Alcuni consigli riguardo il mio problema di ipocondria

Salve, Vi scrivo per chiedere alcuni consigli riguardo il mio problema di ipocondria. Premetto che sono un soggetto ansioso e ho sofferto anni fà di attacchi di panico e mi sono sottoposto ben 3 volte alla psicoterapia cognitivo-comportamentale senza evidenti risultati. Non sto qui ad elencare tutti gli episodi in cui ho temuto e ancora temo per la mia salute in conseguenza a sintomi fisici di qualsiasi tipo. Le mie domande sono queste: la paura di ammalarsi può essere dovuta alla prospettiva di non essere più visti come esseri "normali" o "perfetti" dagli altri com noi vorremmo? Oppure nasconde l'angoscia di restare soli con il nostro male? Ed ancora: l'errata concezione di sentirsi bene come "non avere mai nessun disturbo" oppure "non avere mai nessun valore alterato" può peggiorare il problema? Vi ringrazio e attendo un riscontro.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile utente, i suoi quesiti meriterebbero un approfondimento vis a vis poichè rimanderebbero ad altri che difficilmente potranno essere approfonditi in questa sede. Le sue sono considerazioni che potrebbero valere solo per lei ma non modalità di pensiero universali che inducono alla ipocondria.
cosa intende per 3 volte a terapia comportamentale? tre cicli di qualche mese o solo tre sedute? ad ogni modo avrà affrontato determinati temi, pur senza risultati. Forse un confronto con un altro orientamento sarebbe auspicabile.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
provo prima a rispondere alle Sue domande

"la paura di ammalarsi può essere dovuta alla prospettiva di non essere più visti come esseri "normali" o "perfetti" dagli altri com noi vorremmo?"

Si, laddove il "perfezionismo" viene considerato un sintomo tipico del disturbo d'ansia. In questo contesto la malattia viene percepita come "l'imperfezione", mandando in tilt il sistema cognitivo del paziente.

"Oppure nasconde l'angoscia di restare soli con il nostro male?"

No, nasconde il timore di non riuscire a cavarsela in caso di malattia (bassa auto-efficacia percepita).

"l'errata concezione di sentirsi bene come "non avere mai nessun disturbo" oppure "non avere mai nessun valore alterato" può peggiorare il problema?"

Si, perchè rimanda all'errore cognitivo del "perfezionismo" di cui parlavamo sopra.

Può leggere questo articolo sulla paura delle malattie giusto per chiarirsi meglio le idee

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/408-ipocondria-la-paura-delle-malattie.html

Ed ora le mie considerazioni sul Suo caso.

Faccio miei i dubbi del Dottor De Vincentiis: cosa significano i 3 percorsi di psicoterapia? quanto sono durati? cosa significa che Lei non ha ottenuto risultati? quali risultati si aspettava?

Io penso che il Suo problema sia legato alla (probabile) tendenza ossessiva a rimuginare sulle cose, che forse andrebbe trattata prima della paura delle malattie.

Inoltre è proprio per attaccare questo tipo di sintomatologia cognitiva che sarebbe consigliata l'associazione tra psicoterapia e farmacoterapia. Possibile che nessuno dei 3 terapeuti le abbia consigliato una valutazione psichiatrica?

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Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Faccio seguito alle Vs. domande. Per quanto riguarda i tre cicli di psicoterapia, sono durati circa sei mesi ciascuno. In tutte e tre le circostanze sono stato io a interrompere. Quello che mi aspettavo di ottenere era di risolvere il mio problema, ma evidentemente pretendevo di risolverlo in un tempo troppo breve, e quindi mi ritrovavo ad andare alle sedute controvoglia e caricato di ulteriore ansia. In nessuna occasione mi è stata consigliata una terapia farmacologica di supporto, sebbene avessi espresso questo desiderio nella speranza di alleviare almeno in parte il malessere.
Saluti.
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Dr.ssa Chiara Moretti Psicologo, Psicoterapeuta 22 1
Gentile utente, volevo solo commentare una cosa che ha scritto riguardo la psicoterapia alla quale si è sottoposto. Volevo suggerirle di cambiare approccio terapeutico..potrebbe iniziare una terapia ad indirizzo dinamico, che, a differenza di quelle che ha fatto in precedenza, non mira a togliere il sintomo, ma piuttosto a renderle più chiaro perchè funziona in un determinato modo, e a cosa le serve proprio quel sintomo...insomma è un viaggio alla scoperta di sè stesso..certo, questo implica da parte sua la disponibilità a mettersi in gioco e a lasciare il tanto "amato" sintomo che finora l'ha protetta...si sente pronto per questo? credo che il primo passo sia proprio rispondere a questa domanda...

Dr.ssa Chiara Moretti
dr_chiaramoretti@yahoo.it

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