Edema psicosomatico ricorrente
Buongiorno,
da quando ho 18 anni, ricorrentemente soffro di edemi al viso.
La faccia si gonfia e questo può durare ore o anche giorni.
Viene d'improvviso.
Se nei successivi 15 anni facevo solo ricerche mediche cercando qualunque tipo di problematica inerente (anche i dottori trovavano similitudini con patologie specifiche di base ereditaria), in realtà mi sono ormai resa conto che mi succede quando ho un improvviso stato di tensione, o vergogna, oppure legato alla sessualità, o di conflitti interni.
Prima dell'apparizione dell'edema in viso comincio ad avere dolore a tutto il volto, specie alla mandibola, poi mi cambia completamente la faccia.
Assumo già psicofarmaci e sono da anni in psicpterapia ma questo problema non passa.
Unico modo per tenerlo a bada è prendere del rivotril e della cetirizina (ma non ho allergie), o diuretici.
Può essere che il volto/il sistema linfatico sia un mio organo già fragile e che tutto si scarichi lì?
Non mi sono mai gonfiata da nessun'altra parte.
Perché proprio il volto, c'è qualche correlazione specifica in psicosomatica?
È un problema invalidante perché quando succede, spessissimo, non solo per il dolore, ma anche per com'è la faccia (sia chiaro, non è un disturbo dispercettivo, viene visto anche da fuori), non riesco ad uscire di casa.
da quando ho 18 anni, ricorrentemente soffro di edemi al viso.
La faccia si gonfia e questo può durare ore o anche giorni.
Viene d'improvviso.
Se nei successivi 15 anni facevo solo ricerche mediche cercando qualunque tipo di problematica inerente (anche i dottori trovavano similitudini con patologie specifiche di base ereditaria), in realtà mi sono ormai resa conto che mi succede quando ho un improvviso stato di tensione, o vergogna, oppure legato alla sessualità, o di conflitti interni.
Prima dell'apparizione dell'edema in viso comincio ad avere dolore a tutto il volto, specie alla mandibola, poi mi cambia completamente la faccia.
Assumo già psicofarmaci e sono da anni in psicpterapia ma questo problema non passa.
Unico modo per tenerlo a bada è prendere del rivotril e della cetirizina (ma non ho allergie), o diuretici.
Può essere che il volto/il sistema linfatico sia un mio organo già fragile e che tutto si scarichi lì?
Non mi sono mai gonfiata da nessun'altra parte.
Perché proprio il volto, c'è qualche correlazione specifica in psicosomatica?
È un problema invalidante perché quando succede, spessissimo, non solo per il dolore, ma anche per com'è la faccia (sia chiaro, non è un disturbo dispercettivo, viene visto anche da fuori), non riesco ad uscire di casa.
Gentile utente,
ci scrive che "..Assumo già psicofarmaci e sono da anni in psicoterapia ma questo problema non passa."
Ha parlati con i suoi curanti? Ha rivolto loro la stessa domanda? Quale risposte Le hanno fornito?
Loro - Psichiatra e Psicoterapeuta - hanno tutti i dati relativi alla Sua situazione, al contrario di noi,
e dunque le loro risposte sono motivate e personalizzate.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci scrive che "..Assumo già psicofarmaci e sono da anni in psicoterapia ma questo problema non passa."
Ha parlati con i suoi curanti? Ha rivolto loro la stessa domanda? Quale risposte Le hanno fornito?
Loro - Psichiatra e Psicoterapeuta - hanno tutti i dati relativi alla Sua situazione, al contrario di noi,
e dunque le loro risposte sono motivate e personalizzate.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

Utente
Assumo psicofarmaci per bipolarismo 2 (depressione prevalentemente) e cptsd.
Chiaramente in terapia parlo anche di questo problema, ma non si è data risposta alla domanda su come mai un preciso distretto del corpo subisca degli effetti "mimando" una patologia reale. Mi chiedevo se per altre scuole di psicoterapia, in psicosomatica, ci siano invece dei legami precisi.
Lo chiedo qui perché ogni scuola psicoterapia lavora in modi diversi (ad esempio nella terapia cognitivo comportamentale non si lavora sui sogni e sull'inconscio), e magari tra alcuni di voi c'è chi si occupa di disturbi psicosomatici da un'altra prospettiva.
Chiaramente in terapia parlo anche di questo problema, ma non si è data risposta alla domanda su come mai un preciso distretto del corpo subisca degli effetti "mimando" una patologia reale. Mi chiedevo se per altre scuole di psicoterapia, in psicosomatica, ci siano invece dei legami precisi.
Lo chiedo qui perché ogni scuola psicoterapia lavora in modi diversi (ad esempio nella terapia cognitivo comportamentale non si lavora sui sogni e sull'inconscio), e magari tra alcuni di voi c'è chi si occupa di disturbi psicosomatici da un'altra prospettiva.
Capisco il suo punto di vista; ma anche in psicosomatica non c'è un rapporto diretto e meccanico tra organo-bersaglio e causa.
Si può arrivarci tramite interpretazioni, che però stanno dentro un percorso, in quanto il sintomo psicosomatico affonda radici nella storia profonda della persona.
Per questo motivo La ho indirizzata ai Suoi curanti.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Si può arrivarci tramite interpretazioni, che però stanno dentro un percorso, in quanto il sintomo psicosomatico affonda radici nella storia profonda della persona.
Per questo motivo La ho indirizzata ai Suoi curanti.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

Utente
Capisco, Dottpressa, grazie.
Purtroppo non facendo io un percorso introspettivo dinamico o psicoanalitico, le cause sono un po' tralasciate, ma ovviamente solo per l'approccio. (Da parte della psichiatra non è nemmeno considerato esistano come se tutto fosse sintomo di squilibri neuronali, infatti il cptsd mi è stato diagnosticato dopo attento esame dalla psicoterapeuta e purtroppo tutto corrisponde, vista la mia storia).
So che in psicoanalisi ci si riferisce ad esempio a sintomi di conversione, quando questi mimano una sindrome che in realtà non è dimostrata da esami obiettivi, come nel mio caso, e che tra gli junghiani viene data una corrispondenza, certo un po' standard dei sintomi psicosomatici in base al distretto che colpiscono. Ma non volevo basarmi su siti in rete che purtroppo lasciano il tempo che trovano e possono essere fuorvianti e non scientifici.
So ad esempio che l'arrossire è dato da una scarica di adrenalina, ma non so altro. Se, ad esempio, può essere qualcosa di simile.
Pensa potrebbe essere utile un approccio più introspettivo? Sicuramente mi manca molto il lavoro sui sogni che aiuta molto a comprendere cause e dinamiche interne. Anche se più o meno ovunque per quasi tutti i disturbi oggi è considerata sempre d'elezione la CBT.
Purtroppo non facendo io un percorso introspettivo dinamico o psicoanalitico, le cause sono un po' tralasciate, ma ovviamente solo per l'approccio. (Da parte della psichiatra non è nemmeno considerato esistano come se tutto fosse sintomo di squilibri neuronali, infatti il cptsd mi è stato diagnosticato dopo attento esame dalla psicoterapeuta e purtroppo tutto corrisponde, vista la mia storia).
So che in psicoanalisi ci si riferisce ad esempio a sintomi di conversione, quando questi mimano una sindrome che in realtà non è dimostrata da esami obiettivi, come nel mio caso, e che tra gli junghiani viene data una corrispondenza, certo un po' standard dei sintomi psicosomatici in base al distretto che colpiscono. Ma non volevo basarmi su siti in rete che purtroppo lasciano il tempo che trovano e possono essere fuorvianti e non scientifici.
So ad esempio che l'arrossire è dato da una scarica di adrenalina, ma non so altro. Se, ad esempio, può essere qualcosa di simile.
Pensa potrebbe essere utile un approccio più introspettivo? Sicuramente mi manca molto il lavoro sui sogni che aiuta molto a comprendere cause e dinamiche interne. Anche se più o meno ovunque per quasi tutti i disturbi oggi è considerata sempre d'elezione la CBT.
"Pensa potrebbe essere utile un approccio più introspettivo?"
Per certe problematiche psichiche o psichiatriche non è indicato.
Posso pensare che SE per Lei fosse utile un approccio introspettivo, il e la suoi Curanti glielo avrebbero suggerito .. O forse no?
Dott. Brunialti
Per certe problematiche psichiche o psichiatriche non è indicato.
Posso pensare che SE per Lei fosse utile un approccio introspettivo, il e la suoi Curanti glielo avrebbero suggerito .. O forse no?
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

Utente
Per quanto concerne la psichiatra (del pubblico) vede solo psicofarmaci. Purtroppo spesso accade, in certa psichiatria.
In ambito psicoterapico, invece, mi si dà totale libertà di scelta (per un eventuale cambiamento) senza considerare la propria terapia come quella d'elezione, ma una delle varie forme. Ovviamente, avendo una formazione cognitivo comportamentale non può ritenere se io sia più adatta a una psicoanalisi o meno perché non la conosce a fondo.
Questo dovrei capirlo io, a suo avviso, ma sono spaventata dal cambiamento dal punto di vista della relazione terapeutica. Eppure, in nessuno dei miei sintomi, dalla depressione, a quello indicato, ai sintomi da cptsd sono migliorata. Anzi, purtroppo più passano gli anni più peggioro.
In ambito psicoterapico, invece, mi si dà totale libertà di scelta (per un eventuale cambiamento) senza considerare la propria terapia come quella d'elezione, ma una delle varie forme. Ovviamente, avendo una formazione cognitivo comportamentale non può ritenere se io sia più adatta a una psicoanalisi o meno perché non la conosce a fondo.
Questo dovrei capirlo io, a suo avviso, ma sono spaventata dal cambiamento dal punto di vista della relazione terapeutica. Eppure, in nessuno dei miei sintomi, dalla depressione, a quello indicato, ai sintomi da cptsd sono migliorata. Anzi, purtroppo più passano gli anni più peggioro.
Ci dice che
".. in nessuno dei miei sintomi, dalla depressione, a quello indicato, ai sintomi da cptsd sono migliorata. Anzi, purtroppo più passano gli anni più peggioro."
Le consiglio di discutere assieme alla Sua curante il seguente articolo del Codice Deontologico degli Psicologi:
Articolo 27
>> Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa. Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi <<
auspicando che la situazione si sblocchi.
Al contempo potrebbe chiedere all* psichiatra che la segue di rivalutare la terapia farmacologica.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
".. in nessuno dei miei sintomi, dalla depressione, a quello indicato, ai sintomi da cptsd sono migliorata. Anzi, purtroppo più passano gli anni più peggioro."
Le consiglio di discutere assieme alla Sua curante il seguente articolo del Codice Deontologico degli Psicologi:
Articolo 27
>> Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa. Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi <<
auspicando che la situazione si sblocchi.
Al contempo potrebbe chiedere all* psichiatra che la segue di rivalutare la terapia farmacologica.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
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Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 380 visite dal 16/01/2025.
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