Ansia da lavoro e malessere
Buongiorno dottori,
sono una donna di 33 anni che da circa 8 mesi ha cambiato posto di lavoro.
La scelta è stata dettata dalla voglia di crescita professionale e personale, ma si è rivelata fin da subito difficile.
Non sono stata affiancata né formata a dovere sia in relazione alle dinamiche dell'ufficio sia in quelle dei vari clienti e questo mi ha creato molte difficoltà e portato a commettere errori e ad essere di conseguenza ripresa.
Inoltre, da circa 3 mesi, il pensiero di andare in ufficio mi crea ansia, mi sembra che mi manchi il fiato e ho tachicardia e vampate di calore frequenti.
Sono già in terapia sia farmacologica (sertralina 25 mg e alprazolam al bisogno) e psicoterapeutica, ma anche una semplice conversazione con il capo mi manda in confusione, visto anche il suo nervosismo legato al periodo di lavoro.
Avevo affrontato già il problema qualche mese fa, ma mi ha chiesto di rimandare verso la primavera (marzo); io però così non riesco ad andare avanti e vorrei togliermi il peso di dirgli che a marzo concludiamo la collaborazione, ma ho paura della sua reazione e nonostante tutto mi sento anche in colpa.
Non so più però come gestire questa ansia e questo malessere che sento ogni mattina appena apro gli occhi, e la sera non voglio addormentarmi per non fare arrivare il giorno dopo.
Vi ringrazio per qualunque suggerimento vogliate darmi.
sono una donna di 33 anni che da circa 8 mesi ha cambiato posto di lavoro.
La scelta è stata dettata dalla voglia di crescita professionale e personale, ma si è rivelata fin da subito difficile.
Non sono stata affiancata né formata a dovere sia in relazione alle dinamiche dell'ufficio sia in quelle dei vari clienti e questo mi ha creato molte difficoltà e portato a commettere errori e ad essere di conseguenza ripresa.
Inoltre, da circa 3 mesi, il pensiero di andare in ufficio mi crea ansia, mi sembra che mi manchi il fiato e ho tachicardia e vampate di calore frequenti.
Sono già in terapia sia farmacologica (sertralina 25 mg e alprazolam al bisogno) e psicoterapeutica, ma anche una semplice conversazione con il capo mi manda in confusione, visto anche il suo nervosismo legato al periodo di lavoro.
Avevo affrontato già il problema qualche mese fa, ma mi ha chiesto di rimandare verso la primavera (marzo); io però così non riesco ad andare avanti e vorrei togliermi il peso di dirgli che a marzo concludiamo la collaborazione, ma ho paura della sua reazione e nonostante tutto mi sento anche in colpa.
Non so più però come gestire questa ansia e questo malessere che sento ogni mattina appena apro gli occhi, e la sera non voglio addormentarmi per non fare arrivare il giorno dopo.
Vi ringrazio per qualunque suggerimento vogliate darmi.
[#1]
Gentile utente,
mi spiace per la forte ansia che sta vivendo da ormai molti mesi e a cui si aggiunge pure il senso di colpa. In queste condizioni, dev'essere davvero difficile affrontare ogni giornata, dall'inizio alla fine. Naturalmente siamo disponibili ad offrirle supporto e spunti di riflessione su come gestire la situazione.
Innanzitutto, però, la sua menzione del fatto che sta già svolgendo un percorso psicoterapeutico mi induce a chiederle come mai sente il bisogno di chiedere un consulto qui. Se non ha ancora trattato la questione in terapia, potrebbe essere utile cominciare innanzitutto da lì, per sfruttare la continuità del discorso che sta portando avanti all'interno della cornice psicoterapeutica. Se c'è qualche ragione per cui sente di non voler/poter avere questa conversazione all'interno della terapia, potrebbe essere comunque utile confrontarsi col terapeuta in merito a questa stessa difficoltà di parlargliene, se non altro per fare il punto sulla qualità della relazione instaurata col terapeuta e trovarvi eventuali nuove vie di sviluppo.
Insomma, il mio suggerimento, prima di dargliene qualsiasi altro che rischi di intralciare il percorso che ha già intrapreso, sarebbe di cominciare da lì, valutare quali possibilità vi siano; e nel caso non ve ne fosse alcuna soddisfacente, allora tornare qui.
Per allora, rimango a disposizione.
mi spiace per la forte ansia che sta vivendo da ormai molti mesi e a cui si aggiunge pure il senso di colpa. In queste condizioni, dev'essere davvero difficile affrontare ogni giornata, dall'inizio alla fine. Naturalmente siamo disponibili ad offrirle supporto e spunti di riflessione su come gestire la situazione.
Innanzitutto, però, la sua menzione del fatto che sta già svolgendo un percorso psicoterapeutico mi induce a chiederle come mai sente il bisogno di chiedere un consulto qui. Se non ha ancora trattato la questione in terapia, potrebbe essere utile cominciare innanzitutto da lì, per sfruttare la continuità del discorso che sta portando avanti all'interno della cornice psicoterapeutica. Se c'è qualche ragione per cui sente di non voler/poter avere questa conversazione all'interno della terapia, potrebbe essere comunque utile confrontarsi col terapeuta in merito a questa stessa difficoltà di parlargliene, se non altro per fare il punto sulla qualità della relazione instaurata col terapeuta e trovarvi eventuali nuove vie di sviluppo.
Insomma, il mio suggerimento, prima di dargliene qualsiasi altro che rischi di intralciare il percorso che ha già intrapreso, sarebbe di cominciare da lì, valutare quali possibilità vi siano; e nel caso non ve ne fosse alcuna soddisfacente, allora tornare qui.
Per allora, rimango a disposizione.
Dott. Davide Giusino, Psicologo | 3271367964 | davide.giusino@libero.it | https://www.psicologi-italia.it/psicologo/davide-giusino.html
[#2]
![Utente Utente](https://static.medicitalia.it/public/avatars-ready/donna.webp)
Utente
Buongiorno Dottore, grazie per la risposta.
Il discorso ho già iniziato ad affrontarlo con la mia terapeuta, ma lo stress e l'ansia che sto vivendo per questa situazione sono talmente forti che sento l'esigenza di parlare con più frequenza ed è per questo che ho scritto.
Infatti stavo pensando di chiedere alla mia terapeuta di incrementare gli incontri perché in certi giorni mi sembra di nom venirne fuori da questo turbinio.
Lei finora mi ha sempre incoraggiata a credere in me stessa e a non vivere questa situazione come un fallimento, ma come un incidente di percorso che può succedere. Purtroppo però la mia tendenza alla perfezione e l'influenza del giudizio altrui mi portano a viverla davvero male.
Il discorso ho già iniziato ad affrontarlo con la mia terapeuta, ma lo stress e l'ansia che sto vivendo per questa situazione sono talmente forti che sento l'esigenza di parlare con più frequenza ed è per questo che ho scritto.
Infatti stavo pensando di chiedere alla mia terapeuta di incrementare gli incontri perché in certi giorni mi sembra di nom venirne fuori da questo turbinio.
Lei finora mi ha sempre incoraggiata a credere in me stessa e a non vivere questa situazione come un fallimento, ma come un incidente di percorso che può succedere. Purtroppo però la mia tendenza alla perfezione e l'influenza del giudizio altrui mi portano a viverla davvero male.
[#3]
Gentile utente,
l'ansia e lo stress sono comprensibili nella situazione che sta vivendo.
La invito dunque a procedere con la proposta alla sua terapeuta di un'ipotesi di reimpostazione del vostro percorso, che magari contempli non solo un incremento di frequenza degli incontri, ma anche un'esplorazione della sua tendenza alla perfezione e sensibilità all'influenza del giudizio altrui.
Rimango a disposizione.
l'ansia e lo stress sono comprensibili nella situazione che sta vivendo.
La invito dunque a procedere con la proposta alla sua terapeuta di un'ipotesi di reimpostazione del vostro percorso, che magari contempli non solo un incremento di frequenza degli incontri, ma anche un'esplorazione della sua tendenza alla perfezione e sensibilità all'influenza del giudizio altrui.
Rimango a disposizione.
Dott. Davide Giusino, Psicologo | 3271367964 | davide.giusino@libero.it | https://www.psicologi-italia.it/psicologo/davide-giusino.html
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 256 visite dal 28/01/2025.
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