Relazione finita

Buongiorno,
tre anni fa ho scritto un consulto, e da allora molte cose sono cambiate.

Ho superato un concorso e ho cambiato città, ho un lavoro e anche sufficientemente pagato, in questo posto si è trasferito pure la persona con cui avevo una relazione parallela.

Nonostante ciò non ho mai troncato la relazione primaria, continuando a sentirci tutti i giorni.

È paradossale, in quanto la relazione parallela è diventata quella primaria.

Viviamo in case diverse, ma di fatto conviviamo in tutte e due.

L'innamoramento dei primi tempi è ovviamente scemato, e si impone una scelta più matura da parte mia.

Ebbene, lui mi ha imposto un ultimo aut aut: lasciare G. senza neanche incontrarlo di persona, dato che "non c'è nulla da chiarire, devi solo dirgli che non deve farsi più sentire".
Così ho sentito G., che in terra natia vuole sempre vedermi, e gli ho detto che siamo in crisi.
Lui mi ha risposto che non sa più cosa prova e che vuole vedermi per vedere cosa prova, ma che quando ci vediamo è felice, "euforico".
A me è sembrato di non crederci. Ho pensato "forse non vuole ammettere per orgoglio i propri sentimenti".
Io piangevo in videochiamata, ero disperata. Lui immobile, senza emozioni. Un pezzo di ghiaccio. Mi sembrava ancor più di impazzire dalla disperazione.
Mi ha detto, con freddezza agghiacciante, che se tutte le mie relazioni di ogni tipo sono finite, un motivo ci sarà, e che dovrei farmi qualche domanda, essendo io una persona "problematica".
In ogni caso vorrei tanto rivederlo, ma ciò non è compatibile con la relazione che ora ho.
Da due giorni sono chiusa in casa, dormo male, piango continuamente, mi sembra che la mia vita non abbia più senso.
Ho paura che la mia relazione primaria non sboccerebbe mai, perché ora tirerà i remi in barca.
Io, G. l'ho tradito, ma non ho mai smesso di volergli bene.
Senza, la mia vita mi appare priva di senso.
Torno nel nostro paese, e tutto ha perso di bellezza e significato.
Non so cosa possa fare per riprendermi.
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 655 14
Gentile Signora,
quando parla di G. lo descrive " immobile, senza emozioni. Un pezzo di ghiaccio... con freddezza agghiacciante". Queste, mi sembra di capire, anche dal precedente consulto, siano caratteristiche emotive stabili di G. Allora viene da pensare, ma come si fa a stare in relazione con un pezzo di ghiaccio? Non lo dico in senso provocatorio, ma proprio reale. Perché forse, per fare chiarezza dentro di sé, può partire dall'osservazione delle sue scelte di vita e di relazione. Per esempio quali "vantaggi" portava alla vostra relazione il distacco emotivo di G.? A quali suoi bisogni risponde G.? A quali suoi bisogni risponde il credere che G. non ammetta per orgoglio i sentimenti, invece che non provi - per lei - sentimenti? Quali caratteristiche di G. - o sue - fanno sì che lei gli voglia bene?
Insomma, prenda in considerazione di fare un lavoro psicologico sul SUO modo di stare in relazione.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it

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