La perdita di papà
Gentili medici,
ho 25 anni e pochi giorni fa mio padre, uomo molto giovane, è morto.
è stato un evento in parte inaspettato, risultato di due anni di sofferenze e del cancro.
ciò che ha fatto mio padre in questo tempo è stato sempre rassicurare tutti e anche negli ultimi mesi in cui il dolore era forte, aveva perso peso e rimaneva sempre a letto ha continuato a far forza a tutti senza mostrare la sua paura.
tutto questo l'ha fatto per non far vivere a tutte le persone care un periodo di addio e per non farci soffrire.
nonostante possa non condividere questa sua chiusura, so che è stato un gesto di infinito amore.
dopo tre giorni di turbinio emotivo ora mi sento in larga parte sereno.
soffro molto, piango e sento un vuoto dentro e intorno. sento l'amore di moltissime persone che si sono strette assieme questi giorni per salutarlo.
non provo rimorsi o sospesi nei suoi confronti, immagino solo tutto quello che non ci potrà più essere, ciò che non potrò più mostrargli, le cose che non potremo più condividere e sono molto triste.
ma non provo rabbia nei confronti di niente e nessuno, non l'ho mai provata fin dal primo momento.
non mi sto isolando, anzi avere persone attorno mi rafforza e parlare sento mi faccia bene. continuo anche a mantenere una certa ironia, come da mio carattere: ad esempio sui ridicoli iter burocratici e totale mancanza di umanità da parte delle istituzioni e società coinvolte in occasioni come questa, scherzandoci anche sopra con parenti e amici.
ho letto che nelle prime fasi di questi eventi si prova rifiuto, rabbia, negazione degli eventi, isolamento e insofferenza verso la vita.
io sento una forza dentro che mi dice di costruire, di crescere e di amare.
vado nei luoghi in cui andavamo da soli io e mio padre e cerco di ricordare tanti eventi della nostra vita. piango e sorrido pensando a lui.
mentre ancora avevo il suo corpo dinanzi (prima della cremazione) gli ho parlato molto, gli ho detto quanto era importante per me e quanto non voglio deluderlo nel futuro.
ciò che mi domando ora è se il mio percorso sia un percorso giusto (per quanto possa esistere una correttezza in questi eventi).
dovrei provare rabbia e rifiuto, è una fase da cui sto fuggendo?
io mi sento sereno, provo tanto dolore ma sono sereno.
vi ringrazio in anticipo per le vostre risposte che leggerò con attenzione.
cordiali saluti
ho 25 anni e pochi giorni fa mio padre, uomo molto giovane, è morto.
è stato un evento in parte inaspettato, risultato di due anni di sofferenze e del cancro.
ciò che ha fatto mio padre in questo tempo è stato sempre rassicurare tutti e anche negli ultimi mesi in cui il dolore era forte, aveva perso peso e rimaneva sempre a letto ha continuato a far forza a tutti senza mostrare la sua paura.
tutto questo l'ha fatto per non far vivere a tutte le persone care un periodo di addio e per non farci soffrire.
nonostante possa non condividere questa sua chiusura, so che è stato un gesto di infinito amore.
dopo tre giorni di turbinio emotivo ora mi sento in larga parte sereno.
soffro molto, piango e sento un vuoto dentro e intorno. sento l'amore di moltissime persone che si sono strette assieme questi giorni per salutarlo.
non provo rimorsi o sospesi nei suoi confronti, immagino solo tutto quello che non ci potrà più essere, ciò che non potrò più mostrargli, le cose che non potremo più condividere e sono molto triste.
ma non provo rabbia nei confronti di niente e nessuno, non l'ho mai provata fin dal primo momento.
non mi sto isolando, anzi avere persone attorno mi rafforza e parlare sento mi faccia bene. continuo anche a mantenere una certa ironia, come da mio carattere: ad esempio sui ridicoli iter burocratici e totale mancanza di umanità da parte delle istituzioni e società coinvolte in occasioni come questa, scherzandoci anche sopra con parenti e amici.
ho letto che nelle prime fasi di questi eventi si prova rifiuto, rabbia, negazione degli eventi, isolamento e insofferenza verso la vita.
io sento una forza dentro che mi dice di costruire, di crescere e di amare.
vado nei luoghi in cui andavamo da soli io e mio padre e cerco di ricordare tanti eventi della nostra vita. piango e sorrido pensando a lui.
mentre ancora avevo il suo corpo dinanzi (prima della cremazione) gli ho parlato molto, gli ho detto quanto era importante per me e quanto non voglio deluderlo nel futuro.
ciò che mi domando ora è se il mio percorso sia un percorso giusto (per quanto possa esistere una correttezza in questi eventi).
dovrei provare rabbia e rifiuto, è una fase da cui sto fuggendo?
io mi sento sereno, provo tanto dolore ma sono sereno.
vi ringrazio in anticipo per le vostre risposte che leggerò con attenzione.
cordiali saluti
[#1]
Gentile ragazzo, la perdita che ha subito è grande e mi permetta di esprimerle il mio dispiacere.
Come ha giustamente sottolineato lei stesso in realtà il percorso di elaborazione del lutto è molto personale. Non tutti passano attraverso le stesse fasi e normalmente i tempi sono molto variabili.
Da quanto scrive, lei sembra molto consapevole delle sue emozioni: prova molto dolore e senso di vuoto ma allo stesso tempo è sereno ed è riuscito a chiudere eventuali "conti in sospeso". Lei non prova rabbia e non nega quanto accaduto forse perchè è riuscito ad accettare la perdita di suo padre. A volte (ma non è sempre vero) un lungo periodo di malattia, nonostante tutte le sofferenze fisiche e psicologiche che l'accompagnano, permette di "prepararsi" al momento finale. Lei non sta negando il suo dolore, "semplicemente" lo sta accettando e vivendo e questa è una delle cose più difficli da fare. Faccia tesoro della forza che sente dentro e la coltivi. Se le fa piacere stia con le persone che ama e che la amano e continui a percorrere questa strada.
In bocca al lupo
Un saluto
Come ha giustamente sottolineato lei stesso in realtà il percorso di elaborazione del lutto è molto personale. Non tutti passano attraverso le stesse fasi e normalmente i tempi sono molto variabili.
Da quanto scrive, lei sembra molto consapevole delle sue emozioni: prova molto dolore e senso di vuoto ma allo stesso tempo è sereno ed è riuscito a chiudere eventuali "conti in sospeso". Lei non prova rabbia e non nega quanto accaduto forse perchè è riuscito ad accettare la perdita di suo padre. A volte (ma non è sempre vero) un lungo periodo di malattia, nonostante tutte le sofferenze fisiche e psicologiche che l'accompagnano, permette di "prepararsi" al momento finale. Lei non sta negando il suo dolore, "semplicemente" lo sta accettando e vivendo e questa è una delle cose più difficli da fare. Faccia tesoro della forza che sente dentro e la coltivi. Se le fa piacere stia con le persone che ama e che la amano e continui a percorrere questa strada.
In bocca al lupo
Un saluto
Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.2k visite dal 05/11/2009.
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