Problema relazionale amicizia
Gentilissimi, sono Alessia una ragazza di ventisei anni e avrei bisogno di un vostro parere.
Ho iniziato da poco a lavorare in una scuola, luogo in cui ho conosciuto un collega con cui sono molto in sintonia, aggiungerei in simbiosi.
Ho notato che ama molto conversare con me entrambi seguiamo in modo molto serio la musica jazz e adoriamo la visione del cinema muto.
Vivendo in un piccolo contesto, non ho mai avuto la possibilità di incontrare una persona così simile a me.
Da qualche tempo, ahimè, ho deciso di distaccarmi da questa amicizia perché mi ha arrecato una profonda inquietudine.
Non ho un interesse sentimentale per il mio collega, in senso amoroso, ma la sua vicinanza amichevole e mentale mi fa vivere il disagio dell'imminente separazione.
Sono una docente precaria e il nostro rapporto si consuma tra i corridoi della scuola, in cui parliamo anche per diversi minuti o ore.
Ho deciso di interrompere bruscamente tutte le conversazioni per la paura della separazione, ipotizzando che sicuramente sarò trasferita e non avremo modo di vederci.
È una persona cortese, espansiva e solare.
Mi è dispiaciuto fingere un problema per allontanarlo però è l'unico modo che ho per non soffrire dal giorno in cui terminerà l'anno scolastico.
È un uomo impegnato e sposato, con tanti interessi non credo che abbia tempo per me.
Non abbiamo scambiato i contatti social o personali.
Ho il sentore che la mia amicizia sia più profonda della sua e nonostante lui cerchi un confronto con lo sguardo, sono impietrita dal parlare sinceramente anche a seguito della mia condizione lavorativa asimmetrica rispetto alla sua.
Grazie.
Ho iniziato da poco a lavorare in una scuola, luogo in cui ho conosciuto un collega con cui sono molto in sintonia, aggiungerei in simbiosi.
Ho notato che ama molto conversare con me entrambi seguiamo in modo molto serio la musica jazz e adoriamo la visione del cinema muto.
Vivendo in un piccolo contesto, non ho mai avuto la possibilità di incontrare una persona così simile a me.
Da qualche tempo, ahimè, ho deciso di distaccarmi da questa amicizia perché mi ha arrecato una profonda inquietudine.
Non ho un interesse sentimentale per il mio collega, in senso amoroso, ma la sua vicinanza amichevole e mentale mi fa vivere il disagio dell'imminente separazione.
Sono una docente precaria e il nostro rapporto si consuma tra i corridoi della scuola, in cui parliamo anche per diversi minuti o ore.
Ho deciso di interrompere bruscamente tutte le conversazioni per la paura della separazione, ipotizzando che sicuramente sarò trasferita e non avremo modo di vederci.
È una persona cortese, espansiva e solare.
Mi è dispiaciuto fingere un problema per allontanarlo però è l'unico modo che ho per non soffrire dal giorno in cui terminerà l'anno scolastico.
È un uomo impegnato e sposato, con tanti interessi non credo che abbia tempo per me.
Non abbiamo scambiato i contatti social o personali.
Ho il sentore che la mia amicizia sia più profonda della sua e nonostante lui cerchi un confronto con lo sguardo, sono impietrita dal parlare sinceramente anche a seguito della mia condizione lavorativa asimmetrica rispetto alla sua.
Grazie.
[#3]
Gentile utente,
lo specialista psicologo può interpretare, leggere tra le righe, intuire il non-detto, ma non sempre è bene farlo, se non abbiamo di fronte la persona che ci consulta e non possiamo rivolgerle le domande chiarificatrici che ci aiutino a formulare pareri professionali, e non risposte compiacenti.
Lei ci chiede "se in realtà non ho enfatizzato da sola il nostro rapporto amichevole" e poi "se ho davvero fatto bene a fargli lo sgarbo di essere evitante o addirittura tagliare ogni sorta di conversazione".
Quanto al primo punto, lei non ci ha detto se il collega condivida o meno la sua impressione di aver incontrato una persona speciale; ma questo che importanza può avere, visto che lei dice di non desiderare una relazione d'amore con lui? Una relazione d'amicizia, a differenza di una d'amore, può essere viva e vitale anche se l'ammirazione e l'affetto non sono pari.
Quanto al secondo punto, nella sua prima email emergeva una grande paura di affrontare i sentimenti: "Mi è dispiaciuto fingere un problema per allontanarlo però è l'unico modo che ho per non soffrire dal giorno in cui terminerà l'anno scolastico".
Lei sarebbe così pavida da precludersi i prossimi sei mesi di amicizia perché teme di soffrire al termine dell'anno scolastico? Ed è la stessa donna che assicura: "Non ho un interesse sentimentale per il mio collega, in senso amoroso"?
Se ha finto un problema per allontanarlo è stata insincera per sua stessa ammissione, e poco delicata verso il collega che le aveva offerto amicizia, infatti chiama la sua azione uno "sgarbo".
Questi sarebbero, come vede, tratti da correggere, se si vogliono costruire rapporti umani validi e gratificanti, e ancora di più se si vuole coltivare quella stima di sé che può favorire la simpatia degli altri.
Ma sono queste le mete che lei si prefigge, o c'è dell'altro, al fondo dei suoi desideri e delle sue paure?
Rifletta.
lo specialista psicologo può interpretare, leggere tra le righe, intuire il non-detto, ma non sempre è bene farlo, se non abbiamo di fronte la persona che ci consulta e non possiamo rivolgerle le domande chiarificatrici che ci aiutino a formulare pareri professionali, e non risposte compiacenti.
Lei ci chiede "se in realtà non ho enfatizzato da sola il nostro rapporto amichevole" e poi "se ho davvero fatto bene a fargli lo sgarbo di essere evitante o addirittura tagliare ogni sorta di conversazione".
Quanto al primo punto, lei non ci ha detto se il collega condivida o meno la sua impressione di aver incontrato una persona speciale; ma questo che importanza può avere, visto che lei dice di non desiderare una relazione d'amore con lui? Una relazione d'amicizia, a differenza di una d'amore, può essere viva e vitale anche se l'ammirazione e l'affetto non sono pari.
Quanto al secondo punto, nella sua prima email emergeva una grande paura di affrontare i sentimenti: "Mi è dispiaciuto fingere un problema per allontanarlo però è l'unico modo che ho per non soffrire dal giorno in cui terminerà l'anno scolastico".
Lei sarebbe così pavida da precludersi i prossimi sei mesi di amicizia perché teme di soffrire al termine dell'anno scolastico? Ed è la stessa donna che assicura: "Non ho un interesse sentimentale per il mio collega, in senso amoroso"?
Se ha finto un problema per allontanarlo è stata insincera per sua stessa ammissione, e poco delicata verso il collega che le aveva offerto amicizia, infatti chiama la sua azione uno "sgarbo".
Questi sarebbero, come vede, tratti da correggere, se si vogliono costruire rapporti umani validi e gratificanti, e ancora di più se si vuole coltivare quella stima di sé che può favorire la simpatia degli altri.
Ma sono queste le mete che lei si prefigge, o c'è dell'altro, al fondo dei suoi desideri e delle sue paure?
Rifletta.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 213 visite dal 16/01/2025.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.