Disagio post pensionamento

Buongiorno,
sono in pensione da una decina di mesi, ho 63 anni e godo di una serenissima condizione economica.
Il lavoro in sè non mi manca forse un po' alcune relazioni.
Mi sono creato una nuova routine fatta di palestra, bridge, viaggi, corsi vari eccetera sebben comunque residui tempo libero.
Sposato da 34 anni con l'unica donna della mia vita.
Vita sessuale non di fuoco ma regolare e comunque per entrambi soddisfacente.
Attualmente un ritmo di rapporti di circa 5 al mese.
Da una decina di anni mi intrattengo, in alcuni periodi più in altri no, anche con materiale pornografico soprattutto omosessuale o bisessuale che trovo più stimolante in quanto più "selvaggio".
Da circa 18 mesi ho delle difficoltà a raggiungere l'orgasmo con il coito per cui terminiamo il rapporto con la stimolazione manuale.
Questo avviene quando due rapporti sessuali successivi sono prossimi: se l'intervallo tra essi è di circa una settimana riesco, di norma, a concludere il coito. Rilevo, poi, che la rigidità delle mie erezioni risulta dimuita anche se mi consente, di norma, di soddisfare il patner.
Infine la sensibilità del glande si è ridotta il che determina un allungamento della durata dei rapporti che diventano, a volte, noiosi a causa della loro durata.
Questo il quadro generale.
Vengo ora al quesito.
Da circa un mese a questa parte sono stato preso da due differenti stati di ansia.
Il primo mi porta a cercare continuamente soddisfazione sessuale con dei ritmi che, a momenti, non avevo neanche a 30 anni, sebbene alla luce delle premesse di cui sopra, la maggioranza dei rapporti termina con la stimolazione manuale che comunque mi gratifica.
La seconda ansia è connessa al desiderio di avere dei rapporti omosessuali su cui quasi ossessivamente fantastico tanto da essermi iscritto ad un sito di incontri on line sebbene, in concreto, dubito che avrei la reale voglia di concludere alcun incontro soprattutto per un motivo: reputerei un disastro totale e insopportabile mettere a rischio il rapporto con mia moglie, che risposerei 100 volte e che amo teneramente, e con i miei affetti.
Non sono in grado di confrontarmi su questo tema con mia moglie, che mi ha sempre idealizzato anche oltre i miei meriti, perchè sono certo che aprirmi con lei su questo tema, cosa che forse desiderei fare, distruggerebbe la sua autostima e metterebbe in discussione la sua visione su tutti i sereni anni vissuti insieme.
In altre parole non capirebbe che il problema l'ho io ma penserebbe di essere lei.
E' chiaro che io ho bisogno di aiuto ma vi chiedo quale sia sequenza degli interventi nonché se io sia del tutto impazzito.
Per quanto riguarda la qualità delle erezioni e delle prestazioni sessuali e la sensibilità del glande conviene un andrologo o un urologo?
E quali analisi effettuare prima della visita?
Per quanto riguarda l'ansia e le pulsioni omosessuali (che peraltro nel pensiero desidero e non rifuggo) è meglio rivolgersi ad un sessuologo o a uno psicologo comportamentale?
Avete nomi su Roma?
Grazie.
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile utente di Medicitalia,
ho letto con molta attenzione il suo consulto. È ricco di stimoli ed elementi importanti su cui fermarsi a riflettere. Escluderei, in ogni caso, che lei sia "impazzito".

Provo a proporle l'idea che il pensionamento abbia creato una modificazione di alcuni dei suoi equilibri. D'altronde è la prima cosa che dice di sé, poiché il titolo che dà al consulto è legato proprio al pensionamento.

Con il pensionamento la modificazione degli equilibri è frequente, soprattutto quando il proprio lavoro è vissuto in modo intenso e partecipato. Dichiarando di avere una buona pensione, in effetti mi faccio la fantasia che abbia avuto una buona posizione lavorativa, fatta di riconoscimenti e magari di una carriera che ha potuto realizzare.

Quindi, oggi, un importante senso di appartenenza è venuto meno. Non so se interpreto correttamente, mi aiuti senz'altro, ma quando parla di relazioni lavorative che le mancano immagino possa patire un senso di vuoto, che genera malessere.

È un po' come quando si rompe un contenitore: il contenuto viene fuori, inizialmente può disperdersi e generare disorientamento (la sua percezione di essere "impazzito"). Ma poi si possono raccogliere i pezzi, diciamo così, e ritrovare un nuovo senso, un nuovo equilibrio. Io credo che, scrivendoci, stia facendo questo ovvero interrogarsi su se stesso e ricercare un senso per darsi l'occasione di proseguire la sua vita in modo autentico e soddisfacente.

Il pensionamento, quindi, cambia un equilibrio della propria identità e della propria quotidianità, tanto che è necessario riorganizzare la propria vita senza il lavoro. Oltre alla propria identità, il pensionamento implica anche il confronto con la dimensione del tempo e del corpo. Lei, infatti, nota come il suo corpo stia cambiando, mostrando di essere comprensibilmente sensibile alle sue trasformazioni.

Provo, pertanto, a sostenere che entrambe queste dimensioni ovvero quella dell'identità e quella del corpo, poiché sono in trasformazione, possano generare in lei preoccupazione e ansia.

Lei stesso sembra suggerire che i ritmi sessuali intensivi siano collegati all'ansia. Potrebbero ovvero essere un tentativo di eliminarla, confermando che il suo corpo funzioni ancora bene e, allo stesso tempo magari, dandole qualche gratificazione in assenza di quelle che otteneva a lavoro.

Sul discorso omosessualità le chiederei, se per lei è possibile, se è un desiderio che ha sempre avuto oppure se è un desiderio più recente?

Mi fermo qui, come vede ci sono tante cose di cui parlare. Lei chiedeva eventualmente un sessuologo o uno psicologo comportamentale. Qui mi rendo conto che potrei deluderla, poiché io sono uno psicoterapeuta psicoanalitico e non lavoro sul comportamento in modo diretto. Ho voluto, tuttavia, proporle alcune letture e spunti con la possibilità che lei possa ugualmente confrontarsi anche in un ambito differente da quello da lei richiesto. Se vuole parlarne, da cosa nasce in lei l'idea di rivolgersi a un tipo di professionista specifico?

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma e Pescara
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.7k 200
Gentile utente,
da almeno trent'anni, da quando ero giovane, mi occupo di problemi connessi al pensionamento, avendo iniziato allora il volontariato presso l'Unitre.
Persone di varia età e di molteplici estrazioni socio-culturali affrontano col pensionamento una sorta di perdita. Per i vari motivi di destabilizzazione io parlo di "cinque piaghe".
Naturalmente c'è una ristrutturazione della propria vita e si cerca di creare nuove routine, ma qualcosa di fondamentale va perduto, una sorta di bussola necessitante all'azione.
Da questa perdita derivano, tempo e salute permettendo, prima uno smarrimento, poi una scoperta di sé, delle proprie potenzialità e dei propri desideri.
Per quella che è la mia esperienza, sia personale che clinica, la scoperta di sé, viaggio affascinante e senza termine, avviene meglio nel confronto con un partner che ci conosce fin da giovani e con il quale ci siamo profondamente accettati.
Mi sembra che lei sia in una situazione molto fortunata, in questo momento.
A precludergliene tutta la ricchezza potrebbe essere il desiderio di restare ancorato a modelli di pensiero e di comportamento che hanno avuto una loro funzione negli anni dell'impegno fuori dalle mura domestiche, ma queste mura protettive vanno dolcemente aperte, per creare verande sul mondo e prima di tutto per aprirci al nostro partner e permettere anche a lui/lei di riscoprirsi e di manifestarsi.
Lei parla di due "disagi".
Il primo è un problema organico connesso alla sua età (erezioni meno frequenti ed efficaci, minore sensibilità, allungamento dei tempi per eiaculare etc.), e per questo le suggerirei di fare i dovuti controlli da un bravo urologo. Un andrologo andrebbe benissimo, senonché nella sua città non se ne trovano nel servizio sanitario nazionale. Abbiamo naturalmente anche i privati, e ne trova di ottimi qui su Medicitalia.
Lei sa certamente che anche il medico di famiglia può prescrivere un farmaco che usato tutti i giorni migliora le prestazioni sessuali e pare sia anche una prevenzione nei confronti della prostatite benigna.
Senonché, con molta avvedutezza, lei scrive nella sezione psicologia, avvertendo che il suo secondo problema in realtà è connesso al primo.
I suoi desideri, le sue fantasie sessuali la orientano in una direzione che sembra preoccuparla.
Attenendomi strettamente a quanto lei ci scrive, dirò che la fantasia sessuale, anche la più lontana dalla prassi e dai valori di chi la elabora, anche apparentemente "perversa", non è indice di un desiderio reale altrettanto perverso; è però un desiderio di gioco e di fantasia che può validamente coinvolgere il/la propria partner.
Lei parla di "due differenti stati di ansia". Il primo la induce ad avere rapporti sessuali più spesso del solito; il secondo le fa desiderare rapporti omosessuali.
Non analizzerò con superficialità da questa pagina le sue "ansie". Le dico però che lei non è impazzito, ma semplicemente non attua con sua moglie, forse nemmeno nella fantasia, quel salto di qualità che permetterebbe alla sua vita sessuale di splendere più di prima.
Dei precisi indizi mi fanno dire questo: il suo voler permanere nella "idealizzazione" di sua moglie, anziché incontrarsi con la persona reale, credendo così di difendere sua moglie da un dolore; il suo moltiplicare la frequenza degli incontri sessuali (avete molto più tempo, quindi perché no?) e il fatto che parla di "allungamento della durata dei rapporti che diventano, a volte, noiosi a causa della loro durata".
Noiosi, i rapporti sessuali di lunga durata? Uhm.
Scelga un* psicolog* e ci parli.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Gentile dott. De Santis,
La ringrazio della sua risposta, su cui sto meditando, e rispondo alle sue domande.
Quanto alle pulsioni omosessuali mi verrebbe da dirle che ho iniziato a svilupparle a partire da 10/15 anni fa. Il primo pensiero che ho iniziato ad elaborare è stato: "io so quale è la sensazione di penetrare, ma quale è la sensazione di essere penetrati? Delle volte ho anche detto a mia moglie che, se avessi avuto la bacchetta magica per realizzare un desiderio scemo, avrei scambiato i nostri sessi per poter provare le sensazione che lei prova e farle provare le mie. Aggiungo che le mie fantasie omosessuali non sono basate sul possedere o essere posseduto ma su uno "scambio partecipato di prestazioni" (mi perdoni l'espressione orribile ma non sono riuscito a concettualizzare di meglio), forse ad immagine di come io ritengo di avere vissuto la mia sessualità etero: in qualche modo immagino sesso con forte coinvolgimento emotivo e non eminetemente sensoriale. Non so però se questa sia una sorta di sublimazione per rendere il tutto più desiderabile, anche considerato il fatto che appartenendo, io, ad una generazione piuttosto datata forse rifuggo incosciamente l'idea di una mia possibile componente omosessuale o bisessuale che sia. Voglio comunque sottolineare che non giudico affatto l'omosessualità riprovevole: non lo dico in quanto politicamente corretto ma semplicemente per il fatto che serenamente ritengo che nella propria camera da letto ciascuno si comporta come crede.
Quanto alla sua seconda domanda mi verrebe da dire che il disagio che vivo è "qui ed ora" ed il mio timore a rapportarmi ad approccio psicoanalitico, di cui non discuto la validità, è quello di non poter tamponare (mi scuso di nuovo di una brutta scelta lessicale) la situazione di disagio in tempi non lunghissimi. Magari questa mia opinione è del tutto errata.
Segnala un abuso allo Staff
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Potenza,
La ringrazio della sua risposta e vorrei essere certo di non essere stato frainteso in alcuni passaggi. In particolare vorrei chiarire, mi scuso nel caso che lei lo avesse perfettamente inteso, che io, in linea di massima, parlo con mia moglie dei miei disagi esistenziali. Il disagio di cui non ho parlato con lei è quello delle mie pulsioni omosessuali che sarebbero vissute come una sua inadeguatezza dal punto di vista sessuale. Dico questo perchè quando ho inziato ad avere le difficoltà nel coito di cui ho parlato, mia moglie ha iniziato ad attribuire la responsabilità di ciò ad una sua presunta minore "appetibilità" connessa allo scorrere del tempo e a fare di ciò, letteralmente, un suo cruccio. Vorrei altresì chiarire che il desiderio di gioco e di fantasia ancora ci anima e anzi di recente, anche considerata la "minore efficenza delle mie prestazioni", abbiamo deciso di introdurre qualche semplice sextoy nella nostra intimità: la cosa all'inizio vedeva piuttosto titubante mia moglie che poi, però, si è trovata a suo agio nella nuova realtà.
Ha invece ragione su due cose. La prima che io tendo a iperproteggere mia moglie. Il nostro rapporto si basa molto sul rapporto accudente (io), accudita (lei) per una serie di ragioni anche legate ai nostri caratteri. Mia moglie è una donna di forti passioni: tutto è bellissimo o bruttissimo. Viceversa io ho maggiori difficoltà a vivere intensamente i sentimenti. Ciò stante io spesso mi gratifico soprattutto della gioia che vedo in lei nel momento che vive esperienze che la esaltano e mi rodo immensamente di ogni sua sofferenza: da qui ogni mio sforzo per evitargliele, capisco possa non essere sano ma è come si è sviluppato il nostro rapporto e costruito il nostro equilibrio.
Quanto alla noia dei rapporti sessuali di lunga durata ha ragione che l'espressione è infelice. Quello che intendevo dire è che dopo essere più volte quasi arrivati all'orgasmo e non averlo raggiunto, subentra in me un misto di insofferenza da inadeguatezza e desiderio di raggiungere la soddisfazione fisica che mi spinge ad interrompere la penetrazione e a invitare mia moglie a stimolarmi diversamente, Come ho detto questo modo di concludere, seppur per me non ideale, risulta comunque di soddisfazione e mia moglie sembra accettarlo.
Segnala un abuso allo Staff
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile utente,
mi sembra che lei stia facendo una ricerca interiore molto preziosa e ambiziosa. Provo a ipotizzare che l’obiettivo sia la possibilità di sentire un senso di completezza, forse di ricostituirlo. Come stiamo dicendo, questo senso di completezza viene meno ogni volta che vi sono dei cambiamenti, e questo è il motivo della sua ricerca.

L’omosessualità potrebbe essere legata sia a un’attrazione sessuale (rendendo conscio l’affetto sublimato, termine strettamente psicoanalitico che usa, cosa che in verità potrebbe indicarci un suo interesse verso questo ambito!) sia alla stessa necessità, di cui stiamo parlando, di sentire un senso di completezza.

Provo a spiegarle cosa intendo quando sostengo che l’omosessualità sia legata alla possibilità di sentire un senso di completezza. Le introduco le mie riflessioni e i passaggi che compio nel formularle.

I desideri omosessuali (che di nuovo chiama pulsioni, utilizzando un termine strettamente psicoanalitico!) si sono fatti sentire intorno ai 45/50 anni. Questa è un’età in cui avviene un passaggio, vi è cioè l’inizio di un cambiamento biologico marcato (già cominciato intorno ai 25/30 anni), che comporta la riduzione delle funzioni eterosessuali, intese nel loro valore eminentemente riproduttivo.

Questi desideri omosessuali proseguono da allora, diventando ancora più insistenti ora. Proprio quando vi è un secondo grande cambiamento, di cui stiamo parlando, cioè il pensionamento.

Dunque, entrambi questi cambiamenti comportano esattamente la necessità di riformulare la propria identità, di ritrovare appunto un senso di completezza che viene meno e di ricostituire un nuovo senso di appartenenza. Quindi, oltre a un discorso di attrazione sessuale, è possibile che l’omosessualità sia anche a favore di questa ricostituzione. In che modo avviene?

Potremmo rispondere così: si tratta di integrare dentro di sé la componente del fare con quella dell’essere. Si è dato molto da fare nella vita, ma forse oggi sente più che mai anche l’importanza di considerare i suoi sentimenti e di concedersi di essere accudito per le sue fragilità (non solo penetrare, ma essere anche penetrato con disponibilità).

Poiché è un discorso complesso, per qualsiasi dubbio la invito a farmi le domande che desidera.

Quanto al discorso del tempo rispetto a una psicoterapia posso comprendere. Tuttavia mi pare che un sottotitolo al suo consulto possa proprio essere: la dimensione del tempo. Non vorrei che lei vivesse un senso di malessere perché sente incombere la dimensione del tempo e per questo sente di avere fretta. In proposito, concludo utilizzando le suggestive parole della dottoressa Potenza: ’La scoperta di sé è un viaggio affascinante e senza termine’. Con queste parole voglio sottolineare che la dimensione del tempo non sia soltanto una condanna, ma anche un’occasione di cambiamento, che bisogna essere disposti a cogliere, a ogni età.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma e Pescara
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile

Consulti su problemi in area sessuale

Altri consulti in psicologia