Tante strade, nessun obiettivo

Gentili Specialisti,
richiedo questo consulto per ricevere un parere professionale in merito alla mia situazione.

Ho superato i trent'anni, ho sempre avuto diversi interessi, ho accumulato svariati titoli ma non sono mai riuscito a capitalizzare nulla di ciò che ho fatto.

Ogni volta che ho imboccato una strada (iscrivendomi ad una facoltà universitaria, a un corso di perfezionamento, accettando una proposta di lavoro), ho sempre avuto la sensazione di non riconoscermi completamente in quel percorso: ho sempre avuto la sensazione che ci fossero parti di me che non trovavano espressione in quella situazione e questo mi ha portato spesso a cambiare strada, anziché focalizzarmi su quella che avevo intrapreso.
E' come se fossi sentissi in me la compresenza di diverse persone con differenti attitudini e ogni volta che scelgo una strada è come se quelle "altre persone" si sentissero tradite, sacrificate e reclamassero il loro spazio.

Nel tentativo di appagare tutte queste "persone" in me, mi sono ritrovato ormai molto adulto ad aver intrapreso diversi percorsi di studio e lavorativi senza mai raggiungere una stabilità in nulla.

Non so se semplicemente sono una persona immatura che non riesce a fare i conti con la realtà (il lavoro è un mezzo per autosostentarsi e basta, senza troppo romanticismo) o se c'è altro.

Mi piacerebbe ricevere il parere di un professionista.

Grazie.
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Dr.ssa Mariateresa Di Taranto Psicologo 190 19
Gentile utente,

sembrerebbe che la ricerca di nuovi lavori e il conseguimento di titoli le servano da un lato per non incontrare la mancanza, l'inadeguatezza, dall'altro per sostenere la propria unicità e soggettività, un proprio modo di essere al di là di ruoli preconfezionati.
Quali sono i titoli che ha conseguito? E quali i lavori che si è lasciato dietro di sé? Tenga presente che le professioni spesso possono essere cucite sulla propria persona, sul proprio essere, e in esse si può trovare il proprio modo di svolgerle, interpretarle e pensarle, portando anche qualcosa della propria particolarità che le arricchisca. Forse questo potrebbe essere uno spunto da cui partire, cercando una professione che si sposi -in questo senso- con la sua persona.
Credo che dovrebbe continuare a coltivare il romanticismo, sapendolo adattare -e talvolta piegare- alla realtà, continuare a far esistere ed esprimere tutte quelle parti di sé, in misura maggiore o minore a seconda delle situazioni.

Comprendo i suoi vissuti, la difficoltà e l'amarezza nel non trovare un proprio posto nel mondo. Le suggerirei di consultare uno psicologo ed intraprendere eventualmente un percorso di supporto psicologico per dar voce a ciascuna di queste sue parti, rimaste forse inascoltate; posare uno sguardo su quel che ha, tra cui i titoli, le risorse personali e su quel che invece le manca. All'interno di tale percorso potrà essere inoltre aiutato ad incontrare i suoi desideri, le sue paure, riflettendo su tali vissuti e divenendone consapevole; esplorare, indagare, definire il proprio sé, a partire dalle domande che pone, e che si costituiscono come domande identitarie.
Ciò le permetterà più facilmente di uscire dall'incertezza, dalla confusione o insoddisfazione, e agevolare un processo decisionale essenziale in questo momento e in questo tempo della sua vita per trovare la sua dimensione.

Auguri per tutto.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it