Non riesco a trovare alcun contesto in cui sentirmi adeguato

Buona sera,
alla base di questo consulto vi è il mio profondo disagio nel constatare che non esista contesto (lavorativo, innanzitutto) in cui sentirmi adeguato.

Sono stato uno studente brillante sia alle scuole superiori che all'università.

Dopo che mi sono laureato è cominciata la crisi: mi sono reso conto di non avere imparato niente nonostante i buoni voti agli esami, di non avere disinvoltura nelle relazioni con colleghi e capi, di non essere intuitivo ed efficace nel mio modo di agire.

Ho pensato che questo fosse dovuto al fatto di aver sbagliato percorso.
Mi sono rimesso a studiare: nuovo percorso più che positivo a livello universitario, nuova crisi a livello lavorativo.
Sento che quello che faccio non mi rappresenta, sento di non essere efficace e di non riuscire mai acquisire padronanza in quello che faccio, apparendo anche agli occhi altrui come un adolescente impacciato.

Ho provato a non farmi risucchiare dall'immobilismo, a buttarmi in mille attività (anche frequentando corsi), ma l'iter è sempre lo stesso: efficace nell'esame, mediocre nella pratica.
Questo si associa a una certa difficoltà con cui ho sempre svolto anche le attività della vita quotidiana: faccio davvero fatica a fare tutto ciò che le persone considerano normale (cucinare, pulire la casa, avere interazioni sociali), per me la quotidianità è come se fosse un altro lavoro.
Quando vedo disordine attorno a me non so da dove iniziare.
Mi sento sopraffatto e travolto da tutto ciò che mi circonda.

Mi sto addirittura convincendo di avere probabilmente un qualche deficit cognitivo, forse mai emerso durante gli anni degli studi perché ho frequentato agenzie formative di scarsa qualità, dove bastava imparare a memoria per avere buone votazioni.

Mi chiedo se questa mia ipotesi sia possibile e, nel caso, a chi rivolgermi per avere delle conferme.

Vi ringrazio per gli eventuali consigli che riceverò.
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Dr.ssa Angela Marchetti Psicologo, Psicoterapeuta 38 2
Salve,
Posso comprendere il suo profondo disagio e la frustrazione che deriva dal sentirsi costantemente inadeguato.
Dalle sue parole emerge una sensazione di perenne insoddisfazione, nonostante gli ottimi risultati accademici.
Vorrei proporle una riflessione: ha mai considerato alla base del suo malessere potrebbe esserci una tendenza al perfezionismo? Spesso, il perfezionismo può portare a un costante stato di insoddisfazione e a un senso di inadeguatezza, poiché gli standard elevati che ci imponiamo sono difficilmente raggiungibili. Questo può portare a non sentirsi mai all'altezza, indipendentemente dai successi ottenuti. Questa tendenza può ostacolare il senso di soddisfazione, rendendo difficoltoso apprezzare i traguardi raggiunti. In ambito lavorativo, potrebbe tradursi in una costante autocritica e nel timore di non essere mai abbastanza competente.
Le suggerirei di riflettere su questo aspetto: è possibile che le sue difficoltà non derivino da un deficit o da una mancanza, ma piuttosto dal peso delle aspettative irrealistiche che si è imposto? Questo potrebbe spiegare perché, nonostante i successi accademici, si sente sempre insoddisfatto e inadeguato nelle situazioni pratiche.
Parlare con uno psicologo o psicoterapeuta potrebbe aiutarla a esplorare questa possibilità. Un professionista può supportarla nel comprendere meglio queste dinamiche ed a trovare strategie per gestire le aspettative verso se stesso in modo più sano ed equilibrato.
Vorrei rassicurarla sul fatto che le sue difficoltà non sono insolite e che molte persone lottano contro sentimenti simili.
Le auguro di trovare presto la serenità che merita.
Un caro saluto

Dott.ssa Angela Marchetti | Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta EMDR
Riceve a Palermo e online tel. 3803166395
www.angelamarchetti.it

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Utente
Utente
La ringrazio, Dottoressa. Sicuramente ha ragione, nel senso che sono una persona perfezionista e a cui piacerebbe essere molto migliore di come è. Questo non aiuta, probabilmente. Però ho la sensazione che, oltre a questo, ci siano proprio dei miei limiti cognitivi che mi bloccano nell'elaborazione profonda dei contenuti. E' come se rimanessi sempre a uno stadio superficiale, descrittivo nella comprensione delle cose e non riuscissi mai a elaborare soluzioni originali o ad avere una comprensione sistematica di ciò che ho davanti. Anche quando studiavo all'università avevo questa sensazione: la sensazione era di memorizzare solo poche informazioni che intercettavano il mio interesse, di riuscire a cavarmela all'esame per via di una discreta dialettica, ma poi di non capire nulla in realtà di ciò che avevo studiato. Ho questa sensazione anche quando vedo un film o leggo un romanzo: magari so benissimo quella particolare parte che mi ha colpito, ma ho del tutto ignorato come ci si è arrivati. Può essere possibile che questo sia un disturbo? Può essere possibile che nessuno se ne sia accorto?
Glielo chiedo perché credo che questi problemi siano alla base sia della mia insoddisfazione lavorativa sia delle difficoltà che ho nel quotidiano.
Spero di non averla disturbata con tutte queste domande.
Grazie.
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Dr.ssa Angela Marchetti Psicologo, Psicoterapeuta 38 2
Indubbiamente ognuno di noi ha un suo stile di apprendimento. Le caratteristiche che ha descritto relativamente al suo modo di rapportarsi a compiti e situazioni non indicano necessariamente la presenza di un disturbo, soprattutto in considerazione del fatto che in contensti di apprendimento, lei stesso si è sempre riconosciuto come uno "studente brillante".
Esistono tuttavia alcune condizioni che potrebbero essere compatibili con le difficoltà che ha descritto, come per esempio un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) o il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) negli adulti. Queste condizioni possono manifestarsi in modi diversi e possono non essere diagnosticate fino all'età adulta, specialmente se sono state compensate da altre abilità, come la dialettica, nel suo caso.
Potrebbe essere utile quindi prendere in considerazione una valutazione più approfondita.
Uno psicologo con esperienza in valutazioni psicodiagnostiche per le condizioni sopra citate potrebbe aiutarla a identificare eventuali problematiche specifiche e suggerire strategie mirate per migliorare il suo aproccio all'elaborazione dei contenuti.
Parallelamente, potrebbe essere utile lavorare anche sul suo perfezionismo, che può contribuire ad alimentare l'insoddisfazione e il senso di inadeguatezza.
La psicoterapia potrebbe offrirle uno spazio sicuro per esplorare questi aspetti e sviluppare nuove modalità di affrontare le sue sfide quotidiane.
Non esiti a contattarmi per qualsiasi altra domanda o chiarimento.
Un caro saluto

Dott.ssa Angela Marchetti | Psicologa Psicoterapeuta Terapeuta EMDR
Riceve a Palermo e online tel. 3803166395
www.angelamarchetti.it