Coppia codipendente

Sono una donna di 31 anni, e da poco ho concluso una storia con un uomo della mia età. Ero arrivata al collasso psicologico, ed è evidente che la nostra sia una relazione codipendente. Vorrei chiedervi qui, oltrepassando le descrizioni di varie dinamiche messe in atto, quali sono i rischi psichici che si corrono in una coppia in cui vi è un vittimista accusatore e spesso manipolatore di discorsi con una partner facilmente propensa ai sensi di colpa. Ve lo chiedo perché, nel mio caso, io ho avvertito quasi un sovvertimento della mia personalità, mi sono sentita quasi al limite della follia, non riuscendo più a distinguere la realtà dalla fantasia e avendo seri dubbi sulla veridicità delle mie percezioni che lui metteva costantemente in discussione. Esiste un tipo di relazione di questo tipo? e se sì, a cosa può portare?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
i rischi sono proprio quelli da Lei descritti, ovvero la sensazione di sentirsi in una "trappola morale".

E' un legame del tipo aggressivo-passivo: l'aggressivo tende a "manipolare" il passivo e a farlo sentire in colpa. Il passivo si sente frustrato, ma non riesce a reagire.

Questa dinamica, però, è mantenuta da entrambi, per cui anche la persona passiva contribuisce ad alimentare certe dinamiche.

Una cosa che farei è quella di non sottovalutare quanto successo soprattutto in vista di relazioni future: è infatti probabile che Lei si rimetta con una persona con tratti "aggressivi" e manipolatori.

Proprio per questo le consiglio un lavoro di tipo psicologico.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Utente
Utente
La ringrazio dott. Bulla. A dire il vero è stato il primo caso di incontro di questo tipo, anche se devo ammettere che è stata la storia in cui sono stata più innamorata. Sono già in terapia da circa 5 anni, e stiamo lavorando proprio sul mio modo di propormi agli uomini, che è un modo autosvalutante. Purtroppo la vera consapevolezza di alcuni miei meccanismi sono stati eclatanti con questa storia... Credo che col termine 'trappola morale' abbia centrato esattamente il mio stato d'animo quando stavo con lui: appena ci siamo allontanati è andata via una sensazione per la quale mi sentivo 'sporca', anche se dovrà ancora passare molto tempo per guarirmi le ferite di questa storia, anche perché questa situazione conviveva con momenti molto romantici che, chissà?!, forse erano alimentati proprio da quel meccanismo di vittima-persecutore di cui lei ha appena scritto...anche se devo dire che lui ha spesso un effetto rimbalzo che, quando non riesce ad ottenere ciò che vuole facendo la vittima, diventa aggressivo e anche tendente al vendicativo, e oscilla dalla rabbia all'autocommiserazione senza stadi intermedi.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Benissimo,
a questo punto le suggerisco di parlarne col Suo terapeuta: sarebbe molto interessante affrontare insieme a lui il fatto che Lei ci ha scritto, magari potrebbe leggere insieme allo psicologo la Sua lettera.
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Utente
Utente
Gli ho parlato di questo, e stiamo affrontando la situazione... Solo, mi chiedo, se anch'io ho fatto qualcosa per creare questa situazione di 'persecuzione', riuscirò mai a cambiare queste mie percezioni? riuscirò mai ad amare senza questi meccanismi di controllo reciproco? potrò eventualmente tornare con lui un domani? o ci sono dei segni che, nonostante la terapia, ci si porterà sempre dietro e delle fragilità con cui imparare solo a convivere?
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Si, certo che ci riuscirà, proprio perchè Lei ha questo 50% di "responsabilità".

In caso contrario (0% di responsabilità) Lei sarebbe in una posizione completamente passiva, in balia delle decisioni altrui.

"ci si porterà sempre dietro e delle fragilità con cui imparare solo a convivere?"

Si, come facciamo più o meno tutti. Il problema non è avere delle fragilità, ma quello di riuscire a ridimensionarle rendendole gestibili. E il SUo percorso psicoterapeutico serve proprio a questo.
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Utente
Utente
Sono passati mesi da allora, e dopo essere tornata con lui solo per una settimana l'ho lasciato di nuovo (ho avuto attacchi di panico forse perché non ero davvero convinta). Lei crede che in queste coppie anche se si tornasse dopo mesi insieme ci sarebbe lo stesso tipo di funzionamento?
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Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5
Gentile Utente,
a mio parere sì, a meno che i due non abbiano fatto un importante lavoro di elaborazione delle dinamiche passate.
Le faccio un esempio: un trauma, può rimanere sopito per molto tempo e far sentire i suoi effetti (sintomi) anche dopo anni; il trauma non si attiva più, se è stato sufficienemente elaborato, quindi il tempo in questo caso non gioca un ruolo "curativo". Se lei quindi si rimette con questo uomo, ma non ha ben elaborato i vissuti del passato con questa persona, rischia di riproporre le stesse dinamiche (chissà, forse gli attacchi di panico sono stati un avvertimento?).

SALUTI
Dr. Carlo Conti
carloconti5@tiscali.it

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

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Utente
Utente
Grazie dott. Conti. Siamo entrambi in analisi, ma è finita forse da troppo poco tempo... Mi incuriosisce ciò che dice sugli attacchi di panico come avvertimento. Di un mio non essere pronta intende? Posso dire di non averne mai avuti in vita mia, invece quando siamo tornati insieme avevo il terrore di addormentarmi perché mi svegliavo sotto effetto di una potentissima tachicardia, vampate di calore, senso di soffocamento e bisogno di alzarmi e camminare... sono durati per tutta la settimana di ritorno insieme, e mi sono passati dopo averlo lasciato...
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Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5
Gentile Signora,
ce lo ha fatto capire lei stessa che questo rapporto la soffocava (la dipendenza può portare a questo senso di oppressione), no? Quindi quale sintomo psicosomatico migliore di un attacco di panico!
Ora, non prenda questo come una spiegaziene certa di ciò che le è successo, la mia è solo una ipotesi, che dovrebbe verificare col suo analista.

SALUTI
Dr. Carlo Conti
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Utente
Utente
La ringrazio ancora per avermi risposto!
Cordiali saluti
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Utente
Utente
Solo, se posso permettermi ancora una domanda... cosa scatta nella testa del vittimista? Mi esasperava, io mi arrabbiavo e lui si rivoltava contro il triplo, accusandomi sempre di dilaniarlo per poco, di non tenerci abbastanza, di non farlo sentire importante. Motivi di senso di colpa diventavano un rossetto, una gonna,un onomastico passato di mente, una volta in cui gli chiedevo di venire a trovarmi 2 ore dopo...Tralasciava le sue amicizie e dopo si scusava con loro incolpando il rapporto 'devastante' con me... Mi accusava di essere un'egoista quando dio sa come ho trasformato la mia vita per tranquillizzarlo..Senza contare la sua tendenza alla vendicatività e le cattiverie che uscivano dalla sua bocca...Non a caso è una persona che allontana tutti intorno a sé, ed io che avevo delle amicizie dopo il rapporto con lui mi sono ritrovata completamente sola. Con lui sono arrivata a sentirmi un mostro per le cose più assurde, e sembrava che i miei tentativi di rassicurarlo sortissero l'effetto opposto! E addirittura ora mi dice che la sua psicologa dice che io ho torto: è capace di manipolare pur di avere ragione persino l'analisi che sta facendo...Qual è la molla che scatta dentro in questi casi? e qual è il modo giusto di rapportarsi a queste personalità?