Come accettare una volta per tutte che...?

Detto molto semplicemente, ho 30 anni e non piaccio alle ragazze, non ho quindi mai avuto un rapporto sessuale di alcun tipo.
Questo fa sì che il mio desiderio sessuale sia ormai mezzo addormentato, perché vedo nelle ragazze non più potenziali partner, ma solo persone che per quanto potrebbero diventare mie amiche proverebbero comunque un relativo disprezzo nei miei confronti.
Ho perso il conto delle ragazze che ho conosciuto e che sono diventate mie amiche dicendo "sicuramente saresti il partner perfetto, se solo fossi attraente! ", aggiungendo che prima o poi incontrerò quella ragazza che riuscirà ad apprezzarmi e ad amarmi così come sono eccetera eccetera.
Altre ragazze mi han detto che il mio modo di fare troppo amichevole e rispettoso sarebbe il motivo per cui le ragazze mi vedrebbero solo come potenziale amico e non altro, ma sinceramente non ci tengo a diventare un potenziale molestatore come gli altri ragazzi, la prima cosa di cui le mie amiche spesso si lamentano è la troppa aggressività maschile nel provarci, nel dimostrare il loro interesse/desiderio sessuale, non voglio commettere lo stesso errore, soprattutto considerando quante storie di denunce e sentenze si sentono in giro, di condanne per molestia o violenza date a ragazzi che hanno anche solo provato a dare un bacio a una ragazza magari non come quella ragazza desiderava.
Il rischio è davvero alto, non si sa mai come una ragazza potrebbe reagire a una dimostrazione di interesse, insomma sono arrivato a considerare il provarci con una ragazza una delle cose più rischiose e pericolose da fare, o almeno una cosa che solo i ragazzi belli e attraenti possono permettersi di fare.
Non io, che sono brutto.


Col tempo ho iniziato a vedere le ragazze come delle creature semi-asessuali, anche se paradossalmente mi ritrovo spesso a sentire le storie delle loro avventure sessuali in quanto mi ritrovo a diventare loro confidente.
Davvero frustrante interagire con una persona che può accedere così facilmente a qualcosa che per me è invece così surreale e impossibile da ottenere, ma soprattutto pensare che quei ragazzi di cui mi parlano sono abbastanza da suscitare in loro quel desiderio che io non suscito, abbastanza da poter conoscere quella parte di quelle ragazze che io non conoscerò mai.


Grazie alla mia ipocondria sto combattendo contro il desiderio di vedere delle escort per togliermi la curiosità, ma diventa sempre più difficile.


Inutile dire che questa cosa sta avendo ripercussioni anche sulla mia salute (parole di un andrologo che ho visto di recente per motivi vari) e vita familiare e sociale, ma non ho abbastanza caratteri per dilungarmi.

Ho già provato con la terapia, ho interpellato due/tre diversi psicologhi che si sono però praticamente rifiutati di seguirmi dicendo che il mio caso andrebbe trattato con psicofarmaci, ma non ho intenzione di prenderne.


La mia domanda è: come posso riuscire ad accettare una volta per tutte questo senso di rifiuto?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
premetto che proprio nella città da cui scrive c'è un bravo psicologo che segue casi come il suo.
La situazione che descrive è complessa, e forse per questo inevitabilmente confondente, in primis per lei stesso. Infatti ci scrive: "non ho quindi mai avuto un rapporto sessuale di alcun tipo", e un mese fa chiedeva al nostro urologo come uscire dalle conseguenze di un rapporto sessuale a rischio.
Lei scrive che ha superato l'adolescenza e buona parte della giovinezza senza una relazione con una donna, pur ritenendosi etero, sia pure con un desiderio sessuale "mezzo addormentato".
Da qui le sue ipotesi sulle cause e sulle conseguenze della sua solitudine, sui rischi di eventuali comportamenti più liberi, sulle presunte idee delle ragazze che potrebbe incontrare.
In quest'ambito dell'opinione, scrive: "non piaccio alle ragazze", le quali "proverebbero comunque un relativo disprezzo nei miei confronti".
Le ragazze le dicono che lei sarebbe il partner perfetto, se solo fosse attraente. Per la verità, modi e comportamento davvero "perfetti" le avrebbero procurato qualche innamorata. Ma lei corregge la prima affermazione, non è che non piace alle ragazze, ma: "il mio modo di fare troppo amichevole e rispettoso sarebbe il motivo per cui le ragazze mi vedrebbero solo come potenziale amico".
Non è "perfetto", dunque. Appare per caso troppo effeminato, o peggio timido, ansioso fuori misura?
Che ci siano in lei dei timori esagerati lo mostrano diversi tratti del suo scritto, per esempio: "non ci tengo a diventare un potenziale molestatore come gli altri ragazzi".
Tutti gli altri uomini le paiono dei potenziali molestatori? Pensa che il corteggiamento o il semplice interesse mostrato ad una ragazza siano molestie?
A quanto pare lo crede, tanto che conclude: "quante storie di denunce e sentenze si sentono in giro, di condanne per molestia o violenza date a ragazzi che hanno anche solo provato a dare un bacio a una ragazza magari non come quella ragazza desiderava".
Provi a citare una sentenza di condanna a qualcuno che ha dato un bacio non voluto a una ragazza. Per quanto ne so, credo che non sarebbe nemmeno accolta un'aventuale denuncia per "bacio rubato".
Lei invece ha tratto da questa fantasia un'idea paralizzante: "insomma sono arrivato a considerare il provarci con una ragazza una delle cose più rischiose e pericolose da fare".
Qui, tra l'altro, lei si definisce "brutto". Brutto e non attraente non sono la stessa cosa. Per ciascuna delle due ci sono comunque dei correttivi, se si vuole davvero accedere ad una relazione con l'altro sesso che sia piacevole e appagante. Ma lei rivela altre ansie: l'ipocondria le impedisce di cercare una prostituta; l'assenza di rapporti starebbe avendo ripercussioni anche sulla sua salute...
Infine ci riferisce il parere degli specialisti ai quali si è rivolto: la sua situazione andrebbe affrontate con psicofarmaci. Per quale ragione non li ha ascoltati? Dietro la prescrizione di psicofarmaci c'è una diagnosi. Non si tratta quindi di "riuscire ad accettare una volta per tutte questo senso di rifiuto", ma di curarne le cause.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. So che quel vecchio quesito sul rapporto a rischio avrebbe potuto generare confusione, spiego: c'era stato qualcosa di fisico che potrebbe esser considerato del cosiddetto "preliminare" con un'unica ragazza (che si disse anche disturbata per la mia insistenza di fare tutto protetto) con cui pensai di stare avendo una relazione ma che in realtà mi disse per tutto il tempo che neanche le piacevo e di essere innamorata di un altro e infatti per innumerevoli motivi durò pochissimo, non si arrivò neanche ad un rapporto vero e proprio.

Riguardo la questione del mio timore di ritrovarmi in qualche brutta situazione "per un bacio rubato", è facile cercare in rete e trovare innumerevoli articoli che spiegano come bastino anche un abbraccio o un bacio su una guancia non desiderati perché si possa rischiare di avere un caso di molestia o peggio di violenza sessuale, e considerato che più di una ragazza mi ha anche detto "ok siamo amici ma per quanto possibile evita di toccarmi perché la cosa mi infastidisce", mi pare ragionevole evitare di correre il rischio con qualsivoglia ragazza io mi trovi ad interagire. E comunque è anche una questione morale, che diritto ho di rischiare di causare disagio/disturbo ad un'altra persona solo per un mio desiderio nei suoi confronti?
"Essere troppo amichevole...", essendo stato confidente delle mie amicizie femminili ho sentito parecchie storie di ragazze rattristate perché correvano dietro a ragazzi che le trattavano malissimo, le "usavano e abbandonavano" (parole loro), mi sembra una cosa abbastanza triste che questi ragazzi abbiano la possibilità di poter avere relazioni/rapporti con queste ragazze e in risposta le maltrattino. Nell'interagire con una ragazza cerco di essere amichevole e gentile sia per cercare di non essere anche io il tipo di ragazzo che potrebbe far soffrire una ragazza, sia anche per offrire a quelle mie amicizie, essendo chiaro che non possono diventare nulla di più, almeno una persona con cui passare del tempo in serenità e spensieratezza e potersi all'occorrenza confidare.
E poi devo dire che ho sempre avuto difficoltà ad avere amicizie maschili, ho sempre trovato gli altri ragazzi molto aggressivi, maneschi, volgari. Da giovane ho subito anche del relativo bullismo, anche proprio a causa del mio aspetto per cui spesso ricevo commenti poco carini o veri e propri insulti ancora oggi che ho 30 anni, non mi sorprendono per niente quindi le storie che mi vengono raccontate da quelle ragazze delle loro interazioni coi ragazzi.

Il mio definirmi brutto non è campato in aria, ho molti difetti estetici che rendono il mio aspetto sgradevole, difetti che vengono spesso sottolineati da terzi nei consigli che mi vengono dati quando si nota che non ho una vita romantica/sessuale. Cose risolvibili dunque? Sì ma, con molto tempo e molti soldi, chirurgia estetica compresa.

Riguardo gli psicofarmaci: ho un lavoro full time che richiede lucidità tutto
il giorno, e sia gli psicologhi, sia lo
psichiatra che ho poi sentito su loro consiglio, non hanno mai nascosto che le medicine che prenderei avrebbero seppur lievi degli effetti "sedanti". Già il
lavoro che faccio mi stanca parecchio, non posso rischiare di ritrovarmi a non riuscire a portarlo a termine per carenza di energia. Anche la mia famiglia si è detta contraria. Quindi, sì, c'era una diagnosi sul mio caso, ma sperimentare questa eventuale soluzione farmacologica sembrerebbe poter avere più potenziali effetti negativi che positivi. Mi è stato consigliato di sentire un sessuologo, ma sta in una città un po' lontana e ancora non ho ancora avuto modo di sentirlo...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
come avevo già detto, proprio nella sua città c'è un bravo psicologo che tratta casi come il suo; forse è anche sessuologo.
Di sessuologi ce n'è tanti, nella sua città o vicinissimi a lei.
Non capisco però nel suo caso il ricorso al sessuologo: forse la diagnosi psichiatrica che ha ricevuto implica la sfera sessuale? Le cose che ha scritto, da sole, non rimandano al sessuologo. Per farci capire meglio il suo problema dovrebbe dirci quale diagnosi ha ricevuto.
Quello che non convince è che lei scrive: "sperimentare questa eventuale soluzione farmacologica sembrerebbe poter avere più potenziali effetti negativi che positivi"; e inoltre: "Anche la mia famiglia si è detta contraria".
Se lei a trent'anni si cura o non si cura in base al parere, forse nemmeno professionalmente fondato, della sua famiglia, ecco un motivo di difficoltà a frequentare delle ragazze; e forse l'origine di quel timore della contaminazione che lei ha definito "ipocondria".
Dubito che uno psichiatra abbia voluto "sperimentare" una soluzione farmacologica su di lei. Come ha detto uno degli psichiatri di Medicitalia, il dottor Pacini, è sorprendente che le stesse persone pronte a riempirsi di farmaci (anche a ricorrere alla chirurgia, aggiungo io) se hanno un'infezione, una gastrite, una cistite, un tumore, se invece la malattia implica il cervello si rifiutano strenuamente di curarlo.
Da psicologa aggiungo un ulteriore paradosso: non solo non si vuole curare il cervello coi farmaci, ma nemmeno con la psicoterapia!
La invito a meditare sul significato che ha per lei questo sfuggire ad una cura che potrebbe guarirla.
Passo all'argomento "bruttezza" e chirurgia estetica. Lei certo è stato visitato da diversi chirurghi plastici, altrimenti a che servirebbe lamentarsi del suo aspetto, se in fondo le piace e se lo vuole tenere? Mi chiedo se le hanno detto che molti interventi, se indispensabili, sono a carico dello Stato.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Il ricorso al sessuologo sarebbe per comprendere la mia ambigua sessualità: da una parte mezza addormentata per la consapevolezza che il mio desiderio sessuale è solo qualcosa di scomodo che mi esporrebbe ad esperienze sgradevoli se cercassi di soddisfarlo, dall'altra quella strana voglia di soddisfarlo per "vie traverse" che mi esporrebbero a rischi di malanni anche molto gravi.

Come ho detto quello di sottopormi ad interventi chirurgici è un consiglio che mi arriva spesso da terzi, ma per mancanza di tempo e per il costo che questo richiederebbe non ho ancora avuto modo di provare.

Ringrazio per avermi fatto presente che "nella xittà in cui vivo...", ma in realtà non vivo in una città, sto con la mia famiglia in un paesino di campagna privo di servizi in cui avere una vita sociale mi è abbastanza impossibile, motivo per cui son sempre costretto ad allontanarmi nel mio scarso tempo libero a disposizione, cercando comunque per quanto possibile di frequentare ambienti in cui la presenza femminile sia inesistente o almeno scarsa e quella maschile la più tranquilla / meno aggressiva possibile.

Il motivo per cui non solo la mia famiglia ma anche io personalmente siam contrari agli psicofarmaci è per gli effetti collaterali che questi potrebbero avere, che ripeto non son stati nascosti neanche dallo psichiatra stesso che me li aveva proposti.
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Utente
Utente
Quindi in definitiva l'aiuto che chiedo a uno psicologo è un modo per accettare che il mio desiderio sessuale non può essere soddisfatto e che non posso permettermi quel che gli altri esseri umani possono permettersi di fare a causa della mia relativa inferiorità e quindi del costante rifiuto che mi ritrovo a ricevere. Richiesta che viene solitamente liquidata come assurda e motivo per cui, immagino, son stato reindirizzato a un sessuologo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
premetto che ancora una volta lei si mostra oscuro nella comunicazione, precludendosi l'aiuto che potremmo offrirle. Non ci dice la diagnosi ricevuta da chi ha avuto la possibilità di analizzare il suo caso di persona. Dalle parole con le quali parla del suo desiderio sessuale: "strana voglia di soddisfarlo per "vie traverse" che mi esporrebbero a rischi di malanni anche molto gravi", sembrerebbe che lei sia affetto da qualche parafilia.
La maggior parte di queste si possono affrontare con una terapia ben condotta. Se il curante ritenesse necessario l'abbinamento con farmaci, volerlo escludere da parte sua è il segnale che la paura di curarsi è più forte della volontà di guarire. Anche l'aspirina ha molti effetti collaterali, per certe persone addirittura letali; tuttavia immagino che al bisogno lei la assuma.
Come le dicevo già nella seconda risposta, lei non teme solo i farmaci, ma anche la psicoterapia, prova ne sia che ritiene impossibile recarsi nella cittadina capoluogo della provincia in cui abita. Conosco bene quella zona, tra l'altro piatta, quindi facilmente percorribile in auto o coi mezzi pubblici in tutte le stagioni.
La sua richiesta: "chiedo a uno psicologo un modo per accettare che il mio desiderio sessuale non può essere soddisfatto e che non posso permettermi quel che gli altri esseri umani possono permettersi di fare a causa della mia relativa inferiorità" da un canto è inaccettabile, perché gli psicologi non manipolano la volontà del paziente e nemmeno gli insegnano il modo per manipolare quella altrui. Dall'altro canto è ancora una volta incomprensibile: se lei desidera quello che altri possono tranquillamente avere, la sua non è una parafilia, ma un normale desiderio sessuale che lei gestisce in maniera tortuosa.
Del resto se rileggerà le sue due ultime email si renderà conto che la sua volontà non sembra quella di migliorare né il suo aspetto né in generale la sua condizione. Un* psicolog* l'aiuterebbe a trovare chiarezza e soluzioni dove lei adesso vede solo oscurità e sofferenza.
Purtroppo da qui non si può fare altro.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#7]
Utente
Utente
"Il normale desiderio sessuale di avere quel che tutti possono avere", ovvero delle normali relazioni / dei normali rapporti romantici/sessuali, cose impossibili da avere a causa del mio aspetto.

La "strana voglia di soddisfarla per vie traverse" si riferisce alla
possibilità che avevo accennato di visitare escorts.

Ho fatto molto negli ultimi anni per cercare di migliorare il mio aspetto, ma nulla sembra essere abbastanza.

La città capoluogo di provincia con il tempo e i mezzi a mia disposione potrei raggiungerla solo di sabato pomeriggio, ma dubito uno psicologo sia operativo in tale momento della settimana.

La diagnosi potremmo riassumerla in "hai un pensiero troppo caotico che rende la tua visione della realtà distorta, dei medicinali renderebbero il tuo pensiero più lwggwro e la rua visione della realtà più chiara". Ma sinceramente posso accettare questa cosa fino a un certo punto, visto che la mia visione della realtà dipende dalle mie tante esperienze di vita quotidiana e vedere negato questo significherebbe dire che la mia sofferenza dipenderebbe da fantasie. Ma le conseguenze di tali "fantasie" son realissime, e io desiderio agire sulle conseguenze, essendo le cause indipendenti da me.

Beh grazie comunque per avermi letto e dedicato del tempo.
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