Salve, il mio fidanzato con cui sto insieme da piu di tre anni e con cui convivo è depresso

Salve,

il mio fidanzato con cui sto insieme da piu di tre anni e con cui convivo è depresso.

È sempre stato incline alla depressione e da prima di conoscerci ha avuto episodi depressivi.
Va in terapia da qualche mese ma data la malattia della psicoterapeuta non fa una seduta da due settimane e non la farà prima di 10 giorni.

In queste due settimane riscontra la volontà di stare da solo, benché mi dica che vuole vicinanza, quando provo a stargli vicino è scostante e preferisce stare chiuso in camera.

Due giorni fa mi ha riferito di avere pensieri legati al suicidio e da che lo conosco è ossessionato dal pensiero della morte.

Dice che comunque non ha intenzione di compiere gesti estremi perché causerebbe dolore alla sua famiglia.

La sua famiglia non sa nulla di questa situazione perché c'è un rapporto ostile.

Viviamo in un'altra città e la madre non lo cerca mai se non per mandare messaggi di disprezzo e di provocazione.
Con la sorella non si parla e non hanno mai avuto un rapporto.

Oltre a non saper come comportarmi, non so se è il caso di parlare con la sorella (scelta perche "meno-peggio") e di avvertirla della situazione che benché ora sia controllata ho paura possa peggiorare.

Grazie.
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.9k 605
Gentile utente,

la depressione è molto faticosa per chi la vive, ma anche per la persona che è vicina affettivamente, a causa della sensazione di impotenza che quest'ultima sperimenta.

1.
Mi chiedo se il suo fidanzato sia seguito anche farmacologicamente, stante il perdurare nel tempo dei sintomi e la mancata risolutività della psicoterapia, i cui tempi di efficacia peraltro non sono mai brevi nel caso della patologia di cui stiamo parlando.
Sull'abbinamento dei due approcci terapeutici, provate a leggere entrambi questo articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-efficace-farmaci-periodo.html .

2.
Per quanto riguarda il parlare alla famiglia di lui, ciò non è Suo compito, e nemmeno Le è permesso dalla normativa.
Due sono i motivi:
- considerato che intercorrono rapporti "ostili" tra il Suo compagno e la propria famiglia, lui potrebbe non essere dell'idea che parti (fragili!) di sè vengano rivelate loro. E Lei non ha ricevuto nessun preciso mandato al proposito, al contrario lo farebbe di nascosto, sembra di capire. Non comprendiamo il motivo di tale ipotesi;
- i dati personali riguardanti lo stato di salute sono "dati sensibili", protetti dalla legge 675/96, dai Regolamenti e dal Codice Privacy. E all'interno della comunità familiare va osservato puntualmente il "diritto alla riservatezza".

In merito allo stare in coppia con una persona depressa, potrebbe aiutarLa questa lettura:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1815-la-famiglia-del-depresso-origini-familiari-di-una-patologia.html .

Se Lei non ce la facesse, chieda aiuto. A neanche 30 anni si può legittimamente sentirsi ed essere impreparat* di fronte alla depressione di un* famigliare.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2025 al 2025
Ex utente
Grazie della risposta. La psicoterapia corrente ha avuto inizio verso ottobre/novembre, al momento non assume farmaci. L'episodio depressivo del passato a cui faccio riferimento è avvenuto prima che ci conoscessimo e in quell'occasione non ha seguito una terapia psicologica ma solo farmacologica (paroxetina). Da quel che so lui smise di andare dallo psichiatra e continuò a prendere i farmaci. Poco dopo esserci conosciuti smise di prendere i farmaci di colpo e in autonomia. Ora, da quel poco che lui mi ha riferito, la psicologa gli ha proposto la possibilità di assumere farmaci e in queste settimane "acute" lui ha pensato se fosse il caso di prenderli.
Per rispondere al secondo punto, l'ipotesi avanzata del parlare con la famiglia (di nascosto, si) è sorta dalla mia incapacità di gestire la situazione. Non so come comportarmi. Ho pensato che se un mio familiare stesse male, vorrei saperlo. Ho pensato anche, forse utopicamente, che vista l'urgenza della situazione qualcuno della sua famiglia potesse essere di supporto. Capisco il suo argomento e a questo punto non mi spingerò a tanto. Chiedere aiuto a chi, a questo punto? Io giustamente non ho contatti con la sua terapeuta, non sono sicura che lui parlerà apertamente con lei. Ho paura che nessuno possa dargli supporto
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.9k 605
"Chiedere aiuto a chi, a questo punto?"
Ad un* psicolog* psicoterapeuta che non sia quella di lui, al/la quale rivolgersi Lei individualmente.

Non è affatto raro che chi vive con una persona con problemi di questo tipo sia nella necessità di chiedere aiuto:
- per capire
- per accettare
- per essere informati sui comportamenti che producono ben-essere, e quali aggravano il disagio altrui. Per questi motivi, legati anche alla complessità della depressione, non si vede come una famiglia "ostile" potrebbe "essere di supporto".
Ritiene di poter chiedere aiuto psicologico per sè, magari al Consultorio?

Saluti cari!
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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