Situazione famigliare strana!!!
Riguarda una persona a me tanto cara, la mia ragazza. So che questa domanda probabilmente è fine a se stessa ed è solo un'informazione personale perché sarebbe una pretesa se volessi risolvere le sue questioni famigliari. Lei è 18enne e vive in casa con sua madre, il patrigno (che chiama "papà"!!) e il fratello nato dall'ultimo matrimonio. Il padre l'ha abbandonata quando faceva le scuole medie. I genitori (la madre e il "padre", poichè il vero padre lo chiama "quello lì") sono molto severi, decidono della sua vita, leggono i messaggi sul cellulare, ci vietavano di stare insieme, decidono cosa deve fare dei suoi momenti liberi e se disobbedisce alzano anche le mani (cosa che è difficile che avviene poichè lei obbedisce sempre perché ha paura di perdere gli affetti, ha paura dei litigi). Il fratellino sa che è sua sorella al 100%, ovvero che hanno entrambi i genitori in comune. Ho come l'impressione che lei abbia sempre avuto in opposizione un genitore "buono" e uno "cattivo" e su quello buono grava tutta l'autorità. Il patrigno mi sembra una figura per lei "buona" in sostituzione a quella cattiva, come se ci fosse un tentativo di riformare una famiglia perfetta, cosa che secondo me non può avvenire perchè la realtà è quella, ma è difficile ammettere di avere un padre di merda, più semplice è avere un nuovo papà che ti vuole bene. Non sono nessuno per dire cosa sia giusto o meno, però secondo me "dovrebbe" (scusate la parola, so che voi psicoterapeuti avrete da obiettare, non sapevo come esprimermi) soffrire per la vera causa della sofferenza, avere un padre che già odiava da quando era piccola, piuttosto che "sforzarsi" di tenersi buona una figura sostitutiva. Non posso cambiare niente, voglio solo sapere da "addetti ai lavori" cosa stia passando veramente e in cosa devo aiutarla, se questo fosse possibile. Secondo me è già tanto perchè queste cose le ho intuite dai suoi discorsi in più di un anno che sto insieme a lei. Una cosa che mi ha colpito, un lapsus per me molto significativo, è che parlando del suo astigmatismo e di un'eventuale fattore ereditario abbia parlato del padre attuale. Secondo me lei "razionalmente" sa la realtà, ma una parte di sé non la accetta e finge. Grazie di cuore!!
[#1]
Gentile ragazzo, capire cosa stia passando davvero la sua ragazza è difficile da qui, malgrado la sua riflessione sia lucida e chiara. Si parla di una terza persona e per giunta per via telematica, quindi le informazioni non possono essere sufficienti.
Tuttavia credo sia possibile dire che la sua ragazza starà certamente soffrendo da due lati: sia per avere dei genitori rigidi, sia perché tale rigidità - o forse proprio per quello - non è servita a salvare il loro matrimonio. E adesso si trova a vivere con un padre che non è il suo.
Questo non è necessariamente un male, però. Dipende in che rapporti è la ragazza con lui. Se il patrigno fosse una persona ragionevole, potrebbe essere giustificato e intelligente un atteggiamento del tipo: "questa, volente o nolente, è la situazione in cui devo vivere, tanto vale che mi ci adatti". Anche se ciò non risolve affatto i problemi con i genitori naturali.
In ultima analisi dovrebbe essere la ragazza a dire ciò che sente, ed eventualmente a cercare un aiuto specialistico se appropriato.
Cordiali saluti
Tuttavia credo sia possibile dire che la sua ragazza starà certamente soffrendo da due lati: sia per avere dei genitori rigidi, sia perché tale rigidità - o forse proprio per quello - non è servita a salvare il loro matrimonio. E adesso si trova a vivere con un padre che non è il suo.
Questo non è necessariamente un male, però. Dipende in che rapporti è la ragazza con lui. Se il patrigno fosse una persona ragionevole, potrebbe essere giustificato e intelligente un atteggiamento del tipo: "questa, volente o nolente, è la situazione in cui devo vivere, tanto vale che mi ci adatti". Anche se ciò non risolve affatto i problemi con i genitori naturali.
In ultima analisi dovrebbe essere la ragazza a dire ciò che sente, ed eventualmente a cercare un aiuto specialistico se appropriato.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Forse mi sono espresso male. E' in ottimi rapporti con il patrigno; però penso che il fatto che lo chiami "papà" non sia proprio un bene. Io ho fatto un periodo di psicoterapia e le domande della psicologa sono state: è magra? Lo chiama papà? E quando le ho detto di sì ha fatto una faccia strana, come per dire che le cose non vadano proprio per il verso giusto. In quel momento non ho pensato a chiedere e ora non vado più in terapia. Ho visto a proposito la sindrome da alienazione genitoriale. Più o meno corrisponde a quanto ho detto? E di solito in che direzione si muovono i vostri pazienti? Essendo stato in terapia, ribadisco, so che è una domanda fine a se stessa. Comunque ringrazio, proprio perché si parla di una terza persona la domanda è un po' fredda.
[#3]
Si è espresso benissimo. Se con il padre naturale è in pessimi rapporti, è possibile che provi più attaccamento verso il patrigno che verso di lui. E se la ragazza ne sta ottenendo tutto sommato un po' minimo di serenità, non lo vedrei come un male.
Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi a distanza, come ho già detto, quindi è fuori luogo azzardare qualunque diagnosi.
Ad ogni modo se c'è un reale stato di sofferenza, questo dovrebbe essere l'interessata a dirlo.
Conosco personalmente diversi individui molto più contenti di essere vissuti con genitori non naturali, piuttosto che con quelli naturali. A volte succede. Ma non posso dirle se questo sia il caso della sua ragazza, non conoscendola.
Cordiali saluti
Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi a distanza, come ho già detto, quindi è fuori luogo azzardare qualunque diagnosi.
Ad ogni modo se c'è un reale stato di sofferenza, questo dovrebbe essere l'interessata a dirlo.
Conosco personalmente diversi individui molto più contenti di essere vissuti con genitori non naturali, piuttosto che con quelli naturali. A volte succede. Ma non posso dirle se questo sia il caso della sua ragazza, non conoscendola.
Cordiali saluti
[#5]
Non posso saperlo, perché anche qui stiamo parlando di una terza persona. È possibile che la collega abbia delle idee sue personali, oppure che disponga di informazioni su di voi che io non ho. Ma siamo sempre nel campo delle ipotesi.
Ho l'impressione che lei desiderasse ricevere una conferma a una sua opinione, scrivendo questo consulto, ma in tutta coscienza io devo darle un parere professionale onesto. Mi rendo conto però che possa non essere stata la risposta che aspettava.
Cordiali saluti
Ho l'impressione che lei desiderasse ricevere una conferma a una sua opinione, scrivendo questo consulto, ma in tutta coscienza io devo darle un parere professionale onesto. Mi rendo conto però che possa non essere stata la risposta che aspettava.
Cordiali saluti
[#6]
Gentile Utente,
partiamo dla presupposto che la tua ragazza è molto fortunata: non sono molti i fidanzati che si interessano dell'equilibrio psicologico del proprio partner, tranne quelli che lo fanno solo perchè un partner "squilibrato" disturba loro stessi.
E' proprio vero che chi ha fatto psicoterapia tende a sviluppare una maggiore "sensibilità" verso i temi e le dinamiche familiari, un po' come hai fatto tu nei confronti della famiglia della tua ragazza.
Però, a questo punto, manca un passaggio: secondo me dovresti trasmettere le tue considerazioni direttamente a lei, se vuoi fare qualcosa di concreto per questa ragazza.
Non c'è bisogno di tante interpretazioni psicologiche: il tuo buon senso, da ex paziente, andrà più che bene. Forse è proprio questo di cui ha bisogno la tua fidanzata: di un parere "amico" esterno.
Anche perchè il semplice "chiamarlo papà", nel caso specifico, andrebbe contestualizzato rispetto a molte altre informazioni legate alla storia di questa famiglia. Per questo da qui, più di tanto, non possiamo fare.
Parla con la tua ragazza. Io partirei dicendole che ci hai scritto chiedendo un parere.
Sono certo che saprai trovare la delicatezza per affrontare questo argomento con lei.
partiamo dla presupposto che la tua ragazza è molto fortunata: non sono molti i fidanzati che si interessano dell'equilibrio psicologico del proprio partner, tranne quelli che lo fanno solo perchè un partner "squilibrato" disturba loro stessi.
E' proprio vero che chi ha fatto psicoterapia tende a sviluppare una maggiore "sensibilità" verso i temi e le dinamiche familiari, un po' come hai fatto tu nei confronti della famiglia della tua ragazza.
Però, a questo punto, manca un passaggio: secondo me dovresti trasmettere le tue considerazioni direttamente a lei, se vuoi fare qualcosa di concreto per questa ragazza.
Non c'è bisogno di tante interpretazioni psicologiche: il tuo buon senso, da ex paziente, andrà più che bene. Forse è proprio questo di cui ha bisogno la tua fidanzata: di un parere "amico" esterno.
Anche perchè il semplice "chiamarlo papà", nel caso specifico, andrebbe contestualizzato rispetto a molte altre informazioni legate alla storia di questa famiglia. Per questo da qui, più di tanto, non possiamo fare.
Parla con la tua ragazza. Io partirei dicendole che ci hai scritto chiedendo un parere.
Sono certo che saprai trovare la delicatezza per affrontare questo argomento con lei.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.9k visite dal 02/12/2009.
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