Troppi pensieri, sempre a ripensare al passato

Buonasera,
sono un ragazzo asperger che soffre anche di doc e depressione.
Nell'ultimo periodo sono stato in convalescenza a causa di un incidente, in pratica mi hanno investito.
Non ho riportato danni molto gravi ma è stato necessario un bel periodo di riposo.
Nel silenzio e nella solitudine mi sono perso in tanti pensieri.
E purtroppo mi sento sempre intrappolato nel rimuginare sul passato.
Ne parlo spesso anche con la mia psicoterapeuta.
Ho avuto dei miglioramenti nell'ultimo anno, ma mi sembra impossibile venirne a capo.
Penso spesso ad una delusione amorosa, a un abbandono che secondo me è stata causa scatenante dei miei problemi.
A volte mi dico di non pensarci ma il pensiero torna sempre lì.
Le mie relazioni interpersonali, a partire dalla famiglia, non sono un granché purtroppo.
Mi ci applico, ma senza grande successo.
Sono seguito anche da uno psichiatra, ma saltuariamente.
Ho anche un cugino psichiatra che mi tranquillizza sempre dicendomi che i miei problemi sono affrontabili.
Ma a me resta sempre una sensazione di insoddisfazione: sono stato molto inerte negli ultimi due anni e a volte mi sembra che la vita scorre e io me la perdo.
Secondo voi potrò mai uscirne?

Un cordiale saluto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
è componente essenziale di un suo disturbo, il doc, il continuo rimuginio e la ricerca incessante di rassicurazioni, che non trova mai fine.
Come le avranno detto la psicologa, lo psichiatra, il cugino psichiatra, forse gli amici e anche i familiari, dovrebbe evitare di coltivare questa propensione, perché ogni volta che indulge in questi pensieri e in questa affannosa ricerca di rassicurazioni non fa altro che alimentare la sua malattia.
Le avranno spiegato le strategie per uscire dai pensieri ossessivi: le applichi.
Altrimenti si dica con franchezza che lei preferisce essere malato.
Ci sono, nella malattia, dei "vantaggi secondari". Con l'aiuto della curante, e senza farne un'altra ricerca ossessiva, provi a trovare quali sono i suoi.
Un indizio della sua propensione a restare malato è nell'affermazione del cugino psichiatra che ci riporta: "mi tranquillizza sempre dicendomi che i miei problemi sono affrontabili".
Così si sente tranquillizzato?
Normalmente, se è in atto una malattia curabile, non ci si rasserena dicendo che è curabile: si cura. Altrimenti si sta scegliendo di restare nella malattia.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Salve, grazie per la risposta. In psicoterapia solitamente parlo di tutti i miei pensieri, le sensazioni e le impressioni che provo tutti i giorni ma la vivo più come uno sfogo, perché mi sento frustrato. Ogni tanto la terapeuta pone delle domande ma la maggior parte del tempo sono io che parlo. Non mi ha mai illustrato direttamente delle strategie, però con il tempo sono un po' migliorato. Prima era peggio. Non ho specificato che prendo uno psicofarmaco, l'aripiprazolo, che nel tempo mi ha causato tanti effetti collaterali. Poi ha diminuito la dose e sono stato un po' meglio.
Ho degli alti e bassi, ma non ho mai interrotto le cure. Non mi perdo mai una seduta di psicoterapia la faccio sempre ogni settimana molto volentieri.
Non penso di voler restare nella malattia, solo che a volte è difficile da affrontare. Ho preso consapevolezza dei miei problemi da un anno circa, quando ho ricevuto la diagnosi. Prima ho vissuto senza la consapevolezza di questi problemi.