Mi sento strana e alienata
Buonasera.
Vi scrivo perché non capisco veramente cosa mi accada.
Ero in crisi col mio ragazzo dopo sei anni di relazione, sto andando in terapia di coppia e pure individuale ma non penso di stare risolvendo.
È accaduto tutto di botto.
A un certo punto non sapevo più se lo amavo o no.
Dopo mesi, ho capito che in realtà lo amo ancora, mi sento amata da lui, capita, ascoltata... a volte però mi sento "strana" come se percepissi che qualcosa è cambiato, che non è più la stessa cosa... la psicologa mi ha anche chiesto cosa vorrei che cambiasse ma non lo so nemmeno io.
Sto attraversando una fase "critica" ho perso il lavoro, sto spesso a casa, tendo molto ad isolarmi... so che questo non mi fa bene, ma anche quelle poche volte che sono con amiche o con il mio ragazzo, comincio a sentirmi un po alienata, annoiata, e poco presente.
A volte mi metto a fare cose, dedicarmi ai miei hobby, per smettere di pensare e rimuginare... ovviamente non funziona. Perché anche facendo queste cose, mi sento come se esistessero solo i miei pensieri e non mi concentro su ciò che faccio, o su ciò che qualcuno mi dice se mi parla.
Ci sono anche momenti in cui mi sforzo di pensare a cose belle, ma non mi vengono in mente. Mi viene spesso da piangere a caso, senza apparenti motivi, così... sono sfinita da questa situazione.
Vorrei che tutto ciò finisse... e vorrei tornare me stessa... adesso che finalmente ho fatto pace con il fatto che lo amo ancora, non capisco perché ho ancora questo senso di stranezza.
Non riesco nemmeno a 'fare progetti' perché è come se non sapessi nemmeno più cosa voglio fare domani, o tra due ore, o tra un anno... lui mi dice sempre di pensare a cose belle ma non riesco a vederle più.
La mia vita mi sembra sempre uguale e mi sento come se stessi buttando i miei giorni... e non mi sto godendo il presente nè con lui nè in generale.
Continuo a rimuginare su questa cosa e a volte penso anche "e se in realtà non lo amo più ma sto portando avanti la cosa perché non voglio mollarlo?
"
La mia terapista dice che in realtà non può essere così, che io sto concedendo a lui di stare con me nella mia "solitudine" in cui in realtà io sto già bene.
Però allora perché mi sento così strana?
Vi scrivo perché non capisco veramente cosa mi accada.
Ero in crisi col mio ragazzo dopo sei anni di relazione, sto andando in terapia di coppia e pure individuale ma non penso di stare risolvendo.
È accaduto tutto di botto.
A un certo punto non sapevo più se lo amavo o no.
Dopo mesi, ho capito che in realtà lo amo ancora, mi sento amata da lui, capita, ascoltata... a volte però mi sento "strana" come se percepissi che qualcosa è cambiato, che non è più la stessa cosa... la psicologa mi ha anche chiesto cosa vorrei che cambiasse ma non lo so nemmeno io.
Sto attraversando una fase "critica" ho perso il lavoro, sto spesso a casa, tendo molto ad isolarmi... so che questo non mi fa bene, ma anche quelle poche volte che sono con amiche o con il mio ragazzo, comincio a sentirmi un po alienata, annoiata, e poco presente.
A volte mi metto a fare cose, dedicarmi ai miei hobby, per smettere di pensare e rimuginare... ovviamente non funziona. Perché anche facendo queste cose, mi sento come se esistessero solo i miei pensieri e non mi concentro su ciò che faccio, o su ciò che qualcuno mi dice se mi parla.
Ci sono anche momenti in cui mi sforzo di pensare a cose belle, ma non mi vengono in mente. Mi viene spesso da piangere a caso, senza apparenti motivi, così... sono sfinita da questa situazione.
Vorrei che tutto ciò finisse... e vorrei tornare me stessa... adesso che finalmente ho fatto pace con il fatto che lo amo ancora, non capisco perché ho ancora questo senso di stranezza.
Non riesco nemmeno a 'fare progetti' perché è come se non sapessi nemmeno più cosa voglio fare domani, o tra due ore, o tra un anno... lui mi dice sempre di pensare a cose belle ma non riesco a vederle più.
La mia vita mi sembra sempre uguale e mi sento come se stessi buttando i miei giorni... e non mi sto godendo il presente nè con lui nè in generale.
Continuo a rimuginare su questa cosa e a volte penso anche "e se in realtà non lo amo più ma sto portando avanti la cosa perché non voglio mollarlo?
"
La mia terapista dice che in realtà non può essere così, che io sto concedendo a lui di stare con me nella mia "solitudine" in cui in realtà io sto già bene.
Però allora perché mi sento così strana?
Gentile Signora,
difficilmente nelle relazioni accadono cose "tutto di botto". E, ugualmente, che poi si "capisce" (con la testa) che si ama ancora una persona.
Non so... forse nel suo alienarsi sta cercando qualcosa che non ha ancora capito o trovato.
Come si inserisce la criticità della perdita del lavoro? Quali ripercussioni ha su di lei (concrete e psicologiche)? Può darsi che il sentirsi capita e amata sia qualcosa di cui in questo momento critico ha bisogno, ma che non sia sufficiente per farla sentire innamorata?
difficilmente nelle relazioni accadono cose "tutto di botto". E, ugualmente, che poi si "capisce" (con la testa) che si ama ancora una persona.
Non so... forse nel suo alienarsi sta cercando qualcosa che non ha ancora capito o trovato.
Come si inserisce la criticità della perdita del lavoro? Quali ripercussioni ha su di lei (concrete e psicologiche)? Può darsi che il sentirsi capita e amata sia qualcosa di cui in questo momento critico ha bisogno, ma che non sia sufficiente per farla sentire innamorata?
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it

Utente
Diciamo che ho un autostima molto bassa, non riesco quasi mai a vedere e godermi le cose belle, mi sottovaluto. Quindi secondo me anche nel lavoro questo un po' incide, non credendo in me non mostro il mio meglio e quindi tendo a colpevolizzarmi per averlo perso. Idem per la mia relazione. La mia bassissima autostima mi porta pensieri negativi, autosabotaggio, il non vedere più tutto il bello che c'è stato ma solo il peggio, o comunque vedere tutto come "normale" e non godere piu delle piccole cose, pensare sempre "Eh ma se magari succede cosi" "ma se avessi agito in un altro modo". Il futuro per me è una preoccupazione grandissima. Il presente è tutto un "non lo so" anche nelle decisioni più banali. "Cosa facciamo domani? Non lo so" "come ti vedi fra un anno? Non lo so" "a pasqua cosa vuoi fare? Non lo so." Ma quest'estate dove andiamo? Non lo so". È come se non sapessi più prendere una decisione, come se avessi affidato sempre la mia vita agli altri e mai a me stessa per paura di sbagliare qualcosa. E ad oggi, a 30 anni, mi sento tutto il peso del dover essere "grande" ma di fatto senza un lavoro, una macchina, una casa... il peso dell'essere indietro. So che tutti abbiamo i nostri tempi, ma so anche che se sto "ferma" niente arriva a bussare alla porta. Però in generale non so come uscire dal loop dei pensieri negativi dettati dalla bassa autostima, non so come "alzarla" questa autostima. Nè come smettere di avere l'ansia di sbagliare, di essere giudicata... e come smettere di dare troppo peso ai pensieri degli altri facendoli anche miei. Esempio, un'amica che mi ha detto "Eh ma se tra voi non c'è attrazione siete solo amici" "secondo me stai con lui perché non hai altro da fare"
Mi sono entrati in testa quei pensieri che mi hanno portato a stare peggio di prima, avere più dubbi di prima... ora mi sono allontanata da questa amica, però temo che possa succedermi ancora con qualcun altro. Ho capito che i pensieri (sia miei che degli altri) sono solo pensieri e non verità assolute. Però ho paura di ricascare nella stessa cosa, e continuare col rimuginio. È per questo che sono arrivata a capire che il problema non è l'amare o meno il mio ragazzo, ma la mia autostima. Andando anche in terapia è emerso che comunque ho sempre anteposto gli altri a me stessa. Compreso lui. Ma comunque il sentimento tra noi c'è. La voglia di vederlo c'è... è solo che devo un po trovare di nuovo me stessa, però non so come farlo.
Mi sono entrati in testa quei pensieri che mi hanno portato a stare peggio di prima, avere più dubbi di prima... ora mi sono allontanata da questa amica, però temo che possa succedermi ancora con qualcun altro. Ho capito che i pensieri (sia miei che degli altri) sono solo pensieri e non verità assolute. Però ho paura di ricascare nella stessa cosa, e continuare col rimuginio. È per questo che sono arrivata a capire che il problema non è l'amare o meno il mio ragazzo, ma la mia autostima. Andando anche in terapia è emerso che comunque ho sempre anteposto gli altri a me stessa. Compreso lui. Ma comunque il sentimento tra noi c'è. La voglia di vederlo c'è... è solo che devo un po trovare di nuovo me stessa, però non so come farlo.
"sono arrivata a capire che il problema non è l'amare o meno il mio ragazzo, ma la mia autostima" Bene, ha focalizzato un suo punto di fragilità su cui sta lavorando. Anche se ogni tanto le capita di fare un passo indietro, come ha fatto qui, riportando il focus del problema sul rapporto con il suo ragazzo, piuttosto che sul rapporto con se stessa.
"devo un po trovare di nuovo me stessa, però non so come farlo" Con la psicoterapia: con pazienza, costanza e impegno, portando lì i suoi pensieri e le sue emozioni.
L'autostima si "alza" in conseguenza a un processo di ristrutturazione dell'immagine di sé: immagini una casa le cui fondamenta sono costruite con materiale di recupero, a un certo punto inizierà a traballare; bisogna togliere quello che si è accumulato sopra per andare là sotto e pian piano sostituire con materiale più solido che intanto si va a cercare.
Fuor di metafora, l'immagine di sé come stimabile o meno si è costruita nel corso delle esperienze relazionali, soprattutto le prime; per modificarla c'è bisogno di un processo di decostruzione/ricostruzione delle proprie cognizioni su di sè e sul mondo.
Buon lavoro!
"devo un po trovare di nuovo me stessa, però non so come farlo" Con la psicoterapia: con pazienza, costanza e impegno, portando lì i suoi pensieri e le sue emozioni.
L'autostima si "alza" in conseguenza a un processo di ristrutturazione dell'immagine di sé: immagini una casa le cui fondamenta sono costruite con materiale di recupero, a un certo punto inizierà a traballare; bisogna togliere quello che si è accumulato sopra per andare là sotto e pian piano sostituire con materiale più solido che intanto si va a cercare.
Fuor di metafora, l'immagine di sé come stimabile o meno si è costruita nel corso delle esperienze relazionali, soprattutto le prime; per modificarla c'è bisogno di un processo di decostruzione/ricostruzione delle proprie cognizioni su di sè e sul mondo.
Buon lavoro!
Dr.ssa Paola Cattelan
psicoterapeuta Torino
pg.cattelan@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 211 visite dal 18/04/2025.
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