Conseguenze infarto
Un mio caro amico ha avuto ieri un infarto e si trova attualmente in Unità Coronarica. Oggi verrà sottoposto a coronografia. Parlando con lui ieri ho notato che la frase più ricorrente era "quello che è successo è inaccettabile". "Inaccettabile" è il termine che gli ho sentito ripetere più volte riguardo a questa situazione.
Conoscendo le recenti tappe della sua vita posso immaginare quanto gli costi ora pensare di dover rinunciare ai suoi svaghi, ai momenti di divertimento, ai ritmi sempre veloci delle sue giornate.
In realtà credo sia un po' presto per poter fare un bilancio del genere, i medici non si sono ancora espressi in proposito, però devo dire che la reazione del mio amico da un lato mi pare comprensibile e dall'altro mi spiazza. E' normale che un paziente nelle sue condizioni si esprima così? E' normale che risulti così difficile accettare l'accaduto?
Vorrei capire meglio per potergli essere d'aiuto in un momento senza dubbio difficile.
Conoscendo le recenti tappe della sua vita posso immaginare quanto gli costi ora pensare di dover rinunciare ai suoi svaghi, ai momenti di divertimento, ai ritmi sempre veloci delle sue giornate.
In realtà credo sia un po' presto per poter fare un bilancio del genere, i medici non si sono ancora espressi in proposito, però devo dire che la reazione del mio amico da un lato mi pare comprensibile e dall'altro mi spiazza. E' normale che un paziente nelle sue condizioni si esprima così? E' normale che risulti così difficile accettare l'accaduto?
Vorrei capire meglio per potergli essere d'aiuto in un momento senza dubbio difficile.
[#1]
Gentile Utente,
le patologie cardiovascolari sono correlate con particolari pattern di personalità: è stato infatti scoperto più di 40 anni fa che alcune persone (dette Tipo A) hanno un più alto rischio cardiovascolare.
Sono persone piuttosto competitive, dinamiche, indipendenti. L'evento cardiaco li costringe ad un reset totale, e spesso a condotte passive e/o dipendenti da cure e famigliari.
Questa immobilità (il reset) determina delle reazioni psicologiche piuttosto tipiche: aumento dell'ansia, dell'irascibilità, dei sensi di colpa e infine della depressione. Queste sono in sintesi le reazioni psicologiche alle quali potrebbe andare incontro il Suo amico.
Io ne parlerei apertamente, intendo di questo "reset", e gli consiglierei un supporto psicologico per la fase di post-ospedalizzazione: ci sono infatti molte cose da sistemare, tra cui la modificazione dello stile di vita.
Spero di esserle stato d'aiuto.
le patologie cardiovascolari sono correlate con particolari pattern di personalità: è stato infatti scoperto più di 40 anni fa che alcune persone (dette Tipo A) hanno un più alto rischio cardiovascolare.
Sono persone piuttosto competitive, dinamiche, indipendenti. L'evento cardiaco li costringe ad un reset totale, e spesso a condotte passive e/o dipendenti da cure e famigliari.
Questa immobilità (il reset) determina delle reazioni psicologiche piuttosto tipiche: aumento dell'ansia, dell'irascibilità, dei sensi di colpa e infine della depressione. Queste sono in sintesi le reazioni psicologiche alle quali potrebbe andare incontro il Suo amico.
Io ne parlerei apertamente, intendo di questo "reset", e gli consiglierei un supporto psicologico per la fase di post-ospedalizzazione: ci sono infatti molte cose da sistemare, tra cui la modificazione dello stile di vita.
Spero di esserle stato d'aiuto.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
(..)E' normale che un paziente nelle sue condizioni si esprima così? E' normale che risulti così difficile accettare l'accaduto?(..)
una condizine patologica, in genere, spinge verso un ridimensionamento della propria vita; rimettere in discussione le proprie abitudini, porgere maggiore attenzione in quel che si fa, rinuciare a delle cose, rappresente un fattore di stress elevatissimo e la prima difesa verso questo è la negazione dell'accaduto. A volte tale negazione è così potente da mettere la vita ancora una volta a rischio. Proprio in queste fasi appare piuttosto necessario un percorso psicologico. Ciò che lei può fare è solo consigliare questo, dopo che i medici effettueranno la loro prognosi.
saluti
una condizine patologica, in genere, spinge verso un ridimensionamento della propria vita; rimettere in discussione le proprie abitudini, porgere maggiore attenzione in quel che si fa, rinuciare a delle cose, rappresente un fattore di stress elevatissimo e la prima difesa verso questo è la negazione dell'accaduto. A volte tale negazione è così potente da mettere la vita ancora una volta a rischio. Proprio in queste fasi appare piuttosto necessario un percorso psicologico. Ciò che lei può fare è solo consigliare questo, dopo che i medici effettueranno la loro prognosi.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Gentile Utente,
quello che si trova oggi ad affrontare il suo amico è un evento del tutto improvviso e inaspettato, a cui non era preparato. Da persona in salute si è ritrovato improvvisamente con un infarto e in un letto di ospedale ad attendere notizie più precise sul suo futuro. E' possibile che questo suo amico sia ancora in una fase di negazione e di non accettazione di quanto accaduto. Gli dia il tempo di assimilare l'evento e di capire in che modo dovrà (se dovrà) cambiare le proprie abitudini.
Se desidera aiutarlo gli stia accanto, gli faccia sentire il suo sostegno e se dovesse vederlo in difficoltà gli suggerisca un percorso psicologico.
In bocca al lupo
Cordialmente
quello che si trova oggi ad affrontare il suo amico è un evento del tutto improvviso e inaspettato, a cui non era preparato. Da persona in salute si è ritrovato improvvisamente con un infarto e in un letto di ospedale ad attendere notizie più precise sul suo futuro. E' possibile che questo suo amico sia ancora in una fase di negazione e di non accettazione di quanto accaduto. Gli dia il tempo di assimilare l'evento e di capire in che modo dovrà (se dovrà) cambiare le proprie abitudini.
Se desidera aiutarlo gli stia accanto, gli faccia sentire il suo sostegno e se dovesse vederlo in difficoltà gli suggerisca un percorso psicologico.
In bocca al lupo
Cordialmente
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it
[#6]
Gentile Utente
l'episodio che è capitato al suo amico è fortemente destabilizzante in quanto gravissimo ed improvviso.
Una delle variabili che maggiormente intervengono a regolare le nostre attività quotidiane è il loro grado di prevedibilità, come dire che se so cosa può conseguire ad una determinata cosa assumo una certa consapevolezza e sono nella condizione per poter scegliere.
L'imprevedibilità ci destabilizza, ci fa sentire insicuri ed in balia di una forza "esterna" a noi e dunque è come se ci sentissimo completamente privi di ogni protezione.
L'inaccettabilità a cui si riferisce il suo amico probabilmente ha a che fare con questa componente, tipo "se è accaduto ora potrebbe accadere ancora ed io non ho strumenti per poter prevedere. Proprio per questo devo modificare la mia vita per ridurre le possibilità di una recidiva"; un pò come sentirsi ostaggio della propria vita.
Se riuscirà a proporgli le alternative fornitele dai colleghi è probabile che gli venga più facile accettare questa condizione.
In bocca al lupo
Cordialmente
l'episodio che è capitato al suo amico è fortemente destabilizzante in quanto gravissimo ed improvviso.
Una delle variabili che maggiormente intervengono a regolare le nostre attività quotidiane è il loro grado di prevedibilità, come dire che se so cosa può conseguire ad una determinata cosa assumo una certa consapevolezza e sono nella condizione per poter scegliere.
L'imprevedibilità ci destabilizza, ci fa sentire insicuri ed in balia di una forza "esterna" a noi e dunque è come se ci sentissimo completamente privi di ogni protezione.
L'inaccettabilità a cui si riferisce il suo amico probabilmente ha a che fare con questa componente, tipo "se è accaduto ora potrebbe accadere ancora ed io non ho strumenti per poter prevedere. Proprio per questo devo modificare la mia vita per ridurre le possibilità di una recidiva"; un pò come sentirsi ostaggio della propria vita.
Se riuscirà a proporgli le alternative fornitele dai colleghi è probabile che gli venga più facile accettare questa condizione.
In bocca al lupo
Cordialmente
[#7]
Ex utente
Gentilissima dottoressa Sussurellu,
ringrazio infinitamente anche lei per la sua risposta. Certo, ora la strada è in salita, speriamo la situazione migliori presto.
L'amico è ancora in Unità Coronarica, so che gli vengono somministrati dei calmanti, parlando con lui oggi l'ho trovato rassegnato, spento, profondamente deluso ed amareggiato.
Ho immaginato che forse questo stato d'animo può dipendere anche dai calmanti stessi, comunque sia tenterò di offrirgli vicinanza in questo momento così complicato.
Negli scorsi mesi ho sofferto io stessa di una forma lieve di depressione (mi perdoni l'uso del termine che, confesso, rispecchia solamente un'autodiagnosi dal momento che nessun medico mi ha mai visitata al riguardo) dalla quale sono uscita quasi senza strascichi. Ora mi sembra di rivedere in lui, dall'esterno, gli stessi stati d'animo che caratterizzavano il mio malessere. Ho paura per lui, non vorrei vederlo soffrire ulteriormente.
Abbiamo sempre avuto molta confidenza e tutt'ora l'abbiamo, come posso essergli d'aiuto, o almeno non d'impiccio, nel caso in cui non fosse disposto ad incontrare un valido psicologo?
ringrazio infinitamente anche lei per la sua risposta. Certo, ora la strada è in salita, speriamo la situazione migliori presto.
L'amico è ancora in Unità Coronarica, so che gli vengono somministrati dei calmanti, parlando con lui oggi l'ho trovato rassegnato, spento, profondamente deluso ed amareggiato.
Ho immaginato che forse questo stato d'animo può dipendere anche dai calmanti stessi, comunque sia tenterò di offrirgli vicinanza in questo momento così complicato.
Negli scorsi mesi ho sofferto io stessa di una forma lieve di depressione (mi perdoni l'uso del termine che, confesso, rispecchia solamente un'autodiagnosi dal momento che nessun medico mi ha mai visitata al riguardo) dalla quale sono uscita quasi senza strascichi. Ora mi sembra di rivedere in lui, dall'esterno, gli stessi stati d'animo che caratterizzavano il mio malessere. Ho paura per lui, non vorrei vederlo soffrire ulteriormente.
Abbiamo sempre avuto molta confidenza e tutt'ora l'abbiamo, come posso essergli d'aiuto, o almeno non d'impiccio, nel caso in cui non fosse disposto ad incontrare un valido psicologo?
[#9]
Gentile Utente,
questo è sicuramente un momento difficile sia per il suo amico sia per lei che è a contatto con la sua sofferenza. Tutto quello che può fare è offrirgli il suo sostegno e fornirgli quelle prospettive e alternative che probabilmente lui difficilmente riuscirà a vedere in questa fase di rassegnazione.
Un grande in bocca al lupo
questo è sicuramente un momento difficile sia per il suo amico sia per lei che è a contatto con la sua sofferenza. Tutto quello che può fare è offrirgli il suo sostegno e fornirgli quelle prospettive e alternative che probabilmente lui difficilmente riuscirà a vedere in questa fase di rassegnazione.
Un grande in bocca al lupo
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 3.2k visite dal 19/11/2009.
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