Come capire se chiudere una relazione è la decisione giusta e migliore per sé stessi?

Buonasera dottori,
Ho 36 anni e vi scrivo in merito alla mia relazione con il mio attuale partner che dura da 4 anni (iniziata subito dopo una relazione di 5 anni alle spalle).
La nostra relazione è sempre stata burrascosa sin dall' inizio, subito poco dopo tempo sono iniziati i primi litigi causati la maggior parte delle volte dalla sua gelosia, possessività (soprattutto nei riguardi del mio ex con cui avevo chiuso da poco).
Finita la gelosia, sono iniziati i problemi per le sue continue critiche nei miei riguardi perché non so cucinare, pulire ed altre cose che lui sostiene di dire allo scopo di "migliorarmi".
Un anno fa avevo deciso di lasciarlo ma con le premesse di un cambiamento da parte sua, ho fatto un altro tentativo.
Le cose sono migliorate abbastanza ma il problema di fondo è che il suo carattere severo, autoritario, prepotente nei miei confronti permane ed è anche molto permaloso.
Anche io ho i miei difetti, mi arrabbio facilmente soprattutto dopo questi suoi "atteggiamenti" di imposizione e comando ai quali io non so proprio stare.
C'è una forte incompatibilità caratteriale secondo me anche perché proveniamo da due realtà differenti (io nord, lui sud).
Attualmente avevamo pensato di affrontare una vera e propria convivenza ma sono tornati i frequenti litigi per visioni differenti su come gestire le problematiche sorte (risolvibilissime) della nuova casa.
In questo periodo non l' ho mai visto con il sorriso, mai felice davvero di fare questo passo insieme ma solo lamentoso di cose che non vanno.
Caratterialmente è molto negativo, pessimista, con il muso e poco solare.
Io per questo motivo e tanti altri ho deciso di chiudere la relazione perché a differenza dello scorso anno si è maturata in me la consapevolezza che lui non possa cambiare ed io così non sto bene.
Vengo assalita però dai dubbi continui mettendo in discussione anche me stessa, dandomi colpe per il mio carattere anche abbastanza forte e per la mia permalosità e vorrei capire come avere la certezza dentro di noi di aver preso la decisione più giusta cioè di chiudere per il mio benessere emotivo e per un futuro più radioso.
Come posso capire realmente dentro di me qual'e la soluzione migliore?
C'è un modo per far prevalere la razionalità sul sentimento in questi casi?
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.8k 200
Gentile utente,
rispondo alle sue due domande.
"Come posso capire realmente dentro di me qual'e la soluzione migliore?"
"C'è un modo per far prevalere la razionalità sul sentimento in questi casi?"
Avendo letto la sua richiesta di consulto di tre anni fa, noto che lei ha iniziato questa relazione decretando la fine della precedente: in altre parole, non si è data il tempo per valutare e per scegliere.
Nella precedente relazione due cose in particolare andavano male: la gestione del tempo libero, interamente sacrificato alla famiglia di lui, e la sfera sessuale.
Su tutte e due le cose si poteva forse lavorare come coppia, ma lei aveva trovato nel nuovo partner la molla più potente: l'intesa sessuale, e questo le ha fatto perdere di vista tutto il resto, anche se i dubbi, a quanto ho letto, già li aveva.
Ora di questo nuovo partner scrive che fin dall'inizio ha manifestato "gelosia e possessività"; in seguito "continue critiche nei miei riguardi perché non so cucinare, pulire ed altre cose".
Questo criticone poco rispettoso ha però qualche dote? Vediamo: "il suo carattere severo, autoritario, prepotente nei miei confronti permane ed è anche molto permaloso"; e mentre state organizzando la vostra convivenza "non l' ho mai visto con il sorriso, mai felice davvero di fare questo passo insieme ma solo lamentoso di cose che non vanno"; infine "Caratterialmente è molto negativo, pessimista, con il muso e poco solare".
Secondo lei da queste premesse può scaturire benessere emotivo e un futuro più radioso? Immagini che una cara amica venga a parlarle del proprio partner in questi termini. Lei cosa penserebbe?
Con queste che sono le sue stesse osservazioni ho risposto alla prima domanda.
Riguardo alla seconda, i sentimenti vanno analizzati per quelli che realmente sono, chiedendosi per prima cosa se lei ora si sente felice e se sente di poter avere col suo partner un futuro ancora più felice.
In seconda battuta, analizzi i sentimenti che la spingono a restare con lui: si tratta di amore? stima? bisogno delle sue affettuose attenzioni? intesa sessuale?
O si tratta invece di abitudine? paura di restare sola? timore di avere lei stessa troppi difetti per sperare in un'altra opportunità? impossibilità di trovarsi senza un partner, come se nella vita lei avesse sempre bisogno di una stampella a cui appoggiarsi, qualunque sia?
Per lasciare un partner non si tratta di far prevalere la razionalità sui sentimenti, cara utente, perché nessuno lascia la persona che ama e con la quale è felice.
Si tratta invece di prendere atto della verità che l'amore, anche il più forte, è un sentimento fragile, e va coltivato, non quotidianamente assassinato. Altrimenti, guarda caso, muore.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Gentile dott.ssa,
La ringrazio molto per la sua analisi.
Proverò a rispondere ad alcune domande che mi ha posto: Secondo lei da queste premesse può scaturire benessere emotivo e un futuro più radioso? No, se immagino il mio futuro tra 1/2 anni lo vedo identico nella sofferenza con le stesse e identiche situazioni che si ripropongono.( Se non peggio nel caso si dovesse affrontare la creazione di una famiglia).
Immagini che una cara amica venga a parlarle del proprio partner in questi termini. Lei cosa penserebbe? Penserei che dovrebbe chiudere la relazione per godere delle mille altre possibilità che la vita offre. In merito ai sentimenti che mi spingono a restare, tra quelli da lei elencati direi : un po' di abitudine, bisogno di affetto e attenzioni, molto timore di avere io stessa troppi difetti per sperare in un'altra opportunità e bisogno di una stampella alla quale appoggiarmi. Amore? Non so più rispondere mi sento molto delusa. Ad oggi sono felice? Si solo della felicità che mi sono creata per le stessa ovvero i miei hobby, le mie amicizie, che coltivano in me una felicità tutta mia che nessuno può togliermi ma non sono felice pienamente della mia relazione, non mi sento a mio agio e non la sento in linea con il mio modo di essere anzi mi sento spesso trattata male senza rispetto e oltretutto sento di dover essere sempre io la persona che vede gli aspetti positivi ad affronta le sfide della vita in maniera positiva e di dover sempre stare lì a consolare e a tratti a temere il mio partner per una pizza non molto buona o perché qualcuno non ci ha servito come avrebbe dovuto.
Il problema è che nonostante quest' analisi io continuo a colpevolizzarmi perché penso di reagire con troppa rabbia in alcune circostanze, perché sto annullando anche l'imminente convivenza dopo l'ennesima litigata/delusione anche se nel profondo sento che ad aver assassinato quotidianamente questo amore sia stato lui. Come faccio a fare chiarezza su questi pensieri contrastanti ?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.8k 200
Gentile utente,
di nuovo le chiedo: se fosse una sua amica a raccontarle che
- reagisce con rabbia alle continue provocazioni del partner; ha annullato il progetto della convivenza perché dall'altra parte ha visto solo difficoltà e musi lunghi; avrebbe paura ad avere figli con un uomo col quale una semplice pizza può essere causa di liti e malumori
e inoltre, accantonato l'amore e forse anche l'intesa sessuale, rimangono
- un po' di abitudine, bisogno di affetto e attenzioni, molto timore di avere lei stessa troppi difetti per sperare in un'altra opportunità e bisogno di una stampella alla quale appoggiarsi
lei quale suggerimento darebbe?
Risponda sinceramente.
Io dalla mia posizione, per aiutarla a fare chiarezza, la inviterei a considerare che lei si mostra ben capace di acquisire elementi di soddisfazione e di benessere, ma guarda caso soltanto lontana da quest'uomo.
Rifletta.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Gentile dott.ssa,
La ringrazio molto per la risposta.
In questi giorni ho riflettuto a lungo ma non sono stata in grado di rispondere alla sua domanda , se fosse stata un' amica a raccontarmi le cose che ha citato nella sua risposta sopra. Forse, quando mi chiede di rispondere sinceramente, dopo il suo elenco, intende dire che forse sono anche io a non provare più amore nei confronti di questa persona visto le mie reazioni?
Per quanto riguarda la convivenza, al momento andrà solamente lui a vivere nel nuovo appartamento in affitto, mi ha detto che si è comportato con rabbia in un periodo di stress e che aveva paura di questo cambiamento. Sinceramente a me sembrano le solite "scuse" che si ripetono nel nostro schema relazionale da anni ed ho la sensazione che poi tutto torni come prima e che io non mi senta di nuovo serena. Lui mi ha chiesto di provare a fare un tentativo nella nuova casa e che comunque ha intenzione di aspettare fin tanto che io non prenda una decisione più che definitiva. Al momento non sto bene nel senso che comunque sento la mancanza, e non so se lo strappo di questo cerotto avrà conseguenze negative su di me o se mi potrò pentire di questa decisione ma è veramente difficile trovare la forza per avere fiducia nuovamente nel rapporto e di nuovo più in là ritrovarmi nella situazione di dover strappare di nuovo il cerotto con conseguenze peggiori di prima vista la condivisione di una quotidianità maggiore. L' unica cosa di cui sono sicura , è di non voler più avere e vivere una relazione in quel modo assolutamente non costruttivo e a tratti logorante. Forse potrei aver bisogno di più tempo per me stessa per riflettere e capire qual'è la strada migliore da intraprendere?
La ringrazio molto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.8k 200
Gentile utente,
è significativo che lei dalle mie osservazioni in #3 tragga questa domanda: "forse sono anche io a non provare più amore nei confronti di questa persona visto le mie reazioni?"
Sembrerebbe che lei voglia caricarsi di una sorta di colpa, il non-amore, senza considerare che se lei è nello stato d'animo che cito in quella risposta, evidentemente il suo amore non si è estinto per cause imputabili a lei stessa, ma è stato torturato dal partner fino a ucciderlo.
Qualcosa fa credere alle donne più che agli uomini, e a certe donne in maniera particolare, che gli atti di aggressione ai sentimenti, all'autostima, alla felicità di una persona possano essere compiuti impunemente dal partner, e che sia loro compito mantenere intatto il loro sentimento d'amore.
Questo equivoco, drammatico ma giustificabile nei bambini maltrattati a motivo della loro inesperienza e del fatto che non hanno altre risorse all'infuori dei genitori, si perpetua senza ragione in certi adulti.
Una relazione d'amore liberamente scelta non dev'essere essenziale alla nostra sopravvivenza (altrimenti vuol dire che siamo rimasti ancorati all'infanzia), ma deve tendere a favorire e incrementare il nostro benessere, altrimenti non c'è ragione di crearla e di tenerla in vita.
Un uomo che l'ha offesa mostrandosi geloso senza ragione, che l'ha mortificata criticando il suo modo di cucinare e di tenere la casa, che le ha inflitto musi lunghi e difficoltà perfino nel momento di andare a convivere, anziché essere sorridente e grato di stargli accanto e di voler costruire una famiglia con lui, quali passi ha fatto per coltivare il suo amore?
Non ha piuttosto determinato certe sue risposte aspre, e soprattutto non ha contribuito a minare un'autostima già incerta, se lei ha avuto bisogno di questo debole supporto affettivo per il "bisogno di una stampella alla quale appoggiarsi"?
Lei per fortuna è giunta alla sana conclusione: "L' unica cosa di cui sono sicura è di non voler più avere e vivere una relazione in quel modo assolutamente non costruttivo e a tratti logorante". Meno male!
Tenga anche conto del fatto che se continuerà nella sua strada di ricerca di sé, offrirà un grande vantaggio anche a lui. Lei infatti non si sta sottraendo per dispetto a un uomo innamorato, ma ha solo portato a compimento l'opera di demolizione attuata da lui negli anni. Mostrargli con serenità e senza accuse le attuali rovine non può che spingerlo a mettersi finalmente in discussione e a costruirsi una vita migliore.
Se poi in questa nuova vita ci sarà ancora -o di nuovo- uno spazio privilegiato per lei, non possiamo saperlo. Certamente oggi lei ha bisogno di molto tempo per ritrovare sé stessa, e fortunatamente ha tante cose e persone che le piacciono a cui dedicarsi e in cui ricostruirsi.
Auguri infiniti.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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