Paura di fallire in amore
Buonasera, da diverso tempo saltuariamente ho momenti di sconforto, con crisi di pianto relative ma molto ridotte rispetto alle precedenti che erano molto forti, ovvero "non mi sento all'altezza della relazione, non so se andrà bene tra noi" con la mia compagna (persona stupenda in tutto perché mi ha fatto rinascere) che mi destabilizzano ma di gran lunga in meno perché ho imparato a gestirli anche insieme a lei soprattutto.
Di base mi è stato diagnosticato dallo psichiatra un disturbo di tipo bipolare in sindrome ansioso-depressiva, preciso che negli ultimi tempi a causa del lavoro sono molto sotto stress psichico per via di visite per il medesimo suddetto, conflitti con i miei genitori e alcune dinamiche "spiacevoli" con i genitori della mia amata lei.
Detto questo, vorrei capire come gestire al meglio questi momenti laddove ci fosse un "metodo" perché se non fosse per la mia compagna che per me è tutto e io per lei idem a suo dire, credo saremmo due "anime vaganti" perché ci sosteniamo a vicenda in tutto essendo molto uniti e innamorati e siamo in procinto di convivenza.
Grazie a chiunque mi risponda.
Di base mi è stato diagnosticato dallo psichiatra un disturbo di tipo bipolare in sindrome ansioso-depressiva, preciso che negli ultimi tempi a causa del lavoro sono molto sotto stress psichico per via di visite per il medesimo suddetto, conflitti con i miei genitori e alcune dinamiche "spiacevoli" con i genitori della mia amata lei.
Detto questo, vorrei capire come gestire al meglio questi momenti laddove ci fosse un "metodo" perché se non fosse per la mia compagna che per me è tutto e io per lei idem a suo dire, credo saremmo due "anime vaganti" perché ci sosteniamo a vicenda in tutto essendo molto uniti e innamorati e siamo in procinto di convivenza.
Grazie a chiunque mi risponda.
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Gentile utente,
mi spiace per la sofferenza che vive.
Ho appreso dai suoi precedenti consulti che è seguito da uno psichiatra da 5 anni. Sarebbe utile associare alla terapia farmacologica anche una psicoterapia o un supporto psicologico. Se il suo psichiatra non è psicoterapeuta oltre a lui può farsi seguire da uno psicologo/ psicoterapeuta.
Rispetto al "metodo" lo psicologo/psicoterapeuta potrà fornirle alcune prescrizioni, qualora lo ritenesse opportuno. Ma a prescindere da esse, lei dovrebbe avere uno spazio (quello dei colloqui psicologici) in cui portare il suo dolore, iniziare a districare nodi irrisolti di situazioni familiari e personali, fare un'esperienza di un altro (lo psicologo) accogliente, contenente, che funga da cura e riparazione di esperienze relazionali pregresse dolorose e di sé stesso come di una persona alla quale può essere rivolto uno sguardo diverso, luminoso, che ne colga nuove e innumerevoli potenzialità e possibilità. In merito a quest' ultimo aspetto dovrebbe imparare pian piano a pensarsi, a guardarsi in un modo diverso.
Parta da quel che ha già, questa relazione così soddisfacente, da cui potrà attingere gioia e sicurezza, ma che non dovrà essere o divenire l'unica fonte di vitalità, l'unico riparo dalle tempeste della vita, né delle inquietudini personali. Inoltre descrive la sua compagna "stupenda in tutto", ma non dimentichi che anche la stessa probabilmente la vede con i medesimi occhi. Quindi ha già qualcuno accanto a sé che le ha rivolto uno sguardo amorevole, quello sguardo che lei si è negato. Potrebbe prendere in considerazione l'idea che la verità o parte di essa, sulla sua persona sia negli occhi della sua compagna piuttosto che nella sua percezione "di non essere all'altezza della relazione" o di altro.
Oltre a ciò le faccio notare che emerge una progettualità nelle sue parole, lei è proiettato nel futuro, si sta rappresentando e costruendo il suo domani. Può iniziare a pensare anche ad altri aspetti e sfere della sua vita, come quella lavorativa e personale, a quel che può costruire, a quel che sogna o può sognare per l'avvenire.
La lascio con queste riflessioni.
Cordiali saluti.
mi spiace per la sofferenza che vive.
Ho appreso dai suoi precedenti consulti che è seguito da uno psichiatra da 5 anni. Sarebbe utile associare alla terapia farmacologica anche una psicoterapia o un supporto psicologico. Se il suo psichiatra non è psicoterapeuta oltre a lui può farsi seguire da uno psicologo/ psicoterapeuta.
Rispetto al "metodo" lo psicologo/psicoterapeuta potrà fornirle alcune prescrizioni, qualora lo ritenesse opportuno. Ma a prescindere da esse, lei dovrebbe avere uno spazio (quello dei colloqui psicologici) in cui portare il suo dolore, iniziare a districare nodi irrisolti di situazioni familiari e personali, fare un'esperienza di un altro (lo psicologo) accogliente, contenente, che funga da cura e riparazione di esperienze relazionali pregresse dolorose e di sé stesso come di una persona alla quale può essere rivolto uno sguardo diverso, luminoso, che ne colga nuove e innumerevoli potenzialità e possibilità. In merito a quest' ultimo aspetto dovrebbe imparare pian piano a pensarsi, a guardarsi in un modo diverso.
Parta da quel che ha già, questa relazione così soddisfacente, da cui potrà attingere gioia e sicurezza, ma che non dovrà essere o divenire l'unica fonte di vitalità, l'unico riparo dalle tempeste della vita, né delle inquietudini personali. Inoltre descrive la sua compagna "stupenda in tutto", ma non dimentichi che anche la stessa probabilmente la vede con i medesimi occhi. Quindi ha già qualcuno accanto a sé che le ha rivolto uno sguardo amorevole, quello sguardo che lei si è negato. Potrebbe prendere in considerazione l'idea che la verità o parte di essa, sulla sua persona sia negli occhi della sua compagna piuttosto che nella sua percezione "di non essere all'altezza della relazione" o di altro.
Oltre a ciò le faccio notare che emerge una progettualità nelle sue parole, lei è proiettato nel futuro, si sta rappresentando e costruendo il suo domani. Può iniziare a pensare anche ad altri aspetti e sfere della sua vita, come quella lavorativa e personale, a quel che può costruire, a quel che sogna o può sognare per l'avvenire.
La lascio con queste riflessioni.
Cordiali saluti.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
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Utente
Dottoressa, La ringrazio infinitamente per il Suo responso esaustivo ma ci tenevo a comunicarLe che il mio psichiatra (psicoterapeuta anche) con me ha fatto e tuttora sta facendo un grande lavoro sia farmacologico sia spirituale a mio avviso perché mi ha fatto da "mentore" e anche un po' da "padre" sulla mia persona e personalità, perché come Le dicevo in famiglia non ho avuto comprensione e soprattutto ascolto dal momento in cui mi accorsi di avere delle oscillazioni dell'umore in età adolescenziale, ovviamente ho dovuto scegliere il supporto anche psicologico come Lei ha fatto ben notare dal quale ho avuto buoni risultati però ovviamente mi è stata data "la stampella" per poter proseguire, mentre il resto del mio cammino spetta a me tracciarlo nel migliore dei modi possibili senza certamente avere alcuna dipendenza "affettiva" che peraltro non ho e non ho mai avuto bensì solo questi "crolli emotivi" improvvisi e tediosi che mi sopraggiungono e che mi creano disagio seppur momentaneo ed è per questo che dicevo "metodo" diciamo "alternativo perché di fondo sono molto orgoglioso ma ho imparato l'umiltà e a smussare i miei angoli spigolosi con il supporto specialistico. Ad ogni modo La voglio ringraziare tanto ancora per i Suoi spunti di riflessione molto utili e La saluto cordialmente.
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Sono lieta che abbia trovato il consulto molto utile.
Auguri per tutto.
Auguri per tutto.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 388 visite dal 31/01/2025.
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