Se ne può uscire completamente ..?
Salve a tutti,
sono un ragazzo di 30 anni. Da circa tre anni e mezzo soffro di problemi di ansia e in alcune (poche per fortuna) scaturite in panico.
Ebbi il primo attacco ai tempi dei mondiali del 2006 (luglio). A settembre partii con cura psichiatrica (ssri – citalopram) e psicoterapia cognitivo comportamentale. Tempo 8-10 mesi circa gli attacchi di ansia erano ormai solo un ricordo. Nel frattempo scalai i farmaci gradualmente come da indicazioni dello psichiatra e continuai con la terapia cognitivo comportamente allargando sempre più le sedute.
Passè circa 1 anno ancora. A Novembre 2008, altro attacco, riparto con i farmaci, e riprendo la psicoterapia. Anche questa volta in qualche mese la situazione migliorò notevolmente.
Ad oggi posso dire di stare moooolto meglio. Faccio le mie cose, vado avanti nelle situazioni delle vita e del day by day. Purtroppo però ho ancora dei periodi, situazioni, in cui l’ansia si riaffaccia, magari 2-3 giorni e poi pian piano sfuma. Ne passano magari 20, e poi di nuovo, Ovviamente si riaffaccia per specifiche situazioni difficili della vita che mi accadono e per la quali, penso una persona con una “normale” sensibilità pur vivendole con intensità non sarebbe accompagnata come per me dall’ansia.
Quello che mi chiedo e per il quale vorrei in vostro parere è:
1. Devo pensare che questi periodi di ansia più forte, sia normali, facciano parte delle mia personalità che magari è più sensibile rispetto ad altre persone e vive determinate situazioni così. Quindi cercare di conviverci provando a trovare un cosiddetto gentlaman agreemant.
2. Posso sperare invece di arrivare ad una risoluzione diciamo, definitiva?
Ovviamente a me piacerebbe l’opzione 2.. Vi assicurò che è davvero una palla al piede portarsi l’ansia dietro quando non la si vuole. Per questo sarei anche disposto a cambiare psicoterapia, e/o provare qualche percorso differente. Sicuramente la mia terapeuta mi ha dato e mi ha fatto capire tanto. E gliene sono grato. Però cmq nonostante io segua i suoi consigli, cado cmq a volte in fastidiosi momenti di ansia. Certo me li so gestire, non evito le situazioni, faccio tutto quello che devo fare (ormai il copione l’ho imparato a memoria) ma cmq mi piacerebbe non averli più. Sto provando da ottobre a seguire delle classi di Bioenergetica, anche se non vedo risultati. Vorrei provare l’EMDR. Vorrei diciamo fare qualcosa per colmare quel 10% che mi manca per poter dire sono guarito., che ho chiuso.
Attendo qualche vostro prezioso consiglio.
Grazie e saluti!
sono un ragazzo di 30 anni. Da circa tre anni e mezzo soffro di problemi di ansia e in alcune (poche per fortuna) scaturite in panico.
Ebbi il primo attacco ai tempi dei mondiali del 2006 (luglio). A settembre partii con cura psichiatrica (ssri – citalopram) e psicoterapia cognitivo comportamentale. Tempo 8-10 mesi circa gli attacchi di ansia erano ormai solo un ricordo. Nel frattempo scalai i farmaci gradualmente come da indicazioni dello psichiatra e continuai con la terapia cognitivo comportamente allargando sempre più le sedute.
Passè circa 1 anno ancora. A Novembre 2008, altro attacco, riparto con i farmaci, e riprendo la psicoterapia. Anche questa volta in qualche mese la situazione migliorò notevolmente.
Ad oggi posso dire di stare moooolto meglio. Faccio le mie cose, vado avanti nelle situazioni delle vita e del day by day. Purtroppo però ho ancora dei periodi, situazioni, in cui l’ansia si riaffaccia, magari 2-3 giorni e poi pian piano sfuma. Ne passano magari 20, e poi di nuovo, Ovviamente si riaffaccia per specifiche situazioni difficili della vita che mi accadono e per la quali, penso una persona con una “normale” sensibilità pur vivendole con intensità non sarebbe accompagnata come per me dall’ansia.
Quello che mi chiedo e per il quale vorrei in vostro parere è:
1. Devo pensare che questi periodi di ansia più forte, sia normali, facciano parte delle mia personalità che magari è più sensibile rispetto ad altre persone e vive determinate situazioni così. Quindi cercare di conviverci provando a trovare un cosiddetto gentlaman agreemant.
2. Posso sperare invece di arrivare ad una risoluzione diciamo, definitiva?
Ovviamente a me piacerebbe l’opzione 2.. Vi assicurò che è davvero una palla al piede portarsi l’ansia dietro quando non la si vuole. Per questo sarei anche disposto a cambiare psicoterapia, e/o provare qualche percorso differente. Sicuramente la mia terapeuta mi ha dato e mi ha fatto capire tanto. E gliene sono grato. Però cmq nonostante io segua i suoi consigli, cado cmq a volte in fastidiosi momenti di ansia. Certo me li so gestire, non evito le situazioni, faccio tutto quello che devo fare (ormai il copione l’ho imparato a memoria) ma cmq mi piacerebbe non averli più. Sto provando da ottobre a seguire delle classi di Bioenergetica, anche se non vedo risultati. Vorrei provare l’EMDR. Vorrei diciamo fare qualcosa per colmare quel 10% che mi manca per poter dire sono guarito., che ho chiuso.
Attendo qualche vostro prezioso consiglio.
Grazie e saluti!
[#1]
Gentile ragazzo, a quanto scrive lei ha già fatto molta strada ma questo non sembra bastarle. Si chiede e ci chiede se potrà mai colmare quel 10% che sente mancante rispetto a quella che lei sentirebbe come guarigione e ha in programma di seguire altre strade per poter raggiungere questo suo obiettivo.
L'immagine che mi è venuta in mente quando ho letto la sua richiesta è stata quella di una persona che non ha ancora "deposto le armi", che continua a lottare con un lato di sè che non accetta e che non vuole. Questa sua lotta, però, a mio avviso è paragonabile alla lotta di una preda finita in una ragnatela: più cerca di divincolarsi e più rimane invischiata.
Non conosco personalmente il suo quadro e la sua situazione ma quello che credo, con tutti i limiti di questo contesto, è che il problema sia questa lotta che ha innescato per poter colmare questo 10% mancante.
Provi a riflettere su questa possibilità e sulla sua difficoltà nell'accettare questo "buco" come parte di se.
Un cordiale saluto
L'immagine che mi è venuta in mente quando ho letto la sua richiesta è stata quella di una persona che non ha ancora "deposto le armi", che continua a lottare con un lato di sè che non accetta e che non vuole. Questa sua lotta, però, a mio avviso è paragonabile alla lotta di una preda finita in una ragnatela: più cerca di divincolarsi e più rimane invischiata.
Non conosco personalmente il suo quadro e la sua situazione ma quello che credo, con tutti i limiti di questo contesto, è che il problema sia questa lotta che ha innescato per poter colmare questo 10% mancante.
Provi a riflettere su questa possibilità e sulla sua difficoltà nell'accettare questo "buco" come parte di se.
Un cordiale saluto
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it
[#3]
Gentile ragazzo,
purtroppo in questo contesto non è possibile risponderle o indicarle la strada da percorrere. Provi a parlarne con la terapeuta che l'ha seguita in questi anni e insieme provate a cercare la strada giusta per lei.
E' possibile che la "normalità" a cui tanto aspira sia più vicina a lei di quanto immagini.
In bocca al lupo
purtroppo in questo contesto non è possibile risponderle o indicarle la strada da percorrere. Provi a parlarne con la terapeuta che l'ha seguita in questi anni e insieme provate a cercare la strada giusta per lei.
E' possibile che la "normalità" a cui tanto aspira sia più vicina a lei di quanto immagini.
In bocca al lupo
[#4]
Utente
Ancora grazie dott.ssa,
purtroppo però so gia cosa mi direbbe la mia terapeuta: è normale avere dei periodi così, occorre pensare in positivo e cercare di superarli e bla bla bla... Me lo ha gia detto mille volte.
Del resto ricevere dal lei l'indicazione di provare una qualche terapia differente, sarebbe un auto affermazione inplicita da parte sua, che la sua cura non ha avuto (completamente) effetto.
Ciò nonostante quando le accennai la cosa, mi disse molto tranquillamente di fare quello che mi sento di fare e se non sento che una certa strada, una certa cura, è risolutiva per me, posso tranquillamente provarne di differenti.
Dall'altra parte c'è mia mamma (anche lei storica ansiosa in famiglia) che mi dice che più di tanto non si può fare, e mi consiglia di non stare a spendere altri soldi cercando la cura miracolosa....
che fare....?
purtroppo però so gia cosa mi direbbe la mia terapeuta: è normale avere dei periodi così, occorre pensare in positivo e cercare di superarli e bla bla bla... Me lo ha gia detto mille volte.
Del resto ricevere dal lei l'indicazione di provare una qualche terapia differente, sarebbe un auto affermazione inplicita da parte sua, che la sua cura non ha avuto (completamente) effetto.
Ciò nonostante quando le accennai la cosa, mi disse molto tranquillamente di fare quello che mi sento di fare e se non sento che una certa strada, una certa cura, è risolutiva per me, posso tranquillamente provarne di differenti.
Dall'altra parte c'è mia mamma (anche lei storica ansiosa in famiglia) che mi dice che più di tanto non si può fare, e mi consiglia di non stare a spendere altri soldi cercando la cura miracolosa....
che fare....?
[#5]
Gentile ragazzo,
Purtroppo ancora una volta non posso dirle cosa fare, se non invitarla a riflettere sui punti emersi e decidere sulla base di quanto reputa piu' funzionale per lei. Non so se provare altre strade possa aiutarla a raggiungere i suoi obiettivi perche' secondo il mio parere l'obiettivo che cerca di inseguire (ovvero raggiungere il 100% di normalita') e' quello che le procura ansia e insoddisfazione. Per questo motivo avevo suggerito di parlarne con la sua terapeuta, magari insieme potreste capire come reggiungere un obiettivo a lei piu' funzionale (ad esempio, accettare quel 10% di "buco"). Chiaramente se non crede che questo possa essere un suo obiettivo o che non possa raggiungerlo con l'attuale terapeuta nulla le vieta di cambiare. Magari provi a confrontarsi con la terapeuta e poi decida anche sulla base di quello che emergera'.
Un caro saluto
Purtroppo ancora una volta non posso dirle cosa fare, se non invitarla a riflettere sui punti emersi e decidere sulla base di quanto reputa piu' funzionale per lei. Non so se provare altre strade possa aiutarla a raggiungere i suoi obiettivi perche' secondo il mio parere l'obiettivo che cerca di inseguire (ovvero raggiungere il 100% di normalita') e' quello che le procura ansia e insoddisfazione. Per questo motivo avevo suggerito di parlarne con la sua terapeuta, magari insieme potreste capire come reggiungere un obiettivo a lei piu' funzionale (ad esempio, accettare quel 10% di "buco"). Chiaramente se non crede che questo possa essere un suo obiettivo o che non possa raggiungerlo con l'attuale terapeuta nulla le vieta di cambiare. Magari provi a confrontarsi con la terapeuta e poi decida anche sulla base di quello che emergera'.
Un caro saluto
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.9k visite dal 08/12/2009.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.