve tempo in un crescendo di rabbia che per lo più rimaneva inespressa perchè mi pareva paradossale tutta la situazione, lo era per me vista la fase iniziale etc. etc., tolsi fuori il problema a cui però seguirono spiegazioni per me non abbastanza convincenti. Si trattava di un adulto, quindi con possibili problemi di prostata, che comunque non curava (segue l'igiene naturale, per cui niente medicine), mi si chiedeva pazienza. Io iniziai a stare molto male. Mancava quel contatto fisico normale fra una coppia, a prescindere dal rapporto vero e proprio, e questo non me lo spiegavo. Trovavo lui estremamente sensuale in ogni suo movimento, nella normalità degli atti, negli sguardi, ma lungi dall'esserlo nella pratica. Io sentivo il corpo che si contraeva, si contorceva, si irrigidiva sempre di più. Nel giro di un anno finii in depressione, la mia analisi proseguì, ripresi per alcuni mesi antidepressivi mio malgrado. Cercai stratagemmi per allontanarmi, non ci riuscii più di tanto perchè era sempre lì puntuale, accudente negli altri aspetti. Mi difesi, ma nel frattempo successe di tutto: mi persi completamente, spazzai quanto avevo ottenuto con gli anni di terapia, demolii quello che faticosamente, dolorosamente avevo costruito, tutti gli aspetti della mia vita registrarono questo crollo. Problemi al lavoro, nelle mie relazione importanti, ma soprattutto il rapporto con me stessa, persi di nuovo completamente fiducia in me. La mia cervelloticità prese piede e non riuscivo a fare un passo avanti, non avevo lucidità. Ora la risposta, mia, cervellotica, da cui non mi so staccare, è questa. Con quest'uomo ho rivissuto il trauma provato con mia madre, avere paura del rifiuto, non poterlo toccare, non poter vivere quel corpo come un tempo non potevo fare con mia madre. Ho terminato la terapia che intanto ha proseguito per altri 3 anni, totale 10 anni per ritrovarmi al punto di partenza. Il pensiero paralizzato, fisso su certi pensieri, il corpo dolorante, quell'irrigidimento del primo periodo è sfociato in nodi che hanno reso la mia schiena malata. La rabbia repressa alberga ovunque ed è la cosa che più mi fa male, mi sento fragile.
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Gentile signora, ho l'impressione che la grande rabbia che sta sentendo e l'instabilità emotiva e affettiva che ha sempre sperimentato siano un chiaro segno del fatto che la sua analisi non ha ottenuto i risultati sperati.
La depressione che ha avuto come intermezzo probabilmente è stata una conseguenza del suo continuo lottare contro i suoi mulini a vento, pur andando in analisi, senza riuscire ad avanzare nella direzione voluta.
Visto che ha passato così tanti anni in analisi, io le suggerisco di riprovare ad affidarsi a un diverso terapeuta, questa volta però scegliendone uno che utilizzi un approccio breve e focalizzato, in modo da ridurre innanzitutto i suoi sintomi il più velocemente possibile. Poi potrete anche lavorare sul resto.
Ma in questo momento mi sembra prioritario toglierla dalla sua situazione di sofferenza. E se poi ci sarà da "capire" qualcosa, ciò potrà avvenire con calma, anche dopo.
Cordiali saluti
La depressione che ha avuto come intermezzo probabilmente è stata una conseguenza del suo continuo lottare contro i suoi mulini a vento, pur andando in analisi, senza riuscire ad avanzare nella direzione voluta.
Visto che ha passato così tanti anni in analisi, io le suggerisco di riprovare ad affidarsi a un diverso terapeuta, questa volta però scegliendone uno che utilizzi un approccio breve e focalizzato, in modo da ridurre innanzitutto i suoi sintomi il più velocemente possibile. Poi potrete anche lavorare sul resto.
Ma in questo momento mi sembra prioritario toglierla dalla sua situazione di sofferenza. E se poi ci sarà da "capire" qualcosa, ciò potrà avvenire con calma, anche dopo.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 01/01/2010.
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