Come fare per aiutare bambina di 6 anni che non va bene alle elementari

Buona sera, scrivo perché ho una bambina di 6 anni che ha iniziato le elementari da poco più di un mese e mezzo e già sono stata chiamata dalle maestre.
La prima difficoltà è che dicono di non capirla quando parla (dice cola invece di colla per esempio) , che spesso è lenta nel portare a termine i lavori in classe, che si stanca e che ha atteggiamenti di chiusura in certe situazioni.

La bimba ha appuntamenti dalla Logopedista, che mi aveva detto che non c'erano grossi problemi, faticava un pochino ad inserire la sc (piscina, ecc) che i suoni li aveva, ecc.
Insomma, con un po' di esercizi sarebbe migliorata.

A casa è vero che per fare i compiti ci mettiamo tantissimo, si distrae molto e spesso mi dice che non le piace andare a scuola e che non va tanto d accordo con le maestre.
È una bimba allegra solitamente, sempre positiva.
All'asilo non ho riscontrato queste problematiche, ma è vero anche che ha fatto tante assenze (era sempre ammalata) e quindi forse le sono mancate un po' le basi?

In casa siamo solo io e lei, non abbiamo parenti né amici vicini, ma cerco di portarla ad eventi, gite, feste di compleanno proprio per poter farla interagire di più con i bimbi.
Inizierà nuoto con la scuola.

Le maestre mi hanno richiamata per la prossima settimana.

Non so come poter aiutare mia figlia al meglio, ovviamente le ho già parlato.

Non do punizioni ma forse dovrei farle usare meno ill Tablet su cui guarda i cartoni e ha qualche giochino.
Lo usa perché non abbiamo la tv in casa.

Sono separata, il padre viene a trovarla ogni tot e resta x qualche giorno ma lavorando con i social, anche quando è qui non le da le giuste attenzioni.
Ho già parlato a lui anche di questo.

Spero possiate darmi suggerimenti, grazie mille.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
devo prima di tutto segnalarle che ha compilato male la scheda coi suoi dati. In genere chiediamo di correggerla prima di rispondere, ma nel suo caso farò un'eccezione.
Apprezzo l'attenzione e la cura che sta usando verso la sua bambina.
Credo che le maestre la chiamino non per allarmarla, ma per attuare quella collaborazione pedagogico-didattica che deve coinvolgere, ciascuno nel proprio ambito, gli educatori, genitori e insegnanti.
Per farle un esempio dei rispettivi ambiti di competenza, a scuola le maestre devono capire il linguaggio imperfetto degli alunni ed è loro compito correggerlo ed eventualmente assegnare esercizi specifici.
Oggi soprattutto i maestri devono accrescere questa competenza, accogliendo bambini di diversa estrazione socio-culturale e di diverso sviluppo mentale, e da alcuni anni anche bambini di diverse nazionalità.
In genere non approvo che i genitori "facciano i compiti" assieme al bambino, perché i maestri danno compiti idonei alle varie età e anche le istruzioni per svolgerli. Se il bambino non ha ben capito, deve chiedere spiegazioni.
Eseguendo i propri compiti il piccolo si allena ad apprendere, esercita l'attenzione e l'autodisciplina e sviluppa il piacere di queste nuove capacità. Se il genitore fa i compiti al posto suo, da un canto gli toglie l'allenamento e dall'altro gli sta segnalando: "Non sei capace di svolgere i compiti fatti apposta per i bambini della tua età", abbassando la sua autostima, anziché farla crescere.
Tutto questo si riferisce naturalmente:
1) Al bambino che non abbia gravi deficit (ma a sei anni si sarebbero evidenziati). Nel suo caso la logopedista non ha segnalato particolari problemi, pur prescrivendo specifici esercizi che vanno eseguiti; di deficit dell'attenzione, dislessia o altro penso avrebbe parlato.
2) A maestri capaci di svolgere la propria professione, che vuol dire competenti e non timorosi di attuare quelle segnalazioni/correzioni degli errori nell'apprendimento, nel linguaggio, nel comportamento, che oggi molti genitori malati di narcisismo scambiano per attacchi personali al loro bambino.
3) A genitori che abbiano verso il piccolo un'attenzione sana e non malata. Oggi questo richiede spesso uno sforzo. Lei per esempio ci scrive che vive sola con la bambina, senza altri figli, senza il papà (che compare come una meteora ma non interagisce quando è presente), senza nemmeno altri parenti e soprattutto senza amici.
Questa situazione, come lei avverte, non è favorevole a nessuna di voi due, e può creare tra voi un attaccamento disfunzionale.
Apprezzo che lei cerchi di correggerla portando la bimba a feste, gite e spero anche al parco, ma lei stessa come mai si trova in una città dove è senza né parenti né amici, e ospita a casa un marito separato, precludendosi così una nuova relazione? Nemmeno al lavoro ha fatto delle amicizie?
Per escludere del tutto il primo punto faccia valutare la bambina dall* psicolog* della scuola o delle ASL che valuterà con specifica competenza eventuali deficit di attenzione o altro e anche i disagi emotivi che potrebbero associarsi alle altre difficoltà o produrle: "spesso mi dice che non le piace andare a scuola e che non va tanto d accordo con le maestre".
Prima di tutto però parlerei con il pediatra, per appurare come mai la bambina è stata così a lungo malata al tempo dell'asilo e anche per farsi prescrivere gli accertamenti psicologici alle ASL.
Noti che se la malattia era reale va conosciuta e superata, se era una manifestazione di intolleranza alla scolarizzazione va pure conosciuta e curata; se poi era lei, signora, ad ingigantire i disagi della piccola, mostrandosi troppo apprensiva o non abbastanza capace di allenare sua figlia ad affrontare le difficoltà, non sarebbe male che lei stessa approfittasse delle ASL per qualche colloquio psicologico.
Pur apprezzando la sua cura per sua figlia, infatti, non mi sfuggono certi segnali d'allarme nella sua email:
1. il vostro isolamento (dove sono i nonni, i cuginetti, gli amici?);
2. le frasi: "Non do punizioni ma forse dovrei farle usare meno ill Tablet su cui guarda i cartoni e ha qualche giochino. Lo usa perché non abbiamo la tv in casa".
Vorrei soffermarmi su queste osservazioni.
- Lei vorrebbe punire la bambina... di cosa? Di non essere un'alunna perfetta? Di manifestare scarso gradimento per la scuola che frequenta? Non sarebbe meglio ascoltarla, farle tirar fuori fatti, episodi e interpretazioni, per aiutarla?
- Il tablet e i suoi giochini vanno controllati: c'è il rischio di giochi inadatti, di porno, perfino di pedofilia. Ma da qui a togliergli il suo gioco, ci corre. La porti più spesso al parco per farla giocare con altri bambini, garantendole così interazione sociale e movimento fisico all'aria aperta.
-Che non abbiate la TV in casa spero sia una scelta volontaria. E' stato segnalato in tutti i modi lo svantaggio della TV, specie per bambini dell'età di sua figlia. Il tablet invece, se usato bene, rende piacevoli i compiti e crea un'ulteriore competenza.
Le auguro di risolvere presto e bene tutti i suoi problemi. Noi siamo qui.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com