Secondo periodo di crisi
Buongiorno,
Scrivo qui perché sono in una situazione di forte disagio interiore io e il mio ragazzo stiamo insieme da due anni e mezzo.
A febbraio 2023 c’è stata una crisi, in quanto lui non sembrava vedere un futuro con me a causa di alcuni comportamenti sbagliati che avevo nei suoi confronti e ok ci sta lo abbiamo superato non parlando per due settimane e poi si è reso conto che senza di me non riusciva a stare ecc... fino a mercoledi scorso andava tutto bene, ad un certo punto come un fulmine a ciel sereno mi dice che deve parlarmi e che non vede un futuro con me, non sa cosa fare, non ha stimolo di vedermi, si sente obbligato a dormire ogni sabato a casa mia privando tempo alla sua famiglia la domenica ma secondo me il motivo principale è che un mese fa abbiamo avuto una litigata a causa mia, perché uscendo con il gruppo di amici vedevo che lui dava troppa corda alla fidanzata di un suo amico e mi ha dato molto fastidio e gli ho detto di ridimensionarsi con lei da li è partita una litigata grande ma sembrava essersi risolta.
Lui è un ragazzo molto sensibile e si tiene tutto dentro di se finché non esplode, non riesce a comunicarmi perché ha paura perché dice che io ho un carattere forte e sono testarda non riesce più a chiamarmi amore ecc... io sto davvero molto male di questa situazione non so più cosa fare vi prego potete darmi un suggerimento?
Ringrazio in anticipo
Scrivo qui perché sono in una situazione di forte disagio interiore io e il mio ragazzo stiamo insieme da due anni e mezzo.
A febbraio 2023 c’è stata una crisi, in quanto lui non sembrava vedere un futuro con me a causa di alcuni comportamenti sbagliati che avevo nei suoi confronti e ok ci sta lo abbiamo superato non parlando per due settimane e poi si è reso conto che senza di me non riusciva a stare ecc... fino a mercoledi scorso andava tutto bene, ad un certo punto come un fulmine a ciel sereno mi dice che deve parlarmi e che non vede un futuro con me, non sa cosa fare, non ha stimolo di vedermi, si sente obbligato a dormire ogni sabato a casa mia privando tempo alla sua famiglia la domenica ma secondo me il motivo principale è che un mese fa abbiamo avuto una litigata a causa mia, perché uscendo con il gruppo di amici vedevo che lui dava troppa corda alla fidanzata di un suo amico e mi ha dato molto fastidio e gli ho detto di ridimensionarsi con lei da li è partita una litigata grande ma sembrava essersi risolta.
Lui è un ragazzo molto sensibile e si tiene tutto dentro di se finché non esplode, non riesce a comunicarmi perché ha paura perché dice che io ho un carattere forte e sono testarda non riesce più a chiamarmi amore ecc... io sto davvero molto male di questa situazione non so più cosa fare vi prego potete darmi un suggerimento?
Ringrazio in anticipo
[#1]
Gentile ragazza,
ho letto con attenzione anche le sue precedenti richieste e le risposte del mio collega.
Le cito una sua frase di quella sua prima richiesta: "In realtà non abbiamo mai litigato in un anno di relazione, penso perchè lui lo abbia evitato dato che ha paura a dirmi cosa non gli va bene e pensa che io abbia una reazione brutta, ha un blocco comunicativo o sbaglio?"
Non so cosa lei intenda per "blocco comunicativo"; il problema sembra piuttosto il timore della sua "reazione brutta", o di quello che lei descrive così: "ho un carattere forte e sono testarda".
Quello che emerge, allora e adesso, è che sono sorte nel suo ragazzo delle serie perplessità sulla vostra relazione, e che per "delicatezza", o meglio per difficoltà di comunicazione (forse il "blocco" di cui lei parla?) lui, come molti, non riesce a discuterne, forse nemmeno con sé stesso.
Le dirò che la maggior parte delle relazioni finiscono proprio per questa ragione: le azioni di due fidanzati non sempre risultano reciprocamente gradite, ma i due non comunicano, quindi non sanno aggiustare la modalità di incontro.
Le faccio degli esempi emersi dalle sue comunicazioni.
A febbraio la prima crisi: "lui non sembrava vedere un futuro con me a causa di alcuni comportamenti sbagliati che avevo nei suoi confronti".
Avete estesamente discusso di questi comportamenti sbagliati, e lei ha compreso e accettato di non replicarli? O ha solo aspettato che lui ci si adattasse?
In genere dietro a questa rassegnazione dell'altro c'è il pensiero: "Lei (o lui) è fatto così, inutile cercare di cambiarlo, le farei soltanto male dicendole quanto è sgradevole quello che fa".
Pochi si accorgono che questo mina irrimediabilmente il rapporto, fino alla conseguenza che non si ha più piacere della compagnia dell'altro, anzi si diventa intolleranti anche verso disagi minori. Ecco il primo esempio: "si sente obbligato a dormire ogni sabato a casa mia privando tempo alla sua famiglia la domenica".
Quale giovane preferisce una mattinata domenicale in famiglia rispetto ad una notte d'amore? Solo quello per cui la "notte d'amore" non è una scelta, ma un obbligo, e che forse sente come obblighi e costrizioni tutti gli altri comportamenti di quella che da donna amata si è trasformata in una carceriera.
Infatti lei scrive che le ha dato molto fastidio il fatto che lui "dava troppa corda alla fidanzata di un suo amico" e da lì è scaturita una grande litigata.
Se pensa che un partner debba essere un burattino tenuto per i fili, ogni sua amicizia e simpatia vada tenuta sotto controllo, criticata e inibita; se pensa che la settimana e la giornata di lui vadano dominate da lei (dice: "l’ho lasciato uscire di più con gli amici senza neanche scrivergli mentre era con loro"!) ecco spiegato il senso di costrizione e prigionia in cui ha immerso il suo ragazzo, e anche la difficoltà di lui a comunicarle che rivuole la sua libertà.
Ovviamente intendo quella libertà adeguata alla condizione di uomo impegnato, che quindi non fa la corte o cerca relazioni sentimentali o
sessuali con altre, ma certamente può frequentare amici di qualunque sesso ed essere libero di fare l'amore con lei quando ne ha voglia, e non per forza ogni sabato sera.
Tra relazione e prigionia c'è una grande differenza, ma molti non lo capiscono, non sanno rispettare gli spazi del partner e/o non sanno chiederli per sé.
Ecco a che cosa serve un consulente di coppia: ad aprire tra i due la comunicazione che si è interrotta o non c'è mai stata.
Auguri.
ho letto con attenzione anche le sue precedenti richieste e le risposte del mio collega.
Le cito una sua frase di quella sua prima richiesta: "In realtà non abbiamo mai litigato in un anno di relazione, penso perchè lui lo abbia evitato dato che ha paura a dirmi cosa non gli va bene e pensa che io abbia una reazione brutta, ha un blocco comunicativo o sbaglio?"
Non so cosa lei intenda per "blocco comunicativo"; il problema sembra piuttosto il timore della sua "reazione brutta", o di quello che lei descrive così: "ho un carattere forte e sono testarda".
Quello che emerge, allora e adesso, è che sono sorte nel suo ragazzo delle serie perplessità sulla vostra relazione, e che per "delicatezza", o meglio per difficoltà di comunicazione (forse il "blocco" di cui lei parla?) lui, come molti, non riesce a discuterne, forse nemmeno con sé stesso.
Le dirò che la maggior parte delle relazioni finiscono proprio per questa ragione: le azioni di due fidanzati non sempre risultano reciprocamente gradite, ma i due non comunicano, quindi non sanno aggiustare la modalità di incontro.
Le faccio degli esempi emersi dalle sue comunicazioni.
A febbraio la prima crisi: "lui non sembrava vedere un futuro con me a causa di alcuni comportamenti sbagliati che avevo nei suoi confronti".
Avete estesamente discusso di questi comportamenti sbagliati, e lei ha compreso e accettato di non replicarli? O ha solo aspettato che lui ci si adattasse?
In genere dietro a questa rassegnazione dell'altro c'è il pensiero: "Lei (o lui) è fatto così, inutile cercare di cambiarlo, le farei soltanto male dicendole quanto è sgradevole quello che fa".
Pochi si accorgono che questo mina irrimediabilmente il rapporto, fino alla conseguenza che non si ha più piacere della compagnia dell'altro, anzi si diventa intolleranti anche verso disagi minori. Ecco il primo esempio: "si sente obbligato a dormire ogni sabato a casa mia privando tempo alla sua famiglia la domenica".
Quale giovane preferisce una mattinata domenicale in famiglia rispetto ad una notte d'amore? Solo quello per cui la "notte d'amore" non è una scelta, ma un obbligo, e che forse sente come obblighi e costrizioni tutti gli altri comportamenti di quella che da donna amata si è trasformata in una carceriera.
Infatti lei scrive che le ha dato molto fastidio il fatto che lui "dava troppa corda alla fidanzata di un suo amico" e da lì è scaturita una grande litigata.
Se pensa che un partner debba essere un burattino tenuto per i fili, ogni sua amicizia e simpatia vada tenuta sotto controllo, criticata e inibita; se pensa che la settimana e la giornata di lui vadano dominate da lei (dice: "l’ho lasciato uscire di più con gli amici senza neanche scrivergli mentre era con loro"!) ecco spiegato il senso di costrizione e prigionia in cui ha immerso il suo ragazzo, e anche la difficoltà di lui a comunicarle che rivuole la sua libertà.
Ovviamente intendo quella libertà adeguata alla condizione di uomo impegnato, che quindi non fa la corte o cerca relazioni sentimentali o
sessuali con altre, ma certamente può frequentare amici di qualunque sesso ed essere libero di fare l'amore con lei quando ne ha voglia, e non per forza ogni sabato sera.
Tra relazione e prigionia c'è una grande differenza, ma molti non lo capiscono, non sanno rispettare gli spazi del partner e/o non sanno chiederli per sé.
Ecco a che cosa serve un consulente di coppia: ad aprire tra i due la comunicazione che si è interrotta o non c'è mai stata.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buonasera,
La ringrazio per la sua risposta.
Mi ha aperto gli occhi, nel senso che sono io la principale causa di tutto questo mi dispiace veramente un sacco perché lo amo troppo, lo vorrei nella mia vita come prima.
Secondo lei può perdonarmi? Cosa posso fare per far si che lui possa accettare le mie scuse? Logicamente devo cambiare comportamento ma per lui voglio impegnarmi a farlo. Ieri sera ci siamo trovati e abbiamo passato qualche ora insieme dopo un’uscita con amici, e siamo stati bene, nel senso che ridevamo come il solito oggi invece non voleva vedermi e non risponde più mi sta logorando troppo questa situazione.
La ringrazio per la sua risposta.
Mi ha aperto gli occhi, nel senso che sono io la principale causa di tutto questo mi dispiace veramente un sacco perché lo amo troppo, lo vorrei nella mia vita come prima.
Secondo lei può perdonarmi? Cosa posso fare per far si che lui possa accettare le mie scuse? Logicamente devo cambiare comportamento ma per lui voglio impegnarmi a farlo. Ieri sera ci siamo trovati e abbiamo passato qualche ora insieme dopo un’uscita con amici, e siamo stati bene, nel senso che ridevamo come il solito oggi invece non voleva vedermi e non risponde più mi sta logorando troppo questa situazione.
[#3]
Gentile utente,
le domande: "Secondo lei può perdonarmi? Cosa posso fare per far si che lui possa accettare le mie scuse?" rivelano ancora la volontà di dirigere l'altro secondo tempi e modi che esprimono la sua ansia, ma non i bisogni e i desideri di lui.
Fra l'altro non si tratta di farsi perdonare o chiedere scusa, come se lei avesse fatto volontariamente qualcosa di sbagliato: lei ha agito in base ad una sua visione del rapporto d'amore, tanto che aggiunge: "Logicamente devo cambiare comportamento ma per lui voglio impegnarmi a farlo".
Non si tratta solo di cambiare il comportamento, ma l'idea che sta dietro. Qui inoltre ribadisce che vuole cambiare "per lui", come se un altro partner potesse invece gradire di essere diretto, controllato, rimproverato, etc.
Il cambiamento è bene che lei lo attui, ma per sé, per capire in che modo entrare nelle relazioni e tenerle in vita.
Solo una profonda trasformazione cercata con consapevolezza potrebbe produrre anche un ritorno di lui, se avrete tutti e due la pazienza di attendere.
Auguri.
le domande: "Secondo lei può perdonarmi? Cosa posso fare per far si che lui possa accettare le mie scuse?" rivelano ancora la volontà di dirigere l'altro secondo tempi e modi che esprimono la sua ansia, ma non i bisogni e i desideri di lui.
Fra l'altro non si tratta di farsi perdonare o chiedere scusa, come se lei avesse fatto volontariamente qualcosa di sbagliato: lei ha agito in base ad una sua visione del rapporto d'amore, tanto che aggiunge: "Logicamente devo cambiare comportamento ma per lui voglio impegnarmi a farlo".
Non si tratta solo di cambiare il comportamento, ma l'idea che sta dietro. Qui inoltre ribadisce che vuole cambiare "per lui", come se un altro partner potesse invece gradire di essere diretto, controllato, rimproverato, etc.
Il cambiamento è bene che lei lo attui, ma per sé, per capire in che modo entrare nelle relazioni e tenerle in vita.
Solo una profonda trasformazione cercata con consapevolezza potrebbe produrre anche un ritorno di lui, se avrete tutti e due la pazienza di attendere.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 358 visite dal 27/10/2024.
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