Vi chiedo un parere sulla mia storia

Per me vivere è sempre stato pesante, sin dall'asilo.
Poi mi sono innamorata, dopo un periodo di depressione, all'età di 16 anni e per un lungo periodo mi sono aperta alle esperienze.
Nel 2012, a seguito di un trauma affettivo, inizio un percorso di psicoterapia (psicoanalisi) durato 3 anni.
Nel mentre ho altre 2 relazioni deludenti e inizio un percorso di meditazione a carattere gnostico esoterico di cui pian piano abbraccio completamente la filosofia.
Inizio anche una nuova relazione con una persona che frequentavo già nel gruppo di amici e che frequentava lo stesso corso.
Il percorso di analisi, in accordo con la mia analista si dichiara concluso.
La relazione con questo ragazzo inizia da subito a generare in me dei dubbi ma c'era la volontà di perseguire degli ideali e dei valori comuni.
Di fatto però non mi sono mai sentita classicamente innamorata (mi ci sono sentita solo due volte nella vita) e manifestavo a lui questi dubbi, per capire se aveva senso proseguire o meno questa storia.
Lui si diceva sereno e volenteroso di proseguire e così anche io.
In realtà a lungo andare mostra gelosie esagerate e azioni vendicative nei miei confronti che mi facevano molto soffrire per cui alla fine lo lascio.
Dopo qualche mese torno sui miei passi prendendomi la responsabilità che la mia volontà era quella di provare davvero a costruire qualcosa di importante insieme.
Passiamo due settimane molto belle ma rifletto sul fatto di non essere innamorata e sedendomi a tavola dei miei genitori improvvisamente ho un attacco dissociativo, derealizzazione, panico e angoscia relativo alla relazione col ragazzo e quella fra i miei genitori.
Da lì il buio e torno in terapia.
Comincio questo conflitto interiore veramente intenso e profondamente distruttivo fra il desiderio di voler stare con questo ragazzo e allo stesso tempo l'angoscia nera verso lo stesso desiderio.
La cosa si chiude forzatamente da parte mia quando lui si mette insieme ad un'altra.
Il mio problema però non l'ho mai risolto.
Questo mio stato d'animo ha cominciato a dilagarsi verso tutti gli aspetti della vita.
Vivo bene solo se sento che qualsiasi decisione prenda sia allineata con tutti i miei sensi (quindi molto raramente).
Non ho per questo avuto più rapporti sessuali dal 2018, né sono riuscita ad andare a vivere per conto mio.
La mia sensazione è molto forte e invalidante, nei momenti peggiori ho la percezione di perdere l'identità e vedere solo bestialità in me e nel mondo e che la realtà e la felicità si basino solo sull'appagamento di falsi desideri di cui io non riesco proprio a godere per profondo senso di "malattia".
Non mi è stata mai fatta nessuna diagnosi sebbene io l'abbia chiesa (anche ad un altro psicoterapeuta).
Quest'estate ho provato ad avvicinarmi ad un mio amico, per cui nutro un grande affetto e talvolta ho provato desiderio fisico da non riuscire a trattenere.
Ho tentato di averci una relazione, sotto consiglio anche del terapeuta, in cui però prontamente si sono manifestate le sensazioni sopra descritte.
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile Utente di Medicitalia,
sento comunicative le sue parole, hanno un'intensa coloritura emotiva.

Ci parla di un passato che non dev'essere stato semplice per lei, fin dall'asilo. Poi ricorda un periodo di depressione, un periodo buio, non so se in età pre-adolescenziale. E poi a 16 anni si innamora.

Provo a immaginare che l'amore abbia generato in lei un entusiasmo inedito e sorprendente. L'amore però non basta. È fondamentale, ma non può curare certe ferite se sono profonde e radicate dentro di sé, come sembra raccontarci. E non può, da solo, restituirle la vita.

Il buio sembra tornare. Quando sente che l'amore non c'è, potrebbe vivere un senso di angoscia forte e traumatico. E crollare. Immagino quanto possa spaventarsi e abbattersi.

Mi sono chiesto se ha l'impressione che il suo malessere sia cambiato nel corso degli anni.
L'ipotesi che posso fare in questa sede è che forse da piccola era più chiusa, proprio perché così evitava quella stessa angoscia che invece oggi sente in modo chiaro, così forte da esserne travolta. Questo può essere accaduto perché ha deciso di aprirsi alle esperienza della vita. È stato tanto bello quanto angosciante: è stato bello e sublime quando c'era l'amore, angosciante e terribile quando l'amore non c'era più.

Trovare l'amore è fondamentale, come dicevo. Ma deve anche poter costruire dentro di sé una sua stabilità personale, sentire un valore in se stessa e trovare un senso per la sua vita, ogni giorno.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma e Pescara
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Utente
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Gentile Dottore,
grazie per la sua comprensione e la sua gentilezza di parole.
Provo a risponderle a qualche punto:

"Quando sente che l'amore non c'è, potrebbe vivere un senso di angoscia forte e traumatico. E crollare. Immagino quanto possa spaventarsi e abbattersi."
È proprio così, ma non solo nell'amore verso un'altra persona. L'amore inteso verso tutte le cose, motivo per il quale non riesco a fare un lavoro che sento di non amare, un hobby che sento di non amare, non posso stare in una casa che sento di non amare...ma purtroppo l'amore di cui parlo è qualcosa di totalizzante che agisce "a mia insaputa". È totalmente fuori dalla mia volontà razionale o emotiva e questo mi limita nel fare appunto "esperienze" che vorrei "scegliere" di fare. (Solo un banale esempio: vorrei iscrivermi ad un corso, cavalco il desiderio, mi iscrivo, o va bene e quindi sono nell'amore, o torna l'angoscia della morte e devo tirarmi indietro).

"Mi sono chiesto se ha l'impressione che il suo malessere sia cambiato nel corso degli anni."
Mi sono resa conto che in me sono ritornati meccanismi antichi e che è lo stesso malessere che avvertivo da bambina, solo tornato in una forma più strutturata, profonda e più invalidante non essendo più io una bambina.

"Trovare l'amore è fondamentale, come dicevo. Ma deve anche poter costruire dentro di sé una sua stabilità personale, sentire un valore in se stessa e trovare un senso per la sua vita, ogni giorno"
Sono molto d'accordo con lei ma mi trovo senza strumenti per agire, mi chiedo fino a dove sia possibile risanare qualcosa di così anticamente rotto (e per le mie credenze il danneggiamento non risale solo a questa esistenza ma chissà da quante altre prima di questa).

La ringrazio nuovamente per la sua attenzione e opinione
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Comprendo che senta dentro di sé angoscia e un senso di instabilità che mi sembra vivere come perenne. Ma se nelle sue parole ci sono dolore e paura, comunica anche interesse per la vita e il desiderio di affrontare il suo malessere.

Mi rendo conto che ha già fatto alcuni percorsi terapeutici e non si sente di fare un bilancio soddisfacente. Questo però non deve scoraggiarla né farla rassegnare. Ci vuole tempo, non deve desistere.

Se sente qualcosa di rotto dentro di sé, infatti, questo non vuol dire che è immutabile e tutto è finito. In parte potrà costruire nuove dimensioni che saranno integre, in parte potrà risanare le vecchie, in parte potrà accettare ciò che dentro di sé è rotto e non può essere più riparato. Può rifondare se stessa in questa nuova e complessa condizione psichica ed esistenziale.

Voglio salutarla ricordandole che la sua storia, con le sue profonde ferite e i traumi vissuti, è il suo patrimonio. Questo non può cambiare, anche se con il suo sguardo può dargli nuove letture e può riconoscere che ci sono un presente in divenire e un futuro ancora da scrivere. Ancora da vivere, coraggiosamente, in un modo nuovo.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma e Pescara
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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