Perché mi ha tradito?

Buongiorno.

Sono una donna di 40 anni che convive con il suo compagno da circa due anni, insieme abbiamo un bambino di due anni e mezzo.

Da quando è nato nostro figlio il nostro rapporto è entrato in crisi, non abbiamo più avuto rapporti sessuali se non alcune volte (principalmente perché lui trovava scuse irritanti del tipo non mi sento più a mio agio con il mio corpo, stasera dormo sul divano perché voglio vedere la televisione ecc.
). Ci siamo messi tante volte a tavolino per discutere se volevamo stare insieme, se ci amavamo ancora nonostante tutto e alla fine concludevamo che non eravamo pronti per dirci addio sia perché ci legava un profondo affetto sia per il benessere del bambino.
Ogni volta la dinamica era questa: litigio, chiariamo le cose, promettiamoci di cambiare e infine litigio perché venivano fuori sempre gli stessi errori.

Delusa, arrabbiata e convinta che non era giusto il modo in cui mi trattava, mi sono detta che sicuramente lui aveva qualcosa da nascondere, che il suo non era un comportamento normale e che soprattutto non era possibile che non andasse a cercare altrove soddisfazione quindi decido di controllargli il telefono.

Non avevo un vero sospetto che mi tradisse perché tutto sommato non aveva cambiato abitudini, sempre chiuso in casa con zero voglia di fare qualcosa, apatico, sempre più buttato giù.
Credevo di trovare qualche confidenza sincera magari con qualche amico o sua sorella visto che con me faceva fatica a parlare dei suoi sentimenti profondi.

Dopo un po’ SBAM, trovo una chat, uno scambio di messaggi e foto prettamente a sfondo erotico.
Lo affronto subito e la sua reazione mi spiazza: prima nega, poi arriva addirittura a cancellare la chat in un mio momento di distrazione e accusarmi di essermi inventata tutto come una pazza.
Alla fine scoppia a piangere.

Per farla breve, l’ho perdonato perché mi sembrava sincero e ha fatto di tutto per dimostrarmi che era pronto a cambiare il suo atteggiamento pur di non perdermi ma soprattutto perché riconoscevo le mie responsabilità all’interno di una crisi e il suo che è stato un modo vigliacco di affrontarla.
Ma nei giorni seguenti quando ho chiesto spiegazioni più dettagliate di questa ragazza lui ha continuato a negare particolari che io già ero a conoscenza e presa dalla rabbia mi sono messa di nuovo con il suo telefono in mano.
Quello che ho trovato scavando più a fondo mi ha sconvolto: mi ha continuamente tradito attraverso chat erotiche e con una sua ex di persona anche nei momenti più felici (quando avevamo appena cominciato la storia, quando progettavamo di avere un bambino è una casa, addirittura nei primi mesi della gravidanza).

Ora vuole ricominciare.
Ma io mi chiedo perché mi ha tradito anche in quei momenti?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.6k 196
Gentile utente,
prima di avere la nostra risposta dovrebbe rispondere a questa domanda: perché lei ha scelto e continua a volere un uomo "sempre chiuso in casa con zero voglia di fare qualcosa, apatico, sempre più buttato giù", e in più traditore e bugiardo?
Restiamo in attesa.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Credo che le risposta sia complessa.
Perché credevo di dovermi sacrificare per fa vivere mio a figlio un’infanzia serena dato che se come uomo non era il massimo rimaneva un buon papà. Perché per lui ho sacrificato tutto (mi sono trasferita dal Nord in una realtà del Sud estremamente difficile, perdendo amici, famiglia e rifiutando l’assunzione del mio lavoro a tempo indeterminato)e non volevo dover ammettere di aver rischiato tutto ed aver perso. Perché lo vedevo spegnersi giorno e provavo sincero dispiacere. Perché avevo paura di ricominciare. Perché avevo nostalgia di tutti i momenti belli vissuti assieme ed ero convinta che se fossimo riusciti ad attuare un cambiamento reale e andare oltre quelle dinamiche distruttive (dove anche io ammetto le mie colpe basate proprio sulla frustrazione e dal fatto che la nascita di mio figlio mi aveva fortemente destabilizzata) saremmo stati felici.

Grazie dell’attenzione.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.6k 196
Gentile utente,
la mia domanda riguardava anche la scelta iniziale da lei fatta di quest'uomo, mentre lei risponde soltanto alle ragioni per cui adesso vorrebbe tenere in piedi questa relazione.
Vista dall'esterno, non sapendo nulla di lei né del suo partner e continuando a non avere informazioni su ciò che s'intravede nelle sue email, la situazione appare così: una donna oltre la mezza età fa un figlio con un uomo e ci va a convivere. Ne consegue un marcato disagio di tutti e due.
Era il suo partner da anni, oppure una conoscenza recente? Noi non lo sappiamo. Sappiamo però che la nascita di questo bambino (è il suo unico figlio?) l'aveva "fortemente destabilizzata". Come mai? Depressione puerperale, rottura con un precedente partner, altro?
Ciò malgrado lei va a vivere col padre di suo figlio sacrificando "tutto", scelta che se era giustificabile per la quattordicenne Giulietta perdutamente innamorata di Romeo, è sorprendente per una quarantenne. Lei dettaglia: "mi sono trasferita dal Nord in una realtà del Sud estremamente difficile, perdendo amici, famiglia e rifiutando l’assunzione del mio lavoro a tempo indeterminato".
Rinunciare ad un lavoro stabile a quarant'anni, e quando si ha un figlio, fa pensare che ci sia qualcosa di sbagliato nella conduzione della sua esistenza. Lei infatti ci parla di "dinamiche distruttive" e di "colpe basate proprio sulla frustrazione" che indicano anche un suo comportamento nocivo alla coppia; ipotesi rinforzata dal fatto che scrive di lui: "lo vedevo spegnersi giorno e provavo sincero dispiacere", e inoltre lui ha detto: "non mi sento più a mio agio con il mio corpo".
Quest'uomo è malato? Di cosa si va spegnendo, e in che modo lei lo aiuta, o al contrario lo deprime? Noi non sappiamo nemmeno l'età del suo partner, se lavora o no: lei scrive che sta dentro casa tutto il giorno.
Lei lamenta l'assenza di rapporti sessuali, mentre quest'uomo sembra avere un'intensa vita sessuale, sia virtuale che dal vivo, ma con altre donne.
Quando lei scrive che lui l'ha tradita: "con una sua ex di persona anche nei momenti più felici (quando avevamo appena cominciato la storia, quando progettavamo di avere un bambino è una casa, addirittura nei primi mesi della gravidanza)" sorge il sospetto che in realtà una vera relazione con lei, da parte di lui non fosse prevista.
Forse quest'uomo non vedeva una reale consistenza nel vostro legame, per questo continuava le precedenti relazioni. Forse lei ha equivocato sulle sue intenzioni, e l'arrivo del bambino ha destabilizzato tutti e due.
Tutti questi interrogativi in sospeso non ci permettono di azzardare un parere, se non quello di rivolgervi ad un consulente di coppia oppure ad un terapeuta che si prenda cura di ciascuno di voi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Ci tenevo a farle sapere che l’eco della sua risposta/domanda lapidaria mi ha fatto riflettere e aiutato a prendere atto di come dall’esterno l’immagine del mio compagno possa essere colta senza tante sfumature e come faccia veramente male pensare al padre di tuo figlio e l’uomo che avevi scelto per la vita in questi termini.
Forse sono tonta io ma non ho carpito una richiesta più dettagliata di informazioni sul mio compagno e sulla mia relazione ma se vuole aggiungo altro: siamo coetanei, abbiamo entrambi un lavoro in fase di stabilizzazione nella pubblica amministrazione, abbiamo un unico figlio (desiderato) e ho avuto una forma depressiva dopo la sua nascita. È stato un periodo difficile perché come le dicevo mi sono ritrovata senza figure di riferimento (a parte lui) aggravato dal fatto che ho dormito in media, per circa otto mesi, quattro o cinque ore a notte. Durante quel periodo mi sono fatta seguire da uno psicoterapeuta perché ben consapevole della mia fragilità e ne consapevole tutt’ora.
Non capisco però dove lei ha colto la mia certezza nel restare assieme ad un traditore e bugiardo; posso comprendere, in maniera nuda e cruda, il suo leggere la situazione come chi è causa del suo mal pianga se stesso ma perdoni il mio stupore nel non sentire un minimo di empatia da parte di chi dovrebbe, a livello professionale, approcciarsi a delle persone che stanno vivendo un trauma e che cercano, a tentativi, sbagliati probabilmente, di ricostruire il senso di una realtà ormai distrutta.
La prego di non darmi più risposte se vuole cercare di farmi sentire in colpa di essermi meritata i tradimenti del mio compagno, perché questo è il messaggio che mi è arrivato.
È vero, nella vita reale Giulietta avrebbe potuto anche evitare di crepare per un tizio conosciuto da tre giorni che le giurava amore eterno quando probabilmente dopo averla ingravidata sarebbe tornato a fare festini con Mercuzio, giusto?

Auguri a Lei
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.6k 196
Gentile utente,
mi sono espressa molto male se le ho comunicato l'impressione di non volerle riservare la mia empatia. Tuttavia, dal momento che penso che gli esseri umani possano comprendersi, cercherò di spiegarmi meglio.
La sua domanda iniziale era: "perché mi ha tradito anche in quei momenti?".
La nostra possibilità di spiegare questo, da questa postazione, è inibita dalla non conoscenza di voi due e della situazione, ignoranza che non può essere superata tramite le domande che si farebbero durante un colloquio clinico.
Tuttavia l'esperienza professionale e anche quella della vita ci segnala che alcuni uomini tradiscono la partner anche e soprattutto:
- quando aspetta un bambino;
- quando il bambino nasce (questi uomini temono un ruolo di padre che li spinge fuori dall'infanzia);
- quando la moglie diventa "mamma e non più amante", come può leggere in un articolo qui su Medicitalia;
- quando la moglie vive la gravidanza, il parto e il puerperio in una condizione di malattia, fisica e/o psichica.
Anche sulla malattia come causa della fine dei legami di coppia c'è un articolo molto valido. Chi vuole vedere il mondo del Mulino Bianco anziché quello reale lo troverà "poco empatico", ma è noto che perfino persone che non avevano mai tradito cedono all'adulterio quando il partner viene colpito da una malattia invalidante o mortale.
Ci sono poi una serie di altre cause che determinano il rifiuto sessuale del proprio partner e tra le prime c'è un atteggiamento perennemente critico e svalutante di lui/lei, che negli uomini provoca la disfunzione erettile: anche su questo trova più di un articolo su Medicitalia.
Lei ha ragione nel dire che si può equivocare sulle mie parole circa la sua volontà di restare con quest'uomo, ma se rilegge le dicevo che non aveva scritto perché lo ha scelto, bensì solo perché ci è rimasta insieme, e questo non implicava per me che lei desideri ancora starci.
Ripeto però che ha ragione: mi sono espressa male. L'equivoco, per scritto, è sempre possibile. Del resto vede bene che nemmeno adesso lei dice se la sua è una relazione maturata in molti anni o un incontro di pochi anni fa; converrà con me che le due situazioni sono diverse. Nemmeno ci dice se lui è malato e perché sta tutto il giorno in casa.
Veniamo ai rimproveri più aspri che mi rivolge, dei quali la ringrazio perché possono aiutarmi a migliorare la mia comunicazione, visto che le è sembrata un "leggere la situazione come chi è causa del suo mal pianga se stesso".
Per la verità concludevo invece con le parole: "Tutti questi interrogativi in sospeso non ci permettono di azzardare un parere".
Tuttavia devo ringraziarla due volte, perché il suo rilievo mi permette anche di spiegare a tutti quelli che ci leggono un fatto fondamentale: l* psicolog* non è un consolatore, non è questa la sua professione.
I suoi strumenti professionali hanno lo scopo di individuare nella situazione intricata e spesso dolorosa di chi si rivolge a lui, o lei, ciò che si può correggere e la maniera per farlo.
In questo consiste il suo compito, non nel battere la mano sulla spalla del paziente (ci sono gli amici per questo) e nemmeno nell'additargli i "colpevoli" del suo malessere. E badi bene, non perché la mamma cattiva, il papà anaffettivo, il partner narcisista, gli amici egoisti non facciano male, ma perché la soluzione in ogni caso non è in loro, e per quanto il paziente lo desideri -le confesso che a volte lo desidera anche il curante- lo psicologo non può acchiappare questi figuri per l'orecchio e ingiungere loro di cambiare, anche perché comunque questo non guarirebbe, nel paziente, il desiderio malato di essere amato a tutti i costi, la fiducia nella persona sbagliata, la visione offuscata dalle illusioni, etc.
Queste "cause del suo male" sono in effetti nel paziente che chiede il nostro aiuto, non in quegli altri, e solo con lui -o lei- possiamo tentare di attuare il cambiamento che può salvare dal fare a sé e spesso anche ad altri ancora del male.
Sono appunto le "persone che stanno vivendo un trauma e che cercano, a tentativi, sbagliati probabilmente, di ricostruire il senso di una realtà ormai distrutta" che lo psicologo accoglie, non per ingannarli, ma per aprire loro gli occhi e cercare insieme la strada giusta per ricostruire.
Lei preferirebbe qualcuno che dica che non ha sbagliato nulla, che è stata sfortunata e ha incontrato un uomo singolarmente malvagio?
Ne trova quanti ne vuole, tra i counselor o in una Intelligenza Artificiale.
Ma l'effetto quale sarebbe? Alleviare momentaneamente il suo dolore, come quando la mamma prende in braccio il bambino che è caduto e lo coccola. E dopo, tutto dovrebbe rimanere uguale? Nessun tentativo di insegnare al bambino che se sale su una sedia con le mani piene di giocattoli finirà per cadere? Nessun allenamento ad esercitare quel potere decisionale che è solo in noi, e non negli altri e nelle circostanze?
Quanto agli "errori" di Giulietta, ho citato la sua età: quattordici anni. Crede che se ne avesse avuti quaranta sarebbe stata altrettanto esposta, e che Shakespeare avrebbe raccontato la sua storia negli stessi termini?
Mi farebbe piacere conoscere le sue considerazioni.
Ancora auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#6]
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Devo scusarmi io per aver risposto mettendomi immediatamente sulla difensiva. Le mie sono state considerazioni impulsive, probabilmente perché, come ha scritto lei, c’era stato un fraintendimento e davvero in quel momento non riuscivo a comprendere quanto potesse essere utile a dare un senso una narrazione coerente della mia relazione. Ci provo.
Come ha presto intuito lei, probabilmente la situazione appare così: una donna oltre la mezza età fa un figlio con un uomo e ci va a convivere. Ne consegue un marcato disagio di tutti e due .
Io e il mio compagno ci siamo conosciuti circa 5 anni fa su un’app d’incontri. Lui faceva il libero professionista, con orari comodi, servito e riverito dalla sua famiglia (una famiglia a mio parere molto invischiante) e abbiamo vissuto la storia inizialmente senza aspettative, con pochi momenti trascorsi insieme dal vivo a causa della distanza e del periodo covid. Riuscivamo comunque a ritagliarci dei weekend e trascorrere il tempo da innamorati ma senza slanci irrealistici.
Dopo un circa un anno lui mi chiese di andare a vivere insieme nel suo appartamento da ristrutturare sotto quello dei suoi genitori (per me era più facile spostarmi e poi avevo intuito che a lui avrebbe fatto piacere non staccarsi dalla sua famiglia) perché sembrava esserci da parte di entrambi la volontà di costruire un futuro insieme.
Lui era il classico bravo ragazzo, colto, bello ma non con l’attitudine da donnaiolo, infatti si può dire che tra i due ero io quella più corteggiante. condividevamo gli stessi valori ma fin da subito avevo intuito una certa immaturità (dai suoi interessi, la sua voglia costante di cercare l’approvazione degli altri, il suo attaccamento alle cose materiali e all’aspetto fisico, dalle relazioni all’interno della sua famiglia ecc.) e da una parte questa sua leggerezza mi piaceva in quanto forse compensava la mia tendenza ad essere più rigida, più drammatica, pensavo inoltre che fossero dei difetti con un’ intensità tutto sommato tollerabile.
abbiamo iniziato a fantasticare su un bambino e non usare più precauzioni.
Dopo un po’ sono iniziate le discussioni, le quali secondo me rientravano in dinamiche normali della coppia (i primi punti di vista discordanti, le prime critiche, io che ho smesso di fargli i complimenti per qualsiasi cosa ) ma dato che abbiamo sempre avuto un buon dialogo fino ad allora le cose si risolvevano.
Non sono riuscita mai ad avere un rapporto significativo con la sua famiglia, soprattutto con sua madre. Lei prova ancora adesso per lui un amore morboso (ricordo che in uno nei nostri primi incontri disse che il figlio era talmente bello che se non fosse stato suo figlio lei l’avrebbe sicuramente preso come fidanzato) e quando abbiamo iniziato a liberare l’appartamento aveva sempre un atteggiamento insofferente e di nostalgia verso tutti quegli oggetti che vi erano accatastati dentro. per mesi si è rifiutata di prendere le sue cose perché non sapeva dove metterle ostacolando così il mio trasloco. Il mio compagno ha iniziato a litigare con la sua famiglia e anche con me dato che non riusciva a prendere una posizione. In questa situazione però - e su questo il mio ricordo è nitido - io ho sempre cercato di fargli capire che forse quello era il momento giusto per far emergere tutte le eventuali perplessità sulla nostra storia. O andavamo avanti o si metteva la parola fine.
Lui disse che non voleva lasciarmi ma forse era meglio rimandare la convivenza. Dentro di me, insomma, già avevo capito con chi avevo a che fare ma non lo ammettevo. Tornai al mio lavoro nel Nord Italia distrutta. Dopo poche settimane ho scoperto di essere incinta.
Anche lì, non diedi per scontata la sua vicinanza ma lui si mostrò felicissimo. La nostra futura casa fu sgomberata in un baleno anche dalla madre.
Durante la gravidanza però iniziò a cambiare: non voleva avere più rapporti intimi, iniziò a concentrarsi in maniera ossessiva sulla casa da progettare (è il suo lavoro), mi sembrava molto distante dalle preoccupazioni e dai pensieri legati alla nostra futura famiglia. Le mie preoccupazioni erano legate anche alla convivenza troppo ravvicinata con la sua famiglia dopo ciò che è accaduto.
Il nostro bellissimo bambino nasce ma ci tiene svegli tutta la notte e allora lui inizia a dormire sul divano, a chiudersi sempre per più tempo in bagno, poco aiuto in casa, man mano iniziò a saltare la palestra e non uscire con gli amici. Intraprende un lavoro più stabile ma ancora oggi dice di odiarlo. Smette di fare gran parte delle cose che gli davano piacere. Io rientro a lavoro dopo 3 mesi e faccio veramente fatica a conciliare i bisogni di mio figlio con il mio benessere mentale e fisico. Iniziano i silenzi, lui con varie scuse rifiuta di lasciare il bambino ai nonni e passare un po’ di tempo solo con me anzi, mi lascia spesso sola per prendere il bambino e trascorre sempre più tempo con la sua famiglia per farmi riposare . Io ero arrabbiata e se prima mi mostravo accondiscendente ad ascoltare e dargli corda nelle sue cose ritenute da me futili, inizio a farglielo notare.
Ecco, la nostra crisi. Un’escalation di silenzi e recriminazioni dove puntualmente io cercavo di parlare, esprimere i miei bisogni (bisogni del tipo: andiamoci a mangiare una pizza, facciamo un giorno alla spa, vediamoci un film assieme ecc..) e la richiesta più volte di farci aiutare o lasciarci se questa vita non ci rendeva felici. Da parte sua silenzi, scuse per non fare cose insieme, accuse di essere ipercritica su qualsiasi cosa e voglia di comprare cose (ogni volta che diceva di voler uscire alla fine passavamo sempre per qualche negozio di scarpe, scarpe che però provava e non comprava mai). Non mi toccava nemmeno per sbaglio e si vergognava anche di spogliarsi davanti a me.
In questa cornice di senso io metto il primo impatto al tradimento : chat esclusivamente a sfondo erotico con tanto di scambio e richieste di foto intime, nessuna implicazione sentimentale (o almeno, per quello che ho letto io). Ho sempre avuto il suo telefono e computer a portata di mano ma per una mia questione etica non avevo mai provato ad entrare nel suo privato prima di allora, eppure lui non si era preoccupato di cancellare nessuna traccia.
Una delle cose che mi ha sconvolto di più è che quando commentavamo episodi del genere che erano successi a nostri conoscenti io mi sono sempre mostrata più aperta e a non condannare tout court il gesto in quanto tale perché ci sono sempre motivazioni contestuali che vanno analizzate mentre lui era categorico nel non giustificare assolutamente chi tradisce e non lascia la sua compagna portandomi ad esempio questa sua ex, sposata e con figli, con cui aveva avuto una relazione anni prima di conoscermi e che aveva chiuso perché lei profondamente innamorata e lui che non riusciva ad andare oltre lo schifo del suo comportamento .
E indovini chi era l’amante di persona nel periodo in cui ero incinta? Proprio lei.
Dagli scambi che avevano si vedeva che questa donna era molto presa, scriveva lunghi messaggi d’amore dicendo di essere pronta anche a lasciare il marito ma di tutta risposta lui le chiedeva sempre cosa indossasse. Le inviava anche le mie ecografie. Lei diceva che avrebbe voluto che quel figlio fosse suo e lui semplicemente grazie . Leggendo tutta la conversazione era chiaro a me ma anche a lei che il mio compagno la stesse solo usando e infatti la storia (sembra) finire perché lui improvvisamente sparisce senza prendersi la responsabilità di averla illusa (io ero incinta di 3 mesi e stavamo iniziando a ristrutturare la casa. Penso che loro abbiano iniziato a risentirsi nel periodo in cui tra me e lui cominciavano le prime discussioni. Poi le altre chat erotiche che ho trovato (chissà quante altre cose non so e non saprò mai) risalivano a tutto il periodo dell’innamoramento.
Se è arrivata fin qui, dottoressa, io la ringrazio di avermi ascoltata. Non so se ho soddisfatto le sue richieste al fine di potermi dare un parere clinico, mi creda però: non ho mai pensato alla figura dello psicologo come una gentile pacca sulla spalla e anche adesso, rileggendo il tutto, io rivedo tutte le mie responsabilità, la MIA immaturità e tutti quei momenti in cui avrei potuto cambiare la situazione semplicemente scegliendo di amarmi. Il proseguo andrà raccontato ad un terapeuta di coppia.
Nonostante tutto questo però, non posso far almeno di pensare che tra tante coltellate quest’uomo mi ha dato mio figlio, che è unico e irripetibile proprio perché è unica e irripetibile questa storia.
Io cerco il perché lui mi abbia fatto questo nonostante tutte le volte io gli abbia offerto una via di fuga non per sentirmi meno colpevole ma per poter ritrovare, un giorno, la fiducia negli esseri umani. Pensare a lui come un piccolo uomo centrato solo su se stesso non mi aiuta: vorrei sapere come posso concedermi la fiducia un domani se un uomo si mostrerà interessato a me, se mi chiederà di sposarlo, o semplicemente di uscire insieme dopo aver vissuto una situazione del genere.
Per quanto riguarda la storia di Romeo e Giulietta mi perdoni un’ultima considerazione personale. La loro storia, a mio modesto parere (la letteratura non è il mio campo) è diventata l’emblema dell’amore occidentale perché racconta la potenza di un sentimento che trascende da qualsiasi logica e dimensione spazio-temporale (l’amore brutalmente adolescenziale, mi passi il termine, in quanto effimero e legato ad una precisa stagione della vita lo trova espresso meglio in Tre metri sopra al cielo ), dove le scelte fatte dai protagonisti hanno soprattutto un valore estetico, mentre la concretezza è relegata ai rozzi servi che per quanto simpatici, svaniscono nel dimenticatoio. E poi diciamoci la verità, in epoca elisabettiana erano pochi quelli che arrivavano a quarant’anni.

Di nuovo, grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.6k 196
Gentile utente,
spero che aver messo per scritto la sua vicenda l'aiuti a vedere quali sono stati i punti deboli di essa.
Avevo elencato in #5 le cause che a volte spingono un marito al tradimento; qui non si tratta nemmeno di un marito, ma di una relazione coltivata "inizialmente senza aspettative, con pochi momenti trascorsi insieme dal vivo a causa della distanza e del periodo covid".
Una storia effimera dunque, dove i pochi incontri spensierati hanno ingannato tutti e due.
Tuttavia lei aveva colto una natura infantile di lui, un legame viziato con la madre: "fin da subito avevo intuito una certa immaturità", e ha cercato di lasciarlo quando l'allegro idillio si è scontrato con la realtà di un tentativo di convivenza; troppo tardi.
L'arrivo del bambino ha destabilizzato tutti, la sua quasi suocera per prima, pare, tanto che presa dall'entusiasmo ha finalmente permesso che la vostra coppia fruisse della propria casa.
Questa nascita, con tutto il suo contorno di stress, ha spinto il suo partner, già confuso e deluso, nella depressione e nel tradimento.
Lei scrive: "Il proseguo andrà raccontato ad un terapeuta di coppia".
Sembra dunque che abbia deciso di dare al partner una seconda chance. Dopo tutto è il padre di un figlio che tutti e due amate.
Tuttavia vorrebbe sapere perché lui l'ha tradita, anche se la risposta è palese nelle cose che ci ha scritto, e purtroppo il comportamento di lui non è nemmeno così insolito.
Può darsi che un terapeuta di coppia districhi la matassa della sofferenza che per ora non vi lascia comunicare; può darsi invece che un periodo di separazione sia consigliabile, almeno per ritrovarvi senza più astio e malevolenza, visto che siete in ogni caso una coppia genitoriale.
Soprattutto per suo figlio, glielo auguro.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com