Bimbo 4 anni gioca solo al femminile
Buonasera,
vorrei chiedere un consiglio riguardo mio figlio di 4 anni e mezzo, per sapere come meglio comportarmi con lui.
Fin da piccolino ha mostrato interesse per giocattoli, personaggi e cartoni solitamente considerati "femminili"; ha avuto una breve fase in cui voleva fortemente indossare abiti della sorella (che ha 3 anni più di lui), passata poi naturalmente.
Quando gioca a "fare finta", impersona sempre femmine, adora cantare e ballare sempre in maniera femminile (ama Frozen, Rapunzel, My Little Pony e simili).
Ha un attaccamento nei miei confronti molto predominante rispetto a quello che ha per il papà, con cui è spesso in conflitto, nonostante mio marito sia molto presente e vorrebbe tanto essere più coinvolto nei suoi giochi, ma lui spesso e volentieri lo esclude.
Si confronta maggiormente con bambine (tra la sorella e le sue amichette, e cugine più o meno coetanee) e quando ha occasione di stare con maschi della sua età non riesce a integrarsi più di tanto perché non si butta nei giochi più "fisici" o irruenti.
Noi genitori fondamentalmente lo assecondiamo, partecipiamo ai suoi giochi senza commentare le sue scelte, compriamo i giocattoli che chiede, difendiamo anche questa sua originalità in modo che non si senta a disagio con gli altri bambini o adulti, ma anzi, compreso.
Quello che ci chiediamo è se questo suo atteggiamento sia in realtà lo specchio di altre necessità, come ad esempio di stare più tempo ed identificarsi maggiormente col papà e staccarsi dalla figura della mamma (io non lavoro da quando è nato e stiamo praticamente sempre insieme).
Potrebbe in un certo senso significare che lui nella figura femminile trova sicurezza e conforto?
Come se quel mondo fosse una certezza per lui, mentre il maschile qualcosa che non conosce e non vuole provare.
Grazie mille per la Vostra attenzione
vorrei chiedere un consiglio riguardo mio figlio di 4 anni e mezzo, per sapere come meglio comportarmi con lui.
Fin da piccolino ha mostrato interesse per giocattoli, personaggi e cartoni solitamente considerati "femminili"; ha avuto una breve fase in cui voleva fortemente indossare abiti della sorella (che ha 3 anni più di lui), passata poi naturalmente.
Quando gioca a "fare finta", impersona sempre femmine, adora cantare e ballare sempre in maniera femminile (ama Frozen, Rapunzel, My Little Pony e simili).
Ha un attaccamento nei miei confronti molto predominante rispetto a quello che ha per il papà, con cui è spesso in conflitto, nonostante mio marito sia molto presente e vorrebbe tanto essere più coinvolto nei suoi giochi, ma lui spesso e volentieri lo esclude.
Si confronta maggiormente con bambine (tra la sorella e le sue amichette, e cugine più o meno coetanee) e quando ha occasione di stare con maschi della sua età non riesce a integrarsi più di tanto perché non si butta nei giochi più "fisici" o irruenti.
Noi genitori fondamentalmente lo assecondiamo, partecipiamo ai suoi giochi senza commentare le sue scelte, compriamo i giocattoli che chiede, difendiamo anche questa sua originalità in modo che non si senta a disagio con gli altri bambini o adulti, ma anzi, compreso.
Quello che ci chiediamo è se questo suo atteggiamento sia in realtà lo specchio di altre necessità, come ad esempio di stare più tempo ed identificarsi maggiormente col papà e staccarsi dalla figura della mamma (io non lavoro da quando è nato e stiamo praticamente sempre insieme).
Potrebbe in un certo senso significare che lui nella figura femminile trova sicurezza e conforto?
Come se quel mondo fosse una certezza per lui, mentre il maschile qualcosa che non conosce e non vuole provare.
Grazie mille per la Vostra attenzione
[#1]
Gentile utente,
Le tematiche che Lei ci presenta sembrano riguardare la formazione dell'identità di genere in relazione all'apporto dei genitori.
Le relazioni con le figure genitoriali sono fondamentali soprattutto nei primi anni di vita.
Il meccanismo della identificazione è inizialmente rivolto a chi ha 'tenuti nella pancia' e accuditi totalmente nei primi mesi. E successivamente (o in misura minore, considerato che statisticamente il padre lavora fuori casa e la madre è a casa per congedo obbligatorio) verso la figura paterna che diventa oggetto di identificazione per i figli dello stesso genere. Ci riferiamo ai meccanismi delle coppie etero, quale risulta voi siate.
Però l'identificazione del figlio maschio verso il maschile è fortemente condizionato dal comportamento della madre, attraverso la valorizzazione materna della figura paterna; dal suo fare un passo indietro a favore di una persona/genitore che non ha avuto il bambino 'nella pancia' e che dunque parte già sfavorito dal punto di vista emozionale e fisico.
Tra i molti fattori della formazione dell'identità psico-sessuale mi sono soffermata su questo in particolare, perchè dal suo breve consulto sembra trasparire una sorta di ineluttabilità verso il "conflitto" e la scarsa empatia tra il bimbo e il padre.
La modifica dei comportamenti genitoriali porterebbe sicuramente ad un cambiamento - in meglio - delle relazioni tra loro.
Ad es.: se, prima di cena, Lei uscisse a fare una passeggiatina da sola lasciando padre e figlio a giocare in autonomia o a farle la sorpresa di preparare insieme la tavola, non pensa che favorirebbe un loro reciproco graduale sintonizzarsi?
E nei giochi: perchè "assecondare" i giochi 'unicamente' femminili ai maschi? Abbiamo rafforzato le figlie femmine fornendo loro camion, bulldozer e gazzelle della polizia... oltre alle barbie.
Queste indicazioni valgono anche per quell'eventuale bimbo che -con un corpo maschile- si percepirà femmina o altro.
Ulteriori riflessioni le troverà qui:
https://www.psicologi-italia.it/psicologo/carla-maria-brunialti/web/articolo-1065.html
Lei osserva: ".. difendiamo anche questa sua originalità in modo che non si senta a disagio con gli altri bambini o adulti, ma anzi, compreso..."
- E se la "originalità" fosse invece una difficoltà che il bambino ha?
- E se "assecondare" i bambini fosse in realtà legittimare un loro limite, anzichè aiutarli a superarlo?
- e se "assecondare l'originalità" nel ventre caldo della famiglia, anzichè favorire la loro integrazione nel mondo, non li rende/rà invece più facilmente discriminati o bullizzabili? senza anticorpi psichici?
Chiediamoci anche se:
- noi genitori li assecondiamo in tutti i loro aspetti - vestiario, cibo, scelta del luogo di vacanza, ecc. - oppure solo e unicamente in nome di una presunta libertà di genere;
- se, assecondandoli, in realtà manchiamo di stimolarli ad arricchire le proprie esperienze e competenze, ad es. a relazionarsi con entrambi e tutti i generi, sia dei coetanei che degli adulti.
Che occorra assecondare i bambini è una opinione recente;
che occorra aiutarli ad arricchire e ad ampliare il loro ambito esperienziale per fornire loro più possibilità presenti e future e maggiore solidità emotiva è un punto di vista parecchio differente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Le tematiche che Lei ci presenta sembrano riguardare la formazione dell'identità di genere in relazione all'apporto dei genitori.
Le relazioni con le figure genitoriali sono fondamentali soprattutto nei primi anni di vita.
Il meccanismo della identificazione è inizialmente rivolto a chi ha 'tenuti nella pancia' e accuditi totalmente nei primi mesi. E successivamente (o in misura minore, considerato che statisticamente il padre lavora fuori casa e la madre è a casa per congedo obbligatorio) verso la figura paterna che diventa oggetto di identificazione per i figli dello stesso genere. Ci riferiamo ai meccanismi delle coppie etero, quale risulta voi siate.
Però l'identificazione del figlio maschio verso il maschile è fortemente condizionato dal comportamento della madre, attraverso la valorizzazione materna della figura paterna; dal suo fare un passo indietro a favore di una persona/genitore che non ha avuto il bambino 'nella pancia' e che dunque parte già sfavorito dal punto di vista emozionale e fisico.
Tra i molti fattori della formazione dell'identità psico-sessuale mi sono soffermata su questo in particolare, perchè dal suo breve consulto sembra trasparire una sorta di ineluttabilità verso il "conflitto" e la scarsa empatia tra il bimbo e il padre.
La modifica dei comportamenti genitoriali porterebbe sicuramente ad un cambiamento - in meglio - delle relazioni tra loro.
Ad es.: se, prima di cena, Lei uscisse a fare una passeggiatina da sola lasciando padre e figlio a giocare in autonomia o a farle la sorpresa di preparare insieme la tavola, non pensa che favorirebbe un loro reciproco graduale sintonizzarsi?
E nei giochi: perchè "assecondare" i giochi 'unicamente' femminili ai maschi? Abbiamo rafforzato le figlie femmine fornendo loro camion, bulldozer e gazzelle della polizia... oltre alle barbie.
Queste indicazioni valgono anche per quell'eventuale bimbo che -con un corpo maschile- si percepirà femmina o altro.
Ulteriori riflessioni le troverà qui:
https://www.psicologi-italia.it/psicologo/carla-maria-brunialti/web/articolo-1065.html
Lei osserva: ".. difendiamo anche questa sua originalità in modo che non si senta a disagio con gli altri bambini o adulti, ma anzi, compreso..."
- E se la "originalità" fosse invece una difficoltà che il bambino ha?
- E se "assecondare" i bambini fosse in realtà legittimare un loro limite, anzichè aiutarli a superarlo?
- e se "assecondare l'originalità" nel ventre caldo della famiglia, anzichè favorire la loro integrazione nel mondo, non li rende/rà invece più facilmente discriminati o bullizzabili? senza anticorpi psichici?
Chiediamoci anche se:
- noi genitori li assecondiamo in tutti i loro aspetti - vestiario, cibo, scelta del luogo di vacanza, ecc. - oppure solo e unicamente in nome di una presunta libertà di genere;
- se, assecondandoli, in realtà manchiamo di stimolarli ad arricchire le proprie esperienze e competenze, ad es. a relazionarsi con entrambi e tutti i generi, sia dei coetanei che degli adulti.
Che occorra assecondare i bambini è una opinione recente;
che occorra aiutarli ad arricchire e ad ampliare il loro ambito esperienziale per fornire loro più possibilità presenti e future e maggiore solidità emotiva è un punto di vista parecchio differente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 28 visite dal 08/01/2025.
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