Vantaggi diagnosi neurodivergenza
Salve,
Io sono strana, ma sono anche stanca di far finta di essere normale e che le persone che non posso fare a meno di frequentare continuino a dirmi di farmi diagnosticare quando chiedo tipo di non fare troppo rumore o di non pretendere da me chissà quali dimostrazioni di affetto perché "se sei così allora sei matta e chi è matto va dal medico.
"
Ora, premesso che la soluzione è allontanare questa gente dalla mia vita, premesso anche che non è possibile, un'eventuale certificazione di un qualche disturbo tipo ADHD o una qualche neurodiveegenza può aiutare ad allentare la pressione sociale?
Nel senso, uno scenario simile è realistico: "potete abbassare la TV o la voce?
" "Sei strana se ti dà fastidio.
" "Si, ecco il motivo ecco la certificazione, sono strana.
Ora si può abbassare il volume?
"
Oppure sì, rendere ovvio che una data situazione mi dà fastidio davvero e non lo dico senza pensarlo veramente ma perché mi dà fastidio sul serio?
Io ho una diagnosi di depressione che ad un certo punto mi sono stufata di cercare di curare, avevo all'epoca chiesto se c'era qualcos'altro perché ho sempre avuto dei problemi a scuola ed in altri aspetti (tipo qualche disturbo di apprendimento o di attenzione), mi rispose che era probabile ma che è difficile scoprirlo da adulti e che comunque probabilmente avevo compensato.
Ora a distanza di anni mi sembra che la sensibilità stia cambiando, che tutti ne abbiano una e che pretendano comprensione in modo attivo.
Mi chiedevo se una diagnosi di questo tipo (ammesso che ci sia realmente) può aiutarmi ad allentare la pressione sociale.
A me interessa relativamente perché se non ho capito male non è che si possa togliere ne curare un disturbo di questo tipo, ma solo trovare strategie, cosa che avevo già fatto da sola ma che mi sono scocciata di continuare ad applicare, alla lunga è sfiancante.
Quindi sarei interessata solo se questo può avere un riscontro positivo nel farmi lasciare in pace, insomma una sorta di victim privilege.
È uno scenario realistico o mi ritroverei a buttare tempo e denaro per un pezzo di carta che a conti fatti non mi dà diritto a niente per certificare qualcosa che se anche c'è non ha soluzione?
La depressione ho evitato di farla mettere per iscritto perché da troppi problemi (grosso stigma, accuse di pigrizia, patente rivedibile a 2 anni, etc.
) quindi meglio non avere prove di questa cosa perché ne scaturirebbero solo aggressioni.
Mi chiedo se data la piega che ha preso la società fare certificare disturbi con cui si nasce e non imputabili a "pigrizia" possa effettivamente darmi qualche appiglio per
Non dover sempre fingere di essere normale e ogni tanto poter essere me.
Grazie in anticipo a chi risponderà
Io sono strana, ma sono anche stanca di far finta di essere normale e che le persone che non posso fare a meno di frequentare continuino a dirmi di farmi diagnosticare quando chiedo tipo di non fare troppo rumore o di non pretendere da me chissà quali dimostrazioni di affetto perché "se sei così allora sei matta e chi è matto va dal medico.
"
Ora, premesso che la soluzione è allontanare questa gente dalla mia vita, premesso anche che non è possibile, un'eventuale certificazione di un qualche disturbo tipo ADHD o una qualche neurodiveegenza può aiutare ad allentare la pressione sociale?
Nel senso, uno scenario simile è realistico: "potete abbassare la TV o la voce?
" "Sei strana se ti dà fastidio.
" "Si, ecco il motivo ecco la certificazione, sono strana.
Ora si può abbassare il volume?
"
Oppure sì, rendere ovvio che una data situazione mi dà fastidio davvero e non lo dico senza pensarlo veramente ma perché mi dà fastidio sul serio?
Io ho una diagnosi di depressione che ad un certo punto mi sono stufata di cercare di curare, avevo all'epoca chiesto se c'era qualcos'altro perché ho sempre avuto dei problemi a scuola ed in altri aspetti (tipo qualche disturbo di apprendimento o di attenzione), mi rispose che era probabile ma che è difficile scoprirlo da adulti e che comunque probabilmente avevo compensato.
Ora a distanza di anni mi sembra che la sensibilità stia cambiando, che tutti ne abbiano una e che pretendano comprensione in modo attivo.
Mi chiedevo se una diagnosi di questo tipo (ammesso che ci sia realmente) può aiutarmi ad allentare la pressione sociale.
A me interessa relativamente perché se non ho capito male non è che si possa togliere ne curare un disturbo di questo tipo, ma solo trovare strategie, cosa che avevo già fatto da sola ma che mi sono scocciata di continuare ad applicare, alla lunga è sfiancante.
Quindi sarei interessata solo se questo può avere un riscontro positivo nel farmi lasciare in pace, insomma una sorta di victim privilege.
È uno scenario realistico o mi ritroverei a buttare tempo e denaro per un pezzo di carta che a conti fatti non mi dà diritto a niente per certificare qualcosa che se anche c'è non ha soluzione?
La depressione ho evitato di farla mettere per iscritto perché da troppi problemi (grosso stigma, accuse di pigrizia, patente rivedibile a 2 anni, etc.
) quindi meglio non avere prove di questa cosa perché ne scaturirebbero solo aggressioni.
Mi chiedo se data la piega che ha preso la società fare certificare disturbi con cui si nasce e non imputabili a "pigrizia" possa effettivamente darmi qualche appiglio per
Non dover sempre fingere di essere normale e ogni tanto poter essere me.
Grazie in anticipo a chi risponderà
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Buongiorno, rispondo al suo contenuto riguardo alla sua condizione di sofferenza che manifesta nel vivere determinate situazioni personali ad esempio il rumore, le risposte sociali che riceve La condizione del disturbo dell'umore che lei presenta diagnosticato, non la sottovaluterei e consiglio di riprendere un processo di cura che da quanto lei scrive è stato tralasciato o debolmente intrapreso. Non mi preoccuperei di sapere quale diagnosi e quale etichetta assegnare al suo stato di salute ma sarebbe opportuno potere pensare e vivere nel migliore modo possibile scoprendo e utilizzando le risorse insite in sè che possono essere in questo momento scarsamente a disposizione. La sua focalizzazione sul disturbo annesso e connesso al suo stile di vita non le consente altre visione anche perchè lo stato depressivo le condiziona. Se può preveda di rivolgersi ad un clinico per un inquadramento complessivo in grado di poterla prendere in carico e di seguirla adeguatamente considerando anche che questa mia risposta è simile alle tante ricevute ed ha natura insufficiente perchè non può una domanda come la sua trovare una sufficiente accoglienza ad una condizione complessa come Lei ha presentato e che richiede un intervento clinico adeguato. Cordialmente.
D.re Guido M. Arnò Psicologo - Psicoterapeuta
Member Society Psychotherapy Research - sez. it
fax +3901183331104 cell. 3388509641
[#2]
Utente
Grazie per la risposta. Mi chiedevo esiste un modo economico e rapido per arginare il problema? Non ho trovato a livello di assistenza pubblica niente di lontanamente simile ad una vera "presa in carico". Immagino esistano dei palliativi nel caso una vera presa in carico non sia possibile.
L ei capisce bene che dovendo agire io in prima persona non ricevendo nessun consiglio su dove andare, cosa fare e perché, essendo sempre iona dover gestire da sola eventuali problemi con gli psicofarmaci mi devo preparare e minimizzare. Dovendo capire da sola non potendo andare a tentativi di centinaia di euro a botta mi serve un'etichetta per poter almeno indirizzarmi verso la strada più adatta che sia un po' meglio di "disturbo depressivo" per avere cure un po' più mirate. Questo potrebbe giustificare un investimento oneroso iniziale in termini di risparmio sul lungo periodo. Anche perché poi con gli effetti disastrosi di eventuali psicofarmaci ci devo combattere io da sola e lei capisce bene che il diventare più instabile per colpa dei farmaci e nella mia situazione è pericoloso perché può compromettere le mie risorse pratiche. Per quanto riguarda le risposte sociali avvengono solo nella cerchia ristretta della mia famiglia (tranne l'intolleranza ai rumori che è lì da sempre), di solito la gente non la prende sul personale se si chiede gentilmente di fare un po' meno rumore, anzi, di solito lo fanno.
Visto che tutti a di fuori fanno a gara nello sbandierare le proprie diagnosi di disturbo mentale (sia esso depressione, neurodivergenza, ansia sociale, disturbo da panico, bipolarismo, etc.) se da un vantaggio a loro, perché non dovrebbe darlo a me? Altrimenti la maggior parte delle persone non lo farebbe se non avesse qualche beneficio. vabbè che sono strana, ma se vale per gli altri il vantaggio dell'etichetta, perché non per me?
L ei capisce bene che dovendo agire io in prima persona non ricevendo nessun consiglio su dove andare, cosa fare e perché, essendo sempre iona dover gestire da sola eventuali problemi con gli psicofarmaci mi devo preparare e minimizzare. Dovendo capire da sola non potendo andare a tentativi di centinaia di euro a botta mi serve un'etichetta per poter almeno indirizzarmi verso la strada più adatta che sia un po' meglio di "disturbo depressivo" per avere cure un po' più mirate. Questo potrebbe giustificare un investimento oneroso iniziale in termini di risparmio sul lungo periodo. Anche perché poi con gli effetti disastrosi di eventuali psicofarmaci ci devo combattere io da sola e lei capisce bene che il diventare più instabile per colpa dei farmaci e nella mia situazione è pericoloso perché può compromettere le mie risorse pratiche. Per quanto riguarda le risposte sociali avvengono solo nella cerchia ristretta della mia famiglia (tranne l'intolleranza ai rumori che è lì da sempre), di solito la gente non la prende sul personale se si chiede gentilmente di fare un po' meno rumore, anzi, di solito lo fanno.
Visto che tutti a di fuori fanno a gara nello sbandierare le proprie diagnosi di disturbo mentale (sia esso depressione, neurodivergenza, ansia sociale, disturbo da panico, bipolarismo, etc.) se da un vantaggio a loro, perché non dovrebbe darlo a me? Altrimenti la maggior parte delle persone non lo farebbe se non avesse qualche beneficio. vabbè che sono strana, ma se vale per gli altri il vantaggio dell'etichetta, perché non per me?
[#3]
Buongiorno, a seguito della mia risposta del 12 c.m. e vista la sua, ribadisco l'indicazione di un intervento clinico adeguato sia nel campo della psicoterapia sia in ambito psicofarmacologico ottenendo una adeguata compliance. Riguardo alla psicoterapia relativa al campo della depressione è elettivo l'intevento della Terapia Cognitivo Comportamentale altrettanto un intervento psicoterapeutico analitico. E' necessario migliorare il suo funzionamento personale riguardante le disfunzionalità presenti quanto la relazione interpersonale. Consideri la presa in carico dei suoi bisogni, desideri, sentimenti, affetti, obiettivi personali e di lavoro che necessitano considerazione adeguata. Le indico che quanto lei tratta con sé può essere affrontato meglio nel rapporto interpersonale con un-una terapeuta in un tempo e in uno spazio riservato e sicuro.
Cordialmente.
Cordialmente.
D.re Guido M. Arnò Psicologo - Psicoterapeuta
Member Society Psychotherapy Research - sez. it
fax +3901183331104 cell. 3388509641
[#4]
Utente
Dottore, lei è gentile a rispondermi a gratis, ma rimangono sempre le stesse domande a cui continuo a ricevere una risposta non risposta.
Esistono palliativi? Quello che mi chiedete di fare per me è troppo oneroso o (in caso di psicofarmaci) troppo spaventoso dopo quello che mi porto dietro dall'ultima volta. Se la risposta è no, dica no.
Nel senso, il dialogo si può riassumere così:
-Mi conviene fare questa cosa?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
-Per me non è possibile per X motivi. Esiste un palliativo? Un compromesso? Una soluzione più semplice e più breve?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
-Ok, ho capito, ma se questo per me non è possibile e nel caso dei farmaci non è accettabile. Esiste un compromesso? Un palliativo? Una soluzione più semplice e breve anche se meno efficace?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
Almeno mi risponda chiaro e tondo: "a mio parere no." o "Non che io sappia"
Poi ovviamente io continuerò a cercarla, perché come esiste in tutte le altre discipline (odontoiatria, ortopedia, neurologia), non vedo perché questa dovrebbe essere diversa.
Ma almeno si apprezza l'onestà intellettuale. Perché se io no riesco a fare una cosa, non è che se mi dici "falla!" allora ci riesco. Oppure mi spiega tutti i passaggi perché evidentemente ho sbagliato qualcosa quando ho tentato. Tipo, chi chiamare, come fare ad avere compliance se la mia esperienza è negativa, come avere uno scatto di stipendio per non bruciare tutti i miei risparmi in questo come l'ultima volta, come fare per porre rimedio alla dipendenza da benzo che mi è venuta e come prevenire l'effetto paradosso o gli effetti collaterali neurologici brutti dell'ultima volta con gli antidepressivi... Perché io francamente non me la sento di ripassare per quell'inferno. Sono sopravvissuta non so come una volta, per la seconda non garantisco. E quando stai male, coi tremori e le paralisi al lavoro, non è che lo psichiatra sta lì a tenerti la manina o va al lavoro al posto tuo se tu non ci riesci o aggiusta la tua reputazione quando all'improvviso ti comporti in modo strano. Se qualcuno ti aggredisce (come accade a me in casa mia se mi mostro debole, poco partecipe, non abbastanza sorridente o troppo sorridente, troppo triste o troppo felice, o qualunque cosa faccia che non sia perfettamente in linea con le aspettative) mentre tu hai un disturbo da panico dovuto ai farmaci, non c'è lo psichiatra a prendersi insulti e grida e minacce al posto tuo. Ci sono io con una reazione di paralisi invece che di attacco e fuga (ed è molto importante per la mia situazione mantenere sempre una certa capacità di reazione e di finzione o di finta sottomissione). Come fare a capire cosa devo fare in seduta per sapere cosa devo fare, perché io non lo capisco...
Vabbè, è tanta roba: ma se già partiamo dallo scatto di stipendio mi leverebbe un grande peso e da lì si può parlare di psicoterapia, che almeno non da effetti collaterali oltre alla spesa e non ti priva delle poche capacità residue rimaste.
Esistono palliativi? Quello che mi chiedete di fare per me è troppo oneroso o (in caso di psicofarmaci) troppo spaventoso dopo quello che mi porto dietro dall'ultima volta. Se la risposta è no, dica no.
Nel senso, il dialogo si può riassumere così:
-Mi conviene fare questa cosa?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
-Per me non è possibile per X motivi. Esiste un palliativo? Un compromesso? Una soluzione più semplice e più breve?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
-Ok, ho capito, ma se questo per me non è possibile e nel caso dei farmaci non è accettabile. Esiste un compromesso? Un palliativo? Una soluzione più semplice e breve anche se meno efficace?-
-Faccia psicoterapia e si faccia dare farmaci.-
Almeno mi risponda chiaro e tondo: "a mio parere no." o "Non che io sappia"
Poi ovviamente io continuerò a cercarla, perché come esiste in tutte le altre discipline (odontoiatria, ortopedia, neurologia), non vedo perché questa dovrebbe essere diversa.
Ma almeno si apprezza l'onestà intellettuale. Perché se io no riesco a fare una cosa, non è che se mi dici "falla!" allora ci riesco. Oppure mi spiega tutti i passaggi perché evidentemente ho sbagliato qualcosa quando ho tentato. Tipo, chi chiamare, come fare ad avere compliance se la mia esperienza è negativa, come avere uno scatto di stipendio per non bruciare tutti i miei risparmi in questo come l'ultima volta, come fare per porre rimedio alla dipendenza da benzo che mi è venuta e come prevenire l'effetto paradosso o gli effetti collaterali neurologici brutti dell'ultima volta con gli antidepressivi... Perché io francamente non me la sento di ripassare per quell'inferno. Sono sopravvissuta non so come una volta, per la seconda non garantisco. E quando stai male, coi tremori e le paralisi al lavoro, non è che lo psichiatra sta lì a tenerti la manina o va al lavoro al posto tuo se tu non ci riesci o aggiusta la tua reputazione quando all'improvviso ti comporti in modo strano. Se qualcuno ti aggredisce (come accade a me in casa mia se mi mostro debole, poco partecipe, non abbastanza sorridente o troppo sorridente, troppo triste o troppo felice, o qualunque cosa faccia che non sia perfettamente in linea con le aspettative) mentre tu hai un disturbo da panico dovuto ai farmaci, non c'è lo psichiatra a prendersi insulti e grida e minacce al posto tuo. Ci sono io con una reazione di paralisi invece che di attacco e fuga (ed è molto importante per la mia situazione mantenere sempre una certa capacità di reazione e di finzione o di finta sottomissione). Come fare a capire cosa devo fare in seduta per sapere cosa devo fare, perché io non lo capisco...
Vabbè, è tanta roba: ma se già partiamo dallo scatto di stipendio mi leverebbe un grande peso e da lì si può parlare di psicoterapia, che almeno non da effetti collaterali oltre alla spesa e non ti priva delle poche capacità residue rimaste.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 347 visite dal 02/11/2024.
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