Ansia, problemi gastrointestinali e muscolari
Gentili dottori,
mi rivolgo a voi per chiedere lumi in merito ad alcuni problemi che mi danno molta preoccupazione.
Sono sportivo e salutista, da sempre un somatizzatore e tendenzialmente ipocondriaco, pertanto seguo un regime di vita piuttosto salutista, negli ultimi due anni davanti a un periodo di precarietà lavorativa e di difficili scelte personali ho cominciato a soffrire di ansia e di attacchi di panico. Da un anno frequento un centro di psicanalisi con buoni esiti iniziali, dallo scorso dicembre in poi però sto ricadendo nelle medesime problematiche accompagnate stavolta da problemi gastrici ed intestinali.
Negli ultimi mesi avvertivo forte aerofagia durante il pasto, al termine un senso di gonfiore nella parte alta dello stomaco, successivamente evacuavo e sopravveniva un senso di nausea (masticando una gomma la situazione migliorava), formazione di gas nell’intestino.
Ogni venti giorni circa si verificava un’evacuazione diarroica, i problemi allo stomaco non diminuivano ed anzi dopo le evacuazioni nella parte bassa del ventre provavo dolori.
Il medico mi diede pastiglie di Simecrin da masticare dopo i pasti per una settimana, qualche miglioramento durante il trattamento ma al termine del trattamento si ripresentò con un aumento del gas in risalita dall’esofago e forti eruttazioni.
Feci un ciclo di analisi sangue-urine-feci con risultati tutti eccellenti ed assenza di batteri nelle feci. Visto il persistere di problemi di ansia, il medico mi prescrisse delle benzodiazepine: immediato miglioramento sia dell’ansia che dei problemi gastrointestinali. Dopo due settimane, nel mezzo della notte, vengo colto da un violento attacco di diarrea con dolori molto forti. Violento ma breve, senza febbre e senza alterazioni dell’appetito. Mi venne prescritto Rifacol (4 pastiglie al dì x 6gg), sospendendo le benzodiazepine.
Negli ultimi dieci giorni però la risalita di gas ed il fastidi all’addome post evacuazione sono ripresi, accompagnati da una diminuzione dell’appetito.
Come se non bastasse in questi giorni ho cominciato a sentire una dolorosa tensione ai muscoli delle gambe (quadricipiti soprattutto), faccio fatica ad avere un sonno riposante e specie la sera mi aumenta l’ansia che mi causa tremori ai muscoli.
Ho cominciato a riprendere le benzodiazepine, ma come potrete immaginare sono preoccupato. In questa fase della mia vita dovrei essere al cento per cento ed invece sono qui a dedicare tutte le mie energie a combattere queste situazioni. Spesso sono angosciato dall’idea che possano essere segnali di patologie gravissime, a volte dall’idea che sono mezzo matto a provocarmi sintomi e paure
Cosa mi consigliereste di fare? Sono abbastanza confuso: somatizzo l’ansia o sono insorte patologia che vanno curate come tali? La psicoanalista che mi segue tende a minimizzare questi sintomi, riconducendoli a manifestazioni di ansia che sono riprese, secondo lei, in una fase in cui la psicanalisi sta andando a lavorare in profondità.
Scusate la prolissità e grazie per l’attenzione.
mi rivolgo a voi per chiedere lumi in merito ad alcuni problemi che mi danno molta preoccupazione.
Sono sportivo e salutista, da sempre un somatizzatore e tendenzialmente ipocondriaco, pertanto seguo un regime di vita piuttosto salutista, negli ultimi due anni davanti a un periodo di precarietà lavorativa e di difficili scelte personali ho cominciato a soffrire di ansia e di attacchi di panico. Da un anno frequento un centro di psicanalisi con buoni esiti iniziali, dallo scorso dicembre in poi però sto ricadendo nelle medesime problematiche accompagnate stavolta da problemi gastrici ed intestinali.
Negli ultimi mesi avvertivo forte aerofagia durante il pasto, al termine un senso di gonfiore nella parte alta dello stomaco, successivamente evacuavo e sopravveniva un senso di nausea (masticando una gomma la situazione migliorava), formazione di gas nell’intestino.
Ogni venti giorni circa si verificava un’evacuazione diarroica, i problemi allo stomaco non diminuivano ed anzi dopo le evacuazioni nella parte bassa del ventre provavo dolori.
Il medico mi diede pastiglie di Simecrin da masticare dopo i pasti per una settimana, qualche miglioramento durante il trattamento ma al termine del trattamento si ripresentò con un aumento del gas in risalita dall’esofago e forti eruttazioni.
Feci un ciclo di analisi sangue-urine-feci con risultati tutti eccellenti ed assenza di batteri nelle feci. Visto il persistere di problemi di ansia, il medico mi prescrisse delle benzodiazepine: immediato miglioramento sia dell’ansia che dei problemi gastrointestinali. Dopo due settimane, nel mezzo della notte, vengo colto da un violento attacco di diarrea con dolori molto forti. Violento ma breve, senza febbre e senza alterazioni dell’appetito. Mi venne prescritto Rifacol (4 pastiglie al dì x 6gg), sospendendo le benzodiazepine.
Negli ultimi dieci giorni però la risalita di gas ed il fastidi all’addome post evacuazione sono ripresi, accompagnati da una diminuzione dell’appetito.
Come se non bastasse in questi giorni ho cominciato a sentire una dolorosa tensione ai muscoli delle gambe (quadricipiti soprattutto), faccio fatica ad avere un sonno riposante e specie la sera mi aumenta l’ansia che mi causa tremori ai muscoli.
Ho cominciato a riprendere le benzodiazepine, ma come potrete immaginare sono preoccupato. In questa fase della mia vita dovrei essere al cento per cento ed invece sono qui a dedicare tutte le mie energie a combattere queste situazioni. Spesso sono angosciato dall’idea che possano essere segnali di patologie gravissime, a volte dall’idea che sono mezzo matto a provocarmi sintomi e paure
Cosa mi consigliereste di fare? Sono abbastanza confuso: somatizzo l’ansia o sono insorte patologia che vanno curate come tali? La psicoanalista che mi segue tende a minimizzare questi sintomi, riconducendoli a manifestazioni di ansia che sono riprese, secondo lei, in una fase in cui la psicanalisi sta andando a lavorare in profondità.
Scusate la prolissità e grazie per l’attenzione.
[#1]
Gentile utente,
e' singolare come specifichi i nomi di tuti i farmaci ad eccezione delle benzodiazepine, almeno non li ho visti.
In ogni caso il trattamento d'elezione prevede una terapia con farmaci SSRI, se la sua diagnosi e' giusta, e non con benzodiazepine che invece a lungo andare sono responsabili di assuefazione ed aumento dei sintomi.
Inoltre, il trattamento psicoterapeutico piu' ad alta efficacia per il suo tipo di disturbo e' la psicoterapia cognitivo-comportamentale e non la psicoanalisi.
Sarebbe quindi il caso di rivalutare la sua condizioni alla luce delle indicazioni che le ho fornito.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
e' singolare come specifichi i nomi di tuti i farmaci ad eccezione delle benzodiazepine, almeno non li ho visti.
In ogni caso il trattamento d'elezione prevede una terapia con farmaci SSRI, se la sua diagnosi e' giusta, e non con benzodiazepine che invece a lungo andare sono responsabili di assuefazione ed aumento dei sintomi.
Inoltre, il trattamento psicoterapeutico piu' ad alta efficacia per il suo tipo di disturbo e' la psicoterapia cognitivo-comportamentale e non la psicoanalisi.
Sarebbe quindi il caso di rivalutare la sua condizioni alla luce delle indicazioni che le ho fornito.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
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[#2]
Utente
Grazie dottore per la tempestiva risposta.
Non ho indicato le benzodiazepine per dimenticanza, si tratta di Alprazolam. Mi è stato prescritto dal medico di famiglia in quanto ansiolitico generico indicato nei problemi di somatizzazione.
Gli SSRI dovrebbero incidere più sulla depressione o sbaglio?
Le dirò che quando sono insorti i problemi (essendo a ignorante in materia) mi sono rivolto a una psicologa specialista nei disturbi di ansia e di panico, poi ho scoperto che trattavasi di psicanalista. In merito alla psicoterapia cognitivo-comportamentale mi è stato detto che da buoni risultati dal punto di vista sintomatico ma non rimuoverebbe le cause più profonde del disagio.
Grazie per la disponibilità
Non ho indicato le benzodiazepine per dimenticanza, si tratta di Alprazolam. Mi è stato prescritto dal medico di famiglia in quanto ansiolitico generico indicato nei problemi di somatizzazione.
Gli SSRI dovrebbero incidere più sulla depressione o sbaglio?
Le dirò che quando sono insorti i problemi (essendo a ignorante in materia) mi sono rivolto a una psicologa specialista nei disturbi di ansia e di panico, poi ho scoperto che trattavasi di psicanalista. In merito alla psicoterapia cognitivo-comportamentale mi è stato detto che da buoni risultati dal punto di vista sintomatico ma non rimuoverebbe le cause più profonde del disagio.
Grazie per la disponibilità
[#3]
Gentile utente,
le cause piu' profonde si ricercano se si vuole ma il mio punto di vista valuta in modo inequivocabile il dovere di chi la ha in cura a risolvere la questione dal punto di vista sintomatico senza tanti fronzoli.
L'utilizzo di alprazolam non solo e' scorretto ma anche non indicato.
il fatto che un SSRI sia un antidepressivo non vuole dire che agisce sulla depressione e, viceversa, tutte le condizioni di ansia che sono preludio di un disturbo dell'umore piu' importante possono avere beneficio da un trattamento con SSRI.
Inoltre, anche i sintomi di somatizzazione rappresentano un quadro di disturbo dell'umore che fino ad ora non e' stato riconosciuto e non ottenuto il trattamento adeguato.
Spero di averle chiarito un po' la sua problematica.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
le cause piu' profonde si ricercano se si vuole ma il mio punto di vista valuta in modo inequivocabile il dovere di chi la ha in cura a risolvere la questione dal punto di vista sintomatico senza tanti fronzoli.
L'utilizzo di alprazolam non solo e' scorretto ma anche non indicato.
il fatto che un SSRI sia un antidepressivo non vuole dire che agisce sulla depressione e, viceversa, tutte le condizioni di ansia che sono preludio di un disturbo dell'umore piu' importante possono avere beneficio da un trattamento con SSRI.
Inoltre, anche i sintomi di somatizzazione rappresentano un quadro di disturbo dell'umore che fino ad ora non e' stato riconosciuto e non ottenuto il trattamento adeguato.
Spero di averle chiarito un po' la sua problematica.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#4]
Psichiatra
Gentile utente,
le benzodiazepine sono da considerasi dei farmaci ad azione esclusivamente "sintomarica", non hanno alcune effetto curativo; da aggiungere che il loro uso continuativo (per settimane, mesi o,peggio, anni) produce fenomeni di assuefazione, dipendenza ed astinenza (sindrome da dipendenza da benzodiazepine).
Il trattamento farmacolgico più corretto dei disturbi d'ansia prevede l'impiego di composti ad attività serotoninergica (si tratta di antidepressivi, ma le loro indicazioni all'uso sono innumerevoli e vanno ben oltre quello della sola depressione).
Cordiali saluti
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
le benzodiazepine sono da considerasi dei farmaci ad azione esclusivamente "sintomarica", non hanno alcune effetto curativo; da aggiungere che il loro uso continuativo (per settimane, mesi o,peggio, anni) produce fenomeni di assuefazione, dipendenza ed astinenza (sindrome da dipendenza da benzodiazepine).
Il trattamento farmacolgico più corretto dei disturbi d'ansia prevede l'impiego di composti ad attività serotoninergica (si tratta di antidepressivi, ma le loro indicazioni all'uso sono innumerevoli e vanno ben oltre quello della sola depressione).
Cordiali saluti
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
[#5]
Gentile utente,
condivido completamente con le considerazioni dei Colleghi. Ricordo anche che il percorso diagnostico e terapeutico deve essere deciso dal medico specialista in psichiatria, e solo in seguito e se ritenuto di una qualche utilità potrà essere deciso un trattamento psicoterapico.
Ultima considerazione: ma quali sono, secondo i Colleghi psicanalisti, queste famose 'cause più profonde del disagio' che, almeno nella mia esperienza, nessun paziente ha mai trovato dopo uno, due, e anche tre lustri di sedute anche plurisettimanali?...
Cari saluti e mi perdoni la battuta finale
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
condivido completamente con le considerazioni dei Colleghi. Ricordo anche che il percorso diagnostico e terapeutico deve essere deciso dal medico specialista in psichiatria, e solo in seguito e se ritenuto di una qualche utilità potrà essere deciso un trattamento psicoterapico.
Ultima considerazione: ma quali sono, secondo i Colleghi psicanalisti, queste famose 'cause più profonde del disagio' che, almeno nella mia esperienza, nessun paziente ha mai trovato dopo uno, due, e anche tre lustri di sedute anche plurisettimanali?...
Cari saluti e mi perdoni la battuta finale
Silvio Presta
www.silvio-presta-psichiatra.tk
Silvio Presta
[#6]
Gentile utente,
penso sia sicuramente il caso di rivedere le sue prescrizioni farmacologiche insieme a uno psichiatra che possa inquadrare nuovamente e in maniera più precisa la sua situazione.
Per quanto riguarda la psicoterapia a indirizzo psicoanalitico che lei sta seguendo, indubbiamente essa può agire su piani meno "immediati" e concreti rispetto a quello puramente sintomatologico... che però in questo momento è per lei quello da affrontare primariamente!
Quindi affronti sicuramente l'aspetto sintomatologico del suo disagio, in modo da potersi dedicare con più energie a tutto il resto (riferendomi anche al periodo lavorativo attuale da lei descritto).
Per quanto riguarda la scelta dell'indirizzo della psicoterapia, se lei crede di aver fatto sin'ora un buon lavoro con l'attuale psicoterapeuta, rimanga dov'è. In ogni caso ne discuta con lei. Non credo comunque sia il caso di parlare di "fronzoli" o di fare battute sull'efficacia in rapporto alla durata o questioni simili. Innanzitutto per il rispetto dei pazienti che si rivolgono a diversi specialisti, poi anche per quello nei confronti dei colleghi. Penso esistano diverse terapie per diversi tipi di pazienti, non solo di patologie.
Affronti una questione per volta, e il tutto le sembrerà un po' meno difficile!
Cordialmente,
Roberta Cacioppo
r.cacioppo@psicologia-milano.it
penso sia sicuramente il caso di rivedere le sue prescrizioni farmacologiche insieme a uno psichiatra che possa inquadrare nuovamente e in maniera più precisa la sua situazione.
Per quanto riguarda la psicoterapia a indirizzo psicoanalitico che lei sta seguendo, indubbiamente essa può agire su piani meno "immediati" e concreti rispetto a quello puramente sintomatologico... che però in questo momento è per lei quello da affrontare primariamente!
Quindi affronti sicuramente l'aspetto sintomatologico del suo disagio, in modo da potersi dedicare con più energie a tutto il resto (riferendomi anche al periodo lavorativo attuale da lei descritto).
Per quanto riguarda la scelta dell'indirizzo della psicoterapia, se lei crede di aver fatto sin'ora un buon lavoro con l'attuale psicoterapeuta, rimanga dov'è. In ogni caso ne discuta con lei. Non credo comunque sia il caso di parlare di "fronzoli" o di fare battute sull'efficacia in rapporto alla durata o questioni simili. Innanzitutto per il rispetto dei pazienti che si rivolgono a diversi specialisti, poi anche per quello nei confronti dei colleghi. Penso esistano diverse terapie per diversi tipi di pazienti, non solo di patologie.
Affronti una questione per volta, e il tutto le sembrerà un po' meno difficile!
Cordialmente,
Roberta Cacioppo
r.cacioppo@psicologia-milano.it
Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it
[#7]
Psicoterapeuta, Medico di medicina generale
Gentile utente,
concordo perfettamente con la dott.ssa Cacioppo, deve rivalutare le prescrizioni farmacologiche, ma non smettere il percorso analitico che sta facendo.
Sta somatizzando, in un periodo di stress particolare, quindi importante un mirato approccio farmacologico ,fatto da psichiatra.
Nel rispetto del paziente e dei colleghi, auspicabile evitare ironizzazioni.
Cordiali saluti
Dott.ssa I.Di Sipio
www.psicomedicina.mi.it
concordo perfettamente con la dott.ssa Cacioppo, deve rivalutare le prescrizioni farmacologiche, ma non smettere il percorso analitico che sta facendo.
Sta somatizzando, in un periodo di stress particolare, quindi importante un mirato approccio farmacologico ,fatto da psichiatra.
Nel rispetto del paziente e dei colleghi, auspicabile evitare ironizzazioni.
Cordiali saluti
Dott.ssa I.Di Sipio
www.psicomedicina.mi.it
[#8]
Gentile Utente,
la letteratura scientifica indica che l'associazione tra farmacoterapia e psicoterapia cognitivo-comportamentale consente di ottenere i migliori risultati e nel minor tempo. Quindi questa sarebbe la soluzione "ideale", ma non quella assoluta.
Le spiego anche perchè: nell'approccio cognitivo-comportamentale sono previste una serie di attività e di esercizi ambientali che hanno lo scopo di insegnare al paziente a gestire le situazioni "trigger" (= che innescano le reazioni d'ansia qualora non si riesca ad evitarle); pertanto il paziente, avendo a disposizione strumenti concreti utili in tutte le diverse situazioni temute, si sente maggiormente sicuro e, assieme al terapeuta, le affronta in modo graduale (anche il fatto di uscire dallo studio e accompagnare il paziente direttamente nella situazione temuta è, di solito, una caratteristica del terapeuta cognitivo-comportamentale).
Esistono centinaia di pubblicazioni scientifiche che dimostrano sperimentalmente quanto le ho detto, e a conferma di ciò esistono linee guida che psicoterapeuti e psichiatri sono tenuti a seguire nel caso di disturbi d'ansia (quali ad esempio il Disturbo di Panico).
Poi, ognuno interpreta le linee guida come meglio crede. Io, ad esempio, essendo uno psicologo, posso fare diagnosi di disturbo d'ansia e capire se vi è l'indicazione per un trattamento farmacologico, inviando il paziente allo psichiatra e coordinandomi con questi per impostare l'adeguato trattamento.
Succede chiaramente anche (ma non solamente) il contrario, ovvero lo psichiatra ritiene che il paziente abbia bisogno di un intervento psicologico, e mi interpella di conseguenza.
Ma così come non sempre è indicato l'intervento psicologico, non sempre è indicato nemmeno l'utilizzo del farmaco. Ogni caso va attentamente valutato e studiato.
Nel suo caso, gentile utente, i Colleghi psichiatri hanno indicato una rivalutazione della farmacoterapia, cosa che a questo punto farei senz'altro. Per quanto riguarda l'eventuale rivalutazione della psicoterapia, credo che questo dipenda solo da Lei e da quello che sente.
A volte, più che la specializzazione, conta la fiducia che riponiamo nella persona che ci sta aiutando
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
la letteratura scientifica indica che l'associazione tra farmacoterapia e psicoterapia cognitivo-comportamentale consente di ottenere i migliori risultati e nel minor tempo. Quindi questa sarebbe la soluzione "ideale", ma non quella assoluta.
Le spiego anche perchè: nell'approccio cognitivo-comportamentale sono previste una serie di attività e di esercizi ambientali che hanno lo scopo di insegnare al paziente a gestire le situazioni "trigger" (= che innescano le reazioni d'ansia qualora non si riesca ad evitarle); pertanto il paziente, avendo a disposizione strumenti concreti utili in tutte le diverse situazioni temute, si sente maggiormente sicuro e, assieme al terapeuta, le affronta in modo graduale (anche il fatto di uscire dallo studio e accompagnare il paziente direttamente nella situazione temuta è, di solito, una caratteristica del terapeuta cognitivo-comportamentale).
Esistono centinaia di pubblicazioni scientifiche che dimostrano sperimentalmente quanto le ho detto, e a conferma di ciò esistono linee guida che psicoterapeuti e psichiatri sono tenuti a seguire nel caso di disturbi d'ansia (quali ad esempio il Disturbo di Panico).
Poi, ognuno interpreta le linee guida come meglio crede. Io, ad esempio, essendo uno psicologo, posso fare diagnosi di disturbo d'ansia e capire se vi è l'indicazione per un trattamento farmacologico, inviando il paziente allo psichiatra e coordinandomi con questi per impostare l'adeguato trattamento.
Succede chiaramente anche (ma non solamente) il contrario, ovvero lo psichiatra ritiene che il paziente abbia bisogno di un intervento psicologico, e mi interpella di conseguenza.
Ma così come non sempre è indicato l'intervento psicologico, non sempre è indicato nemmeno l'utilizzo del farmaco. Ogni caso va attentamente valutato e studiato.
Nel suo caso, gentile utente, i Colleghi psichiatri hanno indicato una rivalutazione della farmacoterapia, cosa che a questo punto farei senz'altro. Per quanto riguarda l'eventuale rivalutazione della psicoterapia, credo che questo dipenda solo da Lei e da quello che sente.
A volte, più che la specializzazione, conta la fiducia che riponiamo nella persona che ci sta aiutando
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#9]
Utente
Vi ringrazio enormemente per aver voluto dedicare un po' del vostro tempo al mio caso, fornendomi preziosi consigli, che cercherò immediatamente di mettere in pratica.
Mi sembra di capire di non essere stato adeguatamente indirizzato nell'affrontare questo problema: il medico di famiglia infatti mi ha prescritto le benzodiazepine anziché consigliarmi un consulto con lo psichiatra.
Consulto non indicatomi neanche dalla psicanalista, che però mi ha di recente consigliato una terapia farmacologica avallando la scelta delle benzodiazepine.
In questo momento la mia fiducia nei confronti della psicanalisi non è certo al top, la sensazione è quella di aver sviscerato lo sviscerabile. E ora? Certo ci sono stati miglioramenti nella prima fase, gli attacchi di panico si sono drasticamente ridotti, ma l'ansia in chiave fobica (la paura di essere gravemente ammalato non appena si intravede qualche sintomo) è peggiorata.
Grazie ancora, peccato per la distanza geografica che non mi consente di fare ricorso alle vostre cure.
Mi sembra di capire di non essere stato adeguatamente indirizzato nell'affrontare questo problema: il medico di famiglia infatti mi ha prescritto le benzodiazepine anziché consigliarmi un consulto con lo psichiatra.
Consulto non indicatomi neanche dalla psicanalista, che però mi ha di recente consigliato una terapia farmacologica avallando la scelta delle benzodiazepine.
In questo momento la mia fiducia nei confronti della psicanalisi non è certo al top, la sensazione è quella di aver sviscerato lo sviscerabile. E ora? Certo ci sono stati miglioramenti nella prima fase, gli attacchi di panico si sono drasticamente ridotti, ma l'ansia in chiave fobica (la paura di essere gravemente ammalato non appena si intravede qualche sintomo) è peggiorata.
Grazie ancora, peccato per la distanza geografica che non mi consente di fare ricorso alle vostre cure.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 11.1k visite dal 25/03/2007.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.