"Un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo" questo è il mio
Buongiorno, vi scrivo per raccontarvi la mia situazione e cercare consigli al di là dell’andare in terapia, poiché so che è una necessità, ma desidero un parere immediato sulla mia storia.
Sono una donna di 43 anni, omosessuale, in una relazione da 7 anni. Mi sento intrappolata in questa relazione a causa della dipendenza economica. All'inizio della nostra storia, avevo un lavoro autonomo nel settore turistico. Abbiamo deciso di intraprendere un percorso di studi per costruire un lavoro online più remunerativo e flessibile. Avevo già esperienze online con discreti risultati e lei, che lavorava come dipendente in un’altra città, si è trasferita temporaneamente da me, prendendo un periodo di aspettativa. Io ho lasciato la mia attività per dedicarmi completamente al progetto.
Una volta finiti i risparmi di entrambe e l sua aspettativa, ci siamo trasferite nella sua città. Lei mi ha sostenuto economicamente mentre io continuavo a studiare.
Tuttavia, con il tempo, sono iniziati i problemi. Ha iniziato a mostrare comportamenti possessivi: non accettava che passassi tempo con i miei genitori senza dichiarare apertamente la nostra relazione, né che avessi bisogno di spazi miei o di esperienze con le amiche. Non riusciva a stare sola di notte, avendo sofferto di attacchi di panico, e contava i giorni in cui mi assentavo, causando litigi.
Nel frattempo, lei ha trovato successo in nuove collaborazioni online indipendenti dal nostro progetto, accentuando il divario tra noi.
Mi sono sentita sola, abbandonata e carica di rabbia e frustrazione, anche verso me stessa per le decisioni prese e per non riuscire a sbloccarmi professionalmente.
Quando ha lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alle sue collaborazioni, il nostro rapporto si è deteriorato: critiche, litigi e offese sono diventati comuni. Mi ha rivolto parole come sei un essere spregevole, fai schifo, non vali niente, che per lei erano banali ma che per me erano profondamente dolorose. Ho sempre cercato di perdonare per far funzionare la storia e andare avanti
Il suo controllo si è esteso a ogni aspetto della vita quotidiana: pulizie, cucina, decisioni su dove andare e per quanto tempo.
Mi sento senza spazio, con l’autostima sotto zero, vergognandomi di me stessa al punto da non riuscire a relazionarmi con il mondo. So che devo cambiare, ma ho paura di affrontare l’esterno e di raccontare la mia storia a un terapeuta. La dipendenza economica mi blocca dal prendere decisioni definitive.
La mia famiglia pensa che il mio lavoro online vada bene, ma in realtà dipendo ancora molto da lei, e i miei guadagni non bastano per mantenermi.
L’idea di tornare a un lavoro tradizionale mi sembra una sconfitta, temendo di non trovare un’occupazione che mi dia la vita che desidero e che ora lei ha. Non ottenere risultati online penso sia egato ai miei blocchi e al contesto in cui vivo, che mi causa stress, ansia e tristezza. Mi sento bloccata dal punto di vista relazionale con il mondo.
Pensare di tornare dai miei a 43 anni mi fa sentire persa e confusa, ma scrivere qui è un primo passo per cambiare. Come diceva Lao Tzu, Un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo. Questo è il mio primo passo.
Sono una donna di 43 anni, omosessuale, in una relazione da 7 anni. Mi sento intrappolata in questa relazione a causa della dipendenza economica. All'inizio della nostra storia, avevo un lavoro autonomo nel settore turistico. Abbiamo deciso di intraprendere un percorso di studi per costruire un lavoro online più remunerativo e flessibile. Avevo già esperienze online con discreti risultati e lei, che lavorava come dipendente in un’altra città, si è trasferita temporaneamente da me, prendendo un periodo di aspettativa. Io ho lasciato la mia attività per dedicarmi completamente al progetto.
Una volta finiti i risparmi di entrambe e l sua aspettativa, ci siamo trasferite nella sua città. Lei mi ha sostenuto economicamente mentre io continuavo a studiare.
Tuttavia, con il tempo, sono iniziati i problemi. Ha iniziato a mostrare comportamenti possessivi: non accettava che passassi tempo con i miei genitori senza dichiarare apertamente la nostra relazione, né che avessi bisogno di spazi miei o di esperienze con le amiche. Non riusciva a stare sola di notte, avendo sofferto di attacchi di panico, e contava i giorni in cui mi assentavo, causando litigi.
Nel frattempo, lei ha trovato successo in nuove collaborazioni online indipendenti dal nostro progetto, accentuando il divario tra noi.
Mi sono sentita sola, abbandonata e carica di rabbia e frustrazione, anche verso me stessa per le decisioni prese e per non riuscire a sbloccarmi professionalmente.
Quando ha lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alle sue collaborazioni, il nostro rapporto si è deteriorato: critiche, litigi e offese sono diventati comuni. Mi ha rivolto parole come sei un essere spregevole, fai schifo, non vali niente, che per lei erano banali ma che per me erano profondamente dolorose. Ho sempre cercato di perdonare per far funzionare la storia e andare avanti
Il suo controllo si è esteso a ogni aspetto della vita quotidiana: pulizie, cucina, decisioni su dove andare e per quanto tempo.
Mi sento senza spazio, con l’autostima sotto zero, vergognandomi di me stessa al punto da non riuscire a relazionarmi con il mondo. So che devo cambiare, ma ho paura di affrontare l’esterno e di raccontare la mia storia a un terapeuta. La dipendenza economica mi blocca dal prendere decisioni definitive.
La mia famiglia pensa che il mio lavoro online vada bene, ma in realtà dipendo ancora molto da lei, e i miei guadagni non bastano per mantenermi.
L’idea di tornare a un lavoro tradizionale mi sembra una sconfitta, temendo di non trovare un’occupazione che mi dia la vita che desidero e che ora lei ha. Non ottenere risultati online penso sia egato ai miei blocchi e al contesto in cui vivo, che mi causa stress, ansia e tristezza. Mi sento bloccata dal punto di vista relazionale con il mondo.
Pensare di tornare dai miei a 43 anni mi fa sentire persa e confusa, ma scrivere qui è un primo passo per cambiare. Come diceva Lao Tzu, Un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo. Questo è il mio primo passo.
[#1]
Gentile utente,
grazie di averci voluto rendere partecipi di questo suo primo passo che è anche un'analisi amara ma indispensabile della situazione in cui si trova.
Sappiamo tutti che gli errori si fanno, e bisogna imparare a perdonarseli. Quando ai nostri errori di valutazione si uniscono poi una serie di circostanze sfortunate è ancora più difficile perdonare a noi stessi, ma questo è proprio il passo fondamentale.
La sua relazione, al momento, lungi dal rappresentare un sostegno affettivo, la deprime e la mortifica al punto che perfino raccontare il suo stato ad un* specialista la riempie di vergogna.
L'aspetto peggiore è questo: "La dipendenza economica mi blocca dal prendere decisioni definitive".
A me semba che proprio questa dipendenza la esponga ad una continua umiliazione, le faccia vedere il suo legame come una lotta in cui si sente inferiore: "L’idea di tornare a un lavoro tradizionale mi sembra una sconfitta, temendo di non trovare un’occupazione che mi dia la vita che desidero e che ora lei ha".
Questa persona non la può certo aiutare con "critiche, litigi e offese".
Si tratta di fare un bilancio serio di quello che lei ha (i suoi genitori, che non è poco; la sua capacità di lavorare; i suoi studi) e valutare cosa può fare per sottrarsi ad una situazione che sembra ferire la sua sfera sia morale che materiale sempre più profondamente.
Riconosca di aver bisogno di un periodo di riflessione e guarigione da un troppo grande stress emotivo, e si allontani dalla sua compagna.
Torni dai suoi senza dare troppe spiegazioni, chiarisca che per lei sarebbero dolorose e inutili: un periodo di esaurimento nervoso, come un tempo si chiamava lo stato di stress depressivo, richiede appoggio e comprensione, senza domande.
Per la scelta del curante, pensi ad un terapeuta che pratichi la Compassion Focused Therapy, che è uno sviluppo della terapia cognitivo-comportamentale.
Ne trova notizia sul sito Compassionate Mind Italy, dove trova i nomi degli psicologi e anche i seminari residenziali di pochi giorni in cui potrà ripristinare le sue energie e la sua voglia di vivere.
Infiniti auguri.
grazie di averci voluto rendere partecipi di questo suo primo passo che è anche un'analisi amara ma indispensabile della situazione in cui si trova.
Sappiamo tutti che gli errori si fanno, e bisogna imparare a perdonarseli. Quando ai nostri errori di valutazione si uniscono poi una serie di circostanze sfortunate è ancora più difficile perdonare a noi stessi, ma questo è proprio il passo fondamentale.
La sua relazione, al momento, lungi dal rappresentare un sostegno affettivo, la deprime e la mortifica al punto che perfino raccontare il suo stato ad un* specialista la riempie di vergogna.
L'aspetto peggiore è questo: "La dipendenza economica mi blocca dal prendere decisioni definitive".
A me semba che proprio questa dipendenza la esponga ad una continua umiliazione, le faccia vedere il suo legame come una lotta in cui si sente inferiore: "L’idea di tornare a un lavoro tradizionale mi sembra una sconfitta, temendo di non trovare un’occupazione che mi dia la vita che desidero e che ora lei ha".
Questa persona non la può certo aiutare con "critiche, litigi e offese".
Si tratta di fare un bilancio serio di quello che lei ha (i suoi genitori, che non è poco; la sua capacità di lavorare; i suoi studi) e valutare cosa può fare per sottrarsi ad una situazione che sembra ferire la sua sfera sia morale che materiale sempre più profondamente.
Riconosca di aver bisogno di un periodo di riflessione e guarigione da un troppo grande stress emotivo, e si allontani dalla sua compagna.
Torni dai suoi senza dare troppe spiegazioni, chiarisca che per lei sarebbero dolorose e inutili: un periodo di esaurimento nervoso, come un tempo si chiamava lo stato di stress depressivo, richiede appoggio e comprensione, senza domande.
Per la scelta del curante, pensi ad un terapeuta che pratichi la Compassion Focused Therapy, che è uno sviluppo della terapia cognitivo-comportamentale.
Ne trova notizia sul sito Compassionate Mind Italy, dove trova i nomi degli psicologi e anche i seminari residenziali di pochi giorni in cui potrà ripristinare le sue energie e la sua voglia di vivere.
Infiniti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Gentile utente, grazie per averci scritto.
La prima cosa da fare è allontanarsi da questa persona. Nessuno dovrebbe essere messo nella condizione in cui stai tu, e nessuno deve subire e accettare mortificazioni e offese. Non vi è assolutamente rispetto è come persona nè come partner. Ti consiglio di ritornare momentaneamente dalla tua famiglia, se questo è il modo più immediato di allontanarti; anzi sei fortunata ad avere il loro supporto. Poi piano piano cerca di ricostruire i pezzi della tua vita, prima con l'indipendenza economica ( anche se devi scendere a compromessi ), poi personale. Ritornare sui propri passi non è un fallimento. Ti serve per "sistemare" meglio il tuo percorso di vita che ha preso una piega diversa da come tu pensavi. Appena riesci, come già tu stessa hai accennato, comincia un percorso terapeutico.
Con un supporto corretto ti rialzerai e andrai avanti e tutto questo sarà un brutto ricordo.
La prima cosa da fare è allontanarsi da questa persona. Nessuno dovrebbe essere messo nella condizione in cui stai tu, e nessuno deve subire e accettare mortificazioni e offese. Non vi è assolutamente rispetto è come persona nè come partner. Ti consiglio di ritornare momentaneamente dalla tua famiglia, se questo è il modo più immediato di allontanarti; anzi sei fortunata ad avere il loro supporto. Poi piano piano cerca di ricostruire i pezzi della tua vita, prima con l'indipendenza economica ( anche se devi scendere a compromessi ), poi personale. Ritornare sui propri passi non è un fallimento. Ti serve per "sistemare" meglio il tuo percorso di vita che ha preso una piega diversa da come tu pensavi. Appena riesci, come già tu stessa hai accennato, comincia un percorso terapeutico.
Con un supporto corretto ti rialzerai e andrai avanti e tutto questo sarà un brutto ricordo.
Dottoressa Raffaella Galati
Psicologa
3930317686
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 232 visite dal 18/11/2024.
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