Morte improvvisa

Buongiorno,

Mi scuso per il disturbo, non so se effettivamente sia la sezione giusta per questa domanda però provo.
Sciaguratamente ho letto sia su questo sito sia su internet i dati riguardanti le morti improvvise, che risultano essere circa 70000 all anno.
Essendo una persona fortemente ansiosa, ho fatto controlli quali ecg, visita dal cardiologo, analisi del sangue. Risultato tutto nella norma (e ciò mi tranquillizza) da qui ho capito che probabilmente il problema è nel modo di pensare e non nel mio corpo. La frase del cardiologo "se senti qualcosa, non è il cuore" devo dire che mi ha tranquillizzato.
Tuttavia come si può stare tranquilli e vivere la propria vita normalmente se da un momento all altro tutto può finire?
Come si può costruire le proprie cose (universita, amicizie, relazioni)?
Ciò succede con una probabilità che non è nemmeno tanto bassa, circa 0, 12 % (all'anno) se I dati sono corretti, o meglio, sarebbe molto bassa se il risultato non fosse così catastrofico. Razionalmente riesco a comprendere che resta una probabilita molto molto bassa, ma emotivamente la sento come se fosse un evento certo. Infatti per quei ragazzi/persone a cui è successo, non è stata poi così bassa, ciò mi provoca molta tristezza. A volte penso "ma perché proprio a me? " Ma subito dopo "e perché non dovrebbe succedere? ". Mi sento inoltre molto strano nel vedere tutte le altre persone che vivono tranquillamente, fanno tutto molto tranquillamente mentre io sono tutto di un tratto bloccato quasi nel far tutto, prima ad esempio non avevo alcun problema a rimanere a casa da solo, ora ho molta paura.
Inoltre non riesco più a concentrarmi come dovrei sull università (che sono sul punto di terminare, o quantomeno la triennale).
Lo so che potreste rispondermi "anche andando in macchina c'è il rischio di fare un incidente" vero, però non è detto che l'esito sia morte certa.
Una cosa strana è che le notizie ad esempio sui tumori o altre malattie gravi non mi fanno questo effetto, e non so perché dal momento che dovrebbero in quanto ugualmente catastrofica come notizia (però forse meno?
Non lo so).
Da un momento all'altro mi sento come se il mio corpo (ma in generale tutti) fosse estremamente fragile, in balia del caso. Come se l'invecchiare bene sia un qualcosa di eccezionale a cui io non arriveró.
Come ultima cosa sento il mio peso corporeo come una condanna, come se ormai fosse troppo tardi per rimediare e come se il danno ormai è stato fatto.
A breve andrò a fare la prima visita da una psicologa, sperando possa aiutarmi. A volte vorrei solo non pensare più e non aver mai letto queste cose. Come si fa a non aver paura di morire? Un esempio a cui penso spesso sono mia zia e un mio amico, sono sempre in viaggio in giro per il mondo, come fanno? Perché loro non hanno così paura mentre io si? Forse dovrei smetterla di cercare queste notizie e aspettare che il mio cervello se ne dimentichi? Come può il cuore essere tanto fragile?
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile utente di Medicitalia,
pone una domanda molto profonda: "Come si fa a non avere paura di morire?". La mia risposta è che non si può. L’idea di morire fa paura.

Questo però non significa che questa idea debba diventare tanto presente da condizionarla e da rendere così intensa la paura al punto da paralizzarla, "bloccandola quasi nel far tutto" e facendola vivere male.

La paura può percepirla maggiormente a causa dell’aumento delle morti improvvise di cui si parla negli ultimi tempi, ha ragione. Potrebbe però esserci anche qualcos’altro nel suo mondo interiore, che fa aumentare i livelli della paura e non le consente di poterla gestire senza esserne sopraffatto, come invece sembra stia accadendo ora.

In proposito, lei sembra dare importanti elementi su se stesso, facendo distinzioni molto utili, quando dice: "Una cosa strana è che le notizie sui tumori o altre malattie gravi non mi fanno questo effetto". È vero, come mai si concentra sul cuore e non su altre malattie gravi come i tumori?

Una possibile risposta potrebbe essere che lei abbia paura che le capiti qualcosa di improvviso e fatale, che non può controllare. Il tumore, invece, è una malattia che, sebbene in alcuni casi fulminante, ha comunque un decorso con una sua durata.

Circoscriverei quindi la qualità della paura, nel suo caso, cioè il fatto che possa capitarle qualcosa di brutto improvvisamente e senza possibilità di soluzione.

A volte questo può accadere quando non si sente di avere una base sicura a livello interiore. Come se si vivesse un vuoto dentro di sé e si potesse avere la continua sensazione di cadere giù, crollando da un momento all’altro, senza poter avere un sostegno a cui affidarsi. Su questa linea, provo a ipotizzare che lei potrebbe essere spaventato quando è solo, come dice, perché questa condizione esterna, in cui non ci sono persone con lei, può risuonare con quella interna e farle vivere un senso di vuoto angoscioso.

Il cibo potrebbe essere un ulteriore elemento coerente con questo nostro discorso. La potrebbe aiutare a scaricare le tensioni accumulate dai brutti pensieri e a darle sollievo, facendola sentire finalmente pieno e non più vuoto.

Mi viene da salutarla con una metafora: il cuore con i suoi battiti alterna attimi in cui si fa sentire e attimi in cui è silente. Penso quindi al pieno e al vuoto, di cui stiamo parlando. È fondamentale avere fiducia che l'attimo in cui il cuore è per noi silente sarà alternato da un nuovo e vitale battito. E seppure lei sia molto preoccupato e forse un po' scoraggiato, a quella fiducia non vuole rinunciare. Quindi non è "tardi per rimediare", anzi mi sembra già sulla buona strada.

Si sta muovendo bene, infatti, prendendo in mano la situazione. Ci ha scritto nella Specialità di Cardiologia e ha dato correttamente ascolto al dottor Maurizio Cecchini, prendendo appuntamento con una psicoterapeuta. Si dia ora un po’ di tempo con la collega che ha scelto per approfondire i suoi vissuti e dare ascolto alle sue emozioni, imparando nel tempo a gestirle e ad aprire nuovi orizzonti per sé e per la sua vita.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Utente
Utente
Buongiorno,

Ho fatto il mio primo colloquio con una psicologa, mi ha spiegato un po' il funzionamento degli attacchi di panico, devo dire che è stato abbastanza illuminante, tuttavia i sintomi ora è come se fossero completamente ribaltati.

Penso abbia ragione dicendo che la mia paura è quella che succeda qualcosa di improvviso e incontrollabile, però perché io la ho e gli altri no? Anche quando vado in giro vedo tutte le persone tranquille, signori anziani anche che non penso da giovani abbiano continuamente pensato "non arriverò ad essere vecchio". Un po' mi chiedo anche come facciate voi medici a restare tutto sommato tranquilli di fronte a questi dati.

Comunque si, penso che io mi stia facendo sopraffare da questa paura, non riesco più a studiare bene come vorrei, ho paura del mio futuro a cui solo il caso sa se arriveró. (Pensavo che la statistica mi rassicurasse, ma non è così)

Potrebbe essere che io abbia avuto un calo drastico nella fiducia in me stesso? Dopo un episodio che mi ha fatto agitare per quanto riguarda il cuore. Prima non ci pensavo, avevo in testa solo le mie cose da fare (proseguire gli studi e dare il massimo) mi fa inoltre arrabbiare che mi sia capitata questa ossessione proprio in questo momento, non capisco perché.

Vorrei in un certo senso scommettere su me stesso e fare tutto come se non sentissi nulla, però tutte le volte che provo sento una qualche sensazione fisica che mi fa desistere dal provare. Come se ci fosse qualcuno che mi frena. Sono riuscito a guidare circa 2 ore e mezza l'altro giorno, cosa al momento positiva perché il giorno prima mi metteva molta ansia l'idea di guidare. Penso che potrei staccarsmi completamente dal telefono e cercare di spegnere questa componente di ansia

In ogni caso la ringrazio per la prima risposta, è stata molto utile.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile Utente,
soffermiamoci su una sua affermazione e proviamo ad analizzarla. Se ho capito correttamente, lei dice che vede tutte persone tranquille e che gli anziani sono diventati anziani senza avere "continuamente" pensato di non farcela ad arrivare alla loro età.

Uno degli elementi principali della sua affermazione riguarda il fatto che sembri piuttosto assoluta. Se le chiedessi: tutte le persone, tra cui anche gli anziani, sono senza paure? Immagino sarebbe d’accordo con me nel dire di no. La nostra mente a volte funziona così: facciamo generalizzazioni e, a volte, idealizziamo gli altri.

Le paure degli anziani, come le paure di tutti noi, si possono manifestare in modi differenti dal suo. E, in alcuni casi comunque, in modo anche del tutto simile al suo.

Questo vale anche per medici e psicologi. La sofferenza coinvolge, anzi deve coinvolgere, altrimenti non sapremmo essere empatici né capire davvero. E questo accade perché la conosciamo anche noi: la sofferenza è umana. Quello che fa la differenza è la possibilità di gestirla.

Il punto, quindi, non è non avere paura, anzi. Il punto è accettare proprio che il cuore è fragile , per utilizzare le sue parole tanto suggestive in proposito. Il cuore è fragile e noi non abbiamo garanzie assolute. Ma nonostante la fragilità umana, possiamo riuscire ad avere comunque fiducia nella vita, nel futuro. Riuscire a gestire la paura e, a volte, come lei ci ricorda, lasciare andare i cattivi pensieri e le sensazioni negative.

Perché ognuno di noi abbia sviluppato uno specifico funzionamento e determinati comportamenti è una domanda molto valida, che lei pone e che interroga tutti noi.

Secondo l’idea che negli anni mi sono fatto, in base alla mia esperienza sia teorica sia clinica, le direi che abbiamo delle predisposizioni innate proprie che si modellano in funzione dell’ambiente in cui viviamo. Perlomeno questo è il mio pensiero.
Quindi, se il bambino e l’ambiente, diciamo così, non si trovano, possono nascere situazioni di malessere di entità anche molto grave purtroppo, fino alla mancata fondazione di un senso di sicurezza interiore e di fiducia in se stessi e nel mondo.

Lei, però, dice che questo senso di fiducia lo ha sentito in passato. Com’è possibile allora, ci chiede, che cosa sta accadendo?
Se in passato non viveva una paura tanto forte come oggi, questo non significa necessariamente che non fosse comunque viva dentro di lei: a volte può succedere che certi stati angosciosi siano inconsci e, quindi, nascosti a noi stessi. Il discorso alimentare, ad esempio, potrebbe esserne una spia, raccontandoci uno dei modi in cui lei ha gestito finora alcune sue paure, come accennavo nella mia prima risposta.

Come mai allora certe paure tanto intense non sono adesso più inconsce? Normalmente vi è una complessità di fattori che causa un indebolimento delle barriere dell'inconscio. Provo a sottolineare uno degli eventi incisivi, di cui ci ha parlato, cioè la sua laurea triennale. Essa è la conclusione di un percorso di studi, che può comportare un bilancio e l’avvicinarsi di nuove sfide che riguardano la sua vita lavorativa e, diventando "grande", anche quella affettiva. In questa sede non possiamo approfondire la sua vita, mi limito soltanto a dirle che questo evento potrebbe essere un detonatore che rompe i suoi equilibri interiori e libera in modo incontrollato e dirompente i suoi vissuti di paura.

La voglio salutare dicendole che il fatto che, oggi, viva così intensamente la paura, se è molto difficile, potrebbe allo stesso tempo essere un buon segno, in quanto non la sta più nascondendo o gestendo per vie traverse, che potrebbero essere controproducenti per lei.
Questo comporta che lei stia molto male, ma può allo stesso tempo rendersi fortunatamente conto di cosa le stia capitando e intervenire in modo costruttivo, prendendo la situazione in mano e assumendosi la responsabilità di se stesso.

Valutare, come sta facendo, di intraprendere un percorso terapeutico, sembra infatti oggi molto utile. Significherebbe che un professionista possa guidarla e prendersi cura di lei, dandole valore e avendo fiducia che lei avrà un futuro.
Lei stesso è riuscito a guidare, immagino l’automobile. Questo potremmo leggerlo anche in chiave simbolica. Cioè come il segno che lei voglia imparare a guidare se stesso lungo le strade che, un giorno, sceglierà di percorrere, senza più frenarsi per la paura del suo cammino e del suo futuro.

Un cordiale saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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