Blocco emotivo sul lavoro?
Scrivo per chiedere un consiglio su ciò che sto vivendo in questo momento.
Sospetto di avere un blocco nell'entrata del mondo del lavoro e piu in generale nella vita, in sostanza quando devo candidarmi per un'offerta di lavoro oppure cercare un lavoro mi sento una sensazione di oppressione/tensione sul petto e il desiderio di scappare.
Ciò mi sta portando a rinunciare completamente al mio futuro e ad avere una sfiducia totale sulla possibilità di farmi una vita mia, tanto da rimuginare su tutte le possibili conseguenze e cercare la soluzione che sia la 'meno peggio' pur di evitare a tutti i costi di trovarmi all'interno di un ambiente lavorativo.
Il tutto è iniziato quando dopo 1 anno di colloqui finiti male e 1 master riuscii ad entrare, finalmente, in un'azienda.
Ma sin da subito la mia prima reazione fu sia gioia e allo stesso momento pianto non capendo il motivo e durante i primi momenti, quando era il momento di andare a pranzo, ho sentito una sensazione di oppressione.
Nei 6 mesi che ho passato in azienda ho cercato di dare tutto pur di farmi vedere all'altezza del ruolo fino a quando poi iniziarono dei problemi seri.
Sono entrata completamente in ossessione, quando staccavo da lavoro non riuscivo a distrarmi, la notte non dormivo e a causa di alcuni comportamenti sgradevoli del titolare ho iniziato ad avere dei veri e propri attacchi di panico.
La situazione è collassata dopo una delusione amorosa e il rientro dalle ferie.
La motivazione era praticamente a zero e cercavo di far di tutto per evitare un calo di performance e allo stesso momento ho iniziato volontariamente a rallentare perché iniziavo a percepire la sensazione di non farcela più.
Il tutto aggravato dal fatto che al rientro dal lavoro e nel weekend non potevo staccare ma concentrarmi sulla tesi di master (con scarsissimi risultati).
Avvicinandomi alla data di presentazione della tesi persi completamente il controllo e tra una crisi di pianto e le notti insonni sentivo di non farcela più e diedi le dimissioni in maniera brusca e anche scorretta in quanto il mio titolare era anche il relatore.
Dopo l'inizio del lavoro e questa esperienza non mi sento più la stessa, non riesco più a vivermi niente, mi sento in colpa, profondamente delusa e non ho la minima voglia di entrare in un ambiente lavorativo a costo di rinunciare a tutto e vivere con I miei e questa cosa la trovo preoccupante a 28 anni ma appena mi si presenta l'occasione di un colloquio sento l'impulso di scappare e mi viene un gran mal di testa.
Passerei la mia vita nascosta dal mondo ed è una cosa assurda dato che prima di tutta quest'esperienza ero piena di vita ed entusiasmo.
Ad oggi non ho più lo spirito e la voglia di fare nulla ma starmene al sicuro perché tutto ciò che faccio mi sembra inutile e sbagliato.
Premetto che sono stata in terapia per diverso tempo a causa di un'ansia fobica che mi prese durante il periodo universitario e che è stata ricondotta a un abuso sessuale che ho subito durante l'infanzia.
Sospetto di avere un blocco nell'entrata del mondo del lavoro e piu in generale nella vita, in sostanza quando devo candidarmi per un'offerta di lavoro oppure cercare un lavoro mi sento una sensazione di oppressione/tensione sul petto e il desiderio di scappare.
Ciò mi sta portando a rinunciare completamente al mio futuro e ad avere una sfiducia totale sulla possibilità di farmi una vita mia, tanto da rimuginare su tutte le possibili conseguenze e cercare la soluzione che sia la 'meno peggio' pur di evitare a tutti i costi di trovarmi all'interno di un ambiente lavorativo.
Il tutto è iniziato quando dopo 1 anno di colloqui finiti male e 1 master riuscii ad entrare, finalmente, in un'azienda.
Ma sin da subito la mia prima reazione fu sia gioia e allo stesso momento pianto non capendo il motivo e durante i primi momenti, quando era il momento di andare a pranzo, ho sentito una sensazione di oppressione.
Nei 6 mesi che ho passato in azienda ho cercato di dare tutto pur di farmi vedere all'altezza del ruolo fino a quando poi iniziarono dei problemi seri.
Sono entrata completamente in ossessione, quando staccavo da lavoro non riuscivo a distrarmi, la notte non dormivo e a causa di alcuni comportamenti sgradevoli del titolare ho iniziato ad avere dei veri e propri attacchi di panico.
La situazione è collassata dopo una delusione amorosa e il rientro dalle ferie.
La motivazione era praticamente a zero e cercavo di far di tutto per evitare un calo di performance e allo stesso momento ho iniziato volontariamente a rallentare perché iniziavo a percepire la sensazione di non farcela più.
Il tutto aggravato dal fatto che al rientro dal lavoro e nel weekend non potevo staccare ma concentrarmi sulla tesi di master (con scarsissimi risultati).
Avvicinandomi alla data di presentazione della tesi persi completamente il controllo e tra una crisi di pianto e le notti insonni sentivo di non farcela più e diedi le dimissioni in maniera brusca e anche scorretta in quanto il mio titolare era anche il relatore.
Dopo l'inizio del lavoro e questa esperienza non mi sento più la stessa, non riesco più a vivermi niente, mi sento in colpa, profondamente delusa e non ho la minima voglia di entrare in un ambiente lavorativo a costo di rinunciare a tutto e vivere con I miei e questa cosa la trovo preoccupante a 28 anni ma appena mi si presenta l'occasione di un colloquio sento l'impulso di scappare e mi viene un gran mal di testa.
Passerei la mia vita nascosta dal mondo ed è una cosa assurda dato che prima di tutta quest'esperienza ero piena di vita ed entusiasmo.
Ad oggi non ho più lo spirito e la voglia di fare nulla ma starmene al sicuro perché tutto ciò che faccio mi sembra inutile e sbagliato.
Premetto che sono stata in terapia per diverso tempo a causa di un'ansia fobica che mi prese durante il periodo universitario e che è stata ricondotta a un abuso sessuale che ho subito durante l'infanzia.
Gent.ma utente,
ho letto con interesse il suo racconto e le faccio i complimenti per aver avuto il coraggio di condividerlo con noi. I traumi infantili lasciano delle cicatrici che, con il tempo, influenzano sia il comportamento che l'atteggiamento nell'affrontare situazioni o eventi di vita.
Detto questo, una volta accettato e metabolizzato il passato è necessario concentrarsi sul presente e su quello che può fare oggi, nel qui ed ora, per superare il problema.
Ad un certo punto del suo racconto ci dice che convive con delle fobie, che dai tempi universitari le hanno procurato un'altissimo livello di ansia. La paura del lavoro potrebbe essere anch'essa una fobia. L'ergofobia fa parte dei disturbi d'ansia e indica una paura irrazionale, costante e immotivata nei confronti del lavoro, degli obblighi e degli impegni personali. La sua costante agitazione non fa altro che aumentare questa fobia generando una spirale d'ansia. Il suo evitamento verso le situazioni lavorative possono essere dovute alla sensazione di non essere in grado di soddisfare gli standard o di causare problemi alle altre persone o all'azienda stessa. Tra le fobie collegate c'è proprio la fobia sociale. La paura di esporsi al giudizio altrui.
Non riporta per quanto tempo è stata seguita da colleghi ma sarebbe utile ricominciare un percorso di sostegno.
Superare queste fobie può portare una piacevole sensazione di autonomia personale, consentendo di affrontare le sfide lavorative con fiducia e sicurezza.
Mi tenga aggiornato.
Saluti
ho letto con interesse il suo racconto e le faccio i complimenti per aver avuto il coraggio di condividerlo con noi. I traumi infantili lasciano delle cicatrici che, con il tempo, influenzano sia il comportamento che l'atteggiamento nell'affrontare situazioni o eventi di vita.
Detto questo, una volta accettato e metabolizzato il passato è necessario concentrarsi sul presente e su quello che può fare oggi, nel qui ed ora, per superare il problema.
Ad un certo punto del suo racconto ci dice che convive con delle fobie, che dai tempi universitari le hanno procurato un'altissimo livello di ansia. La paura del lavoro potrebbe essere anch'essa una fobia. L'ergofobia fa parte dei disturbi d'ansia e indica una paura irrazionale, costante e immotivata nei confronti del lavoro, degli obblighi e degli impegni personali. La sua costante agitazione non fa altro che aumentare questa fobia generando una spirale d'ansia. Il suo evitamento verso le situazioni lavorative possono essere dovute alla sensazione di non essere in grado di soddisfare gli standard o di causare problemi alle altre persone o all'azienda stessa. Tra le fobie collegate c'è proprio la fobia sociale. La paura di esporsi al giudizio altrui.
Non riporta per quanto tempo è stata seguita da colleghi ma sarebbe utile ricominciare un percorso di sostegno.
Superare queste fobie può portare una piacevole sensazione di autonomia personale, consentendo di affrontare le sfide lavorative con fiducia e sicurezza.
Mi tenga aggiornato.
Saluti
Dr. Michele Loia
Psicologo
micheleloia@aol.com

Utente
Gentile Dottore
La ringrazio per la risposta alla mia richiesta. Sono stata circa 4 anni in terapia ma nel tempo ho completato perso fiducia nel percorso in quanto notavo che le cose non miglioravano ma peggioravano. La fobia che citavo è stata trattata con ipnosi che lì per lì ha fatto un effetto liberatorio ma non è del tutto scomparsa, quindi praticamente ancora mi ritrovo ad evitare alcune situazioni.
Inoltre, ciò che va a complicare il tutto è il fatto che nel momento in cui sono entrata in azienda ho represso le emozioni negative per paura che il lavoro non mi piacesse, cercavo di autoingannarmi per evitare di dover ammettere a me stessa che il lavoro in azienda non mi piacesse (altrimenti con la mia laurea non saprei che fare) cadendo in uno stato di torpore con annessi attacchi di panico quando uscivo nel weekend. Ciò ha complicato il momento di prendere una decisione quando stavo agli sgoccioli.
Ad oggi questa cosa è rimasta e faccio ancora fatica e paura a percepire le emozioni e a seguire 'la pancia' per paura di perdere il controllo di nuovo, ciò mi causa non pochi disagi perché durante il giorno, se devo socializzare o 'smuovermi' da questo stato immobilizzato, mi forzo al massimo e sento una sensazione di tensione. Ciò mi sta chiudendo completamente, aumentando le situazioni evitate per paura. Mi sento in gabbia e rassegnata. Penso che tra tutte le paure e gli evitamenti che si stanno accumulando la mia vita sta diventando un incubo e la speranza di tornare a uno stato di serenità e la fiducia nel futuro stanno svanendo. Ad oggi passo molto tempo in casa, ho paura di uscire e la socialità si è ridotta ai minimi. Il tutto mi sembra completamente assurdo considerando che prima di entrare a lavoro ero sempre e costantemente fuori casa tra lavoro come insegnante privata, allenamenti, amicizie e master e mi sentivo tantissimo appagata.
La ringrazio per la risposta alla mia richiesta. Sono stata circa 4 anni in terapia ma nel tempo ho completato perso fiducia nel percorso in quanto notavo che le cose non miglioravano ma peggioravano. La fobia che citavo è stata trattata con ipnosi che lì per lì ha fatto un effetto liberatorio ma non è del tutto scomparsa, quindi praticamente ancora mi ritrovo ad evitare alcune situazioni.
Inoltre, ciò che va a complicare il tutto è il fatto che nel momento in cui sono entrata in azienda ho represso le emozioni negative per paura che il lavoro non mi piacesse, cercavo di autoingannarmi per evitare di dover ammettere a me stessa che il lavoro in azienda non mi piacesse (altrimenti con la mia laurea non saprei che fare) cadendo in uno stato di torpore con annessi attacchi di panico quando uscivo nel weekend. Ciò ha complicato il momento di prendere una decisione quando stavo agli sgoccioli.
Ad oggi questa cosa è rimasta e faccio ancora fatica e paura a percepire le emozioni e a seguire 'la pancia' per paura di perdere il controllo di nuovo, ciò mi causa non pochi disagi perché durante il giorno, se devo socializzare o 'smuovermi' da questo stato immobilizzato, mi forzo al massimo e sento una sensazione di tensione. Ciò mi sta chiudendo completamente, aumentando le situazioni evitate per paura. Mi sento in gabbia e rassegnata. Penso che tra tutte le paure e gli evitamenti che si stanno accumulando la mia vita sta diventando un incubo e la speranza di tornare a uno stato di serenità e la fiducia nel futuro stanno svanendo. Ad oggi passo molto tempo in casa, ho paura di uscire e la socialità si è ridotta ai minimi. Il tutto mi sembra completamente assurdo considerando che prima di entrare a lavoro ero sempre e costantemente fuori casa tra lavoro come insegnante privata, allenamenti, amicizie e master e mi sentivo tantissimo appagata.
Comprendo che quando si permane in un grande stato di paura e ansia, soprattutto per anni, si perde la speranza e la voglia di proseguire nel percorso psicoterapeutico intrapreso. Anche perchè tutto ciò consta di un grande investimento sia a livello emotivo che economico. I percorsi hanno una evoluzione imprevedibile. Sarebbe utile analizzare cosa ha alimentato in lei l'idea di interrompere tale percorso. Fare psicoterapia significa affidarsi all'interno di una relazione parlando liberamente di tutto ciò che si vive senza giudizio e senza averne paura. Ogni indirizzo terapeutico ha le sue specialità e i suoi limiti. La Terapia Cognitivo Comportamentale propone una tecnica efficace per il superamento delle fobie che si basa sul controcondizionamento da mettere in atto sia in immaginazione sia in vivo. Con la desensibilizzazione sistematica si è in grado di ridurre/eliminare le risposte di paura e i comportamenti di evitamento a esse associate.
Non perda la speranza nella psicologia e soprattutto non perda la voglia di riprendersi in mano la sua vita.
"Penso che tra tutte le paure e gli evitamenti che si stanno accumulando la mia vita sta diventando un incubo e la speranza di tornare a uno stato di serenità e la fiducia nel futuro stanno svanendo. Ad oggi passo molto tempo in casa, ho paura di uscire e la socialità si è ridotta ai minimi"
Attraverso un buon percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale si potrebbe lavorare molto su quanto da lei scritto.
Saluti
Non perda la speranza nella psicologia e soprattutto non perda la voglia di riprendersi in mano la sua vita.
"Penso che tra tutte le paure e gli evitamenti che si stanno accumulando la mia vita sta diventando un incubo e la speranza di tornare a uno stato di serenità e la fiducia nel futuro stanno svanendo. Ad oggi passo molto tempo in casa, ho paura di uscire e la socialità si è ridotta ai minimi"
Attraverso un buon percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale si potrebbe lavorare molto su quanto da lei scritto.
Saluti
Dr. Michele Loia
Psicologo
micheleloia@aol.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 407 visite dal 06/02/2025.
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