Lui minaccia il suicidio per gravi problemi economici
Buongiorno,
Il mio compagno (43 anni), separato e con una figlia piccola si ritrova pieno di debiti e in gravi difficoltà economiche.
Capita talvolta che perde la testa ed è già successo più di una volta che non riesce a gestire la rabbia e disperazione.
Purtroppo è capitato in più occasioni che io sono in macchina e sto guidando e lui a telefono piange e minaccia di suicidarsi arrivando però poi a chiudermi il telefono in faccia.
Io richiamo e lui non risponde.
Da quel momento mi prende un’angoscia fortissima, non riesco a gestirla e mi chiudo in una tristezza infinita.
Premetto che io lo aiuto molto economicamente ma sono problemi e debito troppo grandi.
Inoltre io soffro di disturbo dell’umore quindi seguo una terapia farmacologica e psicologica.
Lui ne avrebbe bisogno ma non ha ovviamente soldi.
Come devo comportarmi?
Sono disperata perché non vedo una via di uscita e vivo queste sue scenate come una forte violenza psicologica nei miei confronti.
Non so più che fare o come reagire.
Il mio compagno (43 anni), separato e con una figlia piccola si ritrova pieno di debiti e in gravi difficoltà economiche.
Capita talvolta che perde la testa ed è già successo più di una volta che non riesce a gestire la rabbia e disperazione.
Purtroppo è capitato in più occasioni che io sono in macchina e sto guidando e lui a telefono piange e minaccia di suicidarsi arrivando però poi a chiudermi il telefono in faccia.
Io richiamo e lui non risponde.
Da quel momento mi prende un’angoscia fortissima, non riesco a gestirla e mi chiudo in una tristezza infinita.
Premetto che io lo aiuto molto economicamente ma sono problemi e debito troppo grandi.
Inoltre io soffro di disturbo dell’umore quindi seguo una terapia farmacologica e psicologica.
Lui ne avrebbe bisogno ma non ha ovviamente soldi.
Come devo comportarmi?
Sono disperata perché non vedo una via di uscita e vivo queste sue scenate come una forte violenza psicologica nei miei confronti.
Non so più che fare o come reagire.
[#1]
Gentile utente,
lei ha già correttamente percepito che queste "scenate", sempre uguali come un copione teatrale, sono una violenza nei suoi confronti, e non solo psicologica, dal momento che scrive: "io lo aiuto molto economicamente ma sono problemi e debito troppo grandi".
Morale della favola (che noi specialisti abbiamo visto infinite volte): quest'uomo potrebbe essere un prodigo patologico, ossia una persona totalmente incapace di gestire le sue finanze, ma potrebbe essere anche un semplice opportunista che ha trovato il modo di farsi mantenere da lei (e chissà da chi altro).
Va considerato in ogni caso come un drogato. Al drogato si devono negare aiuti economici, perché hanno un'unica destinazione e distruggono la persona che li riceve. In chi li dà, poi, suscitano l'impressione destabilizzante di star gettando denaro in un pozzo senza fondo.
Lei segue una terapia: si faccia aiutare a dire un NO, chiaro e tondo, a quest'uomo. Proponga aiuto con il cercare assieme a lui una cura, ma non gli dia più un soldo.
Tenga conto che i versamenti di un padre separato a moglie e figli sono stabiliti dal giudice in base alle risorse reali, e in qualche caso è la moglie che deve sostentare il marito; inoltre le cure psicologiche o psichiatriche di cui quest'uomo potrebbe aver bisogno sono erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, gratis o a costo di ticket.
Il non riconoscere queste realtà è indice o di malafede, o di una gestione dissennata della propria economia globale, soldi e salute, così come lo è la minaccia del suicidio e l'eventuale realizzazione dello stesso.
Pensi a salvarsi, signora: questo è anche l'unico mezzo che ha per salvare lui.
Buone cose.
lei ha già correttamente percepito che queste "scenate", sempre uguali come un copione teatrale, sono una violenza nei suoi confronti, e non solo psicologica, dal momento che scrive: "io lo aiuto molto economicamente ma sono problemi e debito troppo grandi".
Morale della favola (che noi specialisti abbiamo visto infinite volte): quest'uomo potrebbe essere un prodigo patologico, ossia una persona totalmente incapace di gestire le sue finanze, ma potrebbe essere anche un semplice opportunista che ha trovato il modo di farsi mantenere da lei (e chissà da chi altro).
Va considerato in ogni caso come un drogato. Al drogato si devono negare aiuti economici, perché hanno un'unica destinazione e distruggono la persona che li riceve. In chi li dà, poi, suscitano l'impressione destabilizzante di star gettando denaro in un pozzo senza fondo.
Lei segue una terapia: si faccia aiutare a dire un NO, chiaro e tondo, a quest'uomo. Proponga aiuto con il cercare assieme a lui una cura, ma non gli dia più un soldo.
Tenga conto che i versamenti di un padre separato a moglie e figli sono stabiliti dal giudice in base alle risorse reali, e in qualche caso è la moglie che deve sostentare il marito; inoltre le cure psicologiche o psichiatriche di cui quest'uomo potrebbe aver bisogno sono erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, gratis o a costo di ticket.
Il non riconoscere queste realtà è indice o di malafede, o di una gestione dissennata della propria economia globale, soldi e salute, così come lo è la minaccia del suicidio e l'eventuale realizzazione dello stesso.
Pensi a salvarsi, signora: questo è anche l'unico mezzo che ha per salvare lui.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie mille per la sua celere risposta.
Io penso di essere innamorata realmente di lui e non credo sia un opportunista ma che non sappia minimamente gestire le sue finanze, questo è un dato di fatto. Cercherò di lavorare su me stessa per non farmi prendere da un’angoscia infinita (e riempirmi poi di ansiolitici) davanti alle sue crisi e minacce di suicidio. Sento che psicologicamente non ce la posso fare ancora per molto. Gli ho detto di iniziare un percorso alla ASL ma lui dice che non ha tempo, che deve lavorare (è un imprenditore ma la sua azienda sta fallendo). Non so più che dire o a cosa aggrapparmi. Faccio psicoanalisi ma non vedo miglioramenti in questo senso, grazie ancora e mi scusi per il disturbo
Io penso di essere innamorata realmente di lui e non credo sia un opportunista ma che non sappia minimamente gestire le sue finanze, questo è un dato di fatto. Cercherò di lavorare su me stessa per non farmi prendere da un’angoscia infinita (e riempirmi poi di ansiolitici) davanti alle sue crisi e minacce di suicidio. Sento che psicologicamente non ce la posso fare ancora per molto. Gli ho detto di iniziare un percorso alla ASL ma lui dice che non ha tempo, che deve lavorare (è un imprenditore ma la sua azienda sta fallendo). Non so più che dire o a cosa aggrapparmi. Faccio psicoanalisi ma non vedo miglioramenti in questo senso, grazie ancora e mi scusi per il disturbo
[#3]
Prego, gentile utente.
Temo che lei però non abbia colto il punto essenziale: l'aiuto che può dare al suo uomo consiste nell'arginare la sua malattia.
Primo passo: dichiarargli con fermezza che non gli darà più un soldo.
Secondo passo: dirgli che non ascolterà più le sue sceneggiate, interrompendolo al primo accenno.
Terzo passo: imporgli di attuare una gestione diversa del denaro, andando SUBITO da un consulente psicologo eventualmente specializzato nel campo del lavoro.
Gli dica chiaro che se uno dei punti verrà disatteso, lei non lo incontrerà più.
Non dubito che lei lo ami, altrimenti le avrei detto di lasciarlo; le sto suggerendo invece le tecniche che adottano i genitori dei drogati che vogliono aiutarli davvero a liberarsi del loro vizio, e può ben capire con che animo si costringono ad attuare questi metodi all'apparenza duri.
La prodigalità patologica è peggiore della droga (guardi in rete), perché chi ne è affetto non riconosce le proprie responsabilità, e imputa sempre agli altri e alla sfortuna la cattiva riuscita di ogni sua impresa. In molti casi queste persone vengono affidate a degli amministratori di sostegno.
Si rivolga con tranquillità alla sua curante, che di fronte a questa situazione le offrirà strumenti strategici, non psicoanalitici: non si tratta infatti di comprendere i meccanismi a causa dei quali lei è rimasta intrappolata in questa situazione, ma si tratta di uscirne.
Auguri.
Temo che lei però non abbia colto il punto essenziale: l'aiuto che può dare al suo uomo consiste nell'arginare la sua malattia.
Primo passo: dichiarargli con fermezza che non gli darà più un soldo.
Secondo passo: dirgli che non ascolterà più le sue sceneggiate, interrompendolo al primo accenno.
Terzo passo: imporgli di attuare una gestione diversa del denaro, andando SUBITO da un consulente psicologo eventualmente specializzato nel campo del lavoro.
Gli dica chiaro che se uno dei punti verrà disatteso, lei non lo incontrerà più.
Non dubito che lei lo ami, altrimenti le avrei detto di lasciarlo; le sto suggerendo invece le tecniche che adottano i genitori dei drogati che vogliono aiutarli davvero a liberarsi del loro vizio, e può ben capire con che animo si costringono ad attuare questi metodi all'apparenza duri.
La prodigalità patologica è peggiore della droga (guardi in rete), perché chi ne è affetto non riconosce le proprie responsabilità, e imputa sempre agli altri e alla sfortuna la cattiva riuscita di ogni sua impresa. In molti casi queste persone vengono affidate a degli amministratori di sostegno.
Si rivolga con tranquillità alla sua curante, che di fronte a questa situazione le offrirà strumenti strategici, non psicoanalitici: non si tratta infatti di comprendere i meccanismi a causa dei quali lei è rimasta intrappolata in questa situazione, ma si tratta di uscirne.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 73 visite dal 11/12/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.