Problemi d’amore

Salve, Ho 51 anni e mi sembra strano a questa età soffrire così tanto per la fine di una storia che sembra non finire in realtà.
Esco da una storia di quasi 8 anni.
La nostra storia è iniziata qualche mese dopo la fine di un amore durato 9 anni per cui stavo molto male.
All’inizio, non è stato facile, io pensavo molto al mio ex e il mio nuovo compagno era molto geloso e diffidente e inoltre, di suo, aveva un carattere molto chiuso ed era difficile parlare.
Se c’era qualcosa che non andava lo dovevo tenere per me perché lui non accettava di parlare di niente, anzi, diceva, se ti va bene così ok altrimenti vai per la tua strada.
Un po’ alla volta le cose hanno iniziato ad andare abbastanza bene.
Abbiamo vissuto per quasi 3 anni ognuno a casa propria senza progettare niente.
Poi abbiamo fatto il primo viaggio insieme e al ritorno, dal momento che non sapevo se mi avrebbero richiamata al lavoro a causa di una crisi dell’azienda, lui mi ha detto che avrei potuto stare da lui finché la cosa non si sistemava.
Così è stato.
Ho iniziato a lavorare di nuovo e la convivenza è continuata comunque.
Era una convivenza senza progetti futuri, io vivevo da lui e tenevo comunque il mio appartamento.
Abbiamo fatto un po’ fatica i primi mesi a trovare un equilibrio poi abbiamo iniziato a stare bene.
Lui però non si fidava di me era sempre un po’ sulle sue sebbene dicesse di stare bene.
Era come se tenessimo un piede dentro e uno fuori da questa relazione.
Come detto prima, con lui che era una persona molto chiusa nei miei confronti e diffidente in generali anche dai rapporti amorosi, non era facile avere momenti di intimità anche piccoli e io ne soffrivo molto.
Mi mancavano tanto e pur dicendoglielo non ottenevo nessun cambiamento.
Col tempo io mi sono allontanata, ho smesso di lottare e lui sembrava non accorgersi di niente.
Mi sembrava di vivere con un caro amico e non con un compagno anche se lui comunque a modo suo era presente.
Il nostro rapporto si è spento piano piano finché ho conosciuto una persona totalmente opposta al suo modo di essere e mi sono persa.
Da lì le cose sono andate sempre peggio e alla fine ho deciso di andarmene.
Ho cercato di oppormi ai sentimenti che provavo per questa nuova persona ma non ci sono riuscita.
Per mesi, ho continuato a frequentare il mio compagno nella speranza che, il fatto di essere andata via di casa lo smuovesse un po’.
Niente.
Lui si è allontanato ancora di più e poi una volta lasciati definitivamente, ha iniziato a fare la sua vita dicendo di stare bene.
A me mancava molto.
Nel momento che anche io ho deciso di girare pagina, e di provare a investire su un nuovo rapporto lui è tornato dicendo di essersi reso conto di aver fatto tanti errori.
Ha iniziato un percorso da uno psicologo per cambiare (dice per me).
Io lo amo ancora ma non credo di volerci tornare e questo mi fa stare male perché lo vedo soffrire.
Stiamo male entrambe e io non so più cosa fare.
Non riesco a staccarmi definitivamente.
Vi ringrazio.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.5k 195
Gentile utente,
ho letto i suoi vari consulti, in particolare quello di novembre scorso. Lì le furono indicate chiaramente le conseguenze della "sindrome da dipendenza affettiva", ossia le fu spiegato il dolore che lei continua a provare in tutte le fasi di ciò che chiama "amore".
Al reiterarsi delle sue domande ci si chiede inevitabilmente se lei stia davvero effettuando un percorso psicologico e soprattutto se abbia costruito una valida alleanza terapeutica con la sua curante.
Tenga conto che il buon esito di una terapia dipende proprio da questo: avere fiducia nel curante e mettere costanza e impegno nel lavoro comune.
Ovviamente questo non è facile per lei, come testimoniano le sue plurime esperienze affettive, tuttavia esercitarsi in questa direzione è la strada che può portarla fuori dal tunnel.
Anche i sintomi fisici che documenta nelle sue prime richieste di consulto sono determinati dal dibattersi vano sempre all'interno della stessa immutabile struttura cognitiva, emotiva e comportamentale: i medici le diagnosticarono concordi che i disturbi gastro-intestinali erano imputabili ad "ansia e stress".
Per uscirne è necessario, con l'aiuto del curante, procedere a ristrutturare il presente, e non solo analizzare le cause remote del proprio modo disfunzionale di affrontare la vita.
Spesso anzi questo procedimento che guarda all'indietro risulta ingannevole, perché ci fa attribuire ad altri l'intera responsabilità di ciò che siamo, togliendoci la consapevolezza del fatto che in gran parte ci costruiamo da soli, e togliendoci quindi l'energia per cominciare a farlo.
Nelle ultime email lei elenca incessantemente i suoi molti amori, le molte scelte sbagliate, i molti tradimenti, ma li vive come se fossero eventi inevitabili, tante tegole che le sono cascate sulla testa per una sorta di fatalità. Con l'aiuto dell* psicolog* riconduca il locus of control su di sé, e vedrà gli errori nella giusta prospettiva, compirà scelte più funzionali al suo benessere e infine il dolore diminuirà, per poi dissolversi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentilissima, non so davvero come ringraziarla per la sua risposta che mi ha commosso. La ringrazio soprattutto per la professionalità e l’interesse con cui mi ha seguita anche andando a vedere i miei consulti precedenti. Grazie davvero. Detto questo, sì sto facendo un bel percorso psicologico con questo professionista davvero in gamba e del quale ho piena fiducia. Solo che la pressione del mio ex a volte mi sconforta perché forse non ho ancora gli strumenti necessari dentro di me per affrontarla con serenità. Continuo con il lavoro che sto facendo su me stessa e ho notato sicuramente dei passi in avanti positivi ma non ancora sufficienti a quanto pare. Vorrei con tutte le mie forze diventare una persona normale e so che ci riuscirò prima o dopo con l’aiuto del mio psicoterapeuta. Mi rendo conto però che non è come bere un bicchiere d’acqua. La ringrazio davvero nuovamente. Lei sembra davvero una persona e professionista in gamba.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.5k 195
Grazie per le sue gentili parole.
Aggiungo che essere consapevole delle asperità del percorso terapeutico ma avere la ferma volontà di farcela è già essere ben incamminati sulla strada giusta.
Lei scrive: "la pressione del mio ex a volte mi sconforta", senza dubbio ancora per effetto della sua vecchia modalità di rapporto con gli uomini.
Essere umanamente solidale con la sofferenza di lui è una cosa, ma rendersi vittima delle pretese di chi per anni ha ignorato i suoi bisogni corrisponde a cedere alle manipolazioni di un narcisista, o peggio ancora ricadere nell'antica paura: "E se stessi perdendo quello che mi ama veramente?".
Si appoggi alla guida del curante e vedrà tutto con altri occhi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie davvero.