Problemi di coppia
Buongiorno,
mi permetto di scrivervi in merito ad alcuni problemi che sto avendo con mio marito.
Gli ultimi tre anni sono stati un po' turbolenti.
Nel 2022 mio marito ha avuto un brutto burn out che è stato lungo da diagnosticare, anche perché lui rifiutava qualunque aiuto e si alterava solo a provargliene a parlare.
Quando finalmente a inizio 2023 è andato a parlare con il nostro medico era ormai in corso una depressione per cui è stato curato con antidepressivi.
Io nel frattempo mi sono barcamenata prima nella gestione della famiglia (e della mia vita lavorativa) visto che mio marito non c'era mai per via del lavoro (lavorava anche 7 giorni su 7), poi sono anche stata provata psicologicamente, perché avevo a che fare con una persona molto instabile.
Urlava sempre, tutti i giorni e perfino i nostri figli, che all'epoca avevano 6 anni, hanno iniziato a dirgli di smetterla.
Piano piano con gli antidepressivi le cose sono iniziate ad andare meglio, però di punto in bianco li ha smessi.
Premetto che ha comunque iniziato a seguire un percorso psicologico che lo ha aiutato e abbiamo anche provato a fare terapia di coppia, ma la situazione è stata disastrosa perché la terapeuta ha avuto comportamenti aggressivi nei miei confronti.
Insomma tutto andava bene, se non che quest'anno ho avuto io un burn out.
Me ne sono resa conto prima, ho preso delle decisioni lavorative anche drastiche per salvaguardare la mia salute mentale.
A detta del mio medico e della mia psicologa non mi servono gli antidepressivi.
Il mio burn out è esploso a primavera e ora ne sto uscendo, ma non posso dire di esserne fuori del tutto.
Per venire al dunque, mio marito è secondo me molto meno presente di quanto sono stata io per lui.
Anzi, ho anche la sensazione che avrebbe di nuovo bisogno degli antidepressivi.
Quando gli provo a dire cosa provo si stufa, mi ha detto che mi deve aiutare a trovare dei nuovi lavori (siamo entrambi freelance) perché per lui cito "la situazione sta diventando insostenibile".
Eppure rispetto a come stava lui io non urlo tutti i giorni, se ci sono problemi cerco di affrontarli, ma il fatto è che lui non sopporta le critiche.
Anzi me l'ha detto che io lo critico.
Trovo onestamente questo comportamento molto infantile.
Tenendo presente che le cose che gli faccio notare sono spesso di ambito pratico.
Per esempio finora ho gestito io tutte le cose burocratiche e ora gli ho chiesto di occuparsene lui (cosa che in realtà ho provato a fare molte volte negli anni, ma senza successo...).
Quindi se per esempio si dimentica di girare i soldi sul conto e andiamo in rosso, io dovrei dirglielo ma senza arrabbiarmi, perché in fin dei conti sta imparando.
Se non controlla il conto, la colpa è mia che non gli dico a che ora farlo.
In tutto questo mi sento anche poco valorizzata e non riesco a capire se sono io che pretendo troppo.
La mia psicologa mi dice di smetterla di colpevolizzarmi, ma io non ne posso più di discutere con lui.
Cosa mi consigliate?
mi permetto di scrivervi in merito ad alcuni problemi che sto avendo con mio marito.
Gli ultimi tre anni sono stati un po' turbolenti.
Nel 2022 mio marito ha avuto un brutto burn out che è stato lungo da diagnosticare, anche perché lui rifiutava qualunque aiuto e si alterava solo a provargliene a parlare.
Quando finalmente a inizio 2023 è andato a parlare con il nostro medico era ormai in corso una depressione per cui è stato curato con antidepressivi.
Io nel frattempo mi sono barcamenata prima nella gestione della famiglia (e della mia vita lavorativa) visto che mio marito non c'era mai per via del lavoro (lavorava anche 7 giorni su 7), poi sono anche stata provata psicologicamente, perché avevo a che fare con una persona molto instabile.
Urlava sempre, tutti i giorni e perfino i nostri figli, che all'epoca avevano 6 anni, hanno iniziato a dirgli di smetterla.
Piano piano con gli antidepressivi le cose sono iniziate ad andare meglio, però di punto in bianco li ha smessi.
Premetto che ha comunque iniziato a seguire un percorso psicologico che lo ha aiutato e abbiamo anche provato a fare terapia di coppia, ma la situazione è stata disastrosa perché la terapeuta ha avuto comportamenti aggressivi nei miei confronti.
Insomma tutto andava bene, se non che quest'anno ho avuto io un burn out.
Me ne sono resa conto prima, ho preso delle decisioni lavorative anche drastiche per salvaguardare la mia salute mentale.
A detta del mio medico e della mia psicologa non mi servono gli antidepressivi.
Il mio burn out è esploso a primavera e ora ne sto uscendo, ma non posso dire di esserne fuori del tutto.
Per venire al dunque, mio marito è secondo me molto meno presente di quanto sono stata io per lui.
Anzi, ho anche la sensazione che avrebbe di nuovo bisogno degli antidepressivi.
Quando gli provo a dire cosa provo si stufa, mi ha detto che mi deve aiutare a trovare dei nuovi lavori (siamo entrambi freelance) perché per lui cito "la situazione sta diventando insostenibile".
Eppure rispetto a come stava lui io non urlo tutti i giorni, se ci sono problemi cerco di affrontarli, ma il fatto è che lui non sopporta le critiche.
Anzi me l'ha detto che io lo critico.
Trovo onestamente questo comportamento molto infantile.
Tenendo presente che le cose che gli faccio notare sono spesso di ambito pratico.
Per esempio finora ho gestito io tutte le cose burocratiche e ora gli ho chiesto di occuparsene lui (cosa che in realtà ho provato a fare molte volte negli anni, ma senza successo...).
Quindi se per esempio si dimentica di girare i soldi sul conto e andiamo in rosso, io dovrei dirglielo ma senza arrabbiarmi, perché in fin dei conti sta imparando.
Se non controlla il conto, la colpa è mia che non gli dico a che ora farlo.
In tutto questo mi sento anche poco valorizzata e non riesco a capire se sono io che pretendo troppo.
La mia psicologa mi dice di smetterla di colpevolizzarmi, ma io non ne posso più di discutere con lui.
Cosa mi consigliate?
[#1]
Cara utente,
Mi spiace per tutto questo periodo così faticoso che ha passato e sta passando. Immagino sia molto spiacevole non essere riconosciuta in tutti gli sforzi che ha fatto e non essere adeguatamente supportata quando anche lei, come ogni essere umano, ne ha bisogno.
Mi spiace anche che l'esperienza di terapia di coppia sia stata spiacevole per lei.
Per rispondere alla sua richiesta le posso dire quanto segue:
Nei momenti particolarmente difficili e stressanti le emozioni possono avere il sopravvento e, quando diventano difficili da gestire, sono spesso manifestazione di una nostra parte più "arcaica", bambina e spaventata.
Se avvertiamo un potenziale pericolo, solitamente possiamo attaccare per difenderci, scappare tentando di evitare il problema o anche "congelarci" perché non sappiamo cosa fare.
In questi momenti, se non siamo consapevoli di quanto sta succedendo, comunicare con l'altro diventa molto difficile.
Quello che mi sembra accada con suo marito è che lei, dopo tanto spendersi per la famiglia, si è trovata ad aver bisogno di supporto a sua volta. Ha esplicitato questo lecito bisogno che però è stato percepito come critica. La critica, anche se verbale, può essere percepita come un attacco da cui occorre difendersi. Se questo succede, diminuiscono le possibilità che chi ha esplicitato il proprio bisogno, anche se lecito, venga attaccato a sua volta o respinto solo per la modalità con cui è stato espresso tale bisogno. Si instaura così un circolo vizioso che solitamente è spiacevole per entrambi.
I terapeuti di coppia Gottmann hanno identificato 4 elementi che danneggiano profondamente la relazione e sono:
- Le eccessive critiche
- Stare sulle difensive
- Il disprezzo
- Il muro di gomma (evitamento/indifferenza).
Questo non vuol dire che sia vietato discutere/litigare. Ci sono modi più efficaci per farlo.
Fortunatamente le cose si possono riparare e una terapia di coppia potrebbe senz'altro aiutare se siete disposti entrambi a prendervi l'impegno per qualche sessione.
Da quanto scrive, inoltre, mi sembra che ci siano stati, in passato dei ruoli nella coppia che oggi (forse?) non sono più attuali e necessitano di ridefinizione.
Lei si è assunta molte responsabilità durante il burn out di suo marito e ora vorrebbe delegarne alcune ( per esempio le cose burocratiche) ma senza successo. Se il farsi carico di molte cose è qualcosa che le appartiene e che quindi avveniva anche prima della crisi ma ora non è più accettabile per lei ( o per lo meno non nella stessa misura di prima), pur potendo essere una richiesta di per sé sana, potrebbe portare un po' di destabilizzazione nella coppia. Anche in questo caso si tratta di trovare un nuovo, possibile equilibrio. Se non riuscite da soli, uno psicoterapeuta potrebbe essere di aiuto nel mettere in luce le dinamiche che vi portano a un conflitto non proficuo e supportarvi a trovare nuove e soddisfacenti modalità di interazione.
Spero possa presto attraversare con successo questo momento di turbolenza.
La saluto caramente.
Mi spiace per tutto questo periodo così faticoso che ha passato e sta passando. Immagino sia molto spiacevole non essere riconosciuta in tutti gli sforzi che ha fatto e non essere adeguatamente supportata quando anche lei, come ogni essere umano, ne ha bisogno.
Mi spiace anche che l'esperienza di terapia di coppia sia stata spiacevole per lei.
Per rispondere alla sua richiesta le posso dire quanto segue:
Nei momenti particolarmente difficili e stressanti le emozioni possono avere il sopravvento e, quando diventano difficili da gestire, sono spesso manifestazione di una nostra parte più "arcaica", bambina e spaventata.
Se avvertiamo un potenziale pericolo, solitamente possiamo attaccare per difenderci, scappare tentando di evitare il problema o anche "congelarci" perché non sappiamo cosa fare.
In questi momenti, se non siamo consapevoli di quanto sta succedendo, comunicare con l'altro diventa molto difficile.
Quello che mi sembra accada con suo marito è che lei, dopo tanto spendersi per la famiglia, si è trovata ad aver bisogno di supporto a sua volta. Ha esplicitato questo lecito bisogno che però è stato percepito come critica. La critica, anche se verbale, può essere percepita come un attacco da cui occorre difendersi. Se questo succede, diminuiscono le possibilità che chi ha esplicitato il proprio bisogno, anche se lecito, venga attaccato a sua volta o respinto solo per la modalità con cui è stato espresso tale bisogno. Si instaura così un circolo vizioso che solitamente è spiacevole per entrambi.
I terapeuti di coppia Gottmann hanno identificato 4 elementi che danneggiano profondamente la relazione e sono:
- Le eccessive critiche
- Stare sulle difensive
- Il disprezzo
- Il muro di gomma (evitamento/indifferenza).
Questo non vuol dire che sia vietato discutere/litigare. Ci sono modi più efficaci per farlo.
Fortunatamente le cose si possono riparare e una terapia di coppia potrebbe senz'altro aiutare se siete disposti entrambi a prendervi l'impegno per qualche sessione.
Da quanto scrive, inoltre, mi sembra che ci siano stati, in passato dei ruoli nella coppia che oggi (forse?) non sono più attuali e necessitano di ridefinizione.
Lei si è assunta molte responsabilità durante il burn out di suo marito e ora vorrebbe delegarne alcune ( per esempio le cose burocratiche) ma senza successo. Se il farsi carico di molte cose è qualcosa che le appartiene e che quindi avveniva anche prima della crisi ma ora non è più accettabile per lei ( o per lo meno non nella stessa misura di prima), pur potendo essere una richiesta di per sé sana, potrebbe portare un po' di destabilizzazione nella coppia. Anche in questo caso si tratta di trovare un nuovo, possibile equilibrio. Se non riuscite da soli, uno psicoterapeuta potrebbe essere di aiuto nel mettere in luce le dinamiche che vi portano a un conflitto non proficuo e supportarvi a trovare nuove e soddisfacenti modalità di interazione.
Spero possa presto attraversare con successo questo momento di turbolenza.
La saluto caramente.
Dott.ssa Gordana Cifali
Psicologa- Psicoterapeuta
www.equilibratamente.it
[#2]
Utente
La ringrazio della sua risposta.
Ho parlato a lungo con mio marito, che si è reso conto che si innervosisce troppo e spesso per niente.
Penso che come ha detto lei anche la definizione di nuovi ruoli all'interno della nostra coppia l'abbia destabilizzato, così come la paura della gestione del denaro (data anche dalla sua storia familiare).
Gli ho fatto leggere la sua risposta e si è ritrovato in molte cose da lei scritte.
Ora ha preso appuntamento per andarne a parlare con il nostro medico, perché pensa anche lui che ha bisogno di farsi dare una mano, forse anche di tornare a prendere gli antidepressivi.
La ringrazio davvero perché con la sua risposta ci ha aiutato a mettere a fuoco il problema.
Non dico che tutto è passato, ma almeno anche lui ha capito che così non può continuare.
Ho parlato a lungo con mio marito, che si è reso conto che si innervosisce troppo e spesso per niente.
Penso che come ha detto lei anche la definizione di nuovi ruoli all'interno della nostra coppia l'abbia destabilizzato, così come la paura della gestione del denaro (data anche dalla sua storia familiare).
Gli ho fatto leggere la sua risposta e si è ritrovato in molte cose da lei scritte.
Ora ha preso appuntamento per andarne a parlare con il nostro medico, perché pensa anche lui che ha bisogno di farsi dare una mano, forse anche di tornare a prendere gli antidepressivi.
La ringrazio davvero perché con la sua risposta ci ha aiutato a mettere a fuoco il problema.
Non dico che tutto è passato, ma almeno anche lui ha capito che così non può continuare.
[#3]
Buongiorno e grazie per avermi dato notizie.
Sono contenta che si sia riaperto il dialogo e spero che possiate presto entrambi ritornare a stare meglio insieme.
Non conosco la situazione di suo marito ma sono contenta che si voglia prendere cura di sé e di conseguenza anche di voi.
E' importante che si affidi a un/una professionista con cui discutere se siano necessari dei farmaci e/o se possa essere opportuno intraprendere un percorso di psicoterapia in modo da guarire le ferite emotive connesse alla storia famigliare e trovare nuovi modi per vivere una vita soddisfacente.
Un caro saluto a entrambi.
Faccio il tifo per voi!
Sono contenta che si sia riaperto il dialogo e spero che possiate presto entrambi ritornare a stare meglio insieme.
Non conosco la situazione di suo marito ma sono contenta che si voglia prendere cura di sé e di conseguenza anche di voi.
E' importante che si affidi a un/una professionista con cui discutere se siano necessari dei farmaci e/o se possa essere opportuno intraprendere un percorso di psicoterapia in modo da guarire le ferite emotive connesse alla storia famigliare e trovare nuovi modi per vivere una vita soddisfacente.
Un caro saluto a entrambi.
Faccio il tifo per voi!
Dott.ssa Gordana Cifali
Psicologa- Psicoterapeuta
www.equilibratamente.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 327 visite dal 18/10/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Burnout
Come prevenire la sindrome da burnout? Cosa fare in questa condizione? Cosa dice la Legge? Fattori di rischio dello stress da lavoro correlato e complicanze.