Sono di fronte a un bivio
Dopo aver passato anni insieme e dopo essere arrivati a constatare che io volevo un figlio mentre lui non si sente pronto a fare il padre, abbiamo preso le distanze e siamo stati separati per 6 mesi.
Periodo nel quale lui ha iniziato un percorso psicologico per superare le paure che dice di avere ma che non hanno portato nemmeno a riuscire a fargli dire se e quando questo figlio lo vorrà.
Premesso che quest'anno compirò 38 anni.
Ho pensato sinceramente che il rischiare di perdermi lo avrebbe fatto sbloccare, ma dopo aver passato il natale e il Capodanno separati, ho capito che la paura di fare un figlio pesa di più della paura di non avermi più nella sua vita.
Veniamo a me... io ho patito le pene dell'inferno in questi mesi a causa della lontananza (seppur lui volesse stare insieme) e per il dolore di sapere l'uomo che amavo lontano da questo desiderio.
Pensavo che il tempo sistemasse le cose...che io non mi sentissi in questo stato.
Ho perso la voglia di tutto , piango in continuazione, faccio brutti pensieri al punto di desiderare di non esistere, e sto odiando la vita perché per me questo non è vivere...
Mi sto facendo delle domande e sta nascendo in me l'ipotesi di abbandonare questo progetto di vita per non perdere la persona che amo.
Prima non volevo farlo, un po' perchè pensavo che si sarebbe sbloccato e un po' per la paura di trascinarmi del rancore per sempre.
Io però sento di non riuscire a stare senza di lui.
Pensate che io stia sbagliando?
A rivolerlo nella mia vita?
La cosa che mi fa male è che, per la paura di non averlo più nella mia vita, probabilmente riuscirò a fare questa grossa rinuncia, mentre lui non è riuscito a fare lo stesso.
Non sono d'accordo con chi dice " eh, ma fare il padre è una scelta importante... " perchè lo è anche rinunciare ad essere madre.
Secondo me hanno lo stesso peso.
Quindi perchè io riesco e lui no?
Amo più io?
Mi sto mostrando troppo accondiscendente ?
Periodo nel quale lui ha iniziato un percorso psicologico per superare le paure che dice di avere ma che non hanno portato nemmeno a riuscire a fargli dire se e quando questo figlio lo vorrà.
Premesso che quest'anno compirò 38 anni.
Ho pensato sinceramente che il rischiare di perdermi lo avrebbe fatto sbloccare, ma dopo aver passato il natale e il Capodanno separati, ho capito che la paura di fare un figlio pesa di più della paura di non avermi più nella sua vita.
Veniamo a me... io ho patito le pene dell'inferno in questi mesi a causa della lontananza (seppur lui volesse stare insieme) e per il dolore di sapere l'uomo che amavo lontano da questo desiderio.
Pensavo che il tempo sistemasse le cose...che io non mi sentissi in questo stato.
Ho perso la voglia di tutto , piango in continuazione, faccio brutti pensieri al punto di desiderare di non esistere, e sto odiando la vita perché per me questo non è vivere...
Mi sto facendo delle domande e sta nascendo in me l'ipotesi di abbandonare questo progetto di vita per non perdere la persona che amo.
Prima non volevo farlo, un po' perchè pensavo che si sarebbe sbloccato e un po' per la paura di trascinarmi del rancore per sempre.
Io però sento di non riuscire a stare senza di lui.
Pensate che io stia sbagliando?
A rivolerlo nella mia vita?
La cosa che mi fa male è che, per la paura di non averlo più nella mia vita, probabilmente riuscirò a fare questa grossa rinuncia, mentre lui non è riuscito a fare lo stesso.
Non sono d'accordo con chi dice " eh, ma fare il padre è una scelta importante... " perchè lo è anche rinunciare ad essere madre.
Secondo me hanno lo stesso peso.
Quindi perchè io riesco e lui no?
Amo più io?
Mi sto mostrando troppo accondiscendente ?
[#1]
Gentile utente,
è una situazione molto complessa e dolorosa, sperimentare questi sentimenti è difficile ma ahimè inevitabile.
Il desiderio di diventare madre è parte fondamentale ed integrante dell'identità femminile, e dei progetti di vita che una donna può sognare fin da bambina.
Quando questo desiderio incontra un partner che vive un altro percorso di vita, è altamente probabile che si crei una forte tensione emotiva.
La maternità non è solo un sogno di natura oggettiva e personale, ma fa parte di un percorso di realizzazione e crescita.
Guardare in faccia una realtà dove questo sogno non potrà concretizzarsi, divenendo di fatto una rinuncia per una scelta unilaterale altrui, può essere devastante.
Da quanto si legge nelle tue parole, anche la relazione con il tuo partner è altrettanto significativa. Nulla toglie questa discrepanza all'amore che provi per lui, a ciò che avete costruito nel tempo e che vi lega.
La domanda da porsi è: quanto è equilibrato questo rapporto? Di fatto, ti stai sacrificando per lui, anteponendo i suoi bisogni ai tuoi? Lui è disposto a fare altrettanto per te? Per il vostro futuro insieme?
L'idea di rinunciare ad un sogno universalmente riconosciuto come importante, anzi giuridicamente fondamentale in una coppia che vive, per esempio, in regime di matrimonio, per mantenere la relazione con il tuo partner può portare a sentimenti di risentimento, rancore nel lungo periodo.
E' fondamentale che tu ti prenda il tempo necessario per riflettere su ciò che desideri realmente, per te stessa e per il tuo futuro. Se accetti di mettere da parte il tuo desiderio di maternità, vivresti per sempre in pace con questa scelta o al contrario potrebbe portarti ad una sofferenza maggiore, tanto da colpevolizzare il tuo partner della tua infelicità?
In situazioni così intime e personali, non ci sono risposte giuste o sbagliate alla domanda se sei tu a sbagliare o meno. O cosa stai sbagliando. E' importante invece che valuti con molta attenzione ciò che più ti rende felice e realizzata.
Esplora queste emozioni. Scrivile su un diario, riflettendo su cosa rappresenta per te la maternità e quanto sia importante nella tua vita. E' un punto di arrivo? Un obiettivo? Perchè, oltre alla maternità, vi è un concetto di genitorialità che va condiviso necessariamente, come nuovo punto di partenza in una coppia che decide di evolvere, diventare qualcosa di più, una famiglia. Nuove e diverse responsabilità a cui far fronte, insieme. Può accadere che in un percorso di vita (in questo caso il partner), il timore di fare ingresso in una nuova fase della vita che comporta forti responsabilità, magari più grandi rispetto alle risorse che si crede di possedere, e senza via di ritorno, sia più forte di ogni altra ragione.
In questa fase, la comunicazione nella coppia è essenziale. Occorre parlarsi in modo aperto e onesto, riguardo desideri, sentimenti e paure di ognuno. Anche in questo caso può essere utile mettere ogni pensiero per iscritto, su un foglio grande, dando al pensiero di ciascuno un colore. E' importante capire le sue motivazioni, le sue paure riguardo la paternità, e se c'è uno spiraglio per affrontare insieme in modo costruttivo queste questioni.
La base di una sana relazione è la reciprocità: entrambi dovete sentirvi ascoltati, compresi, rispettati nei vostri bisogni e desideri che vanno espressi il modo libero e chiaro.
Si tratta di un percorso complesso ma non impossibile, una terapia di coppia potrebbe aiutarvi nel delineare meglio tutto quanto sopra esposto.
Non va mai dimenticato un aspetto: ciascuno deve prendersi cura di se stesso. Benessere e felicità sono un diritto sacrosanto e ognuno merita di vivere secondo le proprie aspirazioni e desideri. Non escluderei la terapia individuale, nel momento in cui tali emozioni, di natura molto intensa, sono purtroppo in grado di influire negativamente sulla salute mentale del singolo. Considera anche di dedicare del tempo a te stessa e non vivere solo in funzione dell'altro o di una singola progettualità, seppur così importante.
è una situazione molto complessa e dolorosa, sperimentare questi sentimenti è difficile ma ahimè inevitabile.
Il desiderio di diventare madre è parte fondamentale ed integrante dell'identità femminile, e dei progetti di vita che una donna può sognare fin da bambina.
Quando questo desiderio incontra un partner che vive un altro percorso di vita, è altamente probabile che si crei una forte tensione emotiva.
La maternità non è solo un sogno di natura oggettiva e personale, ma fa parte di un percorso di realizzazione e crescita.
Guardare in faccia una realtà dove questo sogno non potrà concretizzarsi, divenendo di fatto una rinuncia per una scelta unilaterale altrui, può essere devastante.
Da quanto si legge nelle tue parole, anche la relazione con il tuo partner è altrettanto significativa. Nulla toglie questa discrepanza all'amore che provi per lui, a ciò che avete costruito nel tempo e che vi lega.
La domanda da porsi è: quanto è equilibrato questo rapporto? Di fatto, ti stai sacrificando per lui, anteponendo i suoi bisogni ai tuoi? Lui è disposto a fare altrettanto per te? Per il vostro futuro insieme?
L'idea di rinunciare ad un sogno universalmente riconosciuto come importante, anzi giuridicamente fondamentale in una coppia che vive, per esempio, in regime di matrimonio, per mantenere la relazione con il tuo partner può portare a sentimenti di risentimento, rancore nel lungo periodo.
E' fondamentale che tu ti prenda il tempo necessario per riflettere su ciò che desideri realmente, per te stessa e per il tuo futuro. Se accetti di mettere da parte il tuo desiderio di maternità, vivresti per sempre in pace con questa scelta o al contrario potrebbe portarti ad una sofferenza maggiore, tanto da colpevolizzare il tuo partner della tua infelicità?
In situazioni così intime e personali, non ci sono risposte giuste o sbagliate alla domanda se sei tu a sbagliare o meno. O cosa stai sbagliando. E' importante invece che valuti con molta attenzione ciò che più ti rende felice e realizzata.
Esplora queste emozioni. Scrivile su un diario, riflettendo su cosa rappresenta per te la maternità e quanto sia importante nella tua vita. E' un punto di arrivo? Un obiettivo? Perchè, oltre alla maternità, vi è un concetto di genitorialità che va condiviso necessariamente, come nuovo punto di partenza in una coppia che decide di evolvere, diventare qualcosa di più, una famiglia. Nuove e diverse responsabilità a cui far fronte, insieme. Può accadere che in un percorso di vita (in questo caso il partner), il timore di fare ingresso in una nuova fase della vita che comporta forti responsabilità, magari più grandi rispetto alle risorse che si crede di possedere, e senza via di ritorno, sia più forte di ogni altra ragione.
In questa fase, la comunicazione nella coppia è essenziale. Occorre parlarsi in modo aperto e onesto, riguardo desideri, sentimenti e paure di ognuno. Anche in questo caso può essere utile mettere ogni pensiero per iscritto, su un foglio grande, dando al pensiero di ciascuno un colore. E' importante capire le sue motivazioni, le sue paure riguardo la paternità, e se c'è uno spiraglio per affrontare insieme in modo costruttivo queste questioni.
La base di una sana relazione è la reciprocità: entrambi dovete sentirvi ascoltati, compresi, rispettati nei vostri bisogni e desideri che vanno espressi il modo libero e chiaro.
Si tratta di un percorso complesso ma non impossibile, una terapia di coppia potrebbe aiutarvi nel delineare meglio tutto quanto sopra esposto.
Non va mai dimenticato un aspetto: ciascuno deve prendersi cura di se stesso. Benessere e felicità sono un diritto sacrosanto e ognuno merita di vivere secondo le proprie aspirazioni e desideri. Non escluderei la terapia individuale, nel momento in cui tali emozioni, di natura molto intensa, sono purtroppo in grado di influire negativamente sulla salute mentale del singolo. Considera anche di dedicare del tempo a te stessa e non vivere solo in funzione dell'altro o di una singola progettualità, seppur così importante.
[#2]

Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la sua risposta accurata e che fa riflettere.
Mi chiede cos'è per me la maternità ?
Non so cosa devo rispondere a questa domanda.. se mi sta chiedendo quali sono le mie aspettative oppure perché vorrei diventare madre o altro..
Io per farle capire meglio così da consigliarmi, le posso dire che per me un figlio adesso è inteso forse più come unione con il mio compagno. Mi fa felice l'idea di noi due come genitori, il creare una creatura che avrà i miei e i suoi tratti , il pensiero di aver creato qualcosa di nostro e unico.
Posso dirle che un figlio probabilmente sola non lo farei , con donazione di sperma da uno sconosciuto. Quindi questo forse significa che in fondo non è il diventare mamma e accudire una persona quello che mi interessa ?
La ringrazio per la sua risposta accurata e che fa riflettere.
Mi chiede cos'è per me la maternità ?
Non so cosa devo rispondere a questa domanda.. se mi sta chiedendo quali sono le mie aspettative oppure perché vorrei diventare madre o altro..
Io per farle capire meglio così da consigliarmi, le posso dire che per me un figlio adesso è inteso forse più come unione con il mio compagno. Mi fa felice l'idea di noi due come genitori, il creare una creatura che avrà i miei e i suoi tratti , il pensiero di aver creato qualcosa di nostro e unico.
Posso dirle che un figlio probabilmente sola non lo farei , con donazione di sperma da uno sconosciuto. Quindi questo forse significa che in fondo non è il diventare mamma e accudire una persona quello che mi interessa ?
[#3]
Gentile utente,
ciò che in questa sede mi sentivo di proporle erano proprio degli spunti di riflessione, invitarla a farsi domande, su una situazione molto delicata e complessa.
A mio avviso potrebbe esserle di aiuto intraprendere un percorso di terapia che la guiderà nell'esplorare più a fondo le sue emozioni, i suoi desideri, le difficoltà che sta affrontando, un supporto professionale che possa aiutarla a fare chiarezza dentro di lei senza escludere, anche a valutazione del terapeuta, una terapia di coppia, che vi aiuterà a capire a che punto siete all'interno della vostra relazione, discutere insieme ad un professionista dei vostri dubbi, desideri, cercando di comprendere come le vostre individualità possono continuare ad essere complementari per una relazione soddisfacente da ambo le parti.
ciò che in questa sede mi sentivo di proporle erano proprio degli spunti di riflessione, invitarla a farsi domande, su una situazione molto delicata e complessa.
A mio avviso potrebbe esserle di aiuto intraprendere un percorso di terapia che la guiderà nell'esplorare più a fondo le sue emozioni, i suoi desideri, le difficoltà che sta affrontando, un supporto professionale che possa aiutarla a fare chiarezza dentro di lei senza escludere, anche a valutazione del terapeuta, una terapia di coppia, che vi aiuterà a capire a che punto siete all'interno della vostra relazione, discutere insieme ad un professionista dei vostri dubbi, desideri, cercando di comprendere come le vostre individualità possono continuare ad essere complementari per una relazione soddisfacente da ambo le parti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 226 visite dal 13/01/2025.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.