Moglie aggressiva e distruttiva
Buongiorno
mi vergogno quasi un po', ma sono disperato le ho provate tutte.
Vivo con la mia compagna con cui ho una relazione da circa 10 anni.
È sempre stata una relazione complessa e ricca di saliscendi scaturiti da sciocchezze che infiammavano la comunicazione portando a liti verbali molto accese.
Da circa un anno abbiamo avuto una bimba, ed io ho notato un grande peggioramento nei saliscendi emozionali.
Tutto scaturisce da un mio comportamento poco protettivo nei suoi confronti alla nascita del bambino, comportamento che ammetto è stato per i primi mesi il riflesso del rapporto precedente.
Tuttavia dopo qualche mese sismo stati in cura da uno psicologo io come lei, per cercare di moderare alcuni aspetti caratteriali.
Io per sua stessa ammissione sono riuscito a limitare certi eccessi verbali, ma lei no.
È un continuo attaccarmi improvviso per inezie, io cerco di trovare mille accorgimenti per andare incontro alle sue esigenze e limitare o arginare la sua sofferenza, ma nulla, lei quando si accende lo fa insultando pesantemente, provocando, risultando distrittiva.
Ogni mio tentativo di portarla a ragionare e farle comprendere il mio punto di vista non fa altro che accenderla e rinfacciarmi il passato gonfiando quel che posso avere detto ho fatto molto tempo prima, senza ma mettersi lei in discussione.
Mi sono quasi annullato come uomo per stare vicino a lei e come essere umano, non ho più stimoli, ho rinunciato a dei posti di lavoro perché troppo impegnativi e l'avrebbero messa in difficoltà con il bambino (la gestione è pressoché solo nostra), ho fortunatamente un lavoro poco impegnativo che mi consente di avere una rendita ma non riesco a concentrarmi ad altro, è come se ogni volta io cerchi di fare quadrare tutte le necessità famigliari mi venga tolto carburante.
Quando faccio, a suo dire, qualcosa che non è per lei sufficiente mi punisce con i musi ed il silenzio fino ad esplodere.
Io non reagisco più e tengo botta ma sembra che anche questo la infastidisca.
Le mie ansie e preoccupazioni famigliari, le tengo per me e quelle poche volte che le espongo mi vengono rinfacciare e viene interpretato come egoismo.
Non so davvero più che fare, le psicologhe sostengonp sia sano, però io ho il timore che lei abbia qualche disturbo mai realmente diagnosticato, (viene da un passato famigliare violento e complesso) Mi rendo conto che è riduttivo un messaggio qui e la complessità della questione richiederebbe altro, ma ho proprio questo che chiedo, un indirizzo... Fino ad ora la terapia psicologica non è stata sufficiente ne singolarmente né in coppia e chiedere un supporto alle rispettive famiglie è un peso troppo oneroso da sostenere per loro.
Non vorrei mai allontanarmi da casa, lasciarla sola e lasciare solo mio figlio piccolo.
mi vergogno quasi un po', ma sono disperato le ho provate tutte.
Vivo con la mia compagna con cui ho una relazione da circa 10 anni.
È sempre stata una relazione complessa e ricca di saliscendi scaturiti da sciocchezze che infiammavano la comunicazione portando a liti verbali molto accese.
Da circa un anno abbiamo avuto una bimba, ed io ho notato un grande peggioramento nei saliscendi emozionali.
Tutto scaturisce da un mio comportamento poco protettivo nei suoi confronti alla nascita del bambino, comportamento che ammetto è stato per i primi mesi il riflesso del rapporto precedente.
Tuttavia dopo qualche mese sismo stati in cura da uno psicologo io come lei, per cercare di moderare alcuni aspetti caratteriali.
Io per sua stessa ammissione sono riuscito a limitare certi eccessi verbali, ma lei no.
È un continuo attaccarmi improvviso per inezie, io cerco di trovare mille accorgimenti per andare incontro alle sue esigenze e limitare o arginare la sua sofferenza, ma nulla, lei quando si accende lo fa insultando pesantemente, provocando, risultando distrittiva.
Ogni mio tentativo di portarla a ragionare e farle comprendere il mio punto di vista non fa altro che accenderla e rinfacciarmi il passato gonfiando quel che posso avere detto ho fatto molto tempo prima, senza ma mettersi lei in discussione.
Mi sono quasi annullato come uomo per stare vicino a lei e come essere umano, non ho più stimoli, ho rinunciato a dei posti di lavoro perché troppo impegnativi e l'avrebbero messa in difficoltà con il bambino (la gestione è pressoché solo nostra), ho fortunatamente un lavoro poco impegnativo che mi consente di avere una rendita ma non riesco a concentrarmi ad altro, è come se ogni volta io cerchi di fare quadrare tutte le necessità famigliari mi venga tolto carburante.
Quando faccio, a suo dire, qualcosa che non è per lei sufficiente mi punisce con i musi ed il silenzio fino ad esplodere.
Io non reagisco più e tengo botta ma sembra che anche questo la infastidisca.
Le mie ansie e preoccupazioni famigliari, le tengo per me e quelle poche volte che le espongo mi vengono rinfacciare e viene interpretato come egoismo.
Non so davvero più che fare, le psicologhe sostengonp sia sano, però io ho il timore che lei abbia qualche disturbo mai realmente diagnosticato, (viene da un passato famigliare violento e complesso) Mi rendo conto che è riduttivo un messaggio qui e la complessità della questione richiederebbe altro, ma ho proprio questo che chiedo, un indirizzo... Fino ad ora la terapia psicologica non è stata sufficiente ne singolarmente né in coppia e chiedere un supporto alle rispettive famiglie è un peso troppo oneroso da sostenere per loro.
Non vorrei mai allontanarmi da casa, lasciarla sola e lasciare solo mio figlio piccolo.
[#1]
Carissimo,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua situazione. Comprendo perfettamente la difficoltà che sta affrontando, e il fatto che abbia deciso di raccontare la sua esperienza dimostra una grande consapevolezza e responsabilità. È evidente che sta vivendo un periodo di grande frustrazione, ma il suo desiderio di trovare una soluzione per il bene della sua famiglia è un segno molto positivo.
Le relazioni di coppia, soprattutto quando arriva un figlio, diventano più complesse e, come lei giustamente osserva, i conflitti possono intensificarsi. Dalla sua descrizione, risulta chiaro che nonostante abbiate cercato aiuto tramite la terapia, ci sono ancora delle dinamiche difficili da gestire, e le problematiche sembrano continuare a generare tensione. Vorrei offrirle alcune riflessioni che potrebbero esserle utili per affrontare la situazione.
1. Riconoscere i propri limiti e il rischio di annullarsi
Ha parlato del fatto che si sta "annullando" per cercare di soddisfare le esigenze della sua compagna e della sua famiglia. Questo aspetto è estremamente importante. L’annullamento di sé stessi per il bene dell’altro, sebbene possa sembrare una forma di sacrificio amorevole, può portare a una crescente frustrazione e a un esaurimento emotivo. È fondamentale che lei possa trovare un equilibrio che le permetta di prendersi cura dei suoi bisogni e desideri senza sentirsi sopraffatto. Solo così potrà continuare a essere un partner e un genitore presente e sano.
2. La comunicazione e l'approccio alle emozioni
Dalla sua descrizione dei litigi accesi e dei conflitti verbali, appare chiaro che la comunicazione tra di voi sta diventando un ostacolo invece che una via di risoluzione. In queste dinamiche, la comunicazione difensiva e accusatoria rischia di fare solo il gioco della conflittualità, amplificando ulteriormente i problemi. Sarebbe utile lavorare insieme a strategie di comunicazione assertiva, che le permettano di esprimere i suoi bisogni e le sue emozioni in maniera chiara, senza dover accusare l’altro. Ad esempio, potrebbe provare a usare frasi del tipo: Io mi sento [emozione] quando [comportamento] succede per evitare che la discussione diventi troppo conflittuale.
Al tempo stesso, è importante che la sua compagna impari ad accogliere anche il suo punto di vista, senza fuggire nella trappola di rinfacciare continuamente il passato. Una buona comunicazione è la chiave per risolvere i conflitti, evitando che si tramutino in attacchi emotivi distruttivi.
3. Il ruolo del passato e dei traumi
Ha giustamente accennato al passato difficile della sua compagna, che potrebbe essere una delle cause delle sue reazioni emotive intense. Le esperienze di violenza o di trauma familiare possono influenzare profondamente il modo in cui una persona vive le proprie relazioni, causando reazioni sproporzionate o una difficoltà nel regolare le emozioni. Sarebbe importante che la sua compagna potesse continuare a lavorare su questi aspetti in terapia, magari con un professionista specializzato in trauma e risultati emotivi derivanti da esperienze familiari complesse.
4. La paura di chiedere aiuto esterno
Comprendo la sua riluttanza a chiedere aiuto alle rispettive famiglie, ma è importante sottolineare che talvolta il supporto esterno può rappresentare una risorsa per alleggerire il carico emotivo che sta vivendo. Inoltre, se la terapia di coppia non ha dato i frutti sperati, potrebbe essere utile esplorare altre forme di supporto, come la terapia familiare o l'intervento di professionisti con approcci specifici per la gestione dei conflitti. Non c’è nulla di male nell’allargare il cerchio di supporto quando le difficoltà sono molto complesse.
5. Riflettere sul proprio ruolo di genitore e partner
Con l’arrivo di un figlio, l'identità di coppia cambia radicalmente. La relazione, che prima era incentrata su di voi come partner, deve ora adattarsi a un nuovo ruolo: quello di co-genitori. Questo può essere fonte di stress e frustrazione, soprattutto se le dinamiche di coppia sono già fragili. Sarebbe utile che entrambi aveste l’opportunità di parlare insieme di come vivere questa nuova fase della vita familiare, non solo come genitori, ma anche come partner, cercando di supportarvi vicendevolmente in modo sano e equilibrato.
6. Riconoscere i propri limiti
Infine, è importante che lei possa riflettere sui propri limiti. L’autosacrificio, purtroppo, può portare a un punto di rottura. Se non si sente più in grado di supportare la relazione senza compromettere se stesso, potrebbe essere il momento di prendersi una pausa o cercare un supporto che le consenta di rielaborare la situazione senza rischiare di sacrificare troppo di sé. Essere un buon genitore e partner implica anche la capacità di riconoscere quando la situazione è diventata insostenibile e quando è necessario fermarsi a riflettere su come affrontarla al meglio.
La situazione che sta vivendo non è affatto semplice, ma è chiaro che lei sta cercando di trovare delle soluzioni per il bene della sua famiglia. Le suggerisco di continuare a cercare supporto psicologico per entrambi, esplorando anche forme di terapia diverse.
Inoltre, la sua salute psicologica è altrettanto importante quanto quella della sua compagna, e non deve temere di mettere in discussione il proprio benessere per cercare di risolvere una situazione che richiede l’impegno di entrambe le parti.
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua situazione. Comprendo perfettamente la difficoltà che sta affrontando, e il fatto che abbia deciso di raccontare la sua esperienza dimostra una grande consapevolezza e responsabilità. È evidente che sta vivendo un periodo di grande frustrazione, ma il suo desiderio di trovare una soluzione per il bene della sua famiglia è un segno molto positivo.
Le relazioni di coppia, soprattutto quando arriva un figlio, diventano più complesse e, come lei giustamente osserva, i conflitti possono intensificarsi. Dalla sua descrizione, risulta chiaro che nonostante abbiate cercato aiuto tramite la terapia, ci sono ancora delle dinamiche difficili da gestire, e le problematiche sembrano continuare a generare tensione. Vorrei offrirle alcune riflessioni che potrebbero esserle utili per affrontare la situazione.
1. Riconoscere i propri limiti e il rischio di annullarsi
Ha parlato del fatto che si sta "annullando" per cercare di soddisfare le esigenze della sua compagna e della sua famiglia. Questo aspetto è estremamente importante. L’annullamento di sé stessi per il bene dell’altro, sebbene possa sembrare una forma di sacrificio amorevole, può portare a una crescente frustrazione e a un esaurimento emotivo. È fondamentale che lei possa trovare un equilibrio che le permetta di prendersi cura dei suoi bisogni e desideri senza sentirsi sopraffatto. Solo così potrà continuare a essere un partner e un genitore presente e sano.
2. La comunicazione e l'approccio alle emozioni
Dalla sua descrizione dei litigi accesi e dei conflitti verbali, appare chiaro che la comunicazione tra di voi sta diventando un ostacolo invece che una via di risoluzione. In queste dinamiche, la comunicazione difensiva e accusatoria rischia di fare solo il gioco della conflittualità, amplificando ulteriormente i problemi. Sarebbe utile lavorare insieme a strategie di comunicazione assertiva, che le permettano di esprimere i suoi bisogni e le sue emozioni in maniera chiara, senza dover accusare l’altro. Ad esempio, potrebbe provare a usare frasi del tipo: Io mi sento [emozione] quando [comportamento] succede per evitare che la discussione diventi troppo conflittuale.
Al tempo stesso, è importante che la sua compagna impari ad accogliere anche il suo punto di vista, senza fuggire nella trappola di rinfacciare continuamente il passato. Una buona comunicazione è la chiave per risolvere i conflitti, evitando che si tramutino in attacchi emotivi distruttivi.
3. Il ruolo del passato e dei traumi
Ha giustamente accennato al passato difficile della sua compagna, che potrebbe essere una delle cause delle sue reazioni emotive intense. Le esperienze di violenza o di trauma familiare possono influenzare profondamente il modo in cui una persona vive le proprie relazioni, causando reazioni sproporzionate o una difficoltà nel regolare le emozioni. Sarebbe importante che la sua compagna potesse continuare a lavorare su questi aspetti in terapia, magari con un professionista specializzato in trauma e risultati emotivi derivanti da esperienze familiari complesse.
4. La paura di chiedere aiuto esterno
Comprendo la sua riluttanza a chiedere aiuto alle rispettive famiglie, ma è importante sottolineare che talvolta il supporto esterno può rappresentare una risorsa per alleggerire il carico emotivo che sta vivendo. Inoltre, se la terapia di coppia non ha dato i frutti sperati, potrebbe essere utile esplorare altre forme di supporto, come la terapia familiare o l'intervento di professionisti con approcci specifici per la gestione dei conflitti. Non c’è nulla di male nell’allargare il cerchio di supporto quando le difficoltà sono molto complesse.
5. Riflettere sul proprio ruolo di genitore e partner
Con l’arrivo di un figlio, l'identità di coppia cambia radicalmente. La relazione, che prima era incentrata su di voi come partner, deve ora adattarsi a un nuovo ruolo: quello di co-genitori. Questo può essere fonte di stress e frustrazione, soprattutto se le dinamiche di coppia sono già fragili. Sarebbe utile che entrambi aveste l’opportunità di parlare insieme di come vivere questa nuova fase della vita familiare, non solo come genitori, ma anche come partner, cercando di supportarvi vicendevolmente in modo sano e equilibrato.
6. Riconoscere i propri limiti
Infine, è importante che lei possa riflettere sui propri limiti. L’autosacrificio, purtroppo, può portare a un punto di rottura. Se non si sente più in grado di supportare la relazione senza compromettere se stesso, potrebbe essere il momento di prendersi una pausa o cercare un supporto che le consenta di rielaborare la situazione senza rischiare di sacrificare troppo di sé. Essere un buon genitore e partner implica anche la capacità di riconoscere quando la situazione è diventata insostenibile e quando è necessario fermarsi a riflettere su come affrontarla al meglio.
La situazione che sta vivendo non è affatto semplice, ma è chiaro che lei sta cercando di trovare delle soluzioni per il bene della sua famiglia. Le suggerisco di continuare a cercare supporto psicologico per entrambi, esplorando anche forme di terapia diverse.
Inoltre, la sua salute psicologica è altrettanto importante quanto quella della sua compagna, e non deve temere di mettere in discussione il proprio benessere per cercare di risolvere una situazione che richiede l’impegno di entrambe le parti.
Dr.ssa Alberta Ponte
Psicologa Clinica - Neuropsicologa
Ricevo in presenza (Genova e provincia, Alessandria e provincia) e online
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 450 visite dal 28/01/2025.
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