Recuperare il rapporto con i figli
Ho creato una famiglia disfunzionale per problemi pregressi con la mia di origine.
ho tre figli, di 28 25 21 anni! il mio compagno padre solo dell' ultimo non era una figura presente per motivi di lavoro e caratteriali.
sono sempre stata una madre non troppo presente anche per i troppi impegni e non troppo affettuosa, e spesso stanca e nervosa.
4 anni fa dopo un gravissimo esaurimento nervoso con conseguente depressione sono uscita di casa e rientrata piu o meno un anno dopo.
A quel punto avevo distrutto la poca fiducia che avevano in me, nel 2021 ho provato anche ad andare in terapia ma loro non mi hanno voluto seguire ed io dopo un po' ho smesso.
Nel mentre i rapporti in casa erano peggiorati anche con il mio compagno che nel 2023 è andato via è il figlio di 21 anni era andato con lui.
Avendo perso il lavoro e continuando ad uscire ed entrare in stadi depressivi ho dovuto lasciare casa e stiamo appoggiati da mamma.
Con il grande, che ho scoperto nel mentre che ha dei grossi problemi di fobia sociale, ansia ed che ha avuto anche dei comportamenti autolesionistici ci stiamo riavvicinando ma il rapporto è molto conflittuale ed ho paura di sbagliare, lui ha cominciato ad andare da uno psicoterapeuta ma da solo perché dice che ricreare il rapporto con me non è più nelle sue priorità.
Il figlio di mezzo che anche lui sembrava avere qualche problema di fobia sociale un paio di anni fa ha cominciato a lavorare ma mentre prima ci parlavamo spesso da quando sono tornata mi aggredisce spesso, so che è arrabbiato ma sembra per il momento non voler affrontare il problema apertamente, ne con me ne quelli che gli devo aver creato.
il piccolo e tornato a casa 4 mesi fa perché il padre è venuto a mancare per un infarto, era un po' che stava poco bene ma nessuno riusciva a convincerlo a fermarsi dal lavoro.
Credo che dia la colpa un po' a se per non aver insistito nel dirgli di curarsi ed un po' a me perché dopo che me ne sono andata il padre e stato male e non era più lo stesso di prima, in più anche lui si era chiuso e tanto allontanato da me.
Da quando è tornato parla pochissimo non ha voglia di fare nulla o sta a letto con il cellulare o gioca al PC.
Se provo a dirgli qualcosa, o come posso aiutarlo, quasi sempre mi dice che vuole essere lasciato in pace.
ho provato a dirgli di andare in terapia ma non vuole.
io ormai vivo di ansia e attacchi di panico, anche perché probabilmente se non fossi stata male avrei affrontato tutto diversamente, quindi mi sento fortemente in colpa sia con i miei figli che con il mio ex compagno con il quale non sono riuscita più a chiarirmi.
vorrei un consiglio su come comportarmi ora per aiutarli, se decidono che non vogliono appoggiarsi ad uno specialista c'è un modo in cui io li possa aiutare senza fare ulteriori danni?
Premetto che anche fra loro tre le dinamiche relazionali sono complicate.
grazue di ogni eventuale consiglio
ho tre figli, di 28 25 21 anni! il mio compagno padre solo dell' ultimo non era una figura presente per motivi di lavoro e caratteriali.
sono sempre stata una madre non troppo presente anche per i troppi impegni e non troppo affettuosa, e spesso stanca e nervosa.
4 anni fa dopo un gravissimo esaurimento nervoso con conseguente depressione sono uscita di casa e rientrata piu o meno un anno dopo.
A quel punto avevo distrutto la poca fiducia che avevano in me, nel 2021 ho provato anche ad andare in terapia ma loro non mi hanno voluto seguire ed io dopo un po' ho smesso.
Nel mentre i rapporti in casa erano peggiorati anche con il mio compagno che nel 2023 è andato via è il figlio di 21 anni era andato con lui.
Avendo perso il lavoro e continuando ad uscire ed entrare in stadi depressivi ho dovuto lasciare casa e stiamo appoggiati da mamma.
Con il grande, che ho scoperto nel mentre che ha dei grossi problemi di fobia sociale, ansia ed che ha avuto anche dei comportamenti autolesionistici ci stiamo riavvicinando ma il rapporto è molto conflittuale ed ho paura di sbagliare, lui ha cominciato ad andare da uno psicoterapeuta ma da solo perché dice che ricreare il rapporto con me non è più nelle sue priorità.
Il figlio di mezzo che anche lui sembrava avere qualche problema di fobia sociale un paio di anni fa ha cominciato a lavorare ma mentre prima ci parlavamo spesso da quando sono tornata mi aggredisce spesso, so che è arrabbiato ma sembra per il momento non voler affrontare il problema apertamente, ne con me ne quelli che gli devo aver creato.
il piccolo e tornato a casa 4 mesi fa perché il padre è venuto a mancare per un infarto, era un po' che stava poco bene ma nessuno riusciva a convincerlo a fermarsi dal lavoro.
Credo che dia la colpa un po' a se per non aver insistito nel dirgli di curarsi ed un po' a me perché dopo che me ne sono andata il padre e stato male e non era più lo stesso di prima, in più anche lui si era chiuso e tanto allontanato da me.
Da quando è tornato parla pochissimo non ha voglia di fare nulla o sta a letto con il cellulare o gioca al PC.
Se provo a dirgli qualcosa, o come posso aiutarlo, quasi sempre mi dice che vuole essere lasciato in pace.
ho provato a dirgli di andare in terapia ma non vuole.
io ormai vivo di ansia e attacchi di panico, anche perché probabilmente se non fossi stata male avrei affrontato tutto diversamente, quindi mi sento fortemente in colpa sia con i miei figli che con il mio ex compagno con il quale non sono riuscita più a chiarirmi.
vorrei un consiglio su come comportarmi ora per aiutarli, se decidono che non vogliono appoggiarsi ad uno specialista c'è un modo in cui io li possa aiutare senza fare ulteriori danni?
Premetto che anche fra loro tre le dinamiche relazionali sono complicate.
grazue di ogni eventuale consiglio
Gentile utente,
visto che ci chiede un rimedio d'urgenza le suggerisco il più antico del mondo: cerchi di voler bene ai suoi figli. Li guardi e li ascolti, anche senza parlare. Manifesti anche coi gesti quotidiani sincero affetto, comprensione, vicinanza, empatia o comunque voglia chiamare un sentimento di accoglienza, non disgiunto dalle indicazioni che è compito di una madre fornire, sia pure con delicatezza e col rispetto dovuto a tre adulti.
La vostra situazione familiare è complessa sul versante delle patologie: depressione, fobia sociale, ansia, comportamenti autolesionistici, attacchi di panico; e alla radice di tutto questo, relazioni familiari e scelte di lavoro e di vita disfunzionali, più ispirate al conflitto che alla mediazione e alla benevolenza, verso gli altri e verso sé stessi.
Se di questo non si è consapevoli, a nulla può servire la terapia, se non a ripetere anche col terapeuta un copione di resistenza ad ogni cambiamento e infine di attacco, accuse di incapacità, abbandono.
Lei scrive: "ho provato anche ad andare in terapia ma loro non mi hanno voluto seguire ed io dopo un po' ho smesso".
Meglio attuare prima di tutto per sé il cambiamento, ora che tanti nodi dolorosi e le relative consapevolezze sono venuti al pettine. Non è aspettando la trasformazione dell'altro che si cambia l'unica persona su cui abbiamo il potere di operare: noi stessi.
Provi a guardare su Youtube le serate di Compassion Focused Therapy della dr.ssa Petrocchi.
Tenga conto, se da sola è difficile trovare la strada per i sentimenti e i comportamenti che le ho indicati, che alle ASL, al Consultorio Familiare, al Centro di Salute Mentale, presso le Scuole di psicoterapia e anche con il bonus psicologi, ricorrendo le condizioni economiche, può incontrare psicologi a costi accettabili o gratuitamente. Può farsi prescrivere dal suo medico di famiglia una serie di incontri con un* psicolog* del Servizio Pubblico o recarsi lì di persona a prendere informazioni. Inoltre molti specialisti privati non hanno prezzi proibitivi e possono venirle incontro. Nella sua città ci sono numerosi centri di psicoterapia a prezzi calmierati.
Auguri.
visto che ci chiede un rimedio d'urgenza le suggerisco il più antico del mondo: cerchi di voler bene ai suoi figli. Li guardi e li ascolti, anche senza parlare. Manifesti anche coi gesti quotidiani sincero affetto, comprensione, vicinanza, empatia o comunque voglia chiamare un sentimento di accoglienza, non disgiunto dalle indicazioni che è compito di una madre fornire, sia pure con delicatezza e col rispetto dovuto a tre adulti.
La vostra situazione familiare è complessa sul versante delle patologie: depressione, fobia sociale, ansia, comportamenti autolesionistici, attacchi di panico; e alla radice di tutto questo, relazioni familiari e scelte di lavoro e di vita disfunzionali, più ispirate al conflitto che alla mediazione e alla benevolenza, verso gli altri e verso sé stessi.
Se di questo non si è consapevoli, a nulla può servire la terapia, se non a ripetere anche col terapeuta un copione di resistenza ad ogni cambiamento e infine di attacco, accuse di incapacità, abbandono.
Lei scrive: "ho provato anche ad andare in terapia ma loro non mi hanno voluto seguire ed io dopo un po' ho smesso".
Meglio attuare prima di tutto per sé il cambiamento, ora che tanti nodi dolorosi e le relative consapevolezze sono venuti al pettine. Non è aspettando la trasformazione dell'altro che si cambia l'unica persona su cui abbiamo il potere di operare: noi stessi.
Provi a guardare su Youtube le serate di Compassion Focused Therapy della dr.ssa Petrocchi.
Tenga conto, se da sola è difficile trovare la strada per i sentimenti e i comportamenti che le ho indicati, che alle ASL, al Consultorio Familiare, al Centro di Salute Mentale, presso le Scuole di psicoterapia e anche con il bonus psicologi, ricorrendo le condizioni economiche, può incontrare psicologi a costi accettabili o gratuitamente. Può farsi prescrivere dal suo medico di famiglia una serie di incontri con un* psicolog* del Servizio Pubblico o recarsi lì di persona a prendere informazioni. Inoltre molti specialisti privati non hanno prezzi proibitivi e possono venirle incontro. Nella sua città ci sono numerosi centri di psicoterapia a prezzi calmierati.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Utente
Grazie tanto,credo fosse proprio la risposta di cui avevo bisogno. Anche a suo tempo lo psicologo mi disse che era importante che io stessi li, ma siccome erano arrabbiati... o mi ignoravano o mi aggredivano,io continuavo a non capire a cosa servisse. Tanto che gli dicevo se vi do tanto fastidio posso anche riandarmene. Su di me sto provando a lavorarci da anni, faccio piccoli miglioramenti ma il mio carattere nervoso e le loro chiusure,la loro rabbia,ed il loro essere ormai prevenuti nei miei confronti avvolte non aiutano.ma sto cercando di parlarci di più e ammettendo le mie colpe,e gli chiedo di lavorare insieme per risolvere le cose se possibile.cerchero di seguire i suoi consigli ed ho anche cominciato dei farmaci per calmare un po' l ansia.ho capito che gli errori li abbiamo fatti noi,ma farlo capire anche ai miei figli non è facile, ci sono cresciuti dentro come c ero cresciuta io e con tutto che vedo alcuni miei atteggiamenti sbagliati avvolte tendo a ripeterli,infatti ho sempre paura di sbagliare. Sfortunatamente per quanto io li possa amare non sono abituata ad esternarlo ne a parole ne con i gesti,ma sto lavorando anche su questa mia difficoltà.grazie tanto della risposta.che credo mi sarà veramente di aiuto.
Gentile utente,
spero davvero di esserle stata utile.
Non sottovaluti però l'aiuto che le può venire da un supporto psicologico, sia perché è troppo dura una vita in cui si è il solo adulto al timone, sia perché avverto nelle sue parole delle imprecisioni procedurali che potrebbero nuocere alla ricostruzione del rapporto.
Sembrerebbero di maggior rilievo le frasi: "Sfortunatamente per quanto io li possa amare non sono abituata ad esternarlo ne a parole ne con i gesti", e su questo una costante consulenza psicologica le sarebbe di grande aiuto; ma in realtà assai più preoccupante appare la sua tendenza continua a spiegarsi, scusarsi, farsi perdonare, perfino cedere alle loro provocazioni: "se vi do tanto fastidio posso anche riandarmene".
I giovani, tanto più se nel ruolo di figli, hanno bisogno di amore, di rispetto, ma soprattutto di fermezza. Ne hanno proprio bisogno, e quello di cui parlo non è una serie di punizioni, ma la manifestazione di un saldo coraggio nel continuare ad essere la guida della vostra casa, della famiglia, o nel tornare ad esserlo nonostante le passate burrasche, nonostante gli errori.
Lei scrive: "vedo alcuni miei atteggiamenti sbagliati avvolte tendo a ripeterli, infatti ho sempre paura di sbagliare".
Troppa paura, forse. Questo non aiuta. In quanto madre, lei ha un ruolo che comporta certi doveri e certi diritti. Nessuno può chiederle di essere perfetta in questo ruolo -nessuno lo è- ma di rialzarsi con dignità e coraggio questo sì, certamente. La sua forza sarà il sostegno e l'esempio.
Ancora auguri.
spero davvero di esserle stata utile.
Non sottovaluti però l'aiuto che le può venire da un supporto psicologico, sia perché è troppo dura una vita in cui si è il solo adulto al timone, sia perché avverto nelle sue parole delle imprecisioni procedurali che potrebbero nuocere alla ricostruzione del rapporto.
Sembrerebbero di maggior rilievo le frasi: "Sfortunatamente per quanto io li possa amare non sono abituata ad esternarlo ne a parole ne con i gesti", e su questo una costante consulenza psicologica le sarebbe di grande aiuto; ma in realtà assai più preoccupante appare la sua tendenza continua a spiegarsi, scusarsi, farsi perdonare, perfino cedere alle loro provocazioni: "se vi do tanto fastidio posso anche riandarmene".
I giovani, tanto più se nel ruolo di figli, hanno bisogno di amore, di rispetto, ma soprattutto di fermezza. Ne hanno proprio bisogno, e quello di cui parlo non è una serie di punizioni, ma la manifestazione di un saldo coraggio nel continuare ad essere la guida della vostra casa, della famiglia, o nel tornare ad esserlo nonostante le passate burrasche, nonostante gli errori.
Lei scrive: "vedo alcuni miei atteggiamenti sbagliati avvolte tendo a ripeterli, infatti ho sempre paura di sbagliare".
Troppa paura, forse. Questo non aiuta. In quanto madre, lei ha un ruolo che comporta certi doveri e certi diritti. Nessuno può chiederle di essere perfetta in questo ruolo -nessuno lo è- ma di rialzarsi con dignità e coraggio questo sì, certamente. La sua forza sarà il sostegno e l'esempio.
Ancora auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 392 visite dal 16/02/2025.
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Approfondimento su Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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