Dopo un lutto

Buongiorno, vi scrivo perché vorrei capire se ho bisogno di aiuto.
Ho 29 anni.Tre anni fa mio padre ha iniziato a stare male, e da lì il calvario. Girare per medici, fino ad arrivare alla diagnosi di una grave malattia ematologica. Da quel momento sono iniziate svariate tipologie di cure, tutte senza alcun esito. Quasi ogni giorno si era costretti ad attraversare tutta la città per recarsi in ospedale, e restarci diverse ore.
Poi il tentativo di trapianto di midollo.I mesi in attesa di sapere il risultato dei test di compatibilità.Poi l'esito, compatibile al 90%. La felicità mista all'enorme paura, per me era una grossa sfida ma mi sentivo FIERA di poter rendere un po' di vita a colui che mi aveva messo al mondo. Potevo salvarlo! Era per me un modo per dare senso alla mia vita.
E così il ricovero in camera sterile, con mia madre che faceva avanti e indietro da una stanza all'altra. Ma il giorno successivo al trapianto mio padre ha una complicazione, e da quel giorno tutto cambia.
Tutto si trasforma in un incubo, durato 7 mesi, fatto di speranze e illusioni, e poi momenti di tracollo. Vedere mio padre trasfiguarsi, perdere 20 kg, cambiare completamente fisionomia, non riuscivamo più a riconoscerlo.Come se una parte di lui fosse già morta, andata via chissà dove.
E poi il fatidico "non c'è più niente da fare", tra gli occhi lucidi dei medici.
Fino al momento in cui, ormai incosciente, ha esalato l'ultimo suo respiro, davanti a me e mia madre.L'unica cosa che ho provato in quel momento era voglia di scappare.Da quel momento in poi, e cioè circa 15 giorni fa, è stato tutto molto strano.Ho cercato inconsciamente di rifuggire ogni argomento, ho cercato di non piangere, di non parlarne, un po' per dare forza a mia madre e sorreggerla, perchè lei era veramente disperata.
Non è passata una notte che non l'abbia sognato, continuo a sognarlo in ospedale, ma lo vedo stare "bene", mi chiede di portarlo al mare lui l'adorava).E' forse perchè durante il giorno non sto affrontando il lutto, ed esso si ripercuote sul mio sonno?Cosa dovrei fare?
Io non mi sto forzando in nulla, ho vicino un compagno stupendo che mi è sempre stato vicino e potrei sfogarmi con lui, ma spesso è più la voglia di distrarmi che di parlarne e piangere.
Chi mi vede probabilmente pensa che sto bene e che sto affrontando bene questa perdita, ma inizio a non esserne più tanto sicura nemmeno io.Inoltre ci sono due cose che mi tormentano: la prima è che mio padre è morto per via di complicazioni dovute alla reazione del mio midollo,e troppe volte mi capita di pensare che sia stata colpa mia,anche se so razionalmente che valeva la pena tentare e tutti mi dicono che è stato un bel gesto..però..non riesco a darmi pace.Ero convinta di poterlo salvare,invece forse ho fatto il contrario.La seconda è che a lui non abbiamo detto nulla,non gli abbiamo detto che stava morendo,volevamo dargli la forza di lottare..e non so quanto sia stato giusto, forse aveva il diritto di sapere?
grazie dell'attenzione
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
mi permetta intanto di esprimerle le mie condoglianze per questa perdita dolorosa: mi sento vicino a Lei come a tutte le persone che, come me, hanno perso un genitore.

Cosa deve fare? Assolutamente nulla: deve rimanere ferma lì e soffrire e piangere finchè le viene.

Non ci sono alternative, se non qualche barlume di "normalità" legato al vivere quotidiano.

Sul senso di colpa direi che non è una reazione particolarmente preoccupante: esso infatti è un sintomo tipico dell'abbassamento dell'umore legato al lutto. Chi rimane in vita si chiede continuamente cosa avrebbe potuto fare o dire. Sarà così ancora per molto tempo, lo dico per esperienza, ma le assicuro che perderà di intensità.

Ha fatto bene a scriverci, è comunque un modo per sfogare ciò che si ha dentro.

Adesso ha bisogno di una scorpacciata di sentimenti e di emozioni, positive e negative.

Sono certo che tra qualche giorno capirà cosa voglio dire.
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Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile ragazza,
mi dispiace molto per la sua dolorosissima perdita. Negli ultimi anni la sua vita e quella dei suoi famigliari ha ruotato attorno a sofferenza, speranza e dolore. E' legittimo che lei oggi non sappia come affrontare questo momento. Dice di negare le proprie emozioni e di non mostrarsi debole perchè deve sostenere sua madre che sta soffrendo molto ma in questo modo sta negando la sua sofferenza e non si permette di vivere il suo lutto. Quando ha scoperto la compatibilità per il trapianto ha intravisto la luce della speranza ma poi questa si è tramutata in drammatica realtà lascandole un immeritato senso di colpa. Le domande che si pone non fanno altro che aumentare il suo dolore ma mi rendo conto che lei in questo momento non riesca a non porsele. Per questo motivo e per aiutarla a vivere questo momento il mio consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta per un consulto. Lei ora ha bisogno di prendersi cura di se stessa e di darsi la possibilità di attraversare tutte le emozioni che sente.
Stia vicino a se stessa.
Un cordiale saluto

Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile utente,
quello che Lei sta attraversando è assolutamente comprensibile e sano.
Sta cercando di elaborare la perdita di Suo papà. E questo è un passaggio non del tutto semplice, nè indolore. Sia perchè noi esseri umani vogliamo a tutti i costi avere il controllo degli eventi (anche sulla morte!), sia perchè si tratta di una persona a lei carissima.
Nonostante gli anni di sofferenza, Sua e dei Suoi cari, ovviamente non è pronta a fare a meno della presenza di Suo papà. Tutto questo è normalissimo.
Però non abbia timore ad esprimere il suo dolore, quando sente di averne bisogno. Se sente la necessità di piangere e di esprimere il Suo dolore, lo faccia.
Il senso di colpa viene, come le dicevo prima, dal fatto che noi umani vorremmo a tutti i costi controllare gli eventi della vita, anche quelli che appunto non possiamo controllare.
"Se non avessi fatto questo..."; "Se non avessi fatto quello..." è il tipico rimuginio conseguente a un trauma (nel senso di perdita ed elaborazione del lutto).
Non si spaventi per questi pensieri e nemmeno per il dolore di questo periodo. L'elaborazione del lutto richiede tempo.
Non trovo nulla di patologico in ciò che scrive. Pertanto l'unica cosa che può fare è, come le scriveva il dr. Bulla, piangere il Suo dolore e dare un senso a ciò che è accaduto (per quanto oggi le potrà sembrare impossibile riuscire ad attribuire un senso alla perdita del papà).
Poi, si faccia amare e supportare dai Suoi cari. E' la migliore terapia!

Saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Utente
Utente
Grazie mille delle vostre parole.
Il fatto di scrivervi mi ha un po' sbloccata, ieri ho avuto una crisi di pianto, e l'ho fatto proprio davanti a mia madre, che in prima battuta è rimasta spiazzata, poi ha capito e condiviso con me.

So che sarà un percorso lungo e doloroso, e so che questi dolori sono di quelli che non scompaiono con il tempo, soppiantati dall'indifferenza, piuttosto rimangono dentro come una cicatrice, e l'unica cosa da fare è riuscire ad imparare ad accettarli e convivere con essi.

La cosa che più mi "preoccupa" sono i continui sogni su di lui, come posso fare perchè scompaiano? Oppure devo assecondarli e semplicemente non preoccuparmi di loro, perchè magari proiezione/sfogo di quello che non esterno durante il giorno?
Purtroppo, come vi ho già scritto, mio papà se ne è andato proprio davanti a me, e ogni notte, quando chiudo gli occhi, rivivo quelle immagini. Potrebbe essere un "piccolo shock" che si risolverà da solo?

Grazie ancora

Vi saluto cordialmente

[#5]
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile ragazza,
innanzitutto mi fa piacere sapere che si sia in qualche modo "sbloccata" e che abbia potuto condividere il suo dolore con quello di sua madre. Credo sia stato un importante momento di sostegno e comprensione reciproca e profonda.
Lei ha perfettamente ragione quando dice che dolori come questo non scompaiono nè si dimenticano e che l'unica cosa che si può fare è accettarli e imparare a conviverci. Nulla potrà colmare il vuoto che le ha lasciato la pedita di suo padre, ma un giorno riuscirà a pensare a lui senza più avvertire la stretta di dolore e riuscirà a sorridere del ricordo dei bei momenti passati inisieme.
Per quanto riguarda la sua domanda suoi sogni, in questo contesto non è possibile sapere quale significato abbiano, ma se fossi in lei cercherei di non preocuparmi eccessivamente. La perdita è ancora molto recente ed è possibile che lei stia ancora cercando il suo modo per elaborarla.
Se la cosa dovesse poi continuare e questo le dovesse causare sofferenza allora potrà prendere in considerazione l'idea di un sostegno psicologico.

Un caro saluto