Rottura con giocatore d azzardo
Salve a tutti, sono qui in quanto dopo 3 anni si è conclusa una storia con giocatore d azzardo patologico.
L ho conosciuto che si stava per separare con la ex moglie (lui ha anche due figli) , io divento la spinta della rottura definitiva, da lì nasce una storia molto bella, fatta di leggerezze e viaggi, appena conosciuti lui già mi espone il suo problema del gioco, ma in maniera molto blanda, il tempo passa andiamo a convivere, inizialmente non mi fossilizzavo molto sul gioco ma mi accorgevo che ogni tanto c erano lunghi silenzi, oppure risposte date in maniera nervosa, sino a quando inizia ad esagerare con il gioco sino ad annullarsi, io disperata mostro il mio aiuto e il consiglio di farsi aiutare da uno specialista ma lo rifiuta più di una volta così tra pianto e disperazione scelgo di andare via di casa, dopo 4 giorni ritorna con la consapevolezza di farsi aiutare da uno specialista, io mi fido, le sono accanto, per 8 mesi lo vedo diverso, iniziamo a progettare un qualcosa insieme tra casa e un figlio (lui senpre a volte cupo, freddo e nervoso) , io ovviamente in questi tempi ho sempre avuto la mania di controllo su dove potesse stare proprio per paura della sua ricaduta, 3 giorni fa dopo le varie sedute da psicologo se ne esce dicendo che il gioco fa parte di lui e che non vuole più andare al lavoro perché si sente oppresso, e che deve semplicemente controllarlo (continuando sempre ad andare dalla psicologa) , e che ad oggi il gioco è più importante di me, mi mette dinanzi ad una scelta o così o vai via, ovviamente ho preso le mie cose e sono andata via, ora mi chiedo dove ho sbagliato cosa ho sbagliato perché sto impazzendo dopo 3 anni, ho sbagliato qualcosa?
?
?
Sono stata troppo oppressiva.
Sono distrutta.
Mi ha creato false illusioni ed io mi sono fidata per la seconda volta.
Mo sento persa.
Mi sento colpevole.
Mi sento una nullità.
ho sbagliato la modalità di aiuto?
L ho conosciuto che si stava per separare con la ex moglie (lui ha anche due figli) , io divento la spinta della rottura definitiva, da lì nasce una storia molto bella, fatta di leggerezze e viaggi, appena conosciuti lui già mi espone il suo problema del gioco, ma in maniera molto blanda, il tempo passa andiamo a convivere, inizialmente non mi fossilizzavo molto sul gioco ma mi accorgevo che ogni tanto c erano lunghi silenzi, oppure risposte date in maniera nervosa, sino a quando inizia ad esagerare con il gioco sino ad annullarsi, io disperata mostro il mio aiuto e il consiglio di farsi aiutare da uno specialista ma lo rifiuta più di una volta così tra pianto e disperazione scelgo di andare via di casa, dopo 4 giorni ritorna con la consapevolezza di farsi aiutare da uno specialista, io mi fido, le sono accanto, per 8 mesi lo vedo diverso, iniziamo a progettare un qualcosa insieme tra casa e un figlio (lui senpre a volte cupo, freddo e nervoso) , io ovviamente in questi tempi ho sempre avuto la mania di controllo su dove potesse stare proprio per paura della sua ricaduta, 3 giorni fa dopo le varie sedute da psicologo se ne esce dicendo che il gioco fa parte di lui e che non vuole più andare al lavoro perché si sente oppresso, e che deve semplicemente controllarlo (continuando sempre ad andare dalla psicologa) , e che ad oggi il gioco è più importante di me, mi mette dinanzi ad una scelta o così o vai via, ovviamente ho preso le mie cose e sono andata via, ora mi chiedo dove ho sbagliato cosa ho sbagliato perché sto impazzendo dopo 3 anni, ho sbagliato qualcosa?
?
?
Sono stata troppo oppressiva.
Sono distrutta.
Mi ha creato false illusioni ed io mi sono fidata per la seconda volta.
Mo sento persa.
Mi sento colpevole.
Mi sento una nullità.
ho sbagliato la modalità di aiuto?
[#1]
Gentile utente,
ha sbagliato e continua a sbagliare nel credere che tutti siano curabili.
In più lei pretendeva di curare con l'amore, illusione più grande di tutte le altre, specialmente di fronte alla prova evidente che l'amore e gli affetti più cari non avevano guarito quest'uomo: aveva già perso una moglie e due figli.
Tutto il resto del suo comportamento, qualunque sia stato (lei ha certo alternato dolcezza, rigidità, momenti di esasperazione e momenti di estrema stanchezza) non vale a superare una verità con la quale noi specialisti dobbiamo misurarci ogni giorno: non tutti sono curabili, in particolare quelli che non vogliono guarire non lo sono mai.
Le "crocerossine" che vogliono aiutare i dipendenti dalla droga finiscono tossicodipendenti, non a caso.
Faccia tesoro della sua esperienza e ringrazi la sorte (o il suo buon senso) per non aver messo al mondo un figlio in questa situazione.
Auguri.
ha sbagliato e continua a sbagliare nel credere che tutti siano curabili.
In più lei pretendeva di curare con l'amore, illusione più grande di tutte le altre, specialmente di fronte alla prova evidente che l'amore e gli affetti più cari non avevano guarito quest'uomo: aveva già perso una moglie e due figli.
Tutto il resto del suo comportamento, qualunque sia stato (lei ha certo alternato dolcezza, rigidità, momenti di esasperazione e momenti di estrema stanchezza) non vale a superare una verità con la quale noi specialisti dobbiamo misurarci ogni giorno: non tutti sono curabili, in particolare quelli che non vogliono guarire non lo sono mai.
Le "crocerossine" che vogliono aiutare i dipendenti dalla droga finiscono tossicodipendenti, non a caso.
Faccia tesoro della sua esperienza e ringrazi la sorte (o il suo buon senso) per non aver messo al mondo un figlio in questa situazione.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 156 visite dal 10/11/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.