Difficoltà nello stare a casa da sola, paura di guidare da sola
Buongiorno,
Ho notato che ho difficoltà a stare da sola a casa, nel senso che se sto sola cerco di stare sempre a telefono con qualcuno... come se cercassi compagnia o qualcosa che mi distragga dal fatto che stia sola.
ho una coinquilina (tra l’altro molto molto più piccola di me)...ed anche se non la vedo e non la sento in quanto sta la maggior parte del tempo chiusa in camera a studiare, mi sento tranquilla a sapere che lei c’è e sta lì.
Ripeto, non è che se sto sola in casa prendo e scappo...alla fine ci sto, ma noto che ho questo genere di difficoltà...forse perché stare sola mi costringe a pensare/riflettere ed io ho paura di farlo?
Mi è capitato all età di 20 anni che avevo paura di potermi buttare dal balcone, era diventata una fissazione... quindi temo che il voler sapere che c’è qualcuno in casa o il voler parlare a telefono con qualcuno sia il modo per distrarmi e per evitare di ricadere in quel pensiero... (non so se può essere una spiegazione papabile)
E poi... ho preso la patente molto tardi (mai avuto incidenti in via diretta, ma mi ha sempre fatto paura il fatto alla guida si può perdere il controllo).
Relativamente a ciò, la cosa più grave è che con qualcuno affianco riesco a guidare abbastanza serenamente (anche se nelle strade a scorrimento veloce mi viene l’ansia) ma da sola no.
mai.
Non ho mai fatto un tratto da sola perché ho proprio paura che succeda qualcosa.
Come mai questa paura di fare le cose da sola?
A cosa potrei attribuirla?
Al momento sto facendo una terapia psico dinamica... ma è forse meglio cambiare approccio e virare alla cognitivo comportamentale?
Spero in una Vs risposta
Grazie
Ho notato che ho difficoltà a stare da sola a casa, nel senso che se sto sola cerco di stare sempre a telefono con qualcuno... come se cercassi compagnia o qualcosa che mi distragga dal fatto che stia sola.
ho una coinquilina (tra l’altro molto molto più piccola di me)...ed anche se non la vedo e non la sento in quanto sta la maggior parte del tempo chiusa in camera a studiare, mi sento tranquilla a sapere che lei c’è e sta lì.
Ripeto, non è che se sto sola in casa prendo e scappo...alla fine ci sto, ma noto che ho questo genere di difficoltà...forse perché stare sola mi costringe a pensare/riflettere ed io ho paura di farlo?
Mi è capitato all età di 20 anni che avevo paura di potermi buttare dal balcone, era diventata una fissazione... quindi temo che il voler sapere che c’è qualcuno in casa o il voler parlare a telefono con qualcuno sia il modo per distrarmi e per evitare di ricadere in quel pensiero... (non so se può essere una spiegazione papabile)
E poi... ho preso la patente molto tardi (mai avuto incidenti in via diretta, ma mi ha sempre fatto paura il fatto alla guida si può perdere il controllo).
Relativamente a ciò, la cosa più grave è che con qualcuno affianco riesco a guidare abbastanza serenamente (anche se nelle strade a scorrimento veloce mi viene l’ansia) ma da sola no.
mai.
Non ho mai fatto un tratto da sola perché ho proprio paura che succeda qualcosa.
Come mai questa paura di fare le cose da sola?
A cosa potrei attribuirla?
Al momento sto facendo una terapia psico dinamica... ma è forse meglio cambiare approccio e virare alla cognitivo comportamentale?
Spero in una Vs risposta
Grazie
[#1]
Gentile utente,
alla sua precedente richiesta risposi suggerendole proprio un percorso cognitivo-comportamentale. Lei non diede alcun riscontro alle mie parole (veda il punto #3 del precedente consulto).
In linea di massima approcci diversi possono essere ugualmente validi se si rivolgono ad un bisogno del paziente e perseguono una meta concordata con lui, o lei. L'importante è la chiarezza in quello che è il contratto, formalizzato o meno, che si stipula all'inizio con il curante.
Nel suo caso, via via che lei sente emergere i suoi desideri, le sue resistenze e le sue paure con la consapevolezza che è frutto del processo di cura, può rivolgere alla sua curante richieste sempre più mirate.
Non so da quanto tempo sia in terapia, ma una volta che si è creata la cosiddetta "alleanza terapeutica" sarebbe sbagliato demolire il team che si è costituito. In altre parole non pensi che cambiare metodo sia opportuno, prima di aver esposto alla sua curante i suoi bisogni profondi via via che si manifestano e aver provato ad affrontare i suoi problemi con lei.
Per ogni ulteriore domanda, noi siamo qui.
alla sua precedente richiesta risposi suggerendole proprio un percorso cognitivo-comportamentale. Lei non diede alcun riscontro alle mie parole (veda il punto #3 del precedente consulto).
In linea di massima approcci diversi possono essere ugualmente validi se si rivolgono ad un bisogno del paziente e perseguono una meta concordata con lui, o lei. L'importante è la chiarezza in quello che è il contratto, formalizzato o meno, che si stipula all'inizio con il curante.
Nel suo caso, via via che lei sente emergere i suoi desideri, le sue resistenze e le sue paure con la consapevolezza che è frutto del processo di cura, può rivolgere alla sua curante richieste sempre più mirate.
Non so da quanto tempo sia in terapia, ma una volta che si è creata la cosiddetta "alleanza terapeutica" sarebbe sbagliato demolire il team che si è costituito. In altre parole non pensi che cambiare metodo sia opportuno, prima di aver esposto alla sua curante i suoi bisogni profondi via via che si manifestano e aver provato ad affrontare i suoi problemi con lei.
Per ogni ulteriore domanda, noi siamo qui.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa Potenza,
Chiedo scusa per la mancata risposta al precedente consulto. Mi è senz’altro sfuggito di risponderLe, non vi era altro intento. Sono in terapia da luglio, perciò son pochi mesi.. con l’attuale Dott.ssa mi trovo bene, la domanda nasce relativamente al tipo di approccio legato al problema.. ossia per problemi di ansia ( come i miei, manifestati in quest’ultimo consulto) , so che la terapia cognitivo comportamentale offre delle tecniche specifiche ( mindfulness e quant’altro) cosa che la terapia psico dinamica non mi sembra offra, o per lo meno, sin ora non ha offerto.. ora non so se nel mio caso è la sua collega che non utilizza/insegna tali tecniche o se proprio l’approccio psico dinamico non lo prevede..
la ringrazio in anticipo per eventuali chiarimenti.
Chiedo scusa per la mancata risposta al precedente consulto. Mi è senz’altro sfuggito di risponderLe, non vi era altro intento. Sono in terapia da luglio, perciò son pochi mesi.. con l’attuale Dott.ssa mi trovo bene, la domanda nasce relativamente al tipo di approccio legato al problema.. ossia per problemi di ansia ( come i miei, manifestati in quest’ultimo consulto) , so che la terapia cognitivo comportamentale offre delle tecniche specifiche ( mindfulness e quant’altro) cosa che la terapia psico dinamica non mi sembra offra, o per lo meno, sin ora non ha offerto.. ora non so se nel mio caso è la sua collega che non utilizza/insegna tali tecniche o se proprio l’approccio psico dinamico non lo prevede..
la ringrazio in anticipo per eventuali chiarimenti.
[#3]
Gentile utente,
oggi è molto difficile che un* psicolog* non si avvalga di tutti gli strumenti che ha a disposizione. A qualunque Scuola si appartenga, si adotta un "approccio integrato" modulandolo sui bisogni del paziente, ma anche sulle sue precise richieste.
Se lei sente il bisogno di esercizi specifici per l'ansia o per qualunque altro disturbo, li chieda serenamente alla sua curante. Può darsi che la curante ritenga utile raggiungere lo stesso scopo per altra via; in questo caso le spiegherà quale percorso state svolgendo.
In un certo senso, tutti i percorsi sono "psicodinamici" nel senso letterale del termine: puntano cioè a mettere in movimento (dynamis = energia) una psiche che si è intorpidita su modalità di funzionamento rigide, stereotipate.
Nel precedente consulto lei aveva accolto il suggerimento della mia collega di lavorare sulla sua fatica ad accettare che essere adulti significhi assumere la protezione, la cura e la difesa di sé stessi. Ha poi proposto alla sua curante di lavorare su questo?
Glielo chiedo perché spesso l'ansia, o la paura, sono "coperture" di altri disagi.
Buone cose.
oggi è molto difficile che un* psicolog* non si avvalga di tutti gli strumenti che ha a disposizione. A qualunque Scuola si appartenga, si adotta un "approccio integrato" modulandolo sui bisogni del paziente, ma anche sulle sue precise richieste.
Se lei sente il bisogno di esercizi specifici per l'ansia o per qualunque altro disturbo, li chieda serenamente alla sua curante. Può darsi che la curante ritenga utile raggiungere lo stesso scopo per altra via; in questo caso le spiegherà quale percorso state svolgendo.
In un certo senso, tutti i percorsi sono "psicodinamici" nel senso letterale del termine: puntano cioè a mettere in movimento (dynamis = energia) una psiche che si è intorpidita su modalità di funzionamento rigide, stereotipate.
Nel precedente consulto lei aveva accolto il suggerimento della mia collega di lavorare sulla sua fatica ad accettare che essere adulti significhi assumere la protezione, la cura e la difesa di sé stessi. Ha poi proposto alla sua curante di lavorare su questo?
Glielo chiedo perché spesso l'ansia, o la paura, sono "coperture" di altri disagi.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 102 visite dal 08/12/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.